" NON DOBBIAMO DIMENTCARE": MANIFESTAZIONI PER IL 25° DELLA STRAGE DI APACI A RAGUSA CON " ART.1 " E A MODICA CON IL SINDACO ABBATE.

Ragusa, 23 maggio 2017 - Art. 1 MDP ricorda la figura dei magistrati Giovanni Falcone e Francesca Morvillo e degli agenti della Polizia di Stato Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani a venticinque anni dalla strage di Capaci.
Ricordarli è dovere di tutti.
Il giudice Falcone diceva che "la mafia non è affatto invincibile e che occorre, piuttosto, rendersi conto che si tratta di un fenomeno terribilmente serio e molto grave".
Giovanni Falcone nel suo insegnamento affermava che mafie e corruzione sono fattori negativi della produzione, in contrasto con il capitale pulito e il lavoro onesto. Molte regioni italiane soffrono un deficit di sviluppo perché c´è il giogo della criminalità organizzata. Le mafie e i corrotti ci mettono le mani in tasca e frustrano il diritto della collettività a uno sviluppo sano e ben distribuito.
Questa impostazione deve essere rilanciata con una riflessione forte e
visibile.
Essa serve a rintuzzare la narrazione dell´indistinto "diritto alla sicurezza", brandito dalla destra, che fatalmente diventa il pretesto dei forti per farsi giustizia sommaria contro i deboli. E serve anche a riflettere su scelte legislative e applicative che finiscono spesso per privilegiare il reato di strada e il delitto teatrale e lasciano nell´ombra dell´impunità i reati dei colletti bianchi e quelli dei potentati economici.
Essa deve quindi essere accompagnata dalla declinazione di alcuni specifici canali applicativi.
Sebbene la legislazione italiana sul contrasto patrimoniale alle mafie sia molto avanzata, le scelte future che si faranno su taluni specifici terreni di contrasto di mafie e corruzione riveleranno la saldezza dell´ancoraggio e la volontà del recupero della strada perduta.
Art. 1 MDP della provincia di Ragusa intende assumere come priorità la lotta alle mafie e alla corruzione intraprendendo un percorso di iniziative specifiche (dalla vicenda oscura dello scioglimento del comune di Scicli alla richiesta, del Tavolo Verde, di accesso, ai sensi della normativa antimafia, al Mercato di Vittoria) ed azioni concrete finalizzate a questi obiettivi.
GM
Palazzo San Domenico – Modica, lì 23 maggio 2017
A venticinque anni della strage di Capaci. Sobria e intensa celebrazione a Modica
Sobria ma intensa la celebrazione del 25° anniversario della strage di Capaci dove perirono, per mano mafiosa, il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Nell’atrio di palazzo San Domenico si è formato un concentramento presenti il sindaco, Ignazio Abbate, il capitano dei carabinieri, Edoardo Cetola, il dirigente dei PS, Nicodemo Liotti, il comandante della stazione della GDF di Modica, Alessandro Salvatore e il tenete di vascello della Guardia Costiera Francesco Colombo e il vice comandante della Polizia Locale, Roberto Amore, cittadini e studenti.
Un corteo, composto anche dagli alunni della scuola elementare “Paolo Orsi” di Siracusa in gita a Modica, si è snodato lungo il Corso Umberto e che è stato accolto dai bambini delle elementari del plesso “Santa Marta” e dalla banda del Liceo Musicale “G.Verga” di Modica in Piazza Corrado Rizzone dove si trova la lapide rievocativa la strage di Capaci.
Il sindaco ha deposto una corona d’alloro nel mentre le note del silenzio di ordinanza hanno aperto un momento di grande commozione e riflessione.
“E’ grazie al sacrifico estremo di Giovanni Falcone, della moglie e delle vittime di quel terribile eccidio, ha puntualizzato il sindaco, che i giovani oggi possano ancora credere nei valori della democrazia e della libertà. Bisogna tenere alto il ricordo di quanti sono morti per difendere il senso dello Stato e delle Istituzioni ed è la ragione per la quale i giovani devono conservare e valorizzare questo momento.”
Dopo l’intonazione dell’inno di Mameli e una marcetta, la manifestazione si è sciolta.
