COMISO - PALAZZO IACONO/ CIARCIA´: UN PRESUNTO ABUSO DEL 1884, RELATIVO AL PORTICO.




L´abuso del portico a Palazzo Iacono- Ciarcià con relativa denuncia del 1884
La piazza era silenziosa, quando il messo comunale consegnò, a Don Carmelo Ciarcia´, l´ordinanza di demolizione del portico della casa palazzata in Piazza Fonte Diana al n° 26 e 27 a Comiso.
Tutto ebbe inizio con una denuncia "del primo febbraro 1884" per abuso edilizio ed occupazione del suolo pubblico, fatta da un certo Palumbo Giuseppe fu Raffaele e indirizzata al R. Delegato straordinario di Comiso. [cfr. doc. Arch. priv. G. Inghilterra, Comiso.].
Il Delegato, accertata la difformità all´art. 7 del Regolamento municipale di Polizia urbana, fece un sopralluogo insieme all´ingegnere comunale Giovanni Galeoto (si tratta dell´ingegnere che progetto´ la cupola della Matrice e collaborò alla realizzazione del Municipio di Comiso).
" ... l´ingegnere sopra detto ha risposto ... che è un ballatoio ... soggetto all´abbattimento ". Afferma poi, che il portico " nacque dopo la costruzione della casa, poiché gli archi che sostengono il ballatoio sono sopra messi ai pilastri della facciata di detta casa, e che all´angolo della via Botanico [ora via E. Calogero] l´imposta dell´arco è incastrata dentro lo spigolo del pilastro di detto cantone [vedi foto, disegno tesi di laurea, Op. cit.].
Inoltre, siccome le pietre parlano, basta osservare i conci del pilastro d´angolo del palazzo, per notare che all´altezza della catena dell´arco laterale [vedi foto], una fila di tre conci è di colore diverso rispetto agli altri conci del pilastro. Questo ci dice che la catena dell´arco è stata incastrata successivamente alla costruzione del palazzo.
Così Don Carmelo Ciarcia´, per difendersi da tutta questa storia del palazzo, fece ricorso al Sottoprefetto del circondario di Modica.
Fu fatta fare una contro perizia all´ingegnere Eugenio Andruzzi (si tratta dell´ingegnere capo del Comune di Vittoria, che elaborò per conto dell´amministrazione di Comiso, proprio in quegli anni, una variante al progetto del Municipio di Comiso), il quale dopo accurati rilievi, asserì che " ... giudico che l´Epoca della costruzione del suddetto portico rimonta al millesettecentottantasette per come rilevasi tanto dal millennio scolpito nel capitello di una colonna [vedi foto] quanto allo stile della costruzione del portico stesso in armonia con quello dell´intero palazzo ... ".
Questa contrapposizione fra le parti (l´una che afferma che il portico " è una enorme difformità " l´altra che il portico " ... forma il più bello e magnifico ornato della Piazza Pubblica ") ha il sapore del " contrapigghiu" politico.
Forse era il contrapiglio antico (di cui parla Giuseppe Digiacomo) che si perde nella notte dei tempi. Contrapiglio di due fazioni, di due campanili, di due classi sociali contrapposte (una liberale e progressista e l´altra reazionaria e conservatrice) incarnata, a quei tempi, dal mazzacronico dott. Nunzio Comitini e dal cronico barone Raffaele Ciarcia´.
Per fortuna (del palazzo), il Prefetto di Siracusa in data 29 Luglio 1885, decreta di accogliere il ricorso del Signor Carmelo Ciarcia´, avverso all´ordinanza del R. Delegato straordinario del Comune di Comiso.
Ed ieri sera, uscendo per la solita passeggiata in piazza, ho notato nel volto del Palazzo Iacono-Ciarcia´, un sorriso dall´aria sagace, enigmatica e perfino beffarda.
La piazza era silenziosa, quando il messo comunale consegnò, a Don Carmelo Ciarcia´, l´ordinanza di demolizione del portico della casa palazzata in Piazza Fonte Diana al n° 26 e 27 a Comiso.
Tutto ebbe inizio con una denuncia "del primo febbraro 1884" per abuso edilizio ed occupazione del suolo pubblico, fatta da un certo Palumbo Giuseppe fu Raffaele e indirizzata al R. Delegato straordinario di Comiso. [cfr. doc. Arch. priv. G. Inghilterra, Comiso.].
Il Delegato, accertata la difformità all´art. 7 del Regolamento municipale di Polizia urbana, fece un sopralluogo insieme all´ingegnere comunale Giovanni Galeoto (si tratta dell´ingegnere che progetto´ la cupola della Matrice e collaborò alla realizzazione del Municipio di Comiso).
" ... l´ingegnere sopra detto ha risposto ... che è un ballatoio ... soggetto all´abbattimento ". Afferma poi, che il portico " nacque dopo la costruzione della casa, poiché gli archi che sostengono il ballatoio sono sopra messi ai pilastri della facciata di detta casa, e che all´angolo della via Botanico [ora via E. Calogero] l´imposta dell´arco è incastrata dentro lo spigolo del pilastro di detto cantone [vedi foto, disegno tesi di laurea, Op. cit.].
Inoltre, siccome le pietre parlano, basta osservare i conci del pilastro d´angolo del palazzo, per notare che all´altezza della catena dell´arco laterale [vedi foto], una fila di tre conci è di colore diverso rispetto agli altri conci del pilastro. Questo ci dice che la catena dell´arco è stata incastrata successivamente alla costruzione del palazzo.
Così Don Carmelo Ciarcia´, per difendersi da tutta questa storia del palazzo, fece ricorso al Sottoprefetto del circondario di Modica.
Fu fatta fare una contro perizia all´ingegnere Eugenio Andruzzi (si tratta dell´ingegnere capo del Comune di Vittoria, che elaborò per conto dell´amministrazione di Comiso, proprio in quegli anni, una variante al progetto del Municipio di Comiso), il quale dopo accurati rilievi, asserì che " ... giudico che l´Epoca della costruzione del suddetto portico rimonta al millesettecentottantasette per come rilevasi tanto dal millennio scolpito nel capitello di una colonna [vedi foto] quanto allo stile della costruzione del portico stesso in armonia con quello dell´intero palazzo ... ".
Questa contrapposizione fra le parti (l´una che afferma che il portico " è una enorme difformità " l´altra che il portico " ... forma il più bello e magnifico ornato della Piazza Pubblica ") ha il sapore del " contrapigghiu" politico.
Forse era il contrapiglio antico (di cui parla Giuseppe Digiacomo) che si perde nella notte dei tempi. Contrapiglio di due fazioni, di due campanili, di due classi sociali contrapposte (una liberale e progressista e l´altra reazionaria e conservatrice) incarnata, a quei tempi, dal mazzacronico dott. Nunzio Comitini e dal cronico barone Raffaele Ciarcia´.
Per fortuna (del palazzo), il Prefetto di Siracusa in data 29 Luglio 1885, decreta di accogliere il ricorso del Signor Carmelo Ciarcia´, avverso all´ordinanza del R. Delegato straordinario del Comune di Comiso.
Ed ieri sera, uscendo per la solita passeggiata in piazza, ho notato nel volto del Palazzo Iacono-Ciarcia´, un sorriso dall´aria sagace, enigmatica e perfino beffarda.
Era un sorriso a labbra chiuse.
( a cura dell´ arch. Pippo Inghilterra )