IL CORSIVO- " UNA DISINCANTATA ANALISI DEL PROVINCIALISMO IBLEO: IL GRANDE MALE " DI C. ASCENZO

Il grande male che da qualche decennio affligge il territorio ibleo, e pertanto anche Modica, è un provincialismo che spande sul territorio di quella che fu l´antica Contea un tanfo insopportabile che sa di pressappochismo, arrivismo ed ignoranza. E´ ovvio che questo grande male, purtroppo, non è l´unico, ma è il peggiore, perché da questo derivano, spesso, le altre calamità con cui l´intera area iblea è costretta a convivere da un bel po´ di anni. Per quanto riguarda Modica, in particolare, non è il caso, naturalmente, di rispolverare le gravi responsabilità delle Amministrazioni Torchi e Buscema nell´aver condotto la città alla disastrosa situazione in cui si trova, anche perché dovremmo ridire cose sulle quali abbiamo già scritto innumerevoli volte. Sul fatto che con Abbate, invece, la nostra città avrebbe toccato il fondo, sotto il profilo politico e amministrativo - e che con lui probabilmente si chiuderà (è ovviamente il nostro augurio) questo ciclo politico nefasto e inconcludente - lo avevamo previsto non soltanto noi ma anche i nostri amici del gruppo Terzo Occhio, che per anni, con i loro "fogli di battaglia", hanno cercato di risvegliare le coscienze narcotizzate dei loro concittadini.
L´incapacità amministrativa di Abbate, che è direttamente proporzionale alla sua arroganza politica, è talmente eclatante che parlarne dettagliatamente sarebbe come sparare sulla croce rossa: ci limitiamo, pertanto, a citare soltanto le "ultime perle" della sua Amministrazione, al solo fine di rinfrescare la memoria ai soliti distratti e a coloro che nel frattempo l´hanno persa. Accade così che, mentre la Corte dei conti ha bloccato il nostro "illuminato" Sindaco nel suo tentativo di nominare un portavoce ed un esperto di marketing - nomine non compatibili, per quanto riguarda il compenso da elargire, con il piano di riequilibrio non ancora approvato dal Ministero - Abbate ci riprova, questa volta per elargire 20 mila € l´anno ad una televisione locale perché si occupi della comunicazione istituzionale dell´Ente, e non se ne comprende il motivo, visto che il Comune ha già l´ufficio stampa e l´ufficio relazioni col pubblico, strutture abilitate a gestire l´informazione e la comunicazione istituzionale. Intanto, la città aspetta ancora che si faccia chiarezza sul Consorzio degli operatori turistici, anche perché è un diritto dei cittadini sapere cosa è realmente successo, visto che il Comune versa al Consorzio il 90% dell´imposta di soggiorno pagata dai turisti che pernottano in città: attendiamo, dunque, che il Sindaco ci spieghi perché si è dimesso il presidente, Renato Nuccio, e che dia una risposta sulle richieste a lui da più parti pervenute e riguardanti la rendicontazione delle spese effettuate con il denaro pubblico.
Modica aspetta anche di conoscere il motivo della moltiplicazione - non dei pani e dei pesci, come ha ironicamente dichiarato il Movimento 5 Stelle - ma delle bollette TARI, due per ogni utente, recapitate a 5.000 cittadini che adesso si chiedono attoniti quale delle due pagare o se, addirittura, per non avere noie, pagarle entrambe; per non dire delle bollette riguardanti il canone idrico, che in molti casi sono state inviate senza nemmeno indicare le letture. Il dato più allarmante, insieme a quello fallimentare del Consorzio dei Comuni del Val di Noto, della "lungimirante" azione amministrativa di Abbate lo lasciamo per ultimo: ci riferiamo alla mancata presentazione del PAES (Piano d´azione per l´energia sostenibile) da parte del Comune, che ha fatto perdere alla città importanti finanziamenti. Nonostante una sfilza allarmante di fallimenti, il nostro Sindaco non perde la pessima abitudine dell´autocelebrazione, che è sempre deleteria e poco elegante, ma nel suo caso addirittura grottesca. A proposito della controversia con la ditta Puccia, relativa ai mancati pagamenti dei suoi dipendenti, egli ha solennemente dichiarato: "Sfido a trovare in tutta Italia un altro Ente che paghi prima dei 90 giorni di tempo a disposizione".
