SCICLI- GUGLIELMO FERRO SPIEGA I MOTIVI DEL RICORSO AL TAR DEL LAZIO AVVERSO LO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE

"Vorrei che fosse chiara una cosa: I Consiglieri e gli Assessori che promuovono questo ricorso avverso lo scioglimento del Consiglio per contaminazione da parte della criminalità organizzata non hanno nessun interesse personale, né politico né di altra natura, alla cancellazione del DPR del 29 aprile.
Nessuno dei ricorrenti è stato colpito né, per ciò che mi consta, è suscettibile di venir colpito da provvedimento di ineleggibilità, laddove si porrebbe un problema di onorabilità personale in tutti i casi, ma particolarmente nei casi in cui il singolo ricorrente si prefiguri un futuro nel prosieguo della vita amministrativa cittadina. Per inciso aggiungo che diversi fra noi, certamente il sottoscritto, non hanno nessuna intenzione, almeno per qualche anno di candidarsi nuovamente a ricoprire cariche pubbliche.
Pertanto, in verità, non si pone alcun problema di riscatto personale, dato che in nessun modo alcuno di noi ha la minima ragione di veder messa in discussione la propria dignità personale in relazione alle condotte tenute nelle vicende amministrative, se si trattasse solo di questo, sia sul piano giudiziario che su quello della reputazione nel contesto cittadino, né io personalmente né alcun altro dei ricorrenti avrebbe il minimo motivo di adire un ricorso che, oltretutto, comporta anche un onere economico.
Tanto è vero ciò che, proprio in forza di tali considerazioni di indifferenza ed irrilevanza personale rispetto al problema, ci sono diversi altri consiglieri che hanno ritenuto di non farlo il ricorso.
Noi invece abbiamo un diverso sentire rispetto al peso di altre ragioni, pubbliche non private, per cui tale ricorso é un dovere cui non ci si può assolutamente sottrarre.
Nel 2012, noi ci siamo presentati ai cittadini, gli assessori lo hanno fatto successivamente ma è la stessa cosa, assumendoci la responsabilità di voler rappresentare questa Città e di volercene prendere cura.
Eravamo convinti allora che da quell´impegno ci discendesse, se non altro, il preciso dovere di difendere ad ogni costo gli interessi della Città. Nulla ci da il diritto di sentirci sciolti oggi da tale impegno. Le note vicende amministrative ci hanno portato ad un provvedimento che noi riteniamo ingiusto e che è certamente lesivo degli interessi morali e materiali, non solo del disciolto consiglio, ma della intera Città.
Chi voglia ritenersi degno di rappresentarla questa Città, chi ha ardito una volta a chiedere il consenso degli Sciclitani per ottenerne la rappresentanza, a tutti i livelli dico, non solo a quello comunale, o chi ardisca farlo in futuro, ma come può pensare di palesare indifferenza rispetto ad una questione come questa, una questione che, credetemi, non ha nulla a che vedere con la dignità di Guglielmo Ferro o di Pino Savarino o di qualcun altro ma ha a che vedere con il diritto calpestato di questa Città ad avere una propria rappresentanza, ha a che vedere con una lesione, una deminutio, in grado, fra l´altro, di creare ulteriori danni alla Città.
Solo a mero titolo di esempio perché l´elenco potrebbe esser più lungo: proprio mentre la Città metteva seriamente mano al risanamento, circostanza fra l´altro fattivamente asserita anche dai commissari, proprio mentre ci si accingeva a trovare soluzioni nuove e risolutive ad annose questioni come quelle dei crediti verso i comuni vicini o quelle di un nuovo sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti, ecco che giunge un provvedimento che, nei fatti, rimette tutto in discussione e, soprattutto, sottrae la titolarità delle soluzioni e delle relative responsabilità alla legittima rappresentanza cittadina.
Lo scioglimento, per l´ingiustizia che rappresenta verso questo Consiglio, ma anche verso questo Comune e questa Città, per le modalità con cui è maturato, traduce il ricorso contro di esso in un dovere di coinvolgimento, non dico materiale, ma quantomeno morale ed emotivo da parte di tutti coloro che dicono di amare la propria Città, primi fra tutti i rappresentanti politici a tutti i livelli.
In conclusione questo ricorso è il mio ultimo atto politico. Vi prego di credere che, per quel che mi riguarda nello stretto privato, sarebbe stato assai più comodo lasciar correre e, nell´indifferenza, implicitamente consegnare alla storia l´ammissione di un consiglio condizionato dai delinquenti e conseguentemente delinquente esso stesso e con esso un po´ tutta la Città.
