MODICA - E COSI' IL CIOCCOLATO DA DOLCE SI TRASFORMO' IN AMARO: PER IL DOTT. CARMELO CATALDI LA POLEMICA SULLE ORIGINI DEL CIOCCOLATO MODICANO NON PUO' CHE TERMINARE CON UN PUBBLICO CONFRONTO E CON DOCUMENTI ALLA MANO.
Gentile Direttore mi permetta di replicare, a quanto giustamente lei ha dato spazio, all’interno di un articolo che avrebbe previsto semmai una risposta articolata e puntuale sulla materia e non un attacco pretestuoso, di cui non si definisce il contesto e finalizzato solo a tentare, maldestramente, di nascondere, ancora una volta, la verità che sta emergendo da copiosa documentazione archivistica.
Pertanto desidero, entrare io, si, nel merito di quanto detto da coloro che dialetticamente non sembrano e non possono essere “la mia controparte culturale”, sia nella sostanza che nella forma.
Qualche tempo dopo essere arrivato a Modica, nel 2017, sono andato a visitare il museo del cioccolato, di cui avevo sentito dire mediaticamente mirabilie e proprio quel giorno fui accompagnato dal Presidente del Consorzio e dall’Addetta Culturale dello stesso che erano presenti in sede.
Nell’occasione, considerato che prossimamente sarei dovuto andare a Ginevra, per assistere al Capitolo Generale degli Ordini Sabaudi, effettivamente concordammo di portare, a nome del Consorzio e del Comune di Modica, delle barrette di cioccolato, del Consorzio, a S.A.R. il Principe Emanuele Filiberto di Savoia, con l’invito formale, da parte del Presidente del Consorzio, di averlo ospite a Modica.
Effettivamente consegnai questo cadeau al Principe Emanuele Filiberto, che come di prassi, gentilmente, spese due parole per il cioccolato e il territorio del Val di Noto. Fine.
Al mio ritorno da Ginevra tutto cadde nel dimenticatoio e non ho più avuto rapporti di alcun genere né con il Consorzio del Cioccolato, il suo Presidente o chicchessia. Punto.
Recentemente ho terminato degli studi e delle attività letterarie su Modica, per cui mi sono voluto dedicare a documentare storicamente la tradizione del cioccolato modicano, (di cui probabilmente, a causa della passione per la scoperta, nei prossimi mesi potrebbe anche nascere un’idea di libro o di saggio) aldilà delle tempeste mediatiche e delle attività “culturali” e propagandistiche che si spendono quotidianamente in giro per l’Italia su tutti i canali e su tutte le testate giornalistiche.
Come ogni studioso e ricercatore sono partito dalle carte d’archivio e queste immediatamente mi hanno dato un quadro generale e diverso, contrastante con tutta la”filastrocca storica” fino adesso riportata, e più ho affondato e affondo le mani nelle carte, più sono venuto e vengo quotidianamente a conoscenza della verità storica e cioè che il cioccolato “modicano” alla fine è soltanto una riedizione di quello che inizialmente, dal 1731, almeno ad oggi sono questi i dati, e fino al 1785 e dal 1795 al 1805 si importava direttamente da Palermo, Malta e anche Noto.
Dal 1805 non esistono, al momento, carte che evidenziano una qualche attività anche solo di importazione del cioccolato su Modica o di produzione stessa in loco, che già, dopo quel breve lasso di tempo, si era già esaurita, per poi riprendere a metà ottocento con l’arrivo dei Bonajuto a Modica da Siracusa e Palermo, guarda caso.
Peraltro, la cosa che subito salta all’occhio è la mistificazione di un fantomatico primordiale cioccolatiere tale Giuseppe Scivoletto, che ripeto ad oggi, con documenti alla mano e non fantasie pseudo-storiche, era soltanto il carbonaio di casa Grimaldi alias Caser.
Era su tutto ciò che, eventualmente, ci si sarebbe aspettato di essere smentito, invece l’interlocutore o gli interlocutori X ha o hanno pensato bene, non sapendo cosa rispondere nel merito, di tentare la carta della strumentalizzazione di quel caso avvenuto proprio a causa dell’ignoranza indotta dal bombardamento mediatico fatto negli ultimi anni sul cioccolato. A chi verrebbe in mente di smentire una simile cosa, chi non da per scontato la buona fede della narrazione cioccolattaia, fatta, ora mi accorgo si, di inesattezze bibliche e di una facile trasposizione documentaria ad uso e consumo pro domo sua?
Per terminare, detto questo, poiché prossimamente realizzerò su Modica delle attività storico-culturali sul cioccolato, ne approfitto per lanciare un’opportunità, a chi ne abbia interesse: confrontiamoci storicamente su basi scientifiche, bibliografiche e archivistiche; io ci sono, aspetto di sapere quando e dove pubblicamente ci si vuole aprire a un dibattito serio sulla vera storia del cioccolato a Modica.
