COMISO – ABBIAMO L´AEROPORTO, MA LA MAGGIOR PARTE DEI CITTADINI IBLEI VOLA DA CATANIA E DA PALERMO: QUALCHE DOMANDA AGLI AMMINISTRATORI DI SOACO E DI SAC.
Dal 2013 l´aeroporto di Comiso è entrato in funzione: l´allora sindaco Pippo Digiacomo arrivò a incatenarsi a Roma per l´apertura dello scalo e il dott. Gianni Scapellato provvide al primo piano industriale. Questo privilegiava i voli di linea e il settore cargo: per i voli " low cost " si doveva badare alle esigenze del territorio e non a quelle delle compagnie aeree.
Questo piano industriale è rimasto sulla carta, è diventato aria fritta.
Venne creata la Soaco, la società di gestione dell´aeroporto comisano, con una significativa presenza della SAC attraverso Intersac ( socio di maggioranza di Soaco ), e avvenne la spartizione delle cariche nel CdA a opera del Comune di Comiso e di Intersac: mai un presidente o un consigliere con esperienza nella gestione aeroportuale.
In altri termini, è iniziato il saccheggio delle risorse dello scalo comisano, risorse in larghissima parte di provenienza pubblica, nella fattispecie regionale.
Non sono stati creati collegamenti di linea, che permettessero al viaggiatore di recarsi a Roma o a Milano e di tornare in giornata: qualche malalingua sostiene che la SAC ha posto il veto a tali collegamenti.
Si è parlato e si parla di Cargo, che non è stato mai realizzato: la SS 514, che collega Ragusa con Catania e il cui raddoppio giace nel libro dei sogni, è semplicemente intasata dai mezzi pesanti, che trasportano primaticci e ortofrutta, che avrebbero dovuti essere trasportati con voli cargo e non su gommato. Ovviamente il rischio di incidenti " in itinere " è altissimo e raggiungere Catania richiede da un´ora e un quarto a un´ora e mezzo, come il volo per Milano.
I collegamenti internazionali sono stati diminuiti ( soppressi i voli per Dublino e Kaunas ad esempio ) e non si prospettano altre rotte.
In queste condizioni Comiso stenta a totalizzare mezzo milione di passeggeri l´anno, mentre Catania supera i dieci milioni. Di questi 10 milioni un buon 20% è rappresentato da cittadini iblei, costretti a viaggiare, per lavoro o per salute, e obbligati a recarsi a Catania visto che mancano a Comiso voli in orari adeguati e voli A/R giornalieri per Roma o per Milano.
Adesso, per ammissione della stessa Soaco ( che cerca partners cui affidare in affitto la gestione aeroportuale ) la crisi sta arrivando al capolinea: eppure amministratori di Soaco si sono autoassegnati premi di produzione.
Ancora ci permettiamo di chiedere se qualcuno abbia controllato le spese di trasferta e di missione degli amministratori di Soaco, che, utilizzando soldi pubblici, riteniamo debbano sottostare alla normativa vigente per i funzionari pubblici: questi, in missione, non possono superare dei vincoli stringenti per l´utilizzo degli alberghi e per i pasti. Sarebbe veramente curioso se si scoprisse che un dirigente ministeriale non può spendere, in missione, più di una certa cifra per un pranzo, mentre un amministratore di una società di gestione aeroportuale (magari in perdita come Soaco ) va in giro, utilizzando denaro del contribuente e nutrendosi a caviale e champagne.
Chiediamo agli amministratori passati e attuali: questi premi di produzione, visti i risultati, e i costi di missione sono giustificabili ?
Inoltre i vari soci ( il Comune di Comiso e Intersac ) hanno attuato i doverosi controlli?
Veniamo al personale. Come è possibile che Comiso spenda circa 2 milioni di euro l´anno per il personale a fronte degli 8 milioni di euro di Catania, che presenta un volume di passeggeri almeno venti volte più di Comiso ? Qualcuno si è mai chiesto se i conti tornano ?
