VITTORIA - ELEZIONI AMMINISTRATIVE 2016: INTERVISTA A FRANCESCO AIELLO, CANDIDATO A SINDACO ( prima parte )


Francesco Aiello tenta, con un insieme di liste di appoggio ( Azione democratica, PSI e altri ) la conquista del Comune alle prossime amministrative di primavera. Laureato in Lettere, consigliere comunale, storico sindaco di Vittoria, più volte deputato all´ARS per il PCI, assessore regionale all´Agricoltura per due volte, candidato al parlamento di Strasburgo con 66.000 preferenze nella circoscrizione Sicilia- Sardegna, personaggio poltico di indubbia levatura,protagonita della lotta contro l´istallazione dei missili a Comiso con la proclamazione della denuclearizzazione del territorio vittoriese e del divieto di transito per i TEL ( mezzi trasportatori e lanciatori di missili ),Aiello risponde ad alcune nostre domande, presentando il programma per la sua sindacatura. L´intervista, lunga, sarà pubblicata in due puntate.
On. Aiello,il Mercato di Vittoria, uno deii più importanti in Italia, è da tempo oggetto di infiltrazioni mafiose o paramafiose, come si evince dalla stessa relazione del sen. Giuseppe Lumia, esponente dell´Antimafia. Cosa ne pensa ?
I
Alcuni personaggi, a livello istituzionale, hanno preso le distanze dalla Interrogazione del Sen. Lumia sulle infiltrazioni presenti nella dinamica di funzionamento della filiera agroalimentare e del Mercato ortofrutticolo di Vittoria.
Preferiscono prudenzialmente lasciare la battaglia antimafia scoperta mentre lo scontro sul territorio si fa più impegnativa.
Credo in primo luogo di dovere precisare che i nomi e i cognomi riportati nella interrogazione non possono che risultare parziali ed è anche chiaro che una elencazione sintetica, come quella riportata, rischia di mettere sullo stesso piano tante personalità, riconducibili ad attività e contesti diversi, dove ciascuna delle persone citate ha svolto o vissuto storie, profili e responsabilità particolari, specifiche per spessore di interessi o di appartenenza.
Penso anche che alcuni altri personaggi meritavano di comparire in questo elenco, ma non è certo questo l’aspetto che più ci interessa quanto invece la fenomenologia che caratterizza il rapporto tra economia agraria e interessi mafiosi all’interno dei Mercati e nella filiera agroalimentare.
I Mercati sono strutture pubbliche, dove le infiltrazioni tendono a mascherarsi in cointeressenze mascherate, quasi mai evidenti, tranne che in casi particolari.
Al riparo di una accorta cortina di legalità formale, la mano pesante delle mafie è stata comunque sempre presente, attiva, e anche efficace sotto il profilo del condizionamento dei processi di funzionamento delle strutture mercatali: a partire dalla formazione dei prezzi soprattutto, o per meglio dire dalla distorsione sistematica dei prezzi di vendita dei prodotti agricoli, legalizzata da una disarmata e impotente sottomissione degli stessi produttori, delle stesse vittime cioè del meccanismo che il dominio speculativo sulla formazione dei prezzi riesce ad assumere.
Non si dicono cose sbagliate quando si ribadisce che in un Mercato operano anche persone per bene, in regola con le leggi, gente non affiliata ai clan, gente normale.
La domanda che però non solo io mi pongo è la seguente: perché tutti sembrano volere protestare in coro assieme ai para-mafiosi e giurare che al Mercato tutti sono ok? Come dire: uno per tutti, come i moschettieri del Re.
E mi chiedo allora come sia possibile che quelle stesse persone oneste, che noi stessi difendiamo dalle generalizzazioni sommarie, non riescano a vedere tutto ciò che è sotto gli occhi di tutti ?
