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SIRACUSA - MUORE DI CORONAVIRUS L'ARCH. CALOGERO RIZZUTO, DIRETTORE DEL PARCO ARCHEOLOGICO DI SIRACUSA, ELORO E VILLA DEL TELLARO, GIA' SOPRINTENDENTE A RAGUSA: IN MANCANZA DI NOTIZIE SULL'ESITO DEI TAMPONI E IN ASSENZA DI AMBULANZE, LA MOGLIE ERA STATA COSTRETTA A TRASPORTARLO SULLA PROPRIA AUTO. DENUNCIA DELL'ON. DIPASQUALE AL PREfETTO E ALLA PROCURA DI SIRACUSA.

l'ex soprintendente di Ragusa Calogero Rizzuto
Coronavirus, morto l’arch. Calogero Rizzuto. La denuncia dell’on. Dipasquale (PD): “Mi auguro che a nessun siciliano capiti la stessa assurda storia”
Non ce l’ha fatta l’arch. Calogero Rizzuto, direttore del Parco Archeologico di Siracusa, Eloro e Villa del Tellaro, già Soprintendente ai Beni Culturali della provincia di Ragusa, deceduto oggi per contagio da Covid-19.
“Sono stato in apprensione per l’amico Calogero per ben due settimane - commenta Nello Dipasquale, parlamentare regionale del PD - e purtroppo è successo quanto temevo. Alla sua famiglia vanno le mie più sentite condoglianze: la Sicilia perde un grande professionista e sono moltissimi i ricordi che mi legano a lui e al lavoro eccellente che ha svolto anche in provincia di Ragusa”.
“Per giorni, però - continua Dipasquale - ho tenuto per me delle considerazione e dei fatti che adesso, visto l’esito tragico, non posso più tacere. Lo scorso 13 marzo ho inviato al Prefetto di Siracusa una lettera nella quale ho raccontato puntualmente l’assurda vicenda che ha riguardato Rizzuto, almeno fino a quella data, quando ormai si trovava in rianimazione. Quella lettera che avevo inviato al rappresentante del Governo nazionale adesso è diventata una denuncia alla Procura della Repubblica di Siracusa perché verifichi eventuali responsabilità in merito alla morte di Rizzuto che arriva ad essere ricoverato forse ormai troppo tardi e nessun siciliano deve vivere lo stesso “calvario” assurdo che ora mi appresto a raccontare”.
“Lo scorso 9 marzo - spiega Dipasquale - Calogero Rizzuto, su indicazione del proprio medico di famiglia e accompagnato dalla moglie, si reca a fare il tampone poiché da una settimana accusava febbre e tosse. Da quel momento le sue condizioni peggiorano gradualmente fino al ricovero avvenuto nel tardo pomeriggio del 12 marzo. Nel frattempo del tampone nessuna notizia: contattato dalla moglie di Rizzuto, mi sono personalmente occupato di reperire informazioni in merito all’esito dell’esame senza avere mai nessuna risposta né dalla direzione dell’ASP di Siracusa, né dal Policlinico di Catania dove il tampone era stato inviato. L’11 marzo Rizzuto (già stremato) viene portato dalla moglie in ospedale. Non ci sono ambulanze disponibili e la signora è costretta a caricare il marito in auto abbassando un sedile. Viene chiesto che venga eseguito un nuovo tampone e nessun altro esame viene effettuato per verificare la presenza di un’eventuale polmonite. Un esame RX al torace sarebbe stato sufficiente. Al 12 marzo nessun risultato per i due tamponi effettuati. Addirittura mi si dice che quei tamponi, secondo le direttive ministeriali, non erano da farsi perché dalla scheda del paziente non risultavano fattori di rischio. “Fare due tamponi in due giorni è da incompetenti. Dalla scheda del paziente si evince che non ha alcuna indicazione di rischio: tosse (?) contatti con coreani (?). Chiunque vedendo queste indicazioni li manderebbe a quel paese. Nell’emergenza attuale bisogna fare scelte di priorità”. Questo è il tono delle rassicurazioni che mi venivano fornite. A questo punto se febbre, tosse e un incontro con una delegazione coreana non erano da considerare fattori di rischio comincio a non capire quali possano esserlo. Nel primo pomeriggio del 12 marzo, sempre più preoccupato, contatto l’assessore Razza al quale racconto tutta la paradossale vicenda. L’assessore , al di là dell’esito dei tamponi, ritiene necessario l’immediato ricovero. Alle 18 circa del 12 marzo il paziente Calogero Rizzuto viene ricoverato, sottoposto a TAC che dà esito di polmonite grave. Alle 23 dello stesso giorno la moglie mi comunica che al marito stanno somministrando l’ossigeno perché è in insufficienza respiratoria. Il 13 marzo, dopo quattro giorni, arriva l’esito di un tampone, non si sa quale dei due effettuati. Risultato: Covid-19. Ma Rizzuto è già in rianimazione”.
