IL COMMENTO - " AGRICOLTORI SCHIACCIATI TRA GLOBALIZZAZIONE E SPECULATORI CON IL TTIP " DI ANTONIO PALUDI.




Agricoltori schiacciati tra globalizzazione e speculatori, mentre all´orizzonte è apparso il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership - TTIP)
Chi arriva in Aereo a Comiso, nell´ultima parte del viaggio, poco prima dell´atterraggio, sorvola in direzione "Nord / Sud" tutta la grande piana che accoglie nel suo grembo, come una mamma il bambino, i comuni di Vittoria, Gela, Santa Croce Camarina, oltre a Comiso. Da questo punto privilegiato l´anonimo viaggiatore può abbracciare con il suo sguardo tutto quel vasto territorio comunemente chiamato, fra gli addetti ai lavori, zona trasformata. Un territorio che è la somma del duro lavoro di valenti imprenditori agricoli o semplici contadini che hanno strappato centinaia di ettari all´abbandono, col sudore della fronte, lottando contro il tempo, le condizioni geografiche sfavorevoli, i capricci del clima, la malaria. Migliaia di braccianti che hanno dato dignità ad un territorio che non aspettava altro che sviluppare tutte le sue potenzialità produttive. Oggi la zona trasformata è la somma di migliaia di ettari di territorio, di territorio rivoluzionato in moderne e produttive serre, dove vi si crea, per l´intervento dell´uomo, un microclima favorevole per coltivare di tutto. Il lavoro in serra è durissimo e le attività agricole che si svolgono all´interno portano la resistenza dell´uomo al limite della sopportazione. Le temperature altissime, gli spazi di lavoro angusti creano, poi, condizioni di lavoro usuranti e non ripetibili nel lungo tempo. Queste avverse condizioni erano, alla fine dell´altro secolo, compensate almeno dai guadagni che il raccolto garantiva all´imprenditore o contadino. All´inizio del terzo millennio la modifica della politica agricola in Europa, la globalizzazione entrata e regime, gli accordi agricoli fatti dall´U.E. con alcuni paesi del Nord Africa e dell´America, hanno di fatto sconquassato, attraverso la liberalizzazione selvaggia di certe importazioni, il mercati nazionale e comunitario. È stata l´agricoltura italiana, specialmente quella del Sud, a soffrire gli effetti più sconvolgenti di queste decisioni, decisioni prese a Bruxelles senza che i responsabili ne valutassero le conseguenze drammatiche sulle economie di quei Paesi, come l´Italia, dove intere regioni vedono l´agricoltura come attività preminente. Gli effetti di tutti questi accordi, passati sopra la testa dei nostri imprenditori agricoli e non ostacolati dalla classe politica italiana a Bruxelles, li vediamo sotto i nostri occhi tutti i giorni, serre dismesse, imprese agricole che chiudono, terreni lasciati a maggese, come nel Medioevo, famiglie mandate sul lastrico e capifamiglia costretti a trovare un lavoro o ad emigrare. Scuote le coscienze, oggi come oggi, sapere che un contadino ha chiuso la sua azienda agricola, fatto le valigie per andare a lavorare all´estero? Penso proprio di no! Oggi è importante, per il nostro Governo e forse anche per la gente, la riforma della costituzione, l´accogliere degli immigrati, la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, ma di un contadino ridotto sul lastrico e costretto ad andare via perché vittima delle decisioni dei potenti del mondo, non frega proprio nessuno, neanche all´opinione pubblica che sembra inebetita o peggio alienata dai molti distrattori di massa che passano attraverso la televisione. Ritornando al problema bisogna dire che, un tempo, tutti i lavoratori agricoli godevano in qualche modo di un reddito non per arricchirsi, perché con la terra, questo bisogna gridarlo forte, mai nessuno si è arricchito, ma per portare a casa un tozzo di pane, sono stati sacrificati, dalla politica, dalle lobby economiche, dai grandi e potenti della terra, sull´altare della globalizzazione e degli interessi dei pochi. Alla