LA RUBRICA DI KAIROS - " DISTURBI SPECIFICI DELL´APPRENDIMENTO: I DISTURBI DELLA COMPRENSIONE DEL TESTO " DELLA DOTT/SSA SARA SOLARINO.
Quando si parla di disturbo di comprensione del testo s´intende quella difficoltà di lettura che non riguarda la capacità di decifrare un testo, ma l´abilità di coglierne efficacemente il significato.
I bambini che presentano questo problema, pur avendo normale intelligenza, hanno difficoltà a capire ciò che leggono. Nonostante l´esistenza di una categoria diagnostica specifica per questo disturbo sia ancora oggetto di dibattito, è frequente rilevare difficoltà di questo tipo, che possono essere più o meno gravi.
Il disturbo della comprensione del testo non è ancora stato definito come indipendente dal disturbo specifico di lettura (dislessia); attualmente non vi è accordo sul fatto che sia un disturbo a sè stante, anche se nel DSM V, nella categoria Disturbo Specifico di Apprendimento, viene inserita la definizione: "Difficulty understanding the meaning of what is read"
Nelle "Raccomandazioni per la pratica clinica per i DSA" frutto della Consensus Conference del 2007, viene infatti riportato: "Nell´ambito della letteratura internazionale inoltre, vari studi stanno evidenziando, accanto al profilo della dislessia intesa come disturbo specifico della decodifica, anche l´accezione di disturbi della comprensione del testo scritto indipendenti sia dai disturbi di comprensione da ascolto che dagli stessi disturbi di decodifica. La Consensus Conference accoglie l´invito a considerare il disturbo di comprensione come un possibile disturbo specifico di apprendimento ma sottolinea la necessità di studiarne meglio le caratteristiche, avviando progetti di ricerca in questa direzione, in particolare rispetto al ruolo della comprensione da ascolto".
È stato stimato che la percentuale di studenti che presentano incertezze significative nella comprensione di un testo si assesta intorno al 5- 10% della popolazione scolastica.
La comprensione di un testo è un attività complessa che implica capire le singole frasi che lo compongono e i nessi fra di loro, inoltre presuppone un capacità di decodifica iniziale che spesso è deficitaria in chi ha questo disturbo.
Le difficoltà nella comprensione del testo sono pervasive e difficili da identificare.
L´insegnante avverte una sensazione di disagio nell´interazione con il bambino, ma non sa come spiegarla: il bambino può apparire distratto, può avere difficoltà ad assimilare adeguatamente i contenuti proposti, è lento ad afferrare certi concetti o passaggi del testo, sembra incapace di cogliere i problemi con una visione di insieme.
Come disturbo specifico di apprendimento è stato a lungo escluso dalla ricerca e incluso invece in altre diagnosi quali disturbi del linguaggio, dislessia, ritardo mentale lieve, difficoltà aspecifiche di memoria e studio...
La comprensione del testo è il risultato di numerosi processi: dalla lettura alla concettualizzazione, dall´integrazione delle informazioni con le conoscenze pregresse alla conservazione in memoria.
Questa complessità non ci permette di dare una risposta univoca alla domanda: cosa c´è alla base della non comprensione di un testo? È noto a tutti il fatto che, se non siamo attenti, possiamo credere di aver letto un paragrafo per poi arrivare al punto e chiederci cosa si sia appena letto. Un altro caso in cui la comprensione non si verifica è quello dei testi specialistici su argomenti che non conosciamo, e che magari richiedono anni di studi solo per conoscere il significato dei termini utilizzati.
Sono soltanto due esempi, ma potrebbero essere molto di più. Infatti, non sono solo la familiarità col testo e le risorse attentive a decretare l´effettiva comprensione di un testo. Altri fattori entrano in gioco come motivazione, attenzione, competenze lessicali (vocabolario), conoscenza dell´argomento, velocità di lettura, accuratezza nella lettura,uso di strategie , il livello di difficoltà del testo e il genere testuale (poesia, finzione, cronaca).