La ragione, a mio avviso, è semplice: nella definizione della qualità dei processi, all’interno del Mercato di Vittoria e di tanti altri Mercati italiani ( quasi tutti possiamo ben dire ) e della filiera agro commerciale, non conta più il valore individuale delle persone , ma la struttura reale del sistema in cui si opera, un SISTEMA perverso, che è diventato regola diffusa in tutta la filiera agroalimentare, una prassi oggettiva, un metodo di vendita dei prodotti agricoli su scala nazionale, che piega alla sua logica di dominio tempi, forme e modi della commercializzazione, che ha reso totalmente
impraticabile il processo legale di formazione dei prezzi reali. Tutto ciò ha prodotto l’annientamento della libera contrattazione, per la formazione dei prezzi all’origine, in tutta l’area della serricoltura ( ma così avviene in tutto il mercato agricolo e zootecnico ) e ha consentito il proliferare e l’estendersi di pratiche illegali in tutte le campagne, dentro e fuori i Mercati ortofrutticoli, inquinando l’intera filiera agroalimentare.
I protagonisti di questo processo sono gruppi, contigui e interni alle mafie del Sud e del Nord Italia, rimasti padroni incontrastati dei meccanismi che si muovono dentro la filiera agroalimentare, accettati come partners e interlocutori dalla stessa GDO, che non va per il sottile quando deve acquistare dai produttori, ai quali impone pur essa provvigioni illegali sul fatturato annuale che nessuno sino a oggi ha avuto la forza e la coerenza di scoperchiare.
Ad alimentare questo sistema sono gruppi di interesse, che operano nei vari segmenti della filiera e nell’indotto, che pesano spietatamente sul lavoro dei produttori, che si alimentano continuamente dentro una logica speculativa e mafiosa, sempre più forte e arrogante, dentro il Mercato e fuori, in costante negazione della legalità, in dispregio di ogni forma di rispetto sostanziale delle Leggi specifiche, nazionali e della UE, o delle Ordinanze dei Sindaci, totalmente lontani dalle buone pratiche della concorrenza commerciale.
E a proposito delle eventuali soluzioni, che si attendono da tanto tempo, visto che già Domenico Sica intervenne negli anni ´80 ?
II
Le vicende vittoriesi ci riportano ad assenze clamorose dello Stato, a distorsioni micidiali della realtà, a omissioni colpevoli o a incredibili distorsioni operate, per quieto vivere e non solo, da tanti soggetti istituzionali, che hanno certamente sottovalutato la dimensione dei processi di criminalizzazione dell’economia agraria e della distribuzione dei prodotti, in tutto il Paese, e la rilevanza economica e politica della posta in gioco. Domenico Sica, Commissario Antimafia, che dispose una indagine sul Mercato e l’intero sistema economico del territorio, qualificò negli anni ‘80 il Mercato di Vittoria come un buco nero, un contesto opaco governato da regole autarchiche, presidiato saldamente da interessi forti e inviolabili, dove tutto poteva accadere.
Le Organizzazioni politiche e delle rappresentanze sindacali e di categoria, della Cooperazione e dell’Associazionismo, le Istituzioni locali, regionali e le stesse Autorita’ statali, non sono riuscite a saldare in un progetto alternativo e democratico, lo sviluppo dell’economia nelle aree di sviluppo delle campagne, come a Vittoria o in altre aree della Sicilia. Le dinamiche dei diversi comparti sono segnate dalla loro rappresentatività e dalla loro rilevanza economica, ma tutti i grandi comparti siciliani, dal vigneto, all’agrumeto alle serre, ai cereali, alla zootecnia, sono stati intercettati da processi di sfruttamento e di dominio, di sottomissione e di sterminio finale delle aziende piccole e medie.
Le indagini più volte disposte ed eseguite da parte delle autorità dello Stato, su aspetti più o meno importanti dei meccanismi operativi nel settore agroalimentare e dei Mercati, debitamente protetti e cautelati dalla pratica della partita doppia, si sono quasi sempre conclusi con disarmanti nulla di fatto e hanno vieppiù paradossalmente rafforzato l’egemonia dei processi illegali, la tendenza a monopolizzare l’intero sistema, in cointeressenza più o meno mascherata, della filiera commerciale e agroalimentare, dall’inizio alla fine, non solo in questo territorio, ma in tutte le aree più dinamiche dell’economia agraria nel Sud del Paese.
