« MA INSOMMA, ESCI O NON ESCI? » « NO, ´N´ UNESCO! » DI FRANCESCO EREDDIA
Per una volta abbiamo preferito spostarci dai più seri e rilevanti eventi storici siciliani del passato più e meno recente per occuparci tra il serio e il faceto di fatti, o meglio fatterelli, più vicini a noi nel tempo, anzi pressoché contemporanei. Si tratta di avvenimenti minimi sì, fors´anche leggeri o addirittura ridicoli e grotteschi, ma pur sempre relativi a quelle "cose di Sicilia" di cui la nostra rubrica si occupa da alcuni mesi.
In occasione di un mio recente intervento in un convegno tenutosi a Vittoria sul riconoscimento del Liberty siciliano quale patrimonio dell´Unesco, mi è stata fatta un´interessante proposta, da parte di una personalità di spicco che si dedica da lunghissimo tempo alla tutela del patrimonio materiale e immateriale della nostra isola. La proposta era di assumere la presidenza del club Unesco di Vittoria subentrando all´ultraottantenne ´signora´ (si fa per dire) che fino a quel momento ricopriva (!) tale carica.
Alla mia legittima soddisfazione per la proposta prestigiosa è subentrato un dubbio tanto atroce quanto imbarazzante. Fra me e me ero costretto ad ammettere una mia, per me imperdonabile, ignoranza: era grave, mi sono detto in cuor mio, che io non sapessi che nella mia città era presente e operativo addirittura il distaccamento territoriale di un organismo di prestigio nazionale e internazionale! Ma gli sviluppi successivi, se mi hanno sollevato sul nascere da quell´incarico, tuttavia (lo ammetto, si tratta di una magra, magrissima consolazione) mi hanno sciolto dall´atroce dubbio relativo alla mia ignoranza. Insomma, quell´organismo, come ho potuto appurare successivamente, non era e non era mai stato prima né presente né operativo a Vittoria!
Cercherò di spiegarvi com´è andata.
Quella sera, la sera del convegno sul Liberty per intenderci, quella proposta da parte della personalità di cui ho detto mi venne fatta alla presenza della presidente di cui sopra e della sua più stretta e inseparabile complice, pardon, collaboratrice. Le due arzille vecchiette si dichiararono subito d´accordo, considerata (parole loro, quanto sincere dubito fortemente) la mia «nota preparazione culturale».
Anzi, qualche giorno più tardi quella che io consideravo ormai ex presidentessa mi invitò con una telefonata a una manifestazione inserita all´interno della nona edizione del « VittoriaJazzFestival » promosso da diversi anni a Vittoria dalla giovane star mondiale del jazz, il vittoriese Francesco Cafiso. Commosso per la nobiltà d´animo e per la generosità della ex accettai di buon grado: quella serata organizzata dall´Unesco di Vittoria, mi diceva la ex, era finalizzata alla consegna di una targa e di una pergamena al nostro illustre concittadino per i suoi straordinari meriti artistici. Nel corso di quella telefonata la signora de cuius mi manifestava, altresì, la sua decisa volontà di entrare a far parte della costituenda associazione finalizzata alla proclamazione del Liberty quale patrimonio etc. etc. Ci siamo, mi dissi, la ex chiede in cambio una sorta di compenso per essere risarcita della rinuncia alla carica prestigiosa ricoperta fino a quel momento.
La sera della manifestazione vidi arrivare le due protagoniste di questa grottesca vicenda: una recava in mano una targa e una pergamena e l´altra un´enorme custodia, tipo quelle usate per le chitarre. Alla mia domanda scherzosa se anche loro prendessero parte attiva alla serata musicale, mi fu risposto che lì dentro era riposto il glorioso vessillo dell´Unesco. Ma ben presto la mia commozione lasciò il posto a una serie di inquietanti interrogativi.
La serata era organizzata dal Rotary e non dall´Unesco! Si trattava della finale di un concorso nazionale per giovani jazzisti: una giuria, presieduta da Francesco Cafiso, era chiamata a proclamare i tre vincitori tra i musicisti provenienti da diverse parti d´Italia. Giustamente e legittimamente il presidente di quel club si rifiutò, con gentile e cortese fermezza, di esporre l´enorme vessillo dell´Unesco accanto a quello suo (che per di più era di dimensioni ben più modeste). Realizzai che c´era qualcosa che non andava, considerato anche il fatto che nessun socio dell´Unesco di Vittoria era presente. Ma allora, mormorai fra me e me con voce roca e strozzata alla Fantozzi, queste due sono delle imbucate!