globalizzazione è stata sacrificata, da chi regge i fili del potere sulla terra, in primis, la sovranità di ogni singolo Stato, illudendo tutti, Governi e cittadini, della bontà di questo nuovo sistema economico e commerciale. Da ingenuo che sono, ricordo che quando, qualche anno fa si discuteva del progetto di questo sistema, io stesso ne vedevo i vantaggi, ma non tanti per i paesi sviluppati, ma per quelli arretrati, nelle diverse gradazioni dell´arretratezza. Infatti pensavo che l´attrazione verso il benessere dei paesi sviluppati sarebbe stata una calamita potente che avrebbe portato questi paesi ad avvicinarsi pian piano verso quelli più sviluppati, non solo sul piano economico, ma anche su quello sociale e politico. Le cose sono andate diversamente, e qualcuno dei potenti, immagino, questo l´aveva già previsto, i paesi più progrediti sono stati, al contrario, fagocitati da quelli più poveri, specialmente nelle produzioni che non richiedevano molta tecnologia, cioè il mondo agricolo, la cenerentola del sistema produttivo. Mi chiedo! Come è possibile che eventi così importanti che hanno toccato tutti, produttori e consumatori non siano stati anticipati dagli studi e dalle analisi degli esperti? Mi chiedo! com´è possibile che, molti pur soffrendo degli effetti di questi sconvolgimenti, non abbiano mosso un dito a mo´ di protesta? Il paradosso di tutta questa situazione poi si evidenzia in modo chiaro quando si vedono, in varie parti del mondo, rumoreggiare i contadini, spesso messi l´uno contro l´altro, non capendo che in qualche grattacielo di una misteriosa metropoli del mondo, un ricco panciuto gode di quella guerra combattuta fra poveri, perché sa che lui ne beneficerà. Nell´ambito di questa palude, di questa opacità, fra effluvi maleodoranti messo in campo dalla globalizzazione si dislocano, poi, gli speculatori, questi esseri sub-umani si muovono come la tenia nell´intestino di chi ne è infestato e ne succhiano il sangue fino a distruggerne il fisico. È gente che guadagna sulle spalle degli altri senza rischiare niente, va alla ricerca del suo massimo vantaggio e non lesina il ricatto pur di raggiungere il suo scopo. L´imprenditore agricolo dopo aver per mesi curato la sua produzione, combattuto contro le intemperie, le malattie delle piante, il freddo, il caldo, la siccità, finalmente arriva al momento di raccogliere i frutti del lavoro. Il raccolto deve avvenire in fretta e il prodotto deve immediatamente arrivare al mercato. A questo punto spesso s´incontra lo speculatore che cerca d´impossessarsi del raccolto a prezzi stracciati, a prezzi da saldi, per garantirsi lauti guadagni. E così succede spesso che gli speculatori hanno la meglio sulle resistenze dei contadini e s´impossessano, con pochi spiccioli, di peperoni, melanzane, pomodori, ma anche olio, arance, mandarini, limoni, eccetera, eccetera. Uno potrà immaginare che prezzi così bassi saranno un vantaggio per i consumatori, invece no! Prezzi così bassi saranno solo un vantaggio per lo speculatore in quanto avrà, rispetto all´investimento fatto, triplicato, quadruplicato, quintuplicato il suo guadagno, mentre quella merci vendute al dettaglio verranno vendute ad un prezzo esoso, talmente esoso da sparire dalle tavole della stragrande maggioranza dei pensionati e dal menu di molti stipendiati. Si può uscire da questo circolo vizioso? Penso proprio di sì! Basta eleggere una classe politica non connivente con i poteri forti e disponibile verso la gente che lavora, basta dire no ai trattati internazionali, quando questi trattati si vede chiaramente che sono imposti dai più forti ai più deboli, basta combattere gli speculatori perché la scomparsa degli speculatori è un vantaggio per tutti, al contrario, la scomparsa dei produttori è un disastro per tutta l´umanità, che fra pochi anni raggiungerà i 10 miliardi d´individui. Chi li nutrirà? Gli speculatori! I banchieri! I magnati!