Alla cerimonia celebrativa erano presenti oltre al sindaco, gli assessori Rita Floridia, Orazio Di Giacomo e Giorgio Belluardo, il presidente del consiglio comunale, Roberto Garaffa e i consiglieri comunali Luigi Giarratana e Giovanni Cappello Rizzarello.
L’Ufficio Stampa
Ricordarli è dovere di tutti.
Il giudice Falcone diceva che "la mafia non è affatto invincibile e che occorre, piuttosto, rendersi conto che si tratta di un fenomeno terribilmente serio e molto grave".
Giovanni Falcone nel suo insegnamento affermava che mafie e corruzione sono fattori negativi della produzione, in contrasto con il capitale pulito e il lavoro onesto. Molte regioni italiane soffrono un deficit di sviluppo perché c´è il giogo della criminalità organizzata. Le mafie e i corrotti ci mettono le mani in tasca e frustrano il diritto della collettività a uno sviluppo sano e ben distribuito.
Questa impostazione deve essere rilanciata con una riflessione forte e
visibile.
Essa serve a rintuzzare la narrazione dell´indistinto "diritto alla sicurezza", brandito dalla destra, che fatalmente diventa il pretesto dei forti per farsi giustizia sommaria contro i deboli. E serve anche a riflettere su scelte legislative e applicative che finiscono spesso per privilegiare il reato di strada e il delitto teatrale e lasciano nell´ombra dell´impunità i reati dei colletti bianchi e quelli dei potentati economici.
Essa deve quindi essere accompagnata dalla declinazione di alcuni specifici canali applicativi.
Sebbene la legislazione italiana sul contrasto patrimoniale alle mafie sia molto avanzata, le scelte future che si faranno su taluni specifici terreni di contrasto di mafie e corruzione riveleranno la saldezza dell´ancoraggio e la volontà del recupero della strada perduta.
Art. 1 MDP della provincia di Ragusa intende assumere come priorità la lotta alle mafie e alla corruzione intraprendendo un percorso di iniziative specifiche (dalla vicenda oscura dello scioglimento del comune di Scicli alla richiesta, del Tavolo Verde, di accesso, ai sensi della normativa antimafia, al Mercato di Vittoria) ed azioni concrete finalizzate a questi obiettivi.
GM
Palazzo San Domenico – Modica, lì 23 maggio 2017
A venticinque anni della strage di Capaci. Sobria e intensa celebrazione a Modica
Sobria ma intensa la celebrazione del 25° anniversario della strage di Capaci dove perirono, per mano mafiosa, il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Nell’atrio di palazzo San Domenico si è formato un concentramento presenti il sindaco, Ignazio Abbate, il capitano dei carabinieri, Edoardo Cetola, il dirigente dei PS, Nicodemo Liotti, il comandante della stazione della GDF di Modica, Alessandro Salvatore e il tenete di vascello della Guardia Costiera Francesco Colombo e il vice comandante della Polizia Locale, Roberto Amore, cittadini e studenti.
Un corteo, composto anche dagli alunni della scuola elementare “Paolo Orsi” di Siracusa in gita a Modica, si è snodato lungo il Corso Umberto e che è stato accolto dai bambini delle elementari del plesso “Santa Marta” e dalla banda del Liceo Musicale “G.Verga” di Modica in Piazza Corrado Rizzone dove si trova la lapide rievocativa la strage di Capaci.
Il sindaco ha deposto una corona d’alloro nel mentre le note del silenzio di ordinanza hanno aperto un momento di grande commozione e riflessione.
“E’ grazie al sacrifico estremo di Giovanni Falcone, della moglie e delle vittime di quel terribile eccidio, ha puntualizzato il sindaco, che i giovani oggi possano ancora credere nei valori della democrazia e della libertà. Bisogna tenere alto il ricordo di quanti sono morti per difendere il senso dello Stato e delle Istituzioni ed è la ragione per la quale i giovani devono conservare e valorizzare questo momento.”
Dopo l’intonazione dell’inno di Mameli e una marcetta, la manifestazione si è sciolta.
Alla cerimonia celebrativa erano presenti oltre al sindaco, gli assessori Rita Floridia, Orazio Di Giacomo e Giorgio Belluardo, il presidente del consiglio comunale, Roberto Garaffa e i consiglieri comunali Luigi Giarratana e Giovanni Cappello Rizzarello.
L’Ufficio Stampa