COMISO – LA DS LAURETTA DA´ L´INPUT, LA PROF/SSA PORTUESE ORGANIZZA E GLI ALUNNI DEL LICEO ARTISTICO "FIUME " FANNO SI´ CHE " TUTTO RISPLENDA ".












I componenti delle famiglie Cipolla e Mercurio, Giuseppe Oliveri ( sicuramente uno dei più grandi ), Nunzio Gino, console e argentiere, ritornano sempre nelle cronache d´arte, nelle " bulle " e nei marchi delle argenterie siciliane del Settecento, segnatamente presso il consolato di Palermo.
E´ fuori dubbio il fatto che tra i sei consolati siciliani ( sorta di corporazioni di argentieri e di orefici, i cui disciplinari risalgono alle " Constitutiones Regum Regni Utriusque Siciliae " di Federico II di Svevia, negli anni 1239- 1240) quello di Palermo è stato il più prestigioso: due consoli venivano eletti da tutti i maestri argentieri oppure orafi ( ogni console per la propria categoria ) e duravano in carica un anno. Ogni console apponeva il proprio marchio nell´opera prodotta, il datario ( solitamente le ultime due cifre del secolo ) la sigla del consolato: RUP, ad esempio, fu il marchio del consolato palermitano ( da " Regia Urbs Panormi ) con un´aquila a voli bassi fino al 1715 e a voli alti dal 1715 al 1820, mentre " AG" ( Aci Galatea ) fu il marchio di Acireale ( gli altri 4 consolati furono Messina, Catania, Trapani e Siracusa).
L´elefante è simbolo del consolato di Catania, come lo scudo fu marchio del consolato di Messina, che vantò tra i suoi giovani argentieri Gaetano Martinez e Filippo Iuvarra, prima che costui si trasferisse come architetto nella Torino dei Savoia.
E´ proprio il marchio palermitano è dato notare negli argenti che la prof/ssa Sofia Portuese ( docente di Laboratorio di Oreficeria, studi iniziati presso l´Accademia di Belle Arti di Firenze e completati in Sicilia ), unitamente agli alunni delle classi III O e IV O del Liceo artistico " Fiume " di Comiso, ha sistemato e ripulito, con il progetto " Tutto risplende ", per la chiesa di Santa Maria delle Stelle di Comiso, vale a dire la Chiesa Madre del parroco don Innocenzo Mascali. Il tutto ha avuto l´input della ds del Liceo, la dott/ssa Maria Giovanna Lauretta, a cui va addebitato il merito di avere saputo essere da sprone a diversi progetti di alternanza scuola/lavoro, e non solo, progetti di cui " Tutto risplende " costituisce un elemento di punta: non a caso lo stesso monsignor Carmelo Cuttitta, vescovo di Ragusa, ha voluto presenziare, la sera del sera 27 aprile, alla cerimonia di riconsegna degli oggetti sacri restaurati.
Si tratta, oltre che di una ventina di candelieri in ottone degli anni venti del Novecento , di argenti del 1700, vale a dire un Ostensorio ( da attribuire a Salvatore Mercurio console e datato 1770 )un repositario ( datato 1779 e attribuito a Nunzio Gino, console e argentiere, autore anche di un tronetto dello stesso periodo ). Il tronetto serviva a offrire maggiore visibilità all´ostensorio ( presenta la stessa decorazione a scaglie del repositario ), mentre il repositario , con uno scheletro interno in legno, è formato da tante lamine di argento con il marchio " NG", Nunzio Gino. Il repositario serviva, " in cena Domini ", a conservare il Giovedì santo, ricorrenza dell´Ultima Cena, a conservare l´Eucarestia, da utilizzare nella giornata " a-liturgica" del Venerdì santo, come ha chiarito monsignor Cuttitta.
La tutor del progetto, prof/ssa Portuese, ha chiarito i termini e i tempi dell´operazione, che si è articolata in tre momenti, dall´introduzione storico-artistitica di don Giuseppe Antoci, che ha, ad esempio, illustrato il clima " rococò " in cui sono stati prodotti gli argenti, alla complessa opera di ripulitura e restauro dei pezzi in argento e, terza fase, alla sistemazione dei candelabri in ottone. In particola don Giuseppe Antoci, di fronte a un pubblico attento e numeroso, ha chiarito i significati allegorici del fronte del repositario, dai cherubini, che esultano di fronte al Creatore e alla Divinità presente nell´Eucarestia, ai tralci di vite e all´agnello sacrificato, che rivive e siede sul libro della Vita con i 7 sigilli, come recita l´Apocalisse.