Il clou del patetismo (e della mia tempesta di atroci dubbi) fu raggiunto al momento della consegna della targa e della pergamena. Là sul palco i responsabili della manifestazione sorridevano con cordiale spirito di sopportazione, mentre la ex ripeteva più e più volte (leggendo da un foglio) uno stesso concetto, cioè le ragioni dell´istituzione da parte dell´Unesco della "Giornata Internazionale del Jazz", e Francesco Cafiso prendeva in mano targa e pergamena con l´atteggiamento affettuoso ma ironico di chi ha a che fare con una nonna insistente e un po´ petulante.
Qui inizia l´ultima parte della grottesca vicenda.
Qualche giorno dopo telefono alla de cuius per sollecitare il passaggio di consegne e quella mi dice che ormai tutti i soci sono in vacanza e quindi tutto è rinviato alla fine dell´estate. Mi rivolgo allora alla sua, ehm, collaboratrice e mi dice che in effetti i soci dell´Unesco di Vittoria sono fatti così, un giorno aderiscono e ci sono e un altro vanno via dal club: motivo per il quale la sua amica fa risultare soci gli anziani che fanno parte della Unitre, università della terza età, di cui la stessa è, manco a dirlo, presidentessa.
Facendo una piccola inchiesta, vengo a sapere che in realtà l´Unesco di Vittoria da una decina d´anni non fa altro che mettere il proprio logo nelle manifestazioni promosse dall´amministrazione comunale. Immaginate quante e quali manifestazioni ´culturali´ possano essere state promosse da un´amministrazione che per dieci anni non ha stimato nulla di più nobile, elevato e culturale di (nell´ordine): calcio, calcetto, calcio da spiaggia, notti musicali bianche, rosse, verdi e rosapallidocelesti, grigliate a base di prodotti ortofrutticoli locali innaffiati da abbondante cerasuolo al Museo "Virgilio Lavore", etc. etc.!
Poi viene la fase dei veleni, naturalmente metaforici e... Scusate l´interruzione: avete presenti le due terribili vecchiette di un vecchio film degli anni Quaranta, « Arsenico e vecchi merletti »? Ebbene, quello fu il film che mi venne subito in mente appena iniziata la girandola vorticosa delle telefonate seguenti.
Interviene telefonicamente su mia richiesta la personalità di spicco promotrice dell´iniziativa a mio favore. E le due amiche giù a dire a me (sempre telefonicamente) che quella persona non ha nessuna autorità e nessun prestigio, e nel contempo a quella riferiscono che, in fondo, me a Vittoria e dintorni non mi conosce nessuno e quindi devono prima vagliare attentamente le mie referenze e il mio curriculum (sic!). Devo presentare un programma dettagliato (sic!), dicono, che dovrà essere esaminato scrupolosamente per alcuni mesi da tutti i soci, cioè da loro due.
Dopo aver mandato a quel paese le due inquietanti figure (ovviamente, a un paese internazionale, come richiesto dall´organizzazione mondiale che quelle rappresentano abusivamente a Vittoria), è iniziata per me la fase della riflessione.
Ma come?, mi sono detto. Che pressoché tutti i politici ci avessero abituato ormai da tempo alla loro incultura, alla loro disinvolta spregiudicatezza nel passare da uno schieramento politico a un altro opposto, al loro attaccamento viscerale alla poltrona (veramente la parte del corpo incollata non è proprio quella, bensì è collocata un po´ più in basso delle viscere e in zona posteriore), in nome della quale sono disponibili a qualsiasi compromesso anche il più innominabile, è cosa arcinota a cui noi semplici cittadini sembriamo ormai malinconicamente rassegnati. Ma che due donne ultraottantenni, di un´età cioè considerata per secoli espressione di saggezza e moderazione, arrivassero a tanto, mi è sembrata cosa inaudita e incomprensibile.
Ma alla fine delle mie riflessioni mi è sorto un atroce dubbio (l´ultimo della serie, ve lo giuro), diventato subito certezza. Che queste due avessero interpretato il termine UNESCO non per quello che effettivamente è (e cioè un acronimo che sta per Organizzazione delle Nazioni Unite per l´Educazione, la Scienza e la Cultura), bensì come una risposta in dialetto siculo alla proposta di uscire per raggiunti limiti di età, di pochezza culturale e di decenza etica dalla medesima organizzazione? Mi spiego meglio.
