BOTRICELLO (CZ) - " UN TEMPO ERA LA STRADA " di Massimo Ferro
C’è stato un tempo in cui la strada era maestra di vita.
Tra le viuzze del paese nascevano le amicizie più vere e più sincere.
Tra un gioco e l'altro e una merenda condivisa.
Non c’erano i pericoli...
Scarpe "vecchie" e via a correre a perdifiato fino all'imbrunire che sanciva l’ora del ritorno a casa.
Siamo figli dei vecchi tempi...
adesso l’amicizia è virtuale e "forzata"!
Un tempo era la strada
Avevo poco più di sette anni, appena sveglio saltavo dal letto e dopo un passaggio obbligato in bagno per lavare il viso indossavo scarpe e grembiule, il tempo di una tazza di latte con taralli rigorosamente botricellesi e giù di corsa per le scale con la cartella in mano!
Ad attendermi per strada, quella che da Piazza Stazione porta all’odierno Municipio, un tempo la mia Scuola Elementare, c’era il mio inseparabile compagno di banco Ranieri Carmine .
Con in tasca le cento lire che ci servivano per acquistare il golosissimo paninu cu u zzuccaru nel profumatissimo panificio Rocco Puccio, ci incamminavamo timorosi verso il luogo dell’apprendimento.
Erano anni in cui facevamo scuola un mese nelle ore di mattina e quello successivo nelle ore pomeridiane.
La mia maestra elementare era la signora Bracco, palermitana di nascita, trasferitasi a Botricello e presto divenuta l’insegnante più amata in paese.
Aveva metodi estremamente
rigorosi, ma efficaci!
Noi fanciulli, anche quelli più irrequieti come il miocompagno di banco, la temevamo e la rispettavamo moltissimo. Una maestra elementare rigida, ma molto preparata e al contempo profondamente innamorata dei suoi alunni.
Dopo aver trascorso le nostre brave ore sui banchi di scuola facevamo ritorno a casa desiderosi di tornare presto per strada. Ebbene sì, facevamo i compiti in poco più di un’ora e subito per strada a giocare, urlare di gioia per tutto il pomeriggio e correre dietro a un pallone nei vicoli del paese.
Qualcuno ci raggiungeva più tardi perché erano tempi in cui si andava nelle botteghe per imparare un mestiere e c’era chi andava dal barbiere e chi in un negozio di scarpe.
I luoghi del nostro divertimento erano la bellissima Piazza Stazione, nei miei ricordi un magnifico giardino, e la strada dietro il cinema Rachela Gallucci laddove improvvisavamo un campetto di calcio senza porte, o meglio con le porte fatte con due pietre. Non c’era altro! Non un’altalena, non un parco giochi o un campetto di calcio.
Non c’erano scuole di danza o piscine! C’era la strada!
Sempre felice di accogliere le nostre grida di gioia e i nostri giochi nei pomeriggi invernali della seconda metà degli anni Settanta.
Massimo Ferro
Tra le viuzze del paese nascevano le amicizie più vere e più sincere.
Tra un gioco e l'altro e una merenda condivisa.
Non c’erano i pericoli...
Scarpe "vecchie" e via a correre a perdifiato fino all'imbrunire che sanciva l’ora del ritorno a casa.
Siamo figli dei vecchi tempi...
adesso l’amicizia è virtuale e "forzata"!
Un tempo era la strada
Avevo poco più di sette anni, appena sveglio saltavo dal letto e dopo un passaggio obbligato in bagno per lavare il viso indossavo scarpe e grembiule, il tempo di una tazza di latte con taralli rigorosamente botricellesi e giù di corsa per le scale con la cartella in mano!
Ad attendermi per strada, quella che da Piazza Stazione porta all’odierno Municipio, un tempo la mia Scuola Elementare, c’era il mio inseparabile compagno di banco Ranieri Carmine .
Con in tasca le cento lire che ci servivano per acquistare il golosissimo paninu cu u zzuccaru nel profumatissimo panificio Rocco Puccio, ci incamminavamo timorosi verso il luogo dell’apprendimento.
Erano anni in cui facevamo scuola un mese nelle ore di mattina e quello successivo nelle ore pomeridiane.
La mia maestra elementare era la signora Bracco, palermitana di nascita, trasferitasi a Botricello e presto divenuta l’insegnante più amata in paese.
Aveva metodi estremamente
rigorosi, ma efficaci!
Noi fanciulli, anche quelli più irrequieti come il miocompagno di banco, la temevamo e la rispettavamo moltissimo. Una maestra elementare rigida, ma molto preparata e al contempo profondamente innamorata dei suoi alunni.
Dopo aver trascorso le nostre brave ore sui banchi di scuola facevamo ritorno a casa desiderosi di tornare presto per strada. Ebbene sì, facevamo i compiti in poco più di un’ora e subito per strada a giocare, urlare di gioia per tutto il pomeriggio e correre dietro a un pallone nei vicoli del paese.
Qualcuno ci raggiungeva più tardi perché erano tempi in cui si andava nelle botteghe per imparare un mestiere e c’era chi andava dal barbiere e chi in un negozio di scarpe.
I luoghi del nostro divertimento erano la bellissima Piazza Stazione, nei miei ricordi un magnifico giardino, e la strada dietro il cinema Rachela Gallucci laddove improvvisavamo un campetto di calcio senza porte, o meglio con le porte fatte con due pietre. Non c’era altro! Non un’altalena, non un parco giochi o un campetto di calcio.
Non c’erano scuole di danza o piscine! C’era la strada!
Sempre felice di accogliere le nostre grida di gioia e i nostri giochi nei pomeriggi invernali della seconda metà degli anni Settanta.
Massimo Ferro