COMISO - 17 ANNI FA, IL 26 MARZO 2006, SCOMPARIVA ANGELO D'ARRIGO, CAMPIONE MONDIALE DI VOLO SPORTIVO.



Doveva essere una giornata di festa e di allegria, quella del 26 marzo di 17 anni fa: purtroppo si trasformò in tragedia. Sin dal primo mattino centinaia di persone, oltre a decine e decine di aerei da diporto, erano presenti presso la pista in erba della " Sorvoliamo onlus ", una pista secondaria d'emergenza, che era servita durante la II guerra mondiale, nei pressi dell'aeroporto di Comiso.
Era arrivata la notizia dell' avvio dell'indirizzo aeronautico presso il " Fabio Besta " di Ragusa, indirizzo per cui da anni ci si era battuti contro tante difficoltà e con numerose promesse da marinaio, come quelle dell'allora assessore regionale Fabio Granata, ex giocatore di rugby " graziato " dalla politica. Fu grazie all'interessamento della dott/ssa Patrizia Monterosso, potentissima dirigente regionale, e dell'on. Carmelo Incardona, vittoriese, se l'indirizzo aeronautico decollò, uno dei pochi in tutta Italia.
Per festeggiare l'avvio del nuovo corso, gli amici della " Sorvoliamo ", " in primis " Biagio Picarella e Toti Costanzo, avevano organizzato l'evento con l' " airshow ", a cui avevano partecipato tantissimi piloti della domenica, squadriglie aeree private, ( la " Blue circe ", con Martone), oltre ad assi del volo acrobatico, come il compianto Francesco Fornabaio. Da Gela erano arrivati innamorati del volo, che si erano costruiti modelli volanti di pezzi storici della II guerra mondiale, come lo " Spitfire ".
Angelo D' Arrigo era venuto altre volte a Ragusa, per incontrare gli alunni del " Fabio Besta ": insieme, parlando beffardamente di " sicurezza nel volo ", avevamo in progetto la creazione presso il " Besta " di una scuola di volo libero, unica in Italia e una rarità in Europa. La notte prima dell'incidente Angelo non era riuscito a dormire serenamente nella struttura ricettiva comisana, dove era stato ospitato. I responsabili del B&B raccontano che, in preda a brividi di freddo, si era alzato diverse volte e aveva chiesto del tè per riscaldarsi.
La mattina del 26 marzo 2006 era una calda giornata di primavera: la folla festante aveva assistito alle esibizioni dei vari aerei, un centinaio, che erano assiepati ai bordi della pista per centinaia e centinaia di metri.
Angelo D'arrigo, anche per la cattiva notte trascorsa, era arrivato in ritardo, accolto da un'ovazione da parte degli astanti. Ad attenderlo c'era il gen. Giulio De Marchis, ex ufficiale militare di caccia e poi pilota collaudatore di aerei costruiti nei pressi di Roma. Era arrivato con il suo velivolo ( uno " Sky arrow " da mostrare a scopo promozionale e cercare di venderlo, eventualmente , al " Fabio Besta "): si trattava di una velivolo biposto a doppio comando, ad ala alta e con motore nel retro. Il pomeriggio precedente mi aveva fatto fare dei voli dimostrativi e aveva fatto " stallare " appositamente l'aereo, riportandolo abilmente in quota e dimostrando l'affidabilità del mezzo.
D'Arrigo ( che aveva sorvolato in volo libero l' Everest, l'Aconcagua, il Sahara per essere preso a schioppettate dai soldati di Gheddafi ) era anche molto noto per gli esperimenti scientifici e naturalistici con l'Aeronautica militare italiana e con l' Aviazione russa, per recuperare condor e gru siberiane: portava al collo un dente di orso siberiano, dono di uno sciamano con finaltà scaramantiche, in bella mostra sopra la casacca militare color cachi.
D' Arrigo e De Marchis erano saliti sul velivolo e avevano iniziato a volteggiare sopra le teste degli astanti, tutti con il naso all'in su. A bassissima quota avevano percorso la pista in erba, salutando le persone. Dopo il lungo pista, avevano eseguito una manovra a " cappio ", vale a dire una virata brusca a 150 metri di altezza, per allinearsi lungo l'asse dell'aviosuperficie e atterrare: era già passato mezzogiorno e, a terra, i camerieri attendevano di somministrare il pranzo collettivo offerto da " Sciauru " , il locale gestito da Iosephine Cappello e Biagio Picarella.
Si è sentito un rumore sordo, da terribile tonfo, a pochi metri dal bordo della pista. Siamo corsi verso il luogo del tonfo e abbiamo visto l'aereo fumante: Angelo aveva sfondato, nell'urto, con la testa la carlinga ed era fuoriuscito dall'abitacolo. Giaceva prono in mezzo a ulivi e mandorli, senza vita, con la sua casacca cachi, i riccioli biondi e il dente di orso siberiano, che non lo aveva protetto dalla sfortuna.
Girolamo Piparo
25 marzo 2023