IL COMMENTO - " AGRICOLTURA E TTIP: SVEGLIAMOCI E FACCIAMOCI SENTIRE, LA DEMOCRAZIA SIAMO NOI " DI ANTONIO PALUDI



L´altra mattina in un bar di Comiso, dove vado a gustare un buon caffè, ho incontrato un piccolo imprenditore agricolo del settore ortofrutticolo che mi ha parlato dei problemi che vive lui e gli altri colleghi del comparto. La pianura fra Comiso, Vittoria, Gela e Marina di Ragusa negli ultimi anni si è specializzata nelle produzioni pregiate in serre. Grandi investimenti sostenuti in questi anni dai privati per trasformare vasti territori e renderli produttivi tutto l´anno. Gli imprenditori agricoli hanno immaginato utili dai loro raccolti da ricavare da una produzione da ripetere più volte, come gli antichi egizi con le alluvioni del Nilo. Per molti anni è andata così, i sacrifici sono stati ricompensati alla fine di ogni raccolto. I mercati di Milano, Roma ed altri hanno assorbito questi prodotti e garantito un reddito a chi si era spaccato la schiena dalla mattina alla sera dentro serre che, come sappiamo tutti, d´estate raggiungono temperature elevatissime. Questo settore ha assorbito molta manodopera locale, ma anche immigrata, in prevalenza dal nord Africa. Per ritornare al discorso iniziale l´imprenditore agricolo mi spiegava la crisi del settore, molto grave e l´incapacità di portare la discussione su un piano pubblico attraverso l´interessamento dei media. Sconsolato ripeteva che il problema non interessava nessuno e nessuno dava ascolto alle giuste rivendicazioni di un comparto fra i più importanti per l´economia siciliana, ma anche italiana. Il problema nasce dalla complessità della filiera, dalla difficoltà a raggiungere i mercati e, non ultimo, dalla concorrenza feroce degli stessi prodotti portati dalla globalizzazione dalle varie parti del mondo. Tutto ciò ha ridotto i prezzi all´origine dell´ortofrutta rispetto al passato, pur in presenza di cospicui aumenti per il consumatore finale. Dentro la filiera che non si accorcia mai si sono insinuati speculatori di tutte le risme, veri criminali, che stanno strozzando il produttore e privando il consumatore (non riesce a comprare per il prezzo elevato) di tanti prodotti della terra indispensabili per la salute. Mi chiedo! Di fronte a questo problema come si fa ad essere sordi e ciechi? E´ possibile che i media non trovano il modo di affrontare un problema veramente vero? Intanto molte aziende agricole sono sull´orlo del fallimento perché non riescono ad ammortizzare i costi di produzione, mentre molti speculatori o intermediari del settore si arricchiscono alle spalle di chi lavora. Il destino degli italiani è quello di avere sulla tavola, fra qualche tempo, pomodori, melanzane, mele, olio, arance provenienti dalla Cina? Non sarebbe meglio sostenere questi lavoratori, i loro redditi e combattere gli speculatori, i parassiti che fanno solo danno lì dove mettono le loro mani sporche? Lo Stato sostiene di non poter intervenire nel libero mercato, ed è giusto, ma se il mercato viene falsato, addomesticato, cloroformizzato, per rispondere agli interessi di pochi, per il danno dei molti, allora ben venga l´intervento dello Stato che deve ripristinare le giuste regole di un mercato libero, altrimenti dovrei pensare che lo Stato non sta con chi lavora, ma con chi sfrutta e specula. Adesso è comparsa la sigla TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership - TTIP) , ho letto qualcosa di questo accordo commerciale che sta per essere firmato tra Europa ed America ricca. È un accordo, che nella sua articolazione, consente di abbassare i livelli di qualità e sicurezza di tutti i prodotti agricoli che passano per le nostre case e finiscono nei nostri piatti. Un´agricoltura, confezionato come un vestito, per le multinazionali, le lobby, e per tutti i potentati che non hanno a cuore la salute dei consumatori, ma solo i loro utili. Come farà, in futuro, un piccolo imprenditore di Vittoria, di Comiso o di Noto a competere, con i pochi ettari di serre, con chi ne ha migliaia o milioni in tutto il mondo e produce buttando nel terreno tutte le schifezze possibili ed immaginabili? Se le cose andranno così, penso che il destino dell´agricoltura italiana, in particolare quella meridionale, è segnato dal declino e dall´estinzione. Ma, come ulteriore riflessione, il destino dei nostri contadini e anche della nostra salute lo possiamo lasciare in mano a governi corrotti, agli accordi commerciali ingiusti, a politici conniventi, alle multinazionale che hanno affamato il terzo mondo, alle lobby, ai potentati, insomma in mano a chi vuole guadagnare giocando con il lavoro dei nostri contadini e la salute dei nostri concittadini? Penso di no! E allora svegliamoci e facciamoci sentire, la democrazia siamo noi, ora e sempre.