“Questa è la vicenda, più o meno - continua Dipasquale - e ho un’infinità di perplessità su quanto accaduto. Non sono un medico e non so cosa sarebbe potuto accadere se Rizzuto fosse stato ricoverato il 9 marzo o il giorno dopo. Non so dire se due o tre giorni avrebbero potuto fare la differenza. Qualcuno, però, dovrebbe poterlo dire alla moglie, a noi amici e a tutti i siciliani. Forse la tempestiva individuazione della patologia non solo avrebbe potuto salvargli la vita, ma avrebbe potuto ridurre ulteriori contagi a carico di quanti hanno avuto contatti con il paziente nei giorni precedenti il 9 marzo”.
“Davvero mi auguro che non capiti più nulla del genere - conclude Dipasquale - e penso che in questa tragica vicenda qualcuno deve accertare se esistono o meno delle responsabilità”.
Ragusa 23 marzo 2020
Gruppo parlamentare Partito Democratico XVII Legislatura
On. Emanuele Dipasquale
Ill.Eccellenza, signor Prefetto di Siracusa,
Giorno 9 marzo il paziente Calogero Rizzuto, residente a Rosolini,
accompagnato dalla moglie, su indicazione del medico di famiglia, va a
fare il tampone poiché’ affetto da febbre e tosse da una settimana.
Giorno 10marzo in serata , contattato dalla moglie del Rizzuto, poiché
ancora non aveva avuto alcun esito, mi attivo prontamente per capire
cosa stava accadendo, contattando il direttore dell’Asp di Siracusa,
dott.re Ficarra, alle ore 19,34 che mi risponde che l’esito dei tamponi di
giorno 9 non era ancora arrivato.
Giorno 11 marzo alle ore 8,16 della mattina il dott. Ficarra, mi rigira su
whatsapp messaggio del Policlinico di Catania, che attesta l’assenza di
notizie sull’ esito del tampone di giorno 9.
Sempre in contatto con la moglie, inizio a preoccuparmi poiché Rizzuto
mostra costante peggioramento.
Fortemente preoccupato, scrivo al dott. Ficarra ribadendo che non
possiamo ancora aspettare l’esito del tampone perché Rizzuto si
aggrava di ora in ora, nella mattinata viene contattata dall’asp di
Siracusa la moglie per rifare il tampone.
La moglie , poiché il marito è stremato , cerca un’ambulanza invano.
Decide allora di abbassare il sedile e portarlo con la sua macchina a
fare il nuovo tampone.
Rifanno il tampone, nessun altro esame (RX) per verificare eventuale
polmonite, e lo rispediscono a casa, in attesa dell’ esito del nuovo
tampone.
Giovedì 12marzo alle 10 circa del mattino contatto nuovamente il dott.
Ficarra per avere notizie sempre dei tamponi. Il dott. Ficarra mi risponde
che non ci sono notizie e se voglio posso contattare personalmente il
Policlinico di Catania.
Gli ribadisco che Rizzuto sta rischiando di morire.
Contatto immediatamente il Direttore della Sanità dott. La Rocca alle ore
12 e mi scrive che alle 14 il prof. Scalia comunicherà l’esito dei tamponi,
faccio riferimento dei tamponi effettuati giorno 9 e giorno 11per i quali si
attende risposta, mi dicono alle 14 del 12 di marzo.
Nel frattempo contatto, oltre al Direttore regionale La Rocca anche il mio
collega On.le Barbagallo per capire che sta succedendo al Policlinico di
Catania con questi benedetti o maledetti tamponi.