Forse abbiamo scoperto l´arcano, ossia qual è il motivo che impedisce ad Abbate di amministrare con efficienza la sua città: evidentemente è impegnato quotidianamente a verificare, ogni qualvolta decide un´azione amministrativa, se uno degli 8.000 sindaci italiani ha fatto meglio di lui. Ottomila! Sarà chiaro a tutti che per sfidare i suoi concittadini a dimostrare il contrario di ciò che afferma si sarà dovuto documentare su tutti gli 8.000 Comuni: un´impresa titanica! Non possiamo non chiederci: ma anziché impegnare il suo tempo per controllare cosa fanno gli altri, non sarebbe meglio se lo impiegasse per realizzare una sana autocritica e dedicarsi poi con impegno e dedizione a risolvere i tanti problemi della sua città? Ma, come dicevamo, tutto ciò è l´effetto di una causa ben più grave e ormai radicata nell´intera società italiana: si tratta di un deleterio provincialismo che impedisce a politici e sedicenti intellettuali di guardare la realtà con realismo e con ampiezza di vedute.
Noi siamo il Paese che, per chiare motivazioni politiche, ha sostenuto la candidatura di Dario Fo al nobel per la letteratura, e quando lo ha ottenuto ne ha gioito anziché vergognarsene! Che Fo sia un eccellente e per certi versi impareggiabile attore non è in discussione, ma quale sia il nesso che lo lega alla letteratura ancora ci sfugge, almeno che vogliamo ricoprirci di ridicolo sostenendo che sia quel "capolavoro letterario" che risponde al nome di "Mistero Buffo". A questo punto dovremmo infatti chiederci quanti premi nobel avrebbe dovuto ricevere il grande Eduardo! Per dare l´idea di tale provincialismo, e pertanto della mancanza, nel nostro Paese, di una visione delle cose ampia, critica e cosmopolitica, che vada al di là del nostro attaccamento al campanile e della immancabile divisione tra guelfi e ghibellini, ricordiamo che mentre i politicanti spingevano Fo, l´Accademia dei Lincei proponeva Mario Luzi, allora il più grande poeta italiano vivente.
Noi siamo il Paese che si genuflette dinanzi ad un giullare cortigiano come Benigni e che lo applaude ogni qualvolta bistratta e ridicolizza Dante Alighieri, trasformando la Divina Commedia - ma gli ammiratori del Roberto nazionale hanno mai ascoltato Gassman? - in una sorta di commedia all´italiana, che consente a questo personaggio di utilizzare l´Arte per sferrare i suoi attacchi ai politici che gli sono sgraditi. Un signore, Benigni, cui è stato dato persino un oscar per un film (di certo bello e pregnante) che però, se anziché parlare dei lager nazisti avesse descritto i gulag sovietici, non sarebbe stato notato da nessuno. E´ assai probabile che, negli Stati Uniti, le potentissime lobby ebraiche si siano date parecchio da fare per condurre Benigni a quel super traguardo!
Alla luce di quanto detto come meravigliarsi di quanto accade nella nostra provincia? Nei primi giorni di maggio, ad esempio, sono stati consumati fiumi d´inchiostro per tessere le lodi, che sicuramente merita, di Piero Guccione, in occasione del suo ottantesimo compleanno: tuttavia, a nostro modesto parere, si tratta di un pittore da sempre eccessivamente sopravvalutato. I motivi non li sappiamo, non vogliamo saperli e non ci interessa conoscerli. Tuttavia, il fatto che da anni ogni suo quadro sia sempre descritto come un capolavoro ha rischiato e rischia di porre nell´ombra artisti suoi conterranei che magari meriterebbero loro di stare al vertice per quanto riguarda la pittura iblea contemporanea. Ma tant´è!
Per quel che riguarda Modica, il trionfo del provincialismo è costituito dalla indebita appropriazione della figura di Quasimodo - fatta eccezione per qualche lodevole iniziativa come quella del Caffè Letterario a lui intitolato, che a noi sembra animata da una logica diversa e da differenti obiettivi - infatti non ci lasciamo scappare alcuna occasione per rivendicarla ad ogni piè sospinto: un grande poeta nato a Modica per puro caso, che si sentì sempre siracusano e che mai mostrò particolare affetto ed interesse per la città in cui era nato. Ma lo si continua a ritenere un modicano illustre, forse stimando - ecco una forma di autentico provincialismo - che la sua fama e il suo prestigio, universalmente riconosciuti, possano essere alimentati dalle celebrazioni di una cittadina di provincia, per il solo motivo che casualmente vi nacque.
