COMISO - DAL 19 MAGGIO ALLA " FASHION ART HOUSE " DI ANDREA OCCHIPINTI LA MOSTRA " MERCATI " DI SALVO CARUSO.






" SALVO CARUSO: DA OPERATORE VISIVO A SOCIOLOGO DELL´ARTE "
L´ idea e´ esattamente la stessa. Non so quanti hanno avuto tra le mani un libello di Alli Traina, " Vicoli Vicoli ", una sorta di guida intima ai monumenti umani palermitani, come sottotitola la stessa autrice. Costei, con un passato di ricercatrice presso l´università di Turku in Finlandia, parla anche di un ristoratore- poeta naif, Benedetto Basile, che nel 1968 aprì a Palermo la trattoria " Shangai " con affaccio, grazie a un terrazzino,su piazza Caracciolo, dove si svolge il mercato della Vucciria.
Meno di dieci anni fa, a Palermo per lavoro, mi avventurai su per antiche scale che, rischiarate dalla luce incerta dei pochi watt di una lampadina, portano alla trattoria " Shangai ", al fine di gustare i migliori bucatini con le sarde del mondo. Stavo seduto sul terrazzino di cui Renato Guttuso, pranzando tra i mille odori del cibo provenienti dalle stradine sottostanti, aveva approfittato come particolare angolo di osservazione, che gli permise di creare la celeberrima tela de " La Vucciria ". Tra un assaggio di panelle e un sorso di " bianco d´Alcamo " scorrevano le immagini neorealiste del pittore di Bagheria: la donna dinoccolata con la borsa della spesa, il pesce spada capolavoro di natura morta, il quarto di maiale appeso, le piramidi di uova accatastate, cardi e finocchi in bella mostra, frutta variopinta.
Non è solo un trionfo di forme e colori; non è solo un caleidoscopio di immagini. E´ la stessa idea che scorre, come un fiume carsico, sotto i graffiti e i pastelli e gli olii presentati, a partire dal 19 maggio, da Salvo Caruso, artista comisano, formatosi al " Fiume " di Comiso e all´ Accademia di Belle Arti di Catania, docente di " Discipline pittoriche " presso l´Istituto regionale d ´Arte di Grammichele.
E´ dagli anni novanta del passato secolo che Salvo Caruso espone, prima con il gruppo " Il pudore bene in vista ", quindi in occasione di diverse personali, in Italia e all´estero, fino all´Uzbekistan. Così Caruso ha prodotto innumerevoli ritratti, con forte accento scultoreo, per arrivare, quindi, a quei paesaggi iblei con cui si sono cimentati dei grandi lirici del colore, come Piero Guccione e Giovanni La Cognata: i campi di grano o le distese di ulivi e carrubi sono sempre riprodotti utilizzando la luce vespertina, quando ogni oggetto, ogni pianta, ogni particolare non è abbacinato dalla travolgente intensità luminosa dei raggi meridiani.
Le opere, che Salvo Caruso presenta ora presso la " Fashion Art House " di Andrea Occhipinti ( la ormai nota galleria di moda e di arte lungo la SS 115 Comiso/ Vittoria ) sono composizioni che rimandano a Renato Guttuso e all´idea alla base dell´opera " La Vucciria ": sono opere legate alla serie dei " Mercati ".
E´ come se Salvo Caruso avesse scelto come angolo privilegiato di osservazione un ipotetico terrazzino di Comiso o di Vittoria, per osservare, come fece il grande pittore di Bagheria dallo " Shangai ", i mercati rionali e l´umanità che li anima, ogni settimana, nei vari centri ipparini.
Da un´altezza moderata, quasi dal ponte- carrello di un regista, Caruso osserva bancarelle, mercanzie, ombrelloni, uomini e donne che si agitano e pervengono, grazie a sinuosi percorsi, a polo o a jeans ( i pantaloni ricavati dalla vecchia tela di Genova ), giubbini, formaggi freschi o stagionati dell´altopiano ibleo, indumenti intimi e polli allo spiedo, montagne di mele e pile di scarpe, il tutto mischiato in una sarabanda coloratissima di merce e di natura morta.
Il cartoncino è il vero sovrano della produzione di Salvo Caruso, sia che venga affidato alle cure del graffite, o dell´olio, o ancora del pastello. E quell´ " operatore visivo " ( come lo stesso Caruso ama autodefinirsi, lui un tempo studente del " Laboratorio di Teatro Visivo " di Fabrizio Crisafulli ) approda nelle sue composizioni a forme di iperrealismo: sembra quasi che Salvo abbia approfittato dell´occhio del fotografo, attraverso le sfumature del grandangolo o del campo medio ) per riprodurre una certa nostra realtà isolana, senza devianze percettive o trasformazioni oniriche: le tende a strisce bianche e blu o bianche e rosse dei mercanti coprono, con il caldo o con il freddo, coppie indaffarate, figure di perditempo, persone agitate da " shopping compulsivo ", venditori stanchi dopo la lunga giornata, tutti personaggi che Caruso osserva, disegna e tratteggia nei loro comportamenti e nel loro agire.
In questo Salvo Caruso è ancora una volta vicino al Guttuso de " La Vucciria ": non solo l´angolo di osservazione avvicina i due artisti, ma anche l´idea di fondo, che si appalesa come quella di andare oltre le apparenze e di scrivere, con i pennelli sulla tela o su cartoncino, una bella pagina di sociologia dell´arte.
