" IN MEMORIA DEI POETI IBLEI CARMELO LAURETTA, FRANCESCO BARONE E CARMELO ASSENZA " a cura della prof/ssa LAURA BARONE.
Presentiamo la rievocazione di tre grandi figure di poeta, che la provincia di Ragusa ha avuto la fortuna di avere: il comisano Carmelo Lauretta, il ragusano Francesco Barone e il modicano Carmelo Assenza. La ricerca e la rievocazione sono state portate avanti dalla prof/ssa Laura Barone, per anni docente di Lettere presso il " Fabio Besta " di Ragusa, esponente di punta della cultura iblea, impegnata nel sociale, figlia del poeta Francesco Barone. La prima parte ( in tutto faremo tre puntate, quanti sono i tre poeti ) è dedicata al comisano prof. Carmelo Lauretta.
CARMELO LAURETTA
La Comiso del xx secolo ha due fucine che formano artisti e intellettuali di grande prestigio : la Scuola d´Arte e il Liceo Classico
Solo qualche nome: Salvatore Fiume, Biagio Miceli, Paolo Nicosia, Margherita Margani, Gesualdo Bufalino, Nunzio Di Giacomo, Carmelo De Petro , Carmelo Lauretta, per il quale è perfetta la definizione di Marco Scalabrino "Maestro e amico, autore e persona dalle rare qualità, decano fra i poeti dialettali siciliani. "
Nasce a Comiso nel 1914 e viene a mancare nel 2011
Laureato all´Università Cattolica di Milano nel 1939, docente per quarant´anni di Lettere in Istituti Statali, è stato, alla fine della guerra vicesindaco della sua città, nonché negli anni Cinquanta il primo presidente delle municipali ACLI.
Collaboratore del Vocabolario Siciliano di Giorgio Piccitto, del quotidiano la sicilia, dei periodici giornale di poesia siciliana , arte e folklore di sicilia , dialogo e di altri giornali nazionali e locali, ha pubblicato poesia, prosa e saggistica, sin dal 1938.
Vastissima la sua produzione in vernacolo. Alcune fra le sue liriche sono state tradotte in diverse lingue compreso il greco, il russo e il giapponese.
Il Poeta nella premessa sull´opzione dialettale di "Acqua di lu Giordanu" del 1990 scrive:
"La sorgente dell´opzione dialettale è da cercare, dunque, nell´incoscio, ove matura una scelta ideologica , metafisica che coagula apporti affettivi, richiami d´infanzia, lieviti di intraducibili impasti lessicali.....Se a questo background si aggiunge l´idiosincrasia per esperienze letterarie moderne...si trova determinante nell´inconscio il bisogno del codice dialettale per nulla sofisticato e con il taglio dirompente della semplicità e della concretezza."
Giorgio Piccitto, Docente di Dialettologia sicula all´Università di Catania scrive "Carmelo Lauretta mi ha interessato per la sua ricerca di un linguaggio nutrito di intimi succhi dialettali. Ha il gusto e il senso della lingua e mostra di conoscere in modo eccezionale il suo dialetto". E Antonio Fjrigos osserva: "Straordinaria è la sua capacità di cogliere la quotidianità e renderla, tramite versi disadorni da ogni enfasi, fonte di squisita umanità e di impareggiabile dolcezza".
A differenza di altri poeti Carmelo Lauretta affronta temi inusuali per la lirica in vernacolo : dal Vangelo" Acqua di lu Giordanu"1990 "Oasi di Sion" 1993, alla vita di Giovanni Paolo II
"U maratoneta di Diu vinutu da luntanu" (2009)
Altrettanto inusuale è la scelta di scrivere racconti e ricordi in vernacolo. "Na rimpatriata"
(1989) "Pani di cumpagnia"(1998), "Chisti cu l´autri " (2007)
Carmelo Depetro nella sua recensione di "Na rimpatriata" scrive: "La tonalità umana di bonomìa e di celia accompagna la raccolta. C´è una nota costante di rimpianto per un mondo in cui le persone si contentavano di poco, erano semplici e sincere, pur con le loro manie in fondo perdonabili. Al centro di tutto la funzione del dialetto, sradicato dal peso idiomatico, per renderlo più comprensivo e comprensibile".
Sono orgogliosa di avere molte delle sue opere con dedica autografa perché mi onorava della sua stima e della sua amicizia. Ho anche recensito qualcuna di queste opere, che hanno tanto da dire al mondo dissennato e privo di valori di oggi.
La scelta dell´idioma siciliano, che faceva temere a Verga di non poter essere apprezzato fuori dalla sua terra, non ha impedito a Lauretta di essere tradotto in tante lingue, come non ha impedito a Camilleri di essere conosciuto in tutto il mondo.
Questo ci fa comprendere che non dobbiamo avere complessi di inferiorità quando parliamo e scriviamo in lingua siciliana, nei confronti di chi sta dimenticando persino l´Italiano pur di usare a proposito e a sproposito termini anglo-americani che servono solo a non far capire alle masse quello che si sta facendo a loro danno. Tanto per esemplificare gender, job act, briefing, question ,step, spending review e così via .
Laura Barone
TIEMPU ACCUPUSU
Li nuvuli stamatina
Fannu
Comu li ´llasimati
Currunu si ferminu
S´accravaccanu
Jocanu ccu lu ventu
Ca s´arricria a sciusciarici darreri
´N cani siddiatizzu
Ci abbaia mentri ca scappanu
Na carcarazza
Nni li rami di l´alivi
Li talia tanfasiannu
Na lucetta abbauttuta
Di lu nivirumi di l´aria
Si smurfia e si trasi dintra
C´è a tutti banni
Siminata malincunia
Trasiri settemmiru
Vastarisi lu tempu
E ricugghirisi l´autunnu
Ha statu tutt´unu.
Dalla raccolta PRIGIONIERU DI L´ANGILI (1995)