Come meravigliarci allora se nella nostra provincia abbiamo personaggi che si definiscono "storici" - ovviamente non sappiamo da quali grandi maestri abbiano appreso a misurarsi con tale disciplina e con quali luminari abbiano sostenuto i relativi esami - e che spesso mostrano preoccupanti limiti nell´attività che svolgono, e talora anche nell´esprimersi correttamente e nello scrivere in maniera chiara e sintatticamente corretta, onde per cui è lecito chiedersi se la pur minima notorietà conseguita è frutto di autentiche capacità o piuttosto delle giuste amicizie furbescamente coltivate; come meravigliarsi se proliferano gli esperti di etnoantropologia: forse sarebbe opportuno esibire le lauree conseguite in tale disciplina, le facoltà frequentate, i docenti avuti e i titoli accademici ufficialmente riconosciuti; come meravigliarci se abbondano critici letterari e soprattutto poeti, di gran lunga i più numerosi, in questa schiera di iblei che si auto conferiscono titoli, come se bastasse conquistare coppe e attestati in un concorso indetto da qualche sperduto paesino della provincia italiana per essere considerati poeti, e non invece dei lusinghieri giudizi formulati, sulle riviste che contano, dai più grandi e accreditati critici letterari e da accademici di fama internazionale.
A Modica, poi, si dedica a Carmelo Ottaviano la piazzetta di Frigintini, perché là l´illustre filosofo trascorreva le vacanze estive (qui il provincialismo diventa davvero iperbolico); poco o nulla è stato fatto per tenere alto il nome di Raffaele Poidomani, il quale, se fosse nato altrove, forse oggi sarebbe presente nei manuali di letteratura italiana: si pensi a ciò che Comiso ha fatto per Bufalino, scrittore validissimo, non c´è dubbio, ma non crediamo, sinceramente, che Poidomani gli fosse inferiore. E, per finire, la nostra città ha già riposto nell´oblio l´ultimo suo vero scrittore, uno dei pochissimi che poteva fregiarsi di questo titolo: ci riferiamo, ovviamente, all´indimenticato amico Franco Antonio Belgiorno, e ricordiamo ancora, con molta nostalgia, la sua caustica ironia quando diceva su Modica, e sulle città limitrofe, le stesse cose che più modestamente abbiamo detto noi in questo nostro articolo.
Questi sono i frutti amari dell´imperante provincialismo. I politicanti e gli pseudo intellettuali di Modica e degli altri centri iblei ne sono i figli legittimi. E così sarà anche per il futuro, finché, per quel che riguarda i mali di questa nostra terra, cercheremo di curarne gli effetti, anziché rimuoverne le cause, prima, fra tutte, la disgustosa pratica della raccomandazione che premia la ruffianeria e si fa beffe della meritocrazia.
Non c´è nulla da fare: la nostra è la terra che spalanca le porte agli amici e agli amici degli amici e le sbarra a coloro i quali hanno la dignità di non vendersi per alcuna ragione al mondo! #
L´incapacità amministrativa di Abbate, che è direttamente proporzionale alla sua arroganza politica, è talmente eclatante che parlarne dettagliatamente sarebbe come sparare sulla croce rossa: ci limitiamo, pertanto, a citare soltanto le "ultime perle" della sua Amministrazione, al solo fine di rinfrescare la memoria ai soliti distratti e a coloro che nel frattempo l´hanno persa. Accade così che, mentre la Corte dei conti ha bloccato il nostro "illuminato" Sindaco nel suo tentativo di nominare un portavoce ed un esperto di marketing - nomine non compatibili, per quanto riguarda il compenso da elargire, con il piano di riequilibrio non ancora approvato dal Ministero - Abbate ci riprova, questa volta per elargire 20 mila € l´anno ad una televisione locale perché si occupi della comunicazione istituzionale dell´Ente, e non se ne comprende il motivo, visto che il Comune ha già l´ufficio stampa e l´ufficio relazioni col pubblico, strutture abilitate a gestire l´informazione e la comunicazione istituzionale. Intanto, la città aspetta ancora che si faccia chiarezza sul Consorzio degli operatori turistici, anche perché è un diritto dei cittadini sapere cosa è realmente successo, visto che il Comune versa al Consorzio il 90% dell´imposta di soggiorno pagata dai turisti che pernottano in città: attendiamo, dunque, che il Sindaco ci spieghi perché si è dimesso il presidente, Renato Nuccio, e che dia una risposta sulle richieste a lui da più parti pervenute e riguardanti la rendicontazione delle spese effettuate con il denaro pubblico.