E ancora: l´accountable manager di Comiso, il dott. Renato Serrano ( retribuito con la somma di circa 140.000 euro l´anno , direttore generale di Catania dal 2004 al 2013, anno in cui passa all´aeroporto di Comiso) ha subito un declassamento con il trasferimento nei ranghi di Soaco ? E se è così, per quali ragioni tanto personale SAC finisce a Comiso, come in una sorta di " refugium peccatorum " ?
Attendiamo le dovute risposte.
Girolamo Piparo
Questo piano industriale è rimasto sulla carta, è diventato aria fritta.
Venne creata la Soaco, la società di gestione dell´aeroporto comisano, con una significativa presenza della SAC attraverso Intersac ( socio di maggioranza di Soaco ), e avvenne la spartizione delle cariche nel CdA a opera del Comune di Comiso e di Intersac: mai un presidente o un consigliere con esperienza nella gestione aeroportuale.
In altri termini, è iniziato il saccheggio delle risorse dello scalo comisano, risorse in larghissima parte di provenienza pubblica, nella fattispecie regionale.
Non sono stati creati collegamenti di linea, che permettessero al viaggiatore di recarsi a Roma o a Milano e di tornare in giornata: qualche malalingua sostiene che la SAC ha posto il veto a tali collegamenti.
Si è parlato e si parla di Cargo, che non è stato mai realizzato: la SS 514, che collega Ragusa con Catania e il cui raddoppio giace nel libro dei sogni, è semplicemente intasata dai mezzi pesanti, che trasportano primaticci e ortofrutta, che avrebbero dovuti essere trasportati con voli cargo e non su gommato. Ovviamente il rischio di incidenti " in itinere " è altissimo e raggiungere Catania richiede da un´ora e un quarto a un´ora e mezzo, come il volo per Milano.
I collegamenti internazionali sono stati diminuiti ( soppressi i voli per Dublino e Kaunas ad esempio ) e non si prospettano altre rotte.
In queste condizioni Comiso stenta a totalizzare mezzo milione di passeggeri l´anno, mentre Catania supera i dieci milioni. Di questi 10 milioni un buon 20% è rappresentato da cittadini iblei, costretti a viaggiare, per lavoro o per salute, e obbligati a recarsi a Catania visto che mancano a Comiso voli in orari adeguati e voli A/R giornalieri per Roma o per Milano.
Adesso, per ammissione della stessa Soaco ( che cerca partners cui affidare in affitto la gestione aeroportuale ) la crisi sta arrivando al capolinea: eppure amministratori di Soaco si sono autoassegnati premi di produzione.
Ancora ci permettiamo di chiedere se qualcuno abbia controllato le spese di trasferta e di missione degli amministratori di Soaco, che, utilizzando soldi pubblici, riteniamo debbano sottostare alla normativa vigente per i funzionari pubblici: questi, in missione, non possono superare dei vincoli stringenti per l´utilizzo degli alberghi e per i pasti. Sarebbe veramente curioso se si scoprisse che un dirigente ministeriale non può spendere, in missione, più di una certa cifra per un pranzo, mentre un amministratore di una società di gestione aeroportuale (magari in perdita come Soaco ) va in giro, utilizzando denaro del contribuente e nutrendosi a caviale e champagne.
Chiediamo agli amministratori passati e attuali: questi premi di produzione, visti i risultati, e i costi di missione sono giustificabili ?
Inoltre i vari soci ( il Comune di Comiso e Intersac ) hanno attuato i doverosi controlli?
Veniamo al personale. Come è possibile che Comiso spenda circa 2 milioni di euro l´anno per il personale a fronte degli 8 milioni di euro di Catania, che presenta un volume di passeggeri almeno venti volte più di Comiso ? Qualcuno si è mai chiesto se i conti tornano ?
E ancora: l´accountable manager di Comiso, il dott. Renato Serrano ( retribuito con la somma di circa 140.000 euro l´anno , direttore generale di Catania dal 2004 al 2013, anno in cui passa all´aeroporto di Comiso) ha subito un declassamento con il trasferimento nei ranghi di Soaco ? E se è così, per quali ragioni tanto personale SAC finisce a Comiso, come in una sorta di " refugium peccatorum " ?
Attendiamo le dovute risposte.
Girolamo Piparo