" I CAVALIERI DI MALTA SICILIANI: DIFENSORI DELLA CRISTIANITÀ O ALTRO? " DEL PROF. FRANCESCO EREDDIA.
La nascita dell´«Ordine di S. Giovanni» o «Sacra Religione Gerosolimitana», meglio conosciuti come Cavalieri di Malta, risale al 1050, quando un frate ebbe concessa dal califfo d´Egitto l´autorizzazione a costruire a Gerusalemme una chiesa, un convento e un ospedale nel quale assistere i fedeli e i pellegrini in Terra Santa. Questi monaci-guerrieri facevano il voto di povertà, castità e obbedienza, avevano come patrono S. Giovanni Battista e come simbolo una croce bianca ottagona (le otto punte simboleggiavano le otto beatitudini del "Discorso della Montagna" di Gesù). Perduta nel 1291 Gerusalemme, ultimo baluardo della cristianità in Terra Santa, l´Ordine si stabilì prima a Cipro e poi, dal 1310, a Rodi. Costruita una potente flotta, i Cavalieri si impegnarono nelle varie crociate e nel 1530, caduta Rodi in mano ai Turchi, l´imperatore Carlo V concesse all´Ordine l´isola di Malta.
A questa potente organizzazione i tanti viceré che si avvicendarono sulla scena del Regno di Sicilia affidarono la tutela delle coste. Ma nello scorcio del Cinquecento i Cavalieri di Malta si diedero alla guerra corsara, specializzandosi nella cattura di navigli tunisini e algerini con relativo equipaggio, così che i prigionieri andavano ad alimentare il fiorentissimo mercato degli schiavi, dei quali peraltro i cavalieri tenevano a Malta un ´allevamento´ (sic!).
Venne a costituirsi addirittura una sorta di società per azioni avente come fine la guerra corsara: il viceré, ma anche privati cittadini, nobili e mercanti investivano quote nell´equipaggiamento di galeotte corsare e poi si dividevano i grossissimi guadagni. Autorizzati dunque dal governo, questi cavalieri/corsari – i pirati compivano le medesime rapine, ma senza autorizzazione governativa – ´ripulivano´ il Mediterraneo dagli ´infedeli´. Con tutto il loro apparato di mercanti e avventurieri, armatori e briganti del mare, i gloriosi cavalieri accumulavano immensi bottini, una percentuale dei quali andava allo Stato, che, peraltro, ai remi di queste navi corsare consegnava, riducendo a zero i costi relativi, quanti erano stati condannati dalla giustizia laica ed ecclesiastica.
Oggetto di queste spedizioni navali non erano soltanto navi turche, bensì anche navigli inglesi, olandesi e persino veneziani. A queste operazioni non di rado collaborava anche l´Inquisizione, facendo sequestrare e condurre d´autorità in uno dei porti siciliani delle navi soprattutto straniere, con l´accusa pretestuosa che a bordo c´erano uomini o anche semplicemente libelli in odore di luteranesimo.
***
Fin dal 1170 troviamo la «Sacra Religione Gerosolimitana» insediata anche in Sicilia, soprattutto in quella orientale e sud-orientale: nella contea di Modica, infatti, esisteva una «Commenda» (distaccamento territoriale), fondata da Bernardo Cabrera ai primi del Quattrocento.
Nella nostra isola questa milizia di S. Giovanni accumulò gradualmente un vastissimo patrimonio, costituito da feudi piccoli e grandi con case, vigneti, campi e animali. Grazie ai suoi feudi l´Ordine diventò uno dei più importanti proprietari di terre e uno degli ordini religiosi più diffusi nell´isola, dove possedeva anche, in vari centri urbani, chiese dotate di terreni e case.
Ricordiamo, oltre a Messina e al suo vasto territorio, la regione compresa fra Butera, Piazza Armerina, Lentini, Siracusa e Modica, che fu anche una delle prime zone di insediamento e dove essi riuscirono a recuperare i beni dei Templari, quando nel 1312 questo ordine venne soppresso. Per quanto riguarda più in particolare la contea di Modica, sappiamo che i feudi «dicti Charbari et Castelluzo» appartenevano alla «Religion de Sancto Johanni de la in commenda de Modica».
Quando nel 1530 l´imperatore Carlo V aveva concesso in feudo all´Ordine di S. Giovanni l´isola di Malta, i cavalieri avevano chiesto di importare dalla Sicilia nella loro isola 10mila salme di frumento l´anno esenti dalla «tratta», la tassa governativa sulle esportazioni. Il viceré di Sicilia si era opposto, in quanto non intendeva rinunciare a una tassa assai importante per le casse statali, ma alla fine, dopo una rivolta molto pericolosa messa in atto dai Cavalieri, si era raggiunto un accordo su 6mila salme esentasse, imponendosi inoltre una tassa molto modesta per le quantità che superavano le 6mila salme.
Rappresentando tutta la cuspide meridionale della Sicilia il punto dell´isola più vicino a Malta, la contea di Modica aveva con quella un ruolo privilegiato nei rapporti commerciali da tempo immemorabile. Quindi, poiché c´era a Modica un´importante «Commenda» dei Cavalieri di S. Giovanni e faceva parte dell´Ordine il governatore della contea Paolo La Restia, un ricco uomo d´affari, possiamo facilmente dedurre che buona parte di quelle 6mila salme franche di tratta e destinate ai Cavalieri di Malta provenissero dalla contea di Modica.