Modica aspetta anche di conoscere il motivo della moltiplicazione - non dei pani e dei pesci, come ha ironicamente dichiarato il Movimento 5 Stelle - ma delle bollette TARI, due per ogni utente, recapitate a 5.000 cittadini che adesso si chiedono attoniti quale delle due pagare o se, addirittura, per non avere noie, pagarle entrambe; per non dire delle bollette riguardanti il canone idrico, che in molti casi sono state inviate senza nemmeno indicare le letture. Il dato più allarmante, insieme a quello fallimentare del Consorzio dei Comuni del Val di Noto, della "lungimirante" azione amministrativa di Abbate lo lasciamo per ultimo: ci riferiamo alla mancata presentazione del PAES (Piano d´azione per l´energia sostenibile) da parte del Comune, che ha fatto perdere alla città importanti finanziamenti. Nonostante una sfilza allarmante di fallimenti, il nostro Sindaco non perde la pessima abitudine dell´autocelebrazione, che è sempre deleteria e poco elegante, ma nel suo caso addirittura grottesca. A proposito della controversia con la ditta Puccia, relativa ai mancati pagamenti dei suoi dipendenti, egli ha solennemente dichiarato: "Sfido a trovare in tutta Italia un altro Ente che paghi prima dei 90 giorni di tempo a disposizione".
Forse abbiamo scoperto l´arcano, ossia qual è il motivo che impedisce ad Abbate di amministrare con efficienza la sua città: evidentemente è impegnato quotidianamente a verificare, ogni qualvolta decide un´azione amministrativa, se uno degli 8.000 sindaci italiani ha fatto meglio di lui. Ottomila! Sarà chiaro a tutti che per sfidare i suoi concittadini a dimostrare il contrario di ciò che afferma si sarà dovuto documentare su tutti gli 8.000 Comuni: un´impresa titanica! Non possiamo non chiederci: ma anziché impegnare il suo tempo per controllare cosa fanno gli altri, non sarebbe meglio se lo impiegasse per realizzare una sana autocritica e dedicarsi poi con impegno e dedizione a risolvere i tanti problemi della sua città? Ma, come dicevamo, tutto ciò è l´effetto di una causa ben più grave e ormai radicata nell´intera società italiana: si tratta di un deleterio provincialismo che impedisce a politici e sedicenti intellettuali di guardare la realtà con realismo e con ampiezza di vedute.
Noi siamo il Paese che, per chiare motivazioni politiche, ha sostenuto la candidatura di Dario Fo al nobel per la letteratura, e quando lo ha ottenuto ne ha gioito anziché vergognarsene! Che Fo sia un eccellente e per certi versi impareggiabile attore non è in discussione, ma quale sia il nesso che lo lega alla letteratura ancora ci sfugge, almeno che vogliamo ricoprirci di ridicolo sostenendo che sia quel "capolavoro letterario" che risponde al nome di "Mistero Buffo". A questo punto dovremmo infatti chiederci quanti premi nobel avrebbe dovuto ricevere il grande Eduardo! Per dare l´idea di tale provincialismo, e pertanto della mancanza, nel nostro Paese, di una visione delle cose ampia, critica e cosmopolitica, che vada al di là del nostro attaccamento al campanile e della immancabile divisione tra guelfi e ghibellini, ricordiamo che mentre i politicanti spingevano Fo, l´Accademia dei Lincei proponeva Mario Luzi, allora il più grande poeta italiano vivente.
Noi siamo il Paese che si genuflette dinanzi ad un giullare cortigiano come Benigni e che lo applaude ogni qualvolta bistratta e ridicolizza Dante Alighieri, trasformando la Divina Commedia - ma gli ammiratori del Roberto nazionale hanno mai ascoltato Gassman? - in una sorta di commedia all´italiana, che consente a questo personaggio di utilizzare l´Arte per sferrare i suoi attacchi ai politici che gli sono sgraditi. Un signore, Benigni, cui è stato dato persino un oscar per un film (di certo bello e pregnante) che però, se anziché parlare dei lager nazisti avesse descritto i gulag sovietici, non sarebbe stato notato da nessuno. E´ assai probabile che, negli Stati Uniti, le potentissime lobby ebraiche si siano date parecchio da fare per condurre Benigni a quel super traguardo!