Ad entrambi, prontamente attivatisi, il referente del Policlinico scrive che
il tampone non andava fatto secondo le direttive ministeriali, poiché
dalla scheda non aveva indicazioni di rischio: tosse , febbre, e incontro
con delegazione coreana a fine febbraio già comunicata in occasione
del 1 tampone di giorno 9 marzo, ribadendo che l’emergenza imponeva
delle scelte su criteri di priorità ( giorno 12 marzo ore 13:38).
Continuo a non sentirmi rassicurato, sempre in contatto con la moglie
che mi comunica il permanere della febbre, chiamo l’Assessore
Regionale Avv.Ruggero Razza e gli spiego tutta la triste e paradossale
vicenda.
Immediatamente l’Assessore mi dice che ritiene utile a prescindere dal
tampone il ricovero e con successivo messaggio alle 17:43 mi conferma
che è in corso il ricovero di Rizzuto.
Alle 21:33 l’Assessore mi scrive che dall’ esito della TAC effettuata al
ricovero risulta affetto da polmonite.
Alle 23:29 la moglie mi comunica che al marito stanno somministrando
l’ossigeno perché con insufficienza respiratoria, tutto questo dopo
appena 12 ore dai messaggi del Policlinico che il paziente non
necessitava di tampone.
Giorno 13 alle 8:30 arriva l’esito positivo del tampone: COVID-19
Il paziente a quell’ora è già in rianimazione.
Io non sono un medico, non lo so se Calogero Rizzuto fosse stato
ricoverato già giorno 9 o10 marzo , avrebbe potuto evitarsi la sala
rianimazione, questo non tocca a me stabilirlo.
Oggi mi auguro soltanto che ne esca prima possibile e che nessun altro
si trovi nelle condizioni in cui si è trovato lui, sua moglie, i suoi familiari.
Purtroppo il ritardo nell’individuare la positività del tampone per ben 5
giorni non ha fatto scattare prontamente l’obbligo di quarantena nei
confronti di quanti(familiari,amici,collaboratori) avevano avuto contatti
con lui proseguendo la loro normale vita.
Forse la tempestiva individuazione della patologia del Paziente Rizzuto
che non so se definire paziente 1, avrebbe potuto ridurre ulteriori
contagi a carico di quanti hanno avuto contatti con il paziente nei giorni
precedenti il 9 marzo.
Tutto questo mi corre l’obbligo di comunicarLe al fine di valutare
eventuali azioni che Ella vorrà intraprendere a tutela della salute dei
cittadini.
Ragusa 14 marzo 2020
On.le Emanuele Dipasquale
Non ce l’ha fatta l’arch. Calogero Rizzuto, direttore del Parco Archeologico di Siracusa, Eloro e Villa del Tellaro, già Soprintendente ai Beni Culturali della provincia di Ragusa, deceduto oggi per contagio da Covid-19.
“Sono stato in apprensione per l’amico Calogero per ben due settimane - commenta Nello Dipasquale, parlamentare regionale del PD - e purtroppo è successo quanto temevo. Alla sua famiglia vanno le mie più sentite condoglianze: la Sicilia perde un grande professionista e sono moltissimi i ricordi che mi legano a lui e al lavoro eccellente che ha svolto anche in provincia di Ragusa”.
“Per giorni, però - continua Dipasquale - ho tenuto per me delle considerazione e dei fatti che adesso, visto l’esito tragico, non posso più tacere. Lo scorso 13 marzo ho inviato al Prefetto di Siracusa una lettera nella quale ho raccontato puntualmente l’assurda vicenda che ha riguardato Rizzuto, almeno fino a quella data, quando ormai si trovava in rianimazione. Quella lettera che avevo inviato al rappresentante del Governo nazionale adesso è diventata una denuncia alla Procura della Repubblica di Siracusa perché verifichi eventuali responsabilità in merito alla morte di Rizzuto che arriva ad essere ricoverato forse ormai troppo tardi e nessun siciliano deve vivere lo stesso “calvario” assurdo che ora mi appresto a raccontare”.