Alla domanda un po´ infastidita e insofferente «Ma insomma, vuoi o no uscire una buona volta?», la risposta ufficiale e autorizzata da quella prestigiosa Organizzazione secondo queste due deve essere: « No, ´n´ Unesco».
FRANCESCO EREDDIA
In occasione di un mio recente intervento in un convegno tenutosi a Vittoria sul riconoscimento del Liberty siciliano quale patrimonio dell´Unesco, mi è stata fatta un´interessante proposta, da parte di una personalità di spicco che si dedica da lunghissimo tempo alla tutela del patrimonio materiale e immateriale della nostra isola. La proposta era di assumere la presidenza del club Unesco di Vittoria subentrando all´ultraottantenne ´signora´ (si fa per dire) che fino a quel momento ricopriva (!) tale carica.
Alla mia legittima soddisfazione per la proposta prestigiosa è subentrato un dubbio tanto atroce quanto imbarazzante. Fra me e me ero costretto ad ammettere una mia, per me imperdonabile, ignoranza: era grave, mi sono detto in cuor mio, che io non sapessi che nella mia città era presente e operativo addirittura il distaccamento territoriale di un organismo di prestigio nazionale e internazionale! Ma gli sviluppi successivi, se mi hanno sollevato sul nascere da quell´incarico, tuttavia (lo ammetto, si tratta di una magra, magrissima consolazione) mi hanno sciolto dall´atroce dubbio relativo alla mia ignoranza. Insomma, quell´organismo, come ho potuto appurare successivamente, non era e non era mai stato prima né presente né operativo a Vittoria!
Cercherò di spiegarvi com´è andata.
Quella sera, la sera del convegno sul Liberty per intenderci, quella proposta da parte della personalità di cui ho detto mi venne fatta alla presenza della presidente di cui sopra e della sua più stretta e inseparabile complice, pardon, collaboratrice. Le due arzille vecchiette si dichiararono subito d´accordo, considerata (parole loro, quanto sincere dubito fortemente) la mia «nota preparazione culturale».
Anzi, qualche giorno più tardi quella che io consideravo ormai ex presidentessa mi invitò con una telefonata a una manifestazione inserita all´interno della nona edizione del « VittoriaJazzFestival » promosso da diversi anni a Vittoria dalla giovane star mondiale del jazz, il vittoriese Francesco Cafiso. Commosso per la nobiltà d´animo e per la generosità della ex accettai di buon grado: quella serata organizzata dall´Unesco di Vittoria, mi diceva la ex, era finalizzata alla consegna di una targa e di una pergamena al nostro illustre concittadino per i suoi straordinari meriti artistici. Nel corso di quella telefonata la signora de cuius mi manifestava, altresì, la sua decisa volontà di entrare a far parte della costituenda associazione finalizzata alla proclamazione del Liberty quale patrimonio etc. etc. Ci siamo, mi dissi, la ex chiede in cambio una sorta di compenso per essere risarcita della rinuncia alla carica prestigiosa ricoperta fino a quel momento.
La sera della manifestazione vidi arrivare le due protagoniste di questa grottesca vicenda: una recava in mano una targa e una pergamena e l´altra un´enorme custodia, tipo quelle usate per le chitarre. Alla mia domanda scherzosa se anche loro prendessero parte attiva alla serata musicale, mi fu risposto che lì dentro era riposto il glorioso vessillo dell´Unesco. Ma ben presto la mia commozione lasciò il posto a una serie di inquietanti interrogativi.
La serata era organizzata dal Rotary e non dall´Unesco! Si trattava della finale di un concorso nazionale per giovani jazzisti: una giuria, presieduta da Francesco Cafiso, era chiamata a proclamare i tre vincitori tra i musicisti provenienti da diverse parti d´Italia. Giustamente e legittimamente il presidente di quel club si rifiutò, con gentile e cortese fermezza, di esporre l´enorme vessillo dell´Unesco accanto a quello suo (che per di più era di dimensioni ben più modeste). Realizzai che c´era qualcosa che non andava, considerato anche il fatto che nessun socio dell´Unesco di Vittoria era presente. Ma allora, mormorai fra me e me con voce roca e strozzata alla Fantozzi, queste due sono delle imbucate!