Alla luce di quanto detto come meravigliarsi di quanto accade nella nostra provincia? Nei primi giorni di maggio, ad esempio, sono stati consumati fiumi d´inchiostro per tessere le lodi, che sicuramente merita, di Piero Guccione, in occasione del suo ottantesimo compleanno: tuttavia, a nostro modesto parere, si tratta di un pittore da sempre eccessivamente sopravvalutato. I motivi non li sappiamo, non vogliamo saperli e non ci interessa conoscerli. Tuttavia, il fatto che da anni ogni suo quadro sia sempre descritto come un capolavoro ha rischiato e rischia di porre nell´ombra artisti suoi conterranei che magari meriterebbero loro di stare al vertice per quanto riguarda la pittura iblea contemporanea. Ma tant´è!
Per quel che riguarda Modica, il trionfo del provincialismo è costituito dalla indebita appropriazione della figura di Quasimodo - fatta eccezione per qualche lodevole iniziativa come quella del Caffè Letterario a lui intitolato, che a noi sembra animata da una logica diversa e da differenti obiettivi - infatti non ci lasciamo scappare alcuna occasione per rivendicarla ad ogni piè sospinto: un grande poeta nato a Modica per puro caso, che si sentì sempre siracusano e che mai mostrò particolare affetto ed interesse per la città in cui era nato. Ma lo si continua a ritenere un modicano illustre, forse stimando - ecco una forma di autentico provincialismo - che la sua fama e il suo prestigio, universalmente riconosciuti, possano essere alimentati dalle celebrazioni di una cittadina di provincia, per il solo motivo che casualmente vi nacque.
Come meravigliarci allora se nella nostra provincia abbiamo personaggi che si definiscono "storici" - ovviamente non sappiamo da quali grandi maestri abbiano appreso a misurarsi con tale disciplina e con quali luminari abbiano sostenuto i relativi esami - e che spesso mostrano preoccupanti limiti nell´attività che svolgono, e talora anche nell´esprimersi correttamente e nello scrivere in maniera chiara e sintatticamente corretta, onde per cui è lecito chiedersi se la pur minima notorietà conseguita è frutto di autentiche capacità o piuttosto delle giuste amicizie furbescamente coltivate; come meravigliarsi se proliferano gli esperti di etnoantropologia: forse sarebbe opportuno esibire le lauree conseguite in tale disciplina, le facoltà frequentate, i docenti avuti e i titoli accademici ufficialmente riconosciuti; come meravigliarci se abbondano critici letterari e soprattutto poeti, di gran lunga i più numerosi, in questa schiera di iblei che si auto conferiscono titoli, come se bastasse conquistare coppe e attestati in un concorso indetto da qualche sperduto paesino della provincia italiana per essere considerati poeti, e non invece dei lusinghieri giudizi formulati, sulle riviste che contano, dai più grandi e accreditati critici letterari e da accademici di fama internazionale.
A Modica, poi, si dedica a Carmelo Ottaviano la piazzetta di Frigintini, perché là l´illustre filosofo trascorreva le vacanze estive (qui il provincialismo diventa davvero iperbolico); poco o nulla è stato fatto per tenere alto il nome di Raffaele Poidomani, il quale, se fosse nato altrove, forse oggi sarebbe presente nei manuali di letteratura italiana: si pensi a ciò che Comiso ha fatto per Bufalino, scrittore validissimo, non c´è dubbio, ma non crediamo, sinceramente, che Poidomani gli fosse inferiore. E, per finire, la nostra città ha già riposto nell´oblio l´ultimo suo vero scrittore, uno dei pochissimi che poteva fregiarsi di questo titolo: ci riferiamo, ovviamente, all´indimenticato amico Franco Antonio Belgiorno, e ricordiamo ancora, con molta nostalgia, la sua caustica ironia quando diceva su Modica, e sulle città limitrofe, le stesse cose che più modestamente abbiamo detto noi in questo nostro articolo.
Questi sono i frutti amari dell´imperante provincialismo. I politicanti e gli pseudo intellettuali di Modica e degli altri centri iblei ne sono i figli legittimi. E così sarà anche per il futuro, finché, per quel che riguarda i mali di questa nostra terra, cercheremo di curarne gli effetti, anziché rimuoverne le cause, prima, fra tutte, la disgustosa pratica della raccomandazione che premia la ruffianeria e si fa beffe della meritocrazia.
Non c´è nulla da fare: la nostra è la terra che spalanca le porte agli amici e agli amici degli amici e le sbarra a coloro i quali hanno la dignità di non vendersi per alcuna ragione al mondo! #