Il La Restia, infatti, ricoprì la carica di governatore della contea di Modica per più di trent´anni, dal 1598 fino alla morte (1631), e già alla fine del Cinquecento erano in suo possesso – per limitarci solo alla fascia costiera della zona «ipparina» - i feudi di Bocampello, Piombo, Anguilla, Nixexa, Canicarao, Berdia, Passo Marinaro, Rinazzi, Passo di Cammarana, Fossone, Pantano e Inferno. Così allo "scaro" di Scoglitti affluiva una buona parte dei prodotti cerealicoli che il La Restia produceva nelle centinaia di salme dei suoi feudi e da lì confluivano nel "caricatoio" di Pozzallo, da dove partivano pressoché esentasse alla volta di Malta.
FRANCESCO EREDDIA
A questa potente organizzazione i tanti viceré che si avvicendarono sulla scena del Regno di Sicilia affidarono la tutela delle coste. Ma nello scorcio del Cinquecento i Cavalieri di Malta si diedero alla guerra corsara, specializzandosi nella cattura di navigli tunisini e algerini con relativo equipaggio, così che i prigionieri andavano ad alimentare il fiorentissimo mercato degli schiavi, dei quali peraltro i cavalieri tenevano a Malta un ´allevamento´ (sic!).
Venne a costituirsi addirittura una sorta di società per azioni avente come fine la guerra corsara: il viceré, ma anche privati cittadini, nobili e mercanti investivano quote nell´equipaggiamento di galeotte corsare e poi si dividevano i grossissimi guadagni. Autorizzati dunque dal governo, questi cavalieri/corsari – i pirati compivano le medesime rapine, ma senza autorizzazione governativa – ´ripulivano´ il Mediterraneo dagli ´infedeli´. Con tutto il loro apparato di mercanti e avventurieri, armatori e briganti del mare, i gloriosi cavalieri accumulavano immensi bottini, una percentuale dei quali andava allo Stato, che, peraltro, ai remi di queste navi corsare consegnava, riducendo a zero i costi relativi, quanti erano stati condannati dalla giustizia laica ed ecclesiastica.
Oggetto di queste spedizioni navali non erano soltanto navi turche, bensì anche navigli inglesi, olandesi e persino veneziani. A queste operazioni non di rado collaborava anche l´Inquisizione, facendo sequestrare e condurre d´autorità in uno dei porti siciliani delle navi soprattutto straniere, con l´accusa pretestuosa che a bordo c´erano uomini o anche semplicemente libelli in odore di luteranesimo.
***
Fin dal 1170 troviamo la «Sacra Religione Gerosolimitana» insediata anche in Sicilia, soprattutto in quella orientale e sud-orientale: nella contea di Modica, infatti, esisteva una «Commenda» (distaccamento territoriale), fondata da Bernardo Cabrera ai primi del Quattrocento.
Nella nostra isola questa milizia di S. Giovanni accumulò gradualmente un vastissimo patrimonio, costituito da feudi piccoli e grandi con case, vigneti, campi e animali. Grazie ai suoi feudi l´Ordine diventò uno dei più importanti proprietari di terre e uno degli ordini religiosi più diffusi nell´isola, dove possedeva anche, in vari centri urbani, chiese dotate di terreni e case.
Ricordiamo, oltre a Messina e al suo vasto territorio, la regione compresa fra Butera, Piazza Armerina, Lentini, Siracusa e Modica, che fu anche una delle prime zone di insediamento e dove essi riuscirono a recuperare i beni dei Templari, quando nel 1312 questo ordine venne soppresso. Per quanto riguarda più in particolare la contea di Modica, sappiamo che i feudi «dicti Charbari et Castelluzo» appartenevano alla «Religion de Sancto Johanni de la in commenda de Modica».
Quando nel 1530 l´imperatore Carlo V aveva concesso in feudo all´Ordine di S. Giovanni l´isola di Malta, i cavalieri avevano chiesto di importare dalla Sicilia nella loro isola 10mila salme di frumento l´anno esenti dalla «tratta», la tassa governativa sulle esportazioni. Il viceré di Sicilia si era opposto, in quanto non intendeva rinunciare a una tassa assai importante per le casse statali, ma alla fine, dopo una rivolta molto pericolosa messa in atto dai Cavalieri, si era raggiunto un accordo su 6mila salme esentasse, imponendosi inoltre una tassa molto modesta per le quantità che superavano le 6mila salme.
Rappresentando tutta la cuspide meridionale della Sicilia il punto dell´isola più vicino a Malta, la contea di Modica aveva con quella un ruolo privilegiato nei rapporti commerciali da tempo immemorabile. Quindi, poiché c´era a Modica un´importante «Commenda» dei Cavalieri di S. Giovanni e faceva parte dell´Ordine il governatore della contea Paolo La Restia, un ricco uomo d´affari, possiamo facilmente dedurre che buona parte di quelle 6mila salme franche di tratta e destinate ai Cavalieri di Malta provenissero dalla contea di Modica.
Il La Restia, infatti, ricoprì la carica di governatore della contea di Modica per più di trent´anni, dal 1598 fino alla morte (1631), e già alla fine del Cinquecento erano in suo possesso – per limitarci solo alla fascia costiera della zona «ipparina» - i feudi di Bocampello, Piombo, Anguilla, Nixexa, Canicarao, Berdia, Passo Marinaro, Rinazzi, Passo di Cammarana, Fossone, Pantano e Inferno. Così allo "scaro" di Scoglitti affluiva una buona parte dei prodotti cerealicoli che il La Restia produceva nelle centinaia di salme dei suoi feudi e da lì confluivano nel "caricatoio" di Pozzallo, da dove partivano pressoché esentasse alla volta di Malta.
FRANCESCO EREDDIA