Negli ultimi anni tuttavia, le conoscenze sull´apprendimento e sulla patologia di questo disturbo sono notevolmente aumentate tanto da essere sufficienti per essere trasferite alla clinica dei servizi territoriali. Attualmente in Italia esistono strumenti di valutazione e indicazioni riabilitative specifiche che possono essere fatte proprie da tutti coloro che a vario titolo si occupano di disturbi specifici dell´apprendimento.
Spesso questi soggetti hanno problematiche connesse alla memoria di lavoro e/o all´attenzione.
Detto questo è evidente che il "cattivo lettore" non è colui che legge male, ma colui che non capisce il significato di ciò che legge. Si tratta di un soggetto che si arresta frequentemente in fissazioni di lunga durata, torna molto spesso a rileggere la stessa cosa, non comprende bene ciò che legge. È importante ricordare che non basta avere una buona capacità di analisi dei dati, è molto importante anche che ciò che viene elaborato faccia parte di un contesto che il soggetto conosce già e che quindi egli possa inserire le informazioni in schemi mentali che già possiede.
Dunque può accadere che non si comprenda perché manca uno schema appropriato all´informazione, perché lo schema non è attivato in quanto il testo è troppo generico, perché viene attivato uno schema errato. È frequente cadere in interpretazioni errate e spesso ciò avviene per una sorta di processo a cascata, per il quale, se manca uno schema che organizza il nuovo materiale, esso sembra troppo generico e si adotta uno schema noto ma inadatto. Il ruolo degli schemi è quello di: fornire una struttura ordinata nella quale inserire nuove informazioni; permettere al lettore di distinguere tra informazioni marginali e centrali; permettere le inferenze; facilitare il ricordo in quanto creano una sorta di mappa mentale del testo.
L´ intervento specialistico non può prescindere da una corretta diagnosi, alcune ricerche del settore hanno dimostrato che interventi di tipo diverso possono offrire buoni risultati, soprattutto se combinano l´esercizio delle strategie e la promozione di abilità e conoscenze metacognitive.
dott/ssa Sara Solarino
I bambini che presentano questo problema, pur avendo normale intelligenza, hanno difficoltà a capire ciò che leggono. Nonostante l´esistenza di una categoria diagnostica specifica per questo disturbo sia ancora oggetto di dibattito, è frequente rilevare difficoltà di questo tipo, che possono essere più o meno gravi.
Il disturbo della comprensione del testo non è ancora stato definito come indipendente dal disturbo specifico di lettura (dislessia); attualmente non vi è accordo sul fatto che sia un disturbo a sè stante, anche se nel DSM V, nella categoria Disturbo Specifico di Apprendimento, viene inserita la definizione: "Difficulty understanding the meaning of what is read"
Nelle "Raccomandazioni per la pratica clinica per i DSA" frutto della Consensus Conference del 2007, viene infatti riportato: "Nell´ambito della letteratura internazionale inoltre, vari studi stanno evidenziando, accanto al profilo della dislessia intesa come disturbo specifico della decodifica, anche l´accezione di disturbi della comprensione del testo scritto indipendenti sia dai disturbi di comprensione da ascolto che dagli stessi disturbi di decodifica. La Consensus Conference accoglie l´invito a considerare il disturbo di comprensione come un possibile disturbo specifico di apprendimento ma sottolinea la necessità di studiarne meglio le caratteristiche, avviando progetti di ricerca in questa direzione, in particolare rispetto al ruolo della comprensione da ascolto".
È stato stimato che la percentuale di studenti che presentano incertezze significative nella comprensione di un testo si assesta intorno al 5- 10% della popolazione scolastica.
La comprensione di un testo è un attività complessa che implica capire le singole frasi che lo compongono e i nessi fra di loro, inoltre presuppone un capacità di decodifica iniziale che spesso è deficitaria in chi ha questo disturbo.