Mercato e fuori mercato, formazione dei prezzi, cassette e imballaggi, trasporti e fornitura di beni e servizi, prestiti, vendite e acquisti, contratti e pagamenti, in questi ultimi decenni si sono gradualmente ristrutturati in forme sempre più speculative, con progressive spinte alla illegalità. Sono cambiati, per effetto di queste dinamiche, i processi di funzionamento complessivi del sistema agroalimentare e gli stessi connotati professionali degli operatori, sino alla tragica intrusione degli interessi mafiosi dentro i mercati e l’insieme della filiera agroalimentare, indotto compreso.
Girolamo Piparo
On. Aiello,il Mercato di Vittoria, uno deii più importanti in Italia, è da tempo oggetto di infiltrazioni mafiose o paramafiose, come si evince dalla stessa relazione del sen. Giuseppe Lumia, esponente dell´Antimafia. Cosa ne pensa ?
I
Alcuni personaggi, a livello istituzionale, hanno preso le distanze dalla Interrogazione del Sen. Lumia sulle infiltrazioni presenti nella dinamica di funzionamento della filiera agroalimentare e del Mercato ortofrutticolo di Vittoria.
Preferiscono prudenzialmente lasciare la battaglia antimafia scoperta mentre lo scontro sul territorio si fa più impegnativa.
Credo in primo luogo di dovere precisare che i nomi e i cognomi riportati nella interrogazione non possono che risultare parziali ed è anche chiaro che una elencazione sintetica, come quella riportata, rischia di mettere sullo stesso piano tante personalità, riconducibili ad attività e contesti diversi, dove ciascuna delle persone citate ha svolto o vissuto storie, profili e responsabilità particolari, specifiche per spessore di interessi o di appartenenza.
Penso anche che alcuni altri personaggi meritavano di comparire in questo elenco, ma non è certo questo l’aspetto che più ci interessa quanto invece la fenomenologia che caratterizza il rapporto tra economia agraria e interessi mafiosi all’interno dei Mercati e nella filiera agroalimentare.
I Mercati sono strutture pubbliche, dove le infiltrazioni tendono a mascherarsi in cointeressenze mascherate, quasi mai evidenti, tranne che in casi particolari.
Al riparo di una accorta cortina di legalità formale, la mano pesante delle mafie è stata comunque sempre presente, attiva, e anche efficace sotto il profilo del condizionamento dei processi di funzionamento delle strutture mercatali: a partire dalla formazione dei prezzi soprattutto, o per meglio dire dalla distorsione sistematica dei prezzi di vendita dei prodotti agricoli, legalizzata da una disarmata e impotente sottomissione degli stessi produttori, delle stesse vittime cioè del meccanismo che il dominio speculativo sulla formazione dei prezzi riesce ad assumere.
Non si dicono cose sbagliate quando si ribadisce che in un Mercato operano anche persone per bene, in regola con le leggi, gente non affiliata ai clan, gente normale.
La domanda che però non solo io mi pongo è la seguente: perché tutti sembrano volere protestare in coro assieme ai para-mafiosi e giurare che al Mercato tutti sono ok? Come dire: uno per tutti, come i moschettieri del Re.
E mi chiedo allora come sia possibile che quelle stesse persone oneste, che noi stessi difendiamo dalle generalizzazioni sommarie, non riescano a vedere tutto ciò che è sotto gli occhi di tutti ?
La ragione, a mio avviso, è semplice: nella definizione della qualità dei processi, all’interno del Mercato di Vittoria e di tanti altri Mercati italiani ( quasi tutti possiamo ben dire ) e della filiera agro commerciale, non conta più il valore individuale delle persone , ma la struttura reale del sistema in cui si opera, un SISTEMA perverso, che è diventato regola diffusa in tutta la filiera agroalimentare, una prassi oggettiva, un metodo di vendita dei prodotti agricoli su scala nazionale, che piega alla sua logica di dominio tempi, forme e modi della commercializzazione, che ha reso totalmente
impraticabile il processo legale di formazione dei prezzi reali. Tutto ciò ha prodotto l’annientamento della libera contrattazione, per la formazione dei prezzi all’origine, in tutta l’area della serricoltura ( ma così avviene in tutto il mercato agricolo e zootecnico ) e ha consentito il proliferare e l’estendersi di pratiche illegali in tutte le campagne, dentro e fuori i Mercati ortofrutticoli, inquinando l’intera filiera agroalimentare.