“Lo scorso 9 marzo - spiega Dipasquale - Calogero Rizzuto, su indicazione del proprio medico di famiglia e accompagnato dalla moglie, si reca a fare il tampone poiché da una settimana accusava febbre e tosse. Da quel momento le sue condizioni peggiorano gradualmente fino al ricovero avvenuto nel tardo pomeriggio del 12 marzo. Nel frattempo del tampone nessuna notizia: contattato dalla moglie di Rizzuto, mi sono personalmente occupato di reperire informazioni in merito all’esito dell’esame senza avere mai nessuna risposta né dalla direzione dell’ASP di Siracusa, né dal Policlinico di Catania dove il tampone era stato inviato. L’11 marzo Rizzuto (già stremato) viene portato dalla moglie in ospedale. Non ci sono ambulanze disponibili e la signora è costretta a caricare il marito in auto abbassando un sedile. Viene chiesto che venga eseguito un nuovo tampone e nessun altro esame viene effettuato per verificare la presenza di un’eventuale polmonite. Un esame RX al torace sarebbe stato sufficiente. Al 12 marzo nessun risultato per i due tamponi effettuati. Addirittura mi si dice che quei tamponi, secondo le direttive ministeriali, non erano da farsi perché dalla scheda del paziente non risultavano fattori di rischio. “Fare due tamponi in due giorni è da incompetenti. Dalla scheda del paziente si evince che non ha alcuna indicazione di rischio: tosse (?) contatti con coreani (?). Chiunque vedendo queste indicazioni li manderebbe a quel paese. Nell’emergenza attuale bisogna fare scelte di priorità”. Questo è il tono delle rassicurazioni che mi venivano fornite. A questo punto se febbre, tosse e un incontro con una delegazione coreana non erano da considerare fattori di rischio comincio a non capire quali possano esserlo. Nel primo pomeriggio del 12 marzo, sempre più preoccupato, contatto l’assessore Razza al quale racconto tutta la paradossale vicenda. L’assessore , al di là dell’esito dei tamponi, ritiene necessario l’immediato ricovero. Alle 18 circa del 12 marzo il paziente Calogero Rizzuto viene ricoverato, sottoposto a TAC che dà esito di polmonite grave. Alle 23 dello stesso giorno la moglie mi comunica che al marito stanno somministrando l’ossigeno perché è in insufficienza respiratoria. Il 13 marzo, dopo quattro giorni, arriva l’esito di un tampone, non si sa quale dei due effettuati. Risultato: Covid-19. Ma Rizzuto è già in rianimazione”.
“Questa è la vicenda, più o meno - continua Dipasquale - e ho un’infinità di perplessità su quanto accaduto. Non sono un medico e non so cosa sarebbe potuto accadere se Rizzuto fosse stato ricoverato il 9 marzo o il giorno dopo. Non so dire se due o tre giorni avrebbero potuto fare la differenza. Qualcuno, però, dovrebbe poterlo dire alla moglie, a noi amici e a tutti i siciliani. Forse la tempestiva individuazione della patologia non solo avrebbe potuto salvargli la vita, ma avrebbe potuto ridurre ulteriori contagi a carico di quanti hanno avuto contatti con il paziente nei giorni precedenti il 9 marzo”.
“Davvero mi auguro che non capiti più nulla del genere - conclude Dipasquale - e penso che in questa tragica vicenda qualcuno deve accertare se esistono o meno delle responsabilità”.
Ragusa 23 marzo 2020
Leandro Papa
Di seguito la lettera inviata dall'on. Dipasquale al Prefetto di Siracusa
Repubblica Italiana
Assemblea Regionale SicilianaGruppo parlamentare Partito Democratico XVII Legislatura
On. Emanuele Dipasquale
Ill.Eccellenza, signor Prefetto di Siracusa,
Giorno 9 marzo il paziente Calogero Rizzuto, residente a Rosolini,
accompagnato dalla moglie, su indicazione del medico di famiglia, va a
fare il tampone poiché’ affetto da febbre e tosse da una settimana.
Giorno 10marzo in serata , contattato dalla moglie del Rizzuto, poiché
ancora non aveva avuto alcun esito, mi attivo prontamente per capire
cosa stava accadendo, contattando il direttore dell’Asp di Siracusa,
dott.re Ficarra, alle ore 19,34 che mi risponde che l’esito dei tamponi di
giorno 9 non era ancora arrivato.
Giorno 11 marzo alle ore 8,16 della mattina il dott. Ficarra, mi rigira su
whatsapp messaggio del Policlinico di Catania, che attesta l’assenza di
notizie sull’ esito del tampone di giorno 9.