Antonio Paludi
Chi arriva in Aereo a Comiso, nell´ultima parte del viaggio, poco prima dell´atterraggio, sorvola in direzione "Nord / Sud" tutta la grande piana che accoglie nel suo grembo, come una mamma il bambino, i comuni di Vittoria, Gela, Santa Croce Camarina, oltre a Comiso. Da questo punto privilegiato l´anonimo viaggiatore può abbracciare con il suo sguardo tutto quel vasto territorio comunemente chiamato, fra gli addetti ai lavori, zona trasformata. Un territorio che è la somma del duro lavoro di valenti imprenditori agricoli o semplici contadini che hanno strappato centinaia di ettari all´abbandono, col sudore della fronte, lottando contro il tempo, le condizioni geografiche sfavorevoli, i capricci del clima, la malaria. Migliaia di braccianti che hanno dato dignità ad un territorio che non aspettava altro che sviluppare tutte le sue potenzialità produttive. Oggi la zona trasformata è la somma di migliaia di ettari di territorio, di territorio rivoluzionato in moderne e produttive serre, dove vi si crea, per l´intervento dell´uomo, un microclima favorevole per coltivare di tutto. Il lavoro in serra è durissimo e le attività agricole che si svolgono all´interno portano la resistenza dell´uomo al limite della sopportazione. Le temperature altissime, gli spazi di lavoro angusti creano, poi, condizioni di lavoro usuranti e non ripetibili nel lungo tempo. Queste avverse condizioni erano, alla fine dell´altro secolo, compensate almeno dai guadagni che il raccolto garantiva all´imprenditore o contadino. All´inizio del terzo millennio la modifica della politica agricola in Europa, la globalizzazione entrata e regime, gli accordi agricoli fatti dall´U.E. con alcuni paesi del Nord Africa e dell´America, hanno di fatto sconquassato, attraverso la liberalizzazione selvaggia di certe importazioni, il mercati nazionale e comunitario. È stata l´agricoltura italiana, specialmente quella del Sud, a soffrire gli effetti più sconvolgenti di queste decisioni, decisioni prese a Bruxelles senza che i responsabili ne valutassero le conseguenze drammatiche sulle economie di quei Paesi, come l´Italia, dove intere regioni vedono l´agricoltura come attività preminente. Gli effetti di tutti questi accordi, passati sopra la testa dei nostri imprenditori agricoli e non ostacolati dalla classe politica italiana a Bruxelles, li vediamo sotto i nostri occhi tutti i giorni, serre dismesse, imprese agricole che chiudono, terreni lasciati a maggese, come nel Medioevo, famiglie mandate sul lastrico e capifamiglia costretti a trovare un lavoro o ad emigrare. Scuote le coscienze, oggi come oggi, sapere che un contadino ha chiuso la sua azienda agricola, fatto le valigie per andare a lavorare all´estero? Penso proprio di no! Oggi è importante, per il nostro Governo e forse anche per la gente, la riforma della costituzione, l´accogliere degli immigrati, la costruzione del ponte sullo stretto di Messina, ma di un contadino ridotto sul lastrico e costretto ad andare via perché vittima delle decisioni dei potenti del mondo, non frega proprio nessuno, neanche all´opinione pubblica che sembra inebetita o peggio alienata dai molti distrattori di massa che passano attraverso la televisione. Ritornando al problema bisogna dire che, un tempo, tutti i lavoratori agricoli godevano in qualche modo di un reddito non per arricchirsi, perché con la terra, questo bisogna gridarlo forte, mai nessuno si è arricchito, ma per portare a casa un tozzo di pane, sono stati sacrificati, dalla politica, dalle lobby economiche, dai grandi e potenti della terra, sull´altare della globalizzazione e degli interessi dei pochi. Alla globalizzazione è stata sacrificata, da chi regge i fili del potere sulla terra, in primis, la sovranità di ogni singolo Stato, illudendo