Nel frattempo le allego un altro documento da cui si evince la vera attività del presunto cioccolatiere, di sei mesi antecedente rispetto al gennaio 1746, quando, seppur evidente l’attività che svolgesse, si è voluto indicarlo come primo cioccolatiere e in cui si dichiara: a Giuseppe Scivoletto per portare di legni da Cafeo, al Mugifulo, e canni: tarì 12.
Dicevano i romani: Deterior surdus eo nullus, qui renuit audire.
Cordialmente
Dr. Carmelo Cataldi
Modica
Pertanto desidero, entrare io, si, nel merito di quanto detto da coloro che dialetticamente non sembrano e non possono essere “la mia controparte culturale”, sia nella sostanza che nella forma.
Qualche tempo dopo essere arrivato a Modica, nel 2017, sono andato a visitare il museo del cioccolato, di cui avevo sentito dire mediaticamente mirabilie e proprio quel giorno fui accompagnato dal Presidente del Consorzio e dall’Addetta Culturale dello stesso che erano presenti in sede.
Nell’occasione, considerato che prossimamente sarei dovuto andare a Ginevra, per assistere al Capitolo Generale degli Ordini Sabaudi, effettivamente concordammo di portare, a nome del Consorzio e del Comune di Modica, delle barrette di cioccolato, del Consorzio, a S.A.R. il Principe Emanuele Filiberto di Savoia, con l’invito formale, da parte del Presidente del Consorzio, di averlo ospite a Modica.
Effettivamente consegnai questo cadeau al Principe Emanuele Filiberto, che come di prassi, gentilmente, spese due parole per il cioccolato e il territorio del Val di Noto. Fine.
Al mio ritorno da Ginevra tutto cadde nel dimenticatoio e non ho più avuto rapporti di alcun genere né con il Consorzio del Cioccolato, il suo Presidente o chicchessia. Punto.
Recentemente ho terminato degli studi e delle attività letterarie su Modica, per cui mi sono voluto dedicare a documentare storicamente la tradizione del cioccolato modicano, (di cui probabilmente, a causa della passione per la scoperta, nei prossimi mesi potrebbe anche nascere un’idea di libro o di saggio) aldilà delle tempeste mediatiche e delle attività “culturali” e propagandistiche che si spendono quotidianamente in giro per l’Italia su tutti i canali e su tutte le testate giornalistiche.
Come ogni studioso e ricercatore sono partito dalle carte d’archivio e queste immediatamente mi hanno dato un quadro generale e diverso, contrastante con tutta la”filastrocca storica” fino adesso riportata, e più ho affondato e affondo le mani nelle carte, più sono venuto e vengo quotidianamente a conoscenza della verità storica e cioè che il cioccolato “modicano” alla fine è soltanto una riedizione di quello che inizialmente, dal 1731, almeno ad oggi sono questi i dati, e fino al 1785 e dal 1795 al 1805 si importava direttamente da Palermo, Malta e anche Noto.
Dal 1805 non esistono, al momento, carte che evidenziano una qualche attività anche solo di importazione del cioccolato su Modica o di produzione stessa in loco, che già, dopo quel breve lasso di tempo, si era già esaurita, per poi riprendere a metà ottocento con l’arrivo dei Bonajuto a Modica da Siracusa e Palermo, guarda caso.
Peraltro, la cosa che subito salta all’occhio è la mistificazione di un fantomatico primordiale cioccolatiere tale Giuseppe Scivoletto, che ripeto ad oggi, con documenti alla mano e non fantasie pseudo-storiche, era soltanto il carbonaio di casa Grimaldi alias Caser.
Era su tutto ciò che, eventualmente, ci si sarebbe aspettato di essere smentito, invece l’interlocutore o gli interlocutori X ha o hanno pensato bene, non sapendo cosa rispondere nel merito, di tentare la carta della strumentalizzazione di quel caso avvenuto proprio a causa dell’ignoranza indotta dal bombardamento mediatico fatto negli ultimi anni sul cioccolato. A chi verrebbe in mente di smentire una simile cosa, chi non da per scontato la buona fede della narrazione cioccolattaia, fatta, ora mi accorgo si, di inesattezze bibliche e di una facile trasposizione documentaria ad uso e consumo pro domo sua?
Per terminare, detto questo, poiché prossimamente realizzerò su Modica delle attività storico-culturali sul cioccolato, ne approfitto per lanciare un’opportunità, a chi ne abbia interesse: confrontiamoci storicamente su basi scientifiche, bibliografiche e archivistiche; io ci sono, aspetto di sapere quando e dove pubblicamente ci si vuole aprire a un dibattito serio sulla vera storia del cioccolato a Modica.
Nel frattempo le allego un altro documento da cui si evince la vera attività del presunto cioccolatiere, di sei mesi antecedente rispetto al gennaio 1746, quando, seppur evidente l’attività che svolgesse, si è voluto indicarlo come primo cioccolatiere e in cui si dichiara: a Giuseppe Scivoletto per portare di legni da Cafeo, al Mugifulo, e canni: tarì 12.
Dicevano i romani: Deterior surdus eo nullus, qui renuit audire.
Cordialmente
Dr. Carmelo Cataldi
Modica