I protagonisti di questo processo sono gruppi, contigui e interni alle mafie del Sud e del Nord Italia, rimasti padroni incontrastati dei meccanismi che si muovono dentro la filiera agroalimentare, accettati come partners e interlocutori dalla stessa GDO, che non va per il sottile quando deve acquistare dai produttori, ai quali impone pur essa provvigioni illegali sul fatturato annuale che nessuno sino a oggi ha avuto la forza e la coerenza di scoperchiare.
Ad alimentare questo sistema sono gruppi di interesse, che operano nei vari segmenti della filiera e nell’indotto, che pesano spietatamente sul lavoro dei produttori, che si alimentano continuamente dentro una logica speculativa e mafiosa, sempre più forte e arrogante, dentro il Mercato e fuori, in costante negazione della legalità, in dispregio di ogni forma di rispetto sostanziale delle Leggi specifiche, nazionali e della UE, o delle Ordinanze dei Sindaci, totalmente lontani dalle buone pratiche della concorrenza commerciale.
E a proposito delle eventuali soluzioni, che si attendono da tanto tempo, visto che già Domenico Sica intervenne negli anni ´80 ?
II
Le vicende vittoriesi ci riportano ad assenze clamorose dello Stato, a distorsioni micidiali della realtà, a omissioni colpevoli o a incredibili distorsioni operate, per quieto vivere e non solo, da tanti soggetti istituzionali, che hanno certamente sottovalutato la dimensione dei processi di criminalizzazione dell’economia agraria e della distribuzione dei prodotti, in tutto il Paese, e la rilevanza economica e politica della posta in gioco. Domenico Sica, Commissario Antimafia, che dispose una indagine sul Mercato e l’intero sistema economico del territorio, qualificò negli anni ‘80 il Mercato di Vittoria come un buco nero, un contesto opaco governato da regole autarchiche, presidiato saldamente da interessi forti e inviolabili, dove tutto poteva accadere.
Le Organizzazioni politiche e delle rappresentanze sindacali e di categoria, della Cooperazione e dell’Associazionismo, le Istituzioni locali, regionali e le stesse Autorita’ statali, non sono riuscite a saldare in un progetto alternativo e democratico, lo sviluppo dell’economia nelle aree di sviluppo delle campagne, come a Vittoria o in altre aree della Sicilia. Le dinamiche dei diversi comparti sono segnate dalla loro rappresentatività e dalla loro rilevanza economica, ma tutti i grandi comparti siciliani, dal vigneto, all’agrumeto alle serre, ai cereali, alla zootecnia, sono stati intercettati da processi di sfruttamento e di dominio, di sottomissione e di sterminio finale delle aziende piccole e medie.
Le indagini più volte disposte ed eseguite da parte delle autorità dello Stato, su aspetti più o meno importanti dei meccanismi operativi nel settore agroalimentare e dei Mercati, debitamente protetti e cautelati dalla pratica della partita doppia, si sono quasi sempre conclusi con disarmanti nulla di fatto e hanno vieppiù paradossalmente rafforzato l’egemonia dei processi illegali, la tendenza a monopolizzare l’intero sistema, in cointeressenza più o meno mascherata, della filiera commerciale e agroalimentare, dall’inizio alla fine, non solo in questo territorio, ma in tutte le aree più dinamiche dell’economia agraria nel Sud del Paese.
Mercato e fuori mercato, formazione dei prezzi, cassette e imballaggi, trasporti e fornitura di beni e servizi, prestiti, vendite e acquisti, contratti e pagamenti, in questi ultimi decenni si sono gradualmente ristrutturati in forme sempre più speculative, con progressive spinte alla illegalità. Sono cambiati, per effetto di queste dinamiche, i processi di funzionamento complessivi del sistema agroalimentare e gli stessi connotati professionali degli operatori, sino alla tragica intrusione degli interessi mafiosi dentro i mercati e l’insieme della filiera agroalimentare, indotto compreso.
Girolamo Piparo