Girolamo Piparo
Nelle foto: la " Fashion Art House " di Andrea Occhipinti, il pittore Salvo Caruso, alcune delle opere esposte nella mostra " Mercati ".
L´ idea e´ esattamente la stessa. Non so quanti hanno avuto tra le mani un libello di Alli Traina, " Vicoli Vicoli ", una sorta di guida intima ai monumenti umani palermitani, come sottotitola la stessa autrice. Costei, con un passato di ricercatrice presso l´università di Turku in Finlandia, parla anche di un ristoratore- poeta naif, Benedetto Basile, che nel 1968 aprì a Palermo la trattoria " Shangai " con affaccio, grazie a un terrazzino,su piazza Caracciolo, dove si svolge il mercato della Vucciria.
Meno di dieci anni fa, a Palermo per lavoro, mi avventurai su per antiche scale che, rischiarate dalla luce incerta dei pochi watt di una lampadina, portano alla trattoria " Shangai ", al fine di gustare i migliori bucatini con le sarde del mondo. Stavo seduto sul terrazzino di cui Renato Guttuso, pranzando tra i mille odori del cibo provenienti dalle stradine sottostanti, aveva approfittato come particolare angolo di osservazione, che gli permise di creare la celeberrima tela de " La Vucciria ". Tra un assaggio di panelle e un sorso di " bianco d´Alcamo " scorrevano le immagini neorealiste del pittore di Bagheria: la donna dinoccolata con la borsa della spesa, il pesce spada capolavoro di natura morta, il quarto di maiale appeso, le piramidi di uova accatastate, cardi e finocchi in bella mostra, frutta variopinta.
Non è solo un trionfo di forme e colori; non è solo un caleidoscopio di immagini. E´ la stessa idea che scorre, come un fiume carsico, sotto i graffiti e i pastelli e gli olii presentati, a partire dal 19 maggio, da Salvo Caruso, artista comisano, formatosi al " Fiume " di Comiso e all´ Accademia di Belle Arti di Catania, docente di " Discipline pittoriche " presso l´Istituto regionale d ´Arte di Grammichele.
E´ dagli anni novanta del passato secolo che Salvo Caruso espone, prima con il gruppo " Il pudore bene in vista ", quindi in occasione di diverse personali, in Italia e all´estero, fino all´Uzbekistan. Così Caruso ha prodotto innumerevoli ritratti, con forte accento scultoreo, per arrivare, quindi, a quei paesaggi iblei con cui si sono cimentati dei grandi lirici del colore, come Piero Guccione e Giovanni La Cognata: i campi di grano o le distese di ulivi e carrubi sono sempre riprodotti utilizzando la luce vespertina, quando ogni oggetto, ogni pianta, ogni particolare non è abbacinato dalla travolgente intensità luminosa dei raggi meridiani.
Le opere, che Salvo Caruso presenta ora presso la " Fashion Art House " di Andrea Occhipinti ( la ormai nota galleria di moda e di arte lungo la SS 115 Comiso/ Vittoria ) sono composizioni che rimandano a Renato Guttuso e all´idea alla base dell´opera " La Vucciria ": sono opere legate alla serie dei " Mercati ".
E´ come se Salvo Caruso avesse scelto come angolo privilegiato di osservazione un ipotetico terrazzino di Comiso o di Vittoria, per osservare, come fece il grande pittore di Bagheria dallo " Shangai ", i mercati rionali e l´umanità che li anima, ogni settimana, nei vari centri ipparini.
Da un´altezza moderata, quasi dal ponte- carrello di un regista, Caruso osserva bancarelle, mercanzie, ombrelloni, uomini e donne che si agitano e pervengono, grazie a sinuosi percorsi, a polo o a jeans ( i pantaloni ricavati dalla vecchia tela di Genova ), giubbini, formaggi freschi o stagionati dell´altopiano ibleo, indumenti intimi e polli allo spiedo, montagne di mele e pile di scarpe, il tutto mischiato in una sarabanda coloratissima di merce e di natura morta.
Il cartoncino è il vero sovrano della produzione di Salvo Caruso, sia che venga affidato alle cure del graffite, o dell´olio, o ancora del pastello. E quell´ " operatore visivo " ( come lo stesso Caruso ama autodefinirsi, lui un tempo studente del " Laboratorio di Teatro Visivo " di Fabrizio Crisafulli ) approda nelle sue composizioni a forme di iperrealismo: sembra quasi che Salvo abbia approfittato dell´occhio del fotografo, attraverso le sfumature del grandangolo o del campo medio ) per riprodurre una certa nostra realtà isolana, senza devianze percettive o trasformazioni oniriche: le tende a strisce bianche e blu o bianche e rosse dei mercanti coprono, con il caldo o con il freddo, coppie indaffarate, figure di perditempo, persone agitate da " shopping compulsivo ", venditori stanchi dopo la lunga giornata, tutti personaggi che Caruso osserva, disegna e tratteggia nei loro comportamenti e nel loro agire.
In questo Salvo Caruso è ancora una volta vicino al Guttuso de " La Vucciria ": non solo l´angolo di osservazione avvicina i due artisti, ma anche l´idea di fondo, che si appalesa come quella di andare oltre le apparenze e di scrivere, con i pennelli sulla tela o su cartoncino, una bella pagina di sociologia dell´arte.
Girolamo Piparo
Nelle foto: la " Fashion Art House " di Andrea Occhipinti, il pittore Salvo Caruso, alcune delle opere esposte nella mostra " Mercati ".