" IN MEMORIA DEI POETI IBLEI CARMELO LAURETTA, FRANCESCO BARONE E CARMELO ASSENZA " a cura della prof/ssa LAURA BARONE.
Dopo avere tratteggiato la figura e l´opera del prof. Carmelo Lauretta, comisano, tocca questa settimana a Francesco Barone, vittoriese di nascita, ragusano di adozione: il ricordo è della prof/ssa Laura Barone.
FRANCESCO BARONE
Francesco Barone, nato a Vittoria nel 1915 e venuto a mancare nel 1991, si è dedicato alla poesia soltanto in alcune fasi della sua vita.
Giovanissimo si dilettava a scrivere versi in vernacolo su episodi e personaggi di quegli anni , riuscendo a trattare con leggerezza e ironia temi come la guerra, la fame, la disoccupazione, la borsanera, le banconote false.
Soltanto la lontananza dalla sua terra , dalla fidanzata e dalla mamma gli ispirano una lirica in una lingua e in uno stile che richiamano i sonetti del Petrarca.
Negli anni cinquanta , come diceva lui stesso, scrive soprattutto "apologhi, componimenti d´occasione, brindisi, stornelli, scherzi, recite scolastiche, indovinelli." Aggiungendo: "Sono stato, infatti, maestro elementare e mi sono giovato anche delle mie attitudini che, per quanto modeste, sono servite allo scopo."
Negli anni sessanta scrive "Vulissi" e "Vanedda ri campagna" che distribuisce agli amici in versione dattiloscritta, come farà per tutti i suoi componimenti.
La prima volta che, dopo parecchie insistenze, partecipò ad un concorso poetico fu nel 1984. Si trattava del concorso di poesia "Terra d´agavi" promosso dal Rotary di Gela. Ebbe il terzo premio per la poesia inedita "Vulissi" del 1962 con questa motivazione:
"La civiltà contadina di pochi anni addietro ha lasciato un segno profondo nel cuore del poeta. In Barone c´è così la consapevolezza che quella civiltà si vada perdendo. Ecco, allora, questo suo abbandonarsi ai ricordi, ed indugiarvi con amore, per paura di non più ritrovarli. Poesia spontanea come tutta la gente degli Iblei, tesa al recupero della tradizione ed alla conservazione delle cose e della lingua dei padri."
Il premio del Rotary di Gela fece rinascere in lui l´ispirazione poetica e, infatti, la maggior parte dei componimenti inseriti nella raccolta "Vulissi" del 1988 e alcuni in lingua e in vernacolo inseriti nella raccolta "Ora e allura", pubblicata nel 2017, sono stati scritti dopo il 1984 , nell´arco di nemmeno sette anni.
I suoi versi hanno parlato al cuore della gente semplice "non addetta ai lavori" e hanno avuto il plauso di poeti ,critici letterari , editori di chiara fama : Dino Barone, Emanuele Schembari, Gino Carbonaro, Carmelo Conti, Pippo Di Noto .
La sua raccolta Vulissi e singoli componimenti sono stati premiati a Gela, Ragusa, Chiusa Pesio in provincia di Cuneo.
La partecipazione a premi e rassegne lo ha messo in contatto con altri poeti della nostra terra come Carmelo Lauretta, Carmelo Assenza, Pippo Di Noto con i quali condivide l´amore per la nostra lingua, la nostra terra, la cultura contadina, la famiglia, le nostre radici cristiane.
Ci sono punti di contatto notevoli, per esempio, tra "Nesci lu suli duoppu na truniata" di Assenza e "Quarantrì" di Barone.
Tra "Ora è silenziu ´na la massaria" di Assenza. e "Ora e allura" di Barone
"Sirata i´ luna" di Assenza e "Notti ri luna cina" di Barone, "Comu è ciaru lu cielu" di Assenza. e "Il mio cielo"di Barone
Per non parlare del dialogo francescano con gli uccelli che ritroviamo nelle poesie di Lauretta "Lu canarieddu amurusu" e "Lu misteru di lu pittirussu" e in"Passarieddi "di Barone
Uomini della stessa generazione, della stessa cultura, educatori per vocazione, scrivevano, all´insaputa l´uno dell´altro, su temi molto vicini.
Idilli, cioè quadretti, di greca memoria definisce Gino Carbonaro le liriche di Assenza.
La stessa definizione si attaglia perfettamente alle poesie di Barone.
La campagna che canta Barone è quella della piana di Vittoria : le vigne, i palmenti, la vendemmia, l´uva che ancora negli anni cinquanta veniva pigiata con i piedi ,come è stato fatto per qualche migliaio di anni .
La campagna di Assenza è l´altipiano con i suoi "mura a ssiccu" esaltati nella loro bellezza anche da Vittorio Sgarbi, il duro lavoro degli allevatori e la fatica degli animali. il freddo pungente dell´inverno e la rinascita della natura in primavera.
Cantori di un mondo che non c´è più Assenza e Barone e Lauretta.
Essi hanno avuto il tempo di assistere alle trasformazioni in peggio del nostro territorio: la piana di Vittoria, sino al mare, trasformata in una distesa di plastica per la coltura in serra e per alcuni anni ha ospitato anche una base Nato, di cui si parla in " Lu Presepiu di lu Maglioccu " di Lauretta e in una delle poche poesie in lingua di Barone "Bellezza e orrore"
Nell´altipiano i muri a secco si vanno sbriciolando e nessuno ,pare, voglia recuperarli, anche se ci sono le maestranze in grado di farlo.
Comunque, sia nella piana che sull´altipiano le antiche masserie, i palmenti cadono a pezzi perché non servono più a nessuno, sostituite da brutti capannoni prefabbricati
Ma se è inevitabile che l´agricoltura si adegui alle esigenze dell´economia del XXI secolo e della globalizzazione, non possiamo non soffrire per lo sbriciolarsi dei capisaldi della nostra cultura, della nostra fede, della nostra etica che, alla nostra generazione, erano stati trasmessi ancora intatti.
Laura Barone
Primo Premio SIKANIA – ETNIE 1991 V Edizione
PASSARIEDDI
´Nta lu barcuni miu li passarieddi
Sunu ri casa, sempri a ciuciuliari,
anchi pirchì ccu tanti muddicheddi,
niautri li stamu sempri ad alliccari.
Se ppi casu na vota ni scurdamu
R´abbiaraccilli , su capaci, chiddi,
ri farini arrivari nu riclamu
battiennu ´nta li vitra li pizziddi.
Ogni tantu na mamma porta i nichi.
Stannu appuiata supra la firrata ,
ci ansigna a pizzuliari li muddichi,
ppuoi si li porta, ccu na sbulazzata.
Teni intra, ppi guririsi lu cantu,
a gghenti auciduzza ´nta la cagghia
e nun si renni cuntu se ssu cantu,
eni ri cuntintizza , o è di ragghia.
Iu l´haiu rintra e mentri sunu ´ncianu,
vanu e vieninu sempri a so piaciri;
certi voti sbulazzinu luntanu,
atri voti ri supra e ciaramiri.
Accumenzinu a fari: " Ci-cciu, Ci-cciu "
Ca pari ca mi ciaminu ppi nomu.
Mi sientu ´mmarazzatu, ´nta nu ´mpicciu,
e nun sacciu pirchì, nun sacciu comu.
Da ORA E ALLURA (2017)