Le difficoltà nella comprensione del testo sono pervasive e difficili da identificare.
L´insegnante avverte una sensazione di disagio nell´interazione con il bambino, ma non sa come spiegarla: il bambino può apparire distratto, può avere difficoltà ad assimilare adeguatamente i contenuti proposti, è lento ad afferrare certi concetti o passaggi del testo, sembra incapace di cogliere i problemi con una visione di insieme.
Come disturbo specifico di apprendimento è stato a lungo escluso dalla ricerca e incluso invece in altre diagnosi quali disturbi del linguaggio, dislessia, ritardo mentale lieve, difficoltà aspecifiche di memoria e studio...
La comprensione del testo è il risultato di numerosi processi: dalla lettura alla concettualizzazione, dall´integrazione delle informazioni con le conoscenze pregresse alla conservazione in memoria.
Questa complessità non ci permette di dare una risposta univoca alla domanda: cosa c´è alla base della non comprensione di un testo? È noto a tutti il fatto che, se non siamo attenti, possiamo credere di aver letto un paragrafo per poi arrivare al punto e chiederci cosa si sia appena letto. Un altro caso in cui la comprensione non si verifica è quello dei testi specialistici su argomenti che non conosciamo, e che magari richiedono anni di studi solo per conoscere il significato dei termini utilizzati.
Sono soltanto due esempi, ma potrebbero essere molto di più. Infatti, non sono solo la familiarità col testo e le risorse attentive a decretare l´effettiva comprensione di un testo. Altri fattori entrano in gioco come motivazione, attenzione, competenze lessicali (vocabolario), conoscenza dell´argomento, velocità di lettura, accuratezza nella lettura,uso di strategie , il livello di difficoltà del testo e il genere testuale (poesia, finzione, cronaca).
Negli ultimi anni tuttavia, le conoscenze sull´apprendimento e sulla patologia di questo disturbo sono notevolmente aumentate tanto da essere sufficienti per essere trasferite alla clinica dei servizi territoriali. Attualmente in Italia esistono strumenti di valutazione e indicazioni riabilitative specifiche che possono essere fatte proprie da tutti coloro che a vario titolo si occupano di disturbi specifici dell´apprendimento.
Spesso questi soggetti hanno problematiche connesse alla memoria di lavoro e/o all´attenzione.
Detto questo è evidente che il "cattivo lettore" non è colui che legge male, ma colui che non capisce il significato di ciò che legge. Si tratta di un soggetto che si arresta frequentemente in fissazioni di lunga durata, torna molto spesso a rileggere la stessa cosa, non comprende bene ciò che legge. È importante ricordare che non basta avere una buona capacità di analisi dei dati, è molto importante anche che ciò che viene elaborato faccia parte di un contesto che il soggetto conosce già e che quindi egli possa inserire le informazioni in schemi mentali che già possiede.
Dunque può accadere che non si comprenda perché manca uno schema appropriato all´informazione, perché lo schema non è attivato in quanto il testo è troppo generico, perché viene attivato uno schema errato. È frequente cadere in interpretazioni errate e spesso ciò avviene per una sorta di processo a cascata, per il quale, se manca uno schema che organizza il nuovo materiale, esso sembra troppo generico e si adotta uno schema noto ma inadatto. Il ruolo degli schemi è quello di: fornire una struttura ordinata nella quale inserire nuove informazioni; permettere al lettore di distinguere tra informazioni marginali e centrali; permettere le inferenze; facilitare il ricordo in quanto creano una sorta di mappa mentale del testo.
L´ intervento specialistico non può prescindere da una corretta diagnosi, alcune ricerche del settore hanno dimostrato che interventi di tipo diverso possono offrire buoni risultati, soprattutto se combinano l´esercizio delle strategie e la promozione di abilità e conoscenze metacognitive.
dott/ssa Sara Solarino