COMISO - " E IL FIUME MORMORO´ ...": DOPO 8 GIORNI DI PROTESTA DEGLI STUDENTI DEL LICEO ARTISTICO INTERVIENE ANTONIO PALUDI, STORICO VICEPRESIDE DELL´ ISTITUTO.
Sono già trascorsi otto giorni, da lunedì 14 dicembre, da quando gli studenti dell´indirizzo artistico del " Fiume " , accorpato da 3 anni all´IIS " Carducci ", hanno deciso di dare luogo a una particolare forma di protesta, un´assemblea permanente autogestita, notte e giorno, all´interno dell´istituto. La protesta è partita da motivazioni contingenti: la palestra non utilizzata o i riscaldamenti non in funzione da un anno, mentre gli altri plessi del "Carducci " sono perfettamente riscaldati e la Provincia declina ogni responsabilità. Numerosi sono stati gli interventi sulla questione " Fiume " e sulla sua gestione, tanto che l´amministrazione comunale è ufficialmente intervenuta, chiedendo l´intervento di ispettori: qualche giorno fa, su sollecitazione del presidente del Consiglio comunale ( di cui pubblichiamo a fianco un intervento ) la questione è stata portata all´attenzione dell´opinione pubblica cittadina, nel corso di una affollata adunanza presso la chiesa di San Biagio. Registriamo ora l´intervento del prof. Antonio Paludi, per anni collaboratore e vicepreside del Liceo artistico " S. Fiume ", dimessosi da vicepreside e attualmente membro delle RSU dell´ IIS " Carducci " in quota CGIL.
" E IL FIUME MORMORO’…
Da giorno 14 dicembre 2015 i ragazzi del Liceo artistico di Comiso sono in assemblea permanente, bisogna anche dire che uno piccolo gruppo di alunni, appartenente a diverse classi, continua ugualmente a frequentare liberamente le lezioni. Penso, come insegnante del Liceo artistico, che l’esperienza dell’assemblea possa essere un momento altamente educativo e formativo oltre ad essere esercizio di democrazia partecipativa quando è organizzata con cognizione di causa.
La scuola è il luogo istituzionalmente ordinato per formare cittadini intellettualmente attivi e funzionali per il consolidamento del nostro Stato democratico. Accorgersi di aver formato degli allievi con uno spiccato senso critico e capace di leggere la realtà senza l’intermediazione di nessuno, dovrebbe dare, a genitori, docente e formatore, oltre che a dirigenti, l’ebbrezza di chi è consapevole di aver raggiunto obiettivi educativi elevati, la soddisfazione di chi sa di aver fatto il proprio dovere, il piacere di chi sa di aver dato alla nazione una generazione di uomini e donne responsabili e capaci di operare per il bene personale ed altrui.
Dalla fine della ricreazione di lunedì 14 dicembre, come detto sopra, i ragazzi del Liceo artistico “Salvatore Fiume”, al suono della campana delle 11,15, che richiamava all’attività didattica, si sono riuniti in uno dei cortili della scuola ed hanno proclamato lo stato di agitazione, adoperando come mezzo di protesta l’assemblea permanete. Non è la prima volta che i ragazzi del “Fiume” attuano questa vecchia formula di sciopero “bianco”, basta andare solo a pochi anni fa e vedere altri ragazzi con altre problematiche.
La scuola, a chi ci vive dentro, a volte dà la sensazione di essere un mondo parallelo alla società reale, con regole che vengono a volte applicate, a volte trascurate, altre volte baipassate in relazione alla più o meno sensibilità di chi la dirige. Un mondo portatore di problematiche che non solo bisogna nascondere, come la polvere sotto al tappeto, ma per le quale bisogna industriarsi per dare all’esterno sempre l’idea di “un viso pulito e trasparente”, sempre l’idea di “una sorgente di acqua cristalline e pura”, e personalmente penso che sia così nella stragrande maggioranze dei casi, così come credo che le pseudo “incipriature” di falso moralismo durano il tempo che durano.
Ritornando ai ragazzi del “Fiume” ritengo legittima l’azione intrapresa, anzi la ritengo fortemente educativa, un esempio di attivismo della scuola di fronte a problematiche reali che altrimenti sarebbero languite chi sa per quanto altro tempo. È pur vero che nel momento in cui in una scuola si evidenzia un problema, il problema dovrebbe essere di tutti, non solo dei ragazzi. Tutte le componenti della scuola con le famiglie dovrebbero fare fronte comune e andare all’attacco dei “frenatori” di ogni tempo, degli “scaricabarili” di professione, di quel sottobosco di “parassiti” che rischiano di mandare un’Istituzione in crisi. Bisogna chiedersi se ciò che ha attivato i ragazzi del “Fiume” è un problema vero o no! Ritengo che sia vero e sotto gli occhi di tutti quelli che hanno ancora il coraggio di vedere.