Sempre in contatto con la moglie, inizio a preoccuparmi poiché Rizzuto
mostra costante peggioramento.
Fortemente preoccupato, scrivo al dott. Ficarra ribadendo che non
possiamo ancora aspettare l’esito del tampone perché Rizzuto si
aggrava di ora in ora, nella mattinata viene contattata dall’asp di
Siracusa la moglie per rifare il tampone.
La moglie , poiché il marito è stremato , cerca un’ambulanza invano.
Decide allora di abbassare il sedile e portarlo con la sua macchina a
fare il nuovo tampone.
Rifanno il tampone, nessun altro esame (RX) per verificare eventuale
polmonite, e lo rispediscono a casa, in attesa dell’ esito del nuovo
tampone.
Giovedì 12marzo alle 10 circa del mattino contatto nuovamente il dott.
Ficarra per avere notizie sempre dei tamponi. Il dott. Ficarra mi risponde
che non ci sono notizie e se voglio posso contattare personalmente il
Policlinico di Catania.
Gli ribadisco che Rizzuto sta rischiando di morire.
Contatto immediatamente il Direttore della Sanità dott. La Rocca alle ore
12 e mi scrive che alle 14 il prof. Scalia comunicherà l’esito dei tamponi,
faccio riferimento dei tamponi effettuati giorno 9 e giorno 11per i quali si
attende risposta, mi dicono alle 14 del 12 di marzo.
Nel frattempo contatto, oltre al Direttore regionale La Rocca anche il mio
collega On.le Barbagallo per capire che sta succedendo al Policlinico di
Catania con questi benedetti o maledetti tamponi.
Ad entrambi, prontamente attivatisi, il referente del Policlinico scrive che
il tampone non andava fatto secondo le direttive ministeriali, poiché
dalla scheda non aveva indicazioni di rischio: tosse , febbre, e incontro
con delegazione coreana a fine febbraio già comunicata in occasione
del 1 tampone di giorno 9 marzo, ribadendo che l’emergenza imponeva
delle scelte su criteri di priorità ( giorno 12 marzo ore 13:38).
Continuo a non sentirmi rassicurato, sempre in contatto con la moglie
che mi comunica il permanere della febbre, chiamo l’Assessore
Regionale Avv.Ruggero Razza e gli spiego tutta la triste e paradossale
vicenda.
Immediatamente l’Assessore mi dice che ritiene utile a prescindere dal
tampone il ricovero e con successivo messaggio alle 17:43 mi conferma
che è in corso il ricovero di Rizzuto.
Alle 21:33 l’Assessore mi scrive che dall’ esito della TAC effettuata al
ricovero risulta affetto da polmonite.
Alle 23:29 la moglie mi comunica che al marito stanno somministrando
l’ossigeno perché con insufficienza respiratoria, tutto questo dopo
appena 12 ore dai messaggi del Policlinico che il paziente non
necessitava di tampone.
Giorno 13 alle 8:30 arriva l’esito positivo del tampone: COVID-19
Il paziente a quell’ora è già in rianimazione.
Io non sono un medico, non lo so se Calogero Rizzuto fosse stato
ricoverato già giorno 9 o10 marzo , avrebbe potuto evitarsi la sala
rianimazione, questo non tocca a me stabilirlo.
Oggi mi auguro soltanto che ne esca prima possibile e che nessun altro
si trovi nelle condizioni in cui si è trovato lui, sua moglie, i suoi familiari.
Purtroppo il ritardo nell’individuare la positività del tampone per ben 5
giorni non ha fatto scattare prontamente l’obbligo di quarantena nei
confronti di quanti(familiari,amici,collaboratori) avevano avuto contatti
con lui proseguendo la loro normale vita.
Forse la tempestiva individuazione della patologia del Paziente Rizzuto
che non so se definire paziente 1, avrebbe potuto ridurre ulteriori
contagi a carico di quanti hanno avuto contatti con il paziente nei giorni
precedenti il 9 marzo.
Tutto questo mi corre l’obbligo di comunicarLe al fine di valutare
eventuali azioni che Ella vorrà intraprendere a tutela della salute dei
cittadini.
Ragusa 14 marzo 2020
On.le Emanuele Dipasquale