tutti, Governi e cittadini, della bontà di questo nuovo sistema economico e commerciale. Da ingenuo che sono, ricordo che quando, qualche anno fa si discuteva del progetto di questo sistema, io stesso ne vedevo i vantaggi, ma non tanti per i paesi sviluppati, ma per quelli arretrati, nelle diverse gradazioni dell´arretratezza. Infatti pensavo che l´attrazione verso il benessere dei paesi sviluppati sarebbe stata una calamita potente che avrebbe portato questi paesi ad avvicinarsi pian piano verso quelli più sviluppati, non solo sul piano economico, ma anche su quello sociale e politico. Le cose sono andate diversamente, e qualcuno dei potenti, immagino, questo l´aveva già previsto, i paesi più progrediti sono stati, al contrario, fagocitati da quelli più poveri, specialmente nelle produzioni che non richiedevano molta tecnologia, cioè il mondo agricolo, la cenerentola del sistema produttivo. Mi chiedo! Come è possibile che eventi così importanti che hanno toccato tutti, produttori e consumatori non siano stati anticipati dagli studi e dalle analisi degli esperti? Mi chiedo! com´è possibile che, molti pur soffrendo degli effetti di questi sconvolgimenti, non abbiano mosso un dito a mo´ di protesta? Il paradosso di tutta questa situazione poi si evidenzia in modo chiaro quando si vedono, in varie parti del mondo, rumoreggiare i contadini, spesso messi l´uno contro l´altro, non capendo che in qualche grattacielo di una misteriosa metropoli del mondo, un ricco panciuto gode di quella guerra combattuta fra poveri, perché sa che lui ne beneficerà. Nell´ambito di questa palude, di questa opacità, fra effluvi maleodoranti messo in campo dalla globalizzazione si dislocano, poi, gli speculatori, questi esseri sub-umani si muovono come la tenia nell´intestino di chi ne è infestato e ne succhiano il sangue fino a distruggerne il fisico. È gente che guadagna sulle spalle degli altri senza rischiare niente, va alla ricerca del suo massimo vantaggio e non lesina il ricatto pur di raggiungere il suo scopo. L´imprenditore agricolo dopo aver per mesi curato la sua produzione, combattuto contro le intemperie, le malattie delle piante, il freddo, il caldo, la siccità, finalmente arriva al momento di raccogliere i frutti del lavoro. Il raccolto deve avvenire in fretta e il prodotto deve immediatamente arrivare al mercato. A questo punto spesso s´incontra lo speculatore che cerca d´impossessarsi del raccolto a prezzi stracciati, a prezzi da saldi, per garantirsi lauti guadagni. E così succede spesso che gli speculatori hanno la meglio sulle resistenze dei contadini e s´impossessano, con pochi spiccioli, di peperoni, melanzane, pomodori, ma anche olio, arance, mandarini, limoni, eccetera, eccetera. Uno potrà immaginare che prezzi così bassi saranno un vantaggio per i consumatori, invece no! Prezzi così bassi saranno solo un vantaggio per lo speculatore in quanto avrà, rispetto all´investimento fatto, triplicato, quadruplicato, quintuplicato il suo guadagno, mentre quella merci vendute al dettaglio verranno vendute ad un prezzo esoso, talmente esoso da sparire dalle tavole della stragrande maggioranza dei pensionati e dal menu di molti stipendiati. Si può uscire da questo circolo vizioso? Penso proprio di sì! Basta eleggere una classe politica non connivente con i poteri forti e disponibile verso la gente che lavora, basta dire no ai trattati internazionali, quando questi trattati si vede chiaramente che sono imposti dai più forti ai più deboli, basta combattere gli speculatori perché la scomparsa degli speculatori è un vantaggio per tutti, al contrario, la scomparsa dei produttori è un disastro per tutta l´umanità, che fra pochi anni raggiungerà i 10 miliardi d´individui. Chi li nutrirà? Gli speculatori! I banchieri! I magnati!
Antonio Paludi