Il diritto allo studio è un diritto garantito dalla Costituzione e la legge indica modi, tempi, luoghi per espletare questo diritto nell’interesse esclusivo del discente, in un ambiente sano, sicuro, con personale preparato.
Ricordiamoci che la scuola non è dei dirigenti, non è degli insegnanti, non è del personale ATA, ma è dei ragazzi e solo dei ragazzi, e tutte queste figure, pagate dallo Stato, devono operare per creare l’ambiente ideale per formare i discenti e non per altro. Per concludere mi chiedo se, in questo momento storico, noi tutti del Fiume siamo stati in grado di creare questo ambiente ideale di formazione. Se riusciremo a trovare una risposta, significa che riusciremo anche a capire o non capire le ragioni della protesta dei nostri giovani."
prof. Antonio Paludi
" E IL FIUME MORMORO’…
Da giorno 14 dicembre 2015 i ragazzi del Liceo artistico di Comiso sono in assemblea permanente, bisogna anche dire che uno piccolo gruppo di alunni, appartenente a diverse classi, continua ugualmente a frequentare liberamente le lezioni. Penso, come insegnante del Liceo artistico, che l’esperienza dell’assemblea possa essere un momento altamente educativo e formativo oltre ad essere esercizio di democrazia partecipativa quando è organizzata con cognizione di causa.
La scuola è il luogo istituzionalmente ordinato per formare cittadini intellettualmente attivi e funzionali per il consolidamento del nostro Stato democratico. Accorgersi di aver formato degli allievi con uno spiccato senso critico e capace di leggere la realtà senza l’intermediazione di nessuno, dovrebbe dare, a genitori, docente e formatore, oltre che a dirigenti, l’ebbrezza di chi è consapevole di aver raggiunto obiettivi educativi elevati, la soddisfazione di chi sa di aver fatto il proprio dovere, il piacere di chi sa di aver dato alla nazione una generazione di uomini e donne responsabili e capaci di operare per il bene personale ed altrui.
Dalla fine della ricreazione di lunedì 14 dicembre, come detto sopra, i ragazzi del Liceo artistico “Salvatore Fiume”, al suono della campana delle 11,15, che richiamava all’attività didattica, si sono riuniti in uno dei cortili della scuola ed hanno proclamato lo stato di agitazione, adoperando come mezzo di protesta l’assemblea permanete. Non è la prima volta che i ragazzi del “Fiume” attuano questa vecchia formula di sciopero “bianco”, basta andare solo a pochi anni fa e vedere altri ragazzi con altre problematiche.
La scuola, a chi ci vive dentro, a volte dà la sensazione di essere un mondo parallelo alla società reale, con regole che vengono a volte applicate, a volte trascurate, altre volte baipassate in relazione alla più o meno sensibilità di chi la dirige. Un mondo portatore di problematiche che non solo bisogna nascondere, come la polvere sotto al tappeto, ma per le quale bisogna industriarsi per dare all’esterno sempre l’idea di “un viso pulito e trasparente”, sempre l’idea di “una sorgente di acqua cristalline e pura”, e personalmente penso che sia così nella stragrande maggioranze dei casi, così come credo che le pseudo “incipriature” di falso moralismo durano il tempo che durano.
Ritornando ai ragazzi del “Fiume” ritengo legittima l’azione intrapresa, anzi la ritengo fortemente educativa, un esempio di attivismo della scuola di fronte a problematiche reali che altrimenti sarebbero languite chi sa per quanto altro tempo. È pur vero che nel momento in cui in una scuola si evidenzia un problema, il problema dovrebbe essere di tutti, non solo dei ragazzi. Tutte le componenti della scuola con le famiglie dovrebbero fare fronte comune e andare all’attacco dei “frenatori” di ogni tempo, degli “scaricabarili” di professione, di quel sottobosco di “parassiti” che rischiano di mandare un’Istituzione in crisi. Bisogna chiedersi se ciò che ha attivato i ragazzi del “Fiume” è un problema vero o no! Ritengo che sia vero e sotto gli occhi di tutti quelli che hanno ancora il coraggio di vedere.
Il diritto allo studio è un diritto garantito dalla Costituzione e la legge indica modi, tempi, luoghi per espletare questo diritto nell’interesse esclusivo del discente, in un ambiente sano, sicuro, con personale preparato.
Ricordiamoci che la scuola non è dei dirigenti, non è degli insegnanti, non è del personale ATA, ma è dei ragazzi e solo dei ragazzi, e tutte queste figure, pagate dallo Stato, devono operare per creare l’ambiente ideale per formare i discenti e non per altro. Per concludere mi chiedo se, in questo momento storico, noi tutti del Fiume siamo stati in grado di creare questo ambiente ideale di formazione. Se riusciremo a trovare una risposta, significa che riusciremo anche a capire o non capire le ragioni della protesta dei nostri giovani."
prof. Antonio Paludi