Il clou del patetismo (e della mia tempesta di atroci dubbi) fu raggiunto al momento della consegna della targa e della pergamena. Là sul palco i responsabili della manifestazione sorridevano con cordiale spirito di sopportazione, mentre la ex ripeteva più e più volte (leggendo da un foglio) uno stesso concetto, cioè le ragioni dell´istituzione da parte dell´Unesco della "Giornata Internazionale del Jazz", e Francesco Cafiso prendeva in mano targa e pergamena con l´atteggiamento affettuoso ma ironico di chi ha a che fare con una nonna insistente e un po´ petulante.
Qui inizia l´ultima parte della grottesca vicenda.
Qualche giorno dopo telefono alla de cuius per sollecitare il passaggio di consegne e quella mi dice che ormai tutti i soci sono in vacanza e quindi tutto è rinviato alla fine dell´estate. Mi rivolgo allora alla sua, ehm, collaboratrice e mi dice che in effetti i soci dell´Unesco di Vittoria sono fatti così, un giorno aderiscono e ci sono e un altro vanno via dal club: motivo per il quale la sua amica fa risultare soci gli anziani che fanno parte della Unitre, università della terza età, di cui la stessa è, manco a dirlo, presidentessa.
Facendo una piccola inchiesta, vengo a sapere che in realtà l´Unesco di Vittoria da una decina d´anni non fa altro che mettere il proprio logo nelle manifestazioni promosse dall´amministrazione comunale. Immaginate quante e quali manifestazioni ´culturali´ possano essere state promosse da un´amministrazione che per dieci anni non ha stimato nulla di più nobile, elevato e culturale di (nell´ordine): calcio, calcetto, calcio da spiaggia, notti musicali bianche, rosse, verdi e rosapallidocelesti, grigliate a base di prodotti ortofrutticoli locali innaffiati da abbondante cerasuolo al Museo "Virgilio Lavore", etc. etc.!
Poi viene la fase dei veleni, naturalmente metaforici e... Scusate l´interruzione: avete presenti le due terribili vecchiette di un vecchio film degli anni Quaranta, « Arsenico e vecchi merletti »? Ebbene, quello fu il film che mi venne subito in mente appena iniziata la girandola vorticosa delle telefonate seguenti.
Interviene telefonicamente su mia richiesta la personalità di spicco promotrice dell´iniziativa a mio favore. E le due amiche giù a dire a me (sempre telefonicamente) che quella persona non ha nessuna autorità e nessun prestigio, e nel contempo a quella riferiscono che, in fondo, me a Vittoria e dintorni non mi conosce nessuno e quindi devono prima vagliare attentamente le mie referenze e il mio curriculum (sic!). Devo presentare un programma dettagliato (sic!), dicono, che dovrà essere esaminato scrupolosamente per alcuni mesi da tutti i soci, cioè da loro due.
Dopo aver mandato a quel paese le due inquietanti figure (ovviamente, a un paese internazionale, come richiesto dall´organizzazione mondiale che quelle rappresentano abusivamente a Vittoria), è iniziata per me la fase della riflessione.
Ma come?, mi sono detto. Che pressoché tutti i politici ci avessero abituato ormai da tempo alla loro incultura, alla loro disinvolta spregiudicatezza nel passare da uno schieramento politico a un altro opposto, al loro attaccamento viscerale alla poltrona (veramente la parte del corpo incollata non è proprio quella, bensì è collocata un po´ più in basso delle viscere e in zona posteriore), in nome della quale sono disponibili a qualsiasi compromesso anche il più innominabile, è cosa arcinota a cui noi semplici cittadini sembriamo ormai malinconicamente rassegnati. Ma che due donne ultraottantenni, di un´età cioè considerata per secoli espressione di saggezza e moderazione, arrivassero a tanto, mi è sembrata cosa inaudita e incomprensibile.
Ma alla fine delle mie riflessioni mi è sorto un atroce dubbio (l´ultimo della serie, ve lo giuro), diventato subito certezza. Che queste due avessero interpretato il termine UNESCO non per quello che effettivamente è (e cioè un acronimo che sta per Organizzazione delle Nazioni Unite per l´Educazione, la Scienza e la Cultura), bensì come una risposta in dialetto siculo alla proposta di uscire per raggiunti limiti di età, di pochezza culturale e di decenza etica dalla medesima organizzazione? Mi spiego meglio.
Alla domanda un po´ infastidita e insofferente «Ma insomma, vuoi o no uscire una buona volta?», la risposta ufficiale e autorizzata da quella prestigiosa Organizzazione secondo queste due deve essere: « No, ´n´ Unesco».
FRANCESCO EREDDIA