Gli argenti della Chiesa Madre ( unitamente alle opere scultore palermitano Mario Rutelli presenti presso la Basilica dell´Annunziata, lo stesso autore della staua della Vittoria all´Altare della Patria a Roma ) costituiscono la cartina di tornasole dei rapporti frequenti, anche sul piano artistico, tra la città di Comiso e la capitale Palermo, " caput mundi " con Federico II, ceh aveva fissato in 11 once per libbra la quantità di argento puro che gli argentieri erano tenuti a rispettare nella loro lavorazione e che i consoli erano tenuti a garantire con il marchio.
Una serata particolare quella che la ds Maria Giovanna Lauretta ha voluto offrire alla collettività comisana, motivando alunni e docenti: Sefora Cacciaguerra, Claudia Corbino, Vivian Criscione, Maria Elena Di Quattro, Sefora Incatasciato, Giulia Incorvaia, Rachele Morando, Rosario Morando, Myriam Pizzo, Micaela Tummino ( III O ), Salvo Alfieri, Giusy Barrano, Giuliana Bartolotta, Tatiana Brullo, Alessandra Buffone, Marco Cabibbo, Maria Chiara Cementi, Grazia Dell´Aquila, Noemi Donzelli, Marika Faro, Florencia Giralt, Matteo Occhipinti, Noelia Petitto, Gabriele Tommasi ( IV O ), seguiti anche dai docenti Giovanna Alia e Davide Modesto, oltre che dal responsbile per la funzione strumentale, prof. Salvatore Garofalo, hanno fatto il miracolo: non hanno musealizzato degli oggetti di culto, ma hanno realizzato quella bellezza, che avvicina a Dio, restituendo all´uso quotidiano elementi della liturgia della Chiesa Madre di Comiso, che " Se miran, se presienten, se desean,
se acarician, se besan, se desnudan,
se respiran, se acuestan, se olfatean,
se adormecen, despiertan, se iluminan,
se codician, se palpan, se fascinan "
... vale a dire, usando gli endecasillabi del poeta argentino Oliverio Girondo ,
" Si guardano, si sentono, si desiderano,
Si accarezzano, si baciano, si spogliano,
Si respirano, si accoppiano, si annusano,
Si assopiscono, si svegliano, si illuminano,
Si bramano, si riprendono, si allietano "
Girolamo Piparo
Nelle foto: 1) da sx la prof/ssa Sofia Portuese, don Giuseppe Antoci, il vescovo di Ragusa mons. Carmelo Cuttitta, la ds dott/ssa M.G. Lauretta, il parroco della Chiesa Madre don Innocenzo Mascali 2) gli alunni della IIIO e della IV O del " Fiume " con le docenti Giovanna Alia e Sofia Portuese 3) Claudia Corbino ed Elisa Diquattro della III O e i vari momenti del restauro e fino ai pezzi completati.
E´ fuori dubbio il fatto che tra i sei consolati siciliani ( sorta di corporazioni di argentieri e di orefici, i cui disciplinari risalgono alle " Constitutiones Regum Regni Utriusque Siciliae " di Federico II di Svevia, negli anni 1239- 1240) quello di Palermo è stato il più prestigioso: due consoli venivano eletti da tutti i maestri argentieri oppure orafi ( ogni console per la propria categoria ) e duravano in carica un anno. Ogni console apponeva il proprio marchio nell´opera prodotta, il datario ( solitamente le ultime due cifre del secolo ) la sigla del consolato: RUP, ad esempio, fu il marchio del consolato palermitano ( da " Regia Urbs Panormi ) con un´aquila a voli bassi fino al 1715 e a voli alti dal 1715 al 1820, mentre " AG" ( Aci Galatea ) fu il marchio di Acireale ( gli altri 4 consolati furono Messina, Catania, Trapani e Siracusa).
L´elefante è simbolo del consolato di Catania, come lo scudo fu marchio del consolato di Messina, che vantò tra i suoi giovani argentieri Gaetano Martinez e Filippo Iuvarra, prima che costui si trasferisse come architetto nella Torino dei Savoia.
E´ proprio il marchio palermitano è dato notare negli argenti che la prof/ssa Sofia Portuese ( docente di Laboratorio di Oreficeria, studi iniziati presso l´Accademia di Belle Arti di Firenze e completati in Sicilia ), unitamente agli alunni delle classi III O e IV O del Liceo artistico " Fiume " di Comiso, ha sistemato e ripulito, con il progetto " Tutto risplende ", per la chiesa di Santa Maria delle Stelle di Comiso, vale a dire la Chiesa Madre del parroco don Innocenzo Mascali. Il tutto ha avuto l´input della ds del Liceo, la dott/ssa Maria Giovanna Lauretta, a cui va addebitato il merito di avere saputo essere da sprone a diversi progetti di alternanza scuola/lavoro, e non solo, progetti di cui " Tutto risplende " costituisce un elemento di punta: non a caso lo stesso monsignor Carmelo Cuttitta, vescovo di Ragusa, ha voluto presenziare, la sera del sera 27 aprile, alla cerimonia di riconsegna degli oggetti sacri restaurati.