Certo avrei potuto farlo, sarebbe stato assai più comodo, ma conoscendomi so che, il tribunale della mia coscienza, non il Ministero, non il TAR, mi avrebbe condannato per molto tempo, al tormento di chi avverte su di se l´infamia della ignavia e della vigliaccheria."
Guglielmo Ferro
ex presidente del Consiglio comunale di Scicli
Nessuno dei ricorrenti è stato colpito né, per ciò che mi consta, è suscettibile di venir colpito da provvedimento di ineleggibilità, laddove si porrebbe un problema di onorabilità personale in tutti i casi, ma particolarmente nei casi in cui il singolo ricorrente si prefiguri un futuro nel prosieguo della vita amministrativa cittadina. Per inciso aggiungo che diversi fra noi, certamente il sottoscritto, non hanno nessuna intenzione, almeno per qualche anno di candidarsi nuovamente a ricoprire cariche pubbliche.
Pertanto, in verità, non si pone alcun problema di riscatto personale, dato che in nessun modo alcuno di noi ha la minima ragione di veder messa in discussione la propria dignità personale in relazione alle condotte tenute nelle vicende amministrative, se si trattasse solo di questo, sia sul piano giudiziario che su quello della reputazione nel contesto cittadino, né io personalmente né alcun altro dei ricorrenti avrebbe il minimo motivo di adire un ricorso che, oltretutto, comporta anche un onere economico.
Tanto è vero ciò che, proprio in forza di tali considerazioni di indifferenza ed irrilevanza personale rispetto al problema, ci sono diversi altri consiglieri che hanno ritenuto di non farlo il ricorso.
Noi invece abbiamo un diverso sentire rispetto al peso di altre ragioni, pubbliche non private, per cui tale ricorso é un dovere cui non ci si può assolutamente sottrarre.
Nel 2012, noi ci siamo presentati ai cittadini, gli assessori lo hanno fatto successivamente ma è la stessa cosa, assumendoci la responsabilità di voler rappresentare questa Città e di volercene prendere cura.
Eravamo convinti allora che da quell´impegno ci discendesse, se non altro, il preciso dovere di difendere ad ogni costo gli interessi della Città. Nulla ci da il diritto di sentirci sciolti oggi da tale impegno. Le note vicende amministrative ci hanno portato ad un provvedimento che noi riteniamo ingiusto e che è certamente lesivo degli interessi morali e materiali, non solo del disciolto consiglio, ma della intera Città.
Chi voglia ritenersi degno di rappresentarla questa Città, chi ha ardito una volta a chiedere il consenso degli Sciclitani per ottenerne la rappresentanza, a tutti i livelli dico, non solo a quello comunale, o chi ardisca farlo in futuro, ma come può pensare di palesare indifferenza rispetto ad una questione come questa, una questione che, credetemi, non ha nulla a che vedere con la dignità di Guglielmo Ferro o di Pino Savarino o di qualcun altro ma ha a che vedere con il diritto calpestato di questa Città ad avere una propria rappresentanza, ha a che vedere con una lesione, una deminutio, in grado, fra l´altro, di creare ulteriori danni alla Città.
Solo a mero titolo di esempio perché l´elenco potrebbe esser più lungo: proprio mentre la Città metteva seriamente mano al risanamento, circostanza fra l´altro fattivamente asserita anche dai commissari, proprio mentre ci si accingeva a trovare soluzioni nuove e risolutive ad annose questioni come quelle dei crediti verso i comuni vicini o quelle di un nuovo sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti, ecco che giunge un provvedimento che, nei fatti, rimette tutto in discussione e, soprattutto, sottrae la titolarità delle soluzioni e delle relative responsabilità alla legittima rappresentanza cittadina.
Lo scioglimento, per l´ingiustizia che rappresenta verso questo Consiglio, ma anche verso questo Comune e questa Città, per le modalità con cui è maturato, traduce il ricorso contro di esso in un dovere di coinvolgimento, non dico materiale, ma quantomeno morale ed emotivo da parte di tutti coloro che dicono di amare la propria Città, primi fra tutti i rappresentanti politici a tutti i livelli.
In conclusione questo ricorso è il mio ultimo atto politico. Vi prego di credere che, per quel che mi riguarda nello stretto privato, sarebbe stato assai più comodo lasciar correre e, nell´indifferenza, implicitamente consegnare alla storia l´ammissione di un consiglio condizionato dai delinquenti e conseguentemente delinquente esso stesso e con esso un po´ tutta la Città.
Certo avrei potuto farlo, sarebbe stato assai più comodo, ma conoscendomi so che, il tribunale della mia coscienza, non il Ministero, non il TAR, mi avrebbe condannato per molto tempo, al tormento di chi avverte su di se l´infamia della ignavia e della vigliaccheria."
Guglielmo Ferro
ex presidente del Consiglio comunale di Scicli