COMISO - " ERA FELICE QUANDO RIUSCIVA A FARE RIDERE LA GENTE ": INTITOLATA UNA VIA A GIOVANNI SAPIENZA, UOMO DI TEATRO.


Ha dedicato tutta la sua vita al teatro amatoriale Giovanni Sapienza, nato in provincia di Catania nel 1936 e trasferitosi giovanissimo a Comiso con la famiglia. Appena finito il lavoro quotidiano presso l´azienda ospedaliera, in qualità di amministrativo, Giovanni trascorreva tutto il tempo libero, compresa larga parte della notte - come ricorda la figlia Stefania, avvocato - a rimaneggiare testi classici del teatro siciliano ( da Martoglio a Rosso di San Secondo o a proprie composizioni ) per renderli attuali nel linguaggio e nei contenuti.
Giovanni Sapienza ha attraversato le vicende teatrali comisane dagli anni sessanta fino alla fine del secolo scorso, sempre infaticabile, sempre pronto ad " allenare " intere generazioni di giovani, che si affacciavano sul palcoscenico, e a svolgere la funzione di un vero e proprio " coach ", come ha rilevato nel suo discorso ieri l´on. Pippo Digiacomo, da ragazzo collaboratore del "regista " Sapienza.
Non c´erano festività a Comiso senza una nuova rappresentazione messa in scena da Giovanni Sapienza, con il seguito di attori locali, che fungevano da spalla o da generici o da protagonisti: valga per tutti l´esempio di Nenè Spagnuolo, caratterista di grande livello. E il successo era assicurato, come pure le risate : " Sono grandemente felice, quando riesco a fare ridere la gente ", amava ripetere Giovanni Sapienza.
Occorreva allenarsi soprattutto lavorando su noi stessi, sulle nostre sicurezze, sulla nostra personalità, per affrontare e contrastare " toro scatenato ", vale a dire il difficile pubblico comisano, pronto allo sberleffo e al ludibrio, condanna che ha colpito tanti e tanti aspiranti attori e cantanti comisani, passati alla storia con il nomignolo legato al titolo delle canzoni interpretate, con pathos anche se senza successo: è il caso - ricorda ancora l´on. Digiacomo - di " occhi neri e cielo blu ", il personaggio scolpito nella condivisa memoria paesana.
Dopo gli anni sessanta, ricchi di " recital" e di spettacoli canori, Giovanni Sapienza passò al teatro vero e proprio, antesignano, a Comiso e in provincia, delle varie compagnie teatrali.
E il legame con gli attori e con l´intera compagnia era fortissimo, concluso sempre con l´arrosto in campagna e con il bicchiere di vino al grido di " San Milasi, San Milasi, unu nesci e l´autru trasi ".
Ieri pomeriggio, alle 15,30, il sindaco Filippo Spataro, alla presenza dei familiari, la moglie Giovanna e la figlia Stefania, nonchè molti amici e gli onorevoli Assenza e Digiacomo, ha voluto dedicare a Giovanni Sapienza una strada, in contrada Mastrella: un giusto riconoscimento a un uomo di teatro, maestro di tante generazioni, rapito all´affetto di tutti prematuramente nel 1996, presso l´ospedale di Belpasso, a opera di chirurghi , che per ore e ore non vollero dare conto alla famiglia di quanto accaduto e si trincerarono dietro un prolungato quanto incomprensibile silenzio.
Girolamo Piparo
Giovanni Sapienza ha attraversato le vicende teatrali comisane dagli anni sessanta fino alla fine del secolo scorso, sempre infaticabile, sempre pronto ad " allenare " intere generazioni di giovani, che si affacciavano sul palcoscenico, e a svolgere la funzione di un vero e proprio " coach ", come ha rilevato nel suo discorso ieri l´on. Pippo Digiacomo, da ragazzo collaboratore del "regista " Sapienza.
Non c´erano festività a Comiso senza una nuova rappresentazione messa in scena da Giovanni Sapienza, con il seguito di attori locali, che fungevano da spalla o da generici o da protagonisti: valga per tutti l´esempio di Nenè Spagnuolo, caratterista di grande livello. E il successo era assicurato, come pure le risate : " Sono grandemente felice, quando riesco a fare ridere la gente ", amava ripetere Giovanni Sapienza.
Occorreva allenarsi soprattutto lavorando su noi stessi, sulle nostre sicurezze, sulla nostra personalità, per affrontare e contrastare " toro scatenato ", vale a dire il difficile pubblico comisano, pronto allo sberleffo e al ludibrio, condanna che ha colpito tanti e tanti aspiranti attori e cantanti comisani, passati alla storia con il nomignolo legato al titolo delle canzoni interpretate, con pathos anche se senza successo: è il caso - ricorda ancora l´on. Digiacomo - di " occhi neri e cielo blu ", il personaggio scolpito nella condivisa memoria paesana.
Dopo gli anni sessanta, ricchi di " recital" e di spettacoli canori, Giovanni Sapienza passò al teatro vero e proprio, antesignano, a Comiso e in provincia, delle varie compagnie teatrali.
E il legame con gli attori e con l´intera compagnia era fortissimo, concluso sempre con l´arrosto in campagna e con il bicchiere di vino al grido di " San Milasi, San Milasi, unu nesci e l´autru trasi ".
Ieri pomeriggio, alle 15,30, il sindaco Filippo Spataro, alla presenza dei familiari, la moglie Giovanna e la figlia Stefania, nonchè molti amici e gli onorevoli Assenza e Digiacomo, ha voluto dedicare a Giovanni Sapienza una strada, in contrada Mastrella: un giusto riconoscimento a un uomo di teatro, maestro di tante generazioni, rapito all´affetto di tutti prematuramente nel 1996, presso l´ospedale di Belpasso, a opera di chirurghi , che per ore e ore non vollero dare conto alla famiglia di quanto accaduto e si trincerarono dietro un prolungato quanto incomprensibile silenzio.
Girolamo Piparo