Si tratta, oltre che di una ventina di candelieri in ottone degli anni venti del Novecento , di argenti del 1700, vale a dire un Ostensorio ( da attribuire a Salvatore Mercurio console e datato 1770 )un repositario ( datato 1779 e attribuito a Nunzio Gino, console e argentiere, autore anche di un tronetto dello stesso periodo ). Il tronetto serviva a offrire maggiore visibilità all´ostensorio ( presenta la stessa decorazione a scaglie del repositario ), mentre il repositario , con uno scheletro interno in legno, è formato da tante lamine di argento con il marchio " NG", Nunzio Gino. Il repositario serviva, " in cena Domini ", a conservare il Giovedì santo, ricorrenza dell´Ultima Cena, a conservare l´Eucarestia, da utilizzare nella giornata " a-liturgica" del Venerdì santo, come ha chiarito monsignor Cuttitta.
La tutor del progetto, prof/ssa Portuese, ha chiarito i termini e i tempi dell´operazione, che si è articolata in tre momenti, dall´introduzione storico-artistitica di don Giuseppe Antoci, che ha, ad esempio, illustrato il clima " rococò " in cui sono stati prodotti gli argenti, alla complessa opera di ripulitura e restauro dei pezzi in argento e, terza fase, alla sistemazione dei candelabri in ottone. In particola don Giuseppe Antoci, di fronte a un pubblico attento e numeroso, ha chiarito i significati allegorici del fronte del repositario, dai cherubini, che esultano di fronte al Creatore e alla Divinità presente nell´Eucarestia, ai tralci di vite e all´agnello sacrificato, che rivive e siede sul libro della Vita con i 7 sigilli, come recita l´Apocalisse.
Gli argenti della Chiesa Madre ( unitamente alle opere scultore palermitano Mario Rutelli presenti presso la Basilica dell´Annunziata, lo stesso autore della staua della Vittoria all´Altare della Patria a Roma ) costituiscono la cartina di tornasole dei rapporti frequenti, anche sul piano artistico, tra la città di Comiso e la capitale Palermo, " caput mundi " con Federico II, ceh aveva fissato in 11 once per libbra la quantità di argento puro che gli argentieri erano tenuti a rispettare nella loro lavorazione e che i consoli erano tenuti a garantire con il marchio.
Una serata particolare quella che la ds Maria Giovanna Lauretta ha voluto offrire alla collettività comisana, motivando alunni e docenti: Sefora Cacciaguerra, Claudia Corbino, Vivian Criscione, Maria Elena Di Quattro, Sefora Incatasciato, Giulia Incorvaia, Rachele Morando, Rosario Morando, Myriam Pizzo, Micaela Tummino ( III O ), Salvo Alfieri, Giusy Barrano, Giuliana Bartolotta, Tatiana Brullo, Alessandra Buffone, Marco Cabibbo, Maria Chiara Cementi, Grazia Dell´Aquila, Noemi Donzelli, Marika Faro, Florencia Giralt, Matteo Occhipinti, Noelia Petitto, Gabriele Tommasi ( IV O ), seguiti anche dai docenti Giovanna Alia e Davide Modesto, oltre che dal responsbile per la funzione strumentale, prof. Salvatore Garofalo, hanno fatto il miracolo: non hanno musealizzato degli oggetti di culto, ma hanno realizzato quella bellezza, che avvicina a Dio, restituendo all´uso quotidiano elementi della liturgia della Chiesa Madre di Comiso, che " Se miran, se presienten, se desean,
se acarician, se besan, se desnudan,
se respiran, se acuestan, se olfatean,
se adormecen, despiertan, se iluminan,
se codician, se palpan, se fascinan "
... vale a dire, usando gli endecasillabi del poeta argentino Oliverio Girondo ,
" Si guardano, si sentono, si desiderano,
Si accarezzano, si baciano, si spogliano,
Si respirano, si accoppiano, si annusano,
Si assopiscono, si svegliano, si illuminano,
Si bramano, si riprendono, si allietano "
Girolamo Piparo
Nelle foto: 1) da sx la prof/ssa Sofia Portuese, don Giuseppe Antoci, il vescovo di Ragusa mons. Carmelo Cuttitta, la ds dott/ssa M.G. Lauretta, il parroco della Chiesa Madre don Innocenzo Mascali 2) gli alunni della IIIO e della IV O del " Fiume " con le docenti Giovanna Alia e Sofia Portuese 3) Claudia Corbino ed Elisa Diquattro della III O e i vari momenti del restauro e fino ai pezzi completati.