COMISO E L'AGGRESSIONE AI DANNI DI UN EX DOCENTE DI 75 ANNI: " LA MISURA E' COLMA " di Antonio Paludi
LA MISURA È COLMA
Ennesimo atto di violenza a Comiso! Per futili motivi un cittadino inerme è stato aggredito da un tunisino e poi dal suo cane, il malcapitato si trova ora ricoverato all’ospedale Cannizzaro di Catania per i gravi traumi subiti. Che ci sia un certo allarmismo, per la sicurezza, nella comunità comisana è sotto gli occhi di tutti, già da tempo: atti di vandalismo che deturpano il territorio, violenza persino nel salotto della città rappresentato dalla piazza Fonte Diana, immondizia abbandonata lungo le strade più defilate. È una situazione intollerabile per la maggioranza dei cittadini onesti della nostra piccola comunità che si sente presa in giro da una sparuta minoranza di incivili e violenti.
Tanta illegalità è incoraggiata dall’eccessivo buonismo e garantismo del nostro sistema giudiziario che non sanziona con la dovuta severità chi commette una illegalità. Quello che è accaduto, l’altro ieri, all’insegnante in pensione (tutti abbiamo letto la cronaca di questo fatto su questo giornale) è emblematico di una situazione che potrebbe capitare ad ognuno di noi. Nel rapporto legalità / illegalità, nel nostro Paese, la bilancia pende tutta a favore del secondo termine (illegalità). Una volta si diceva che il “malaffare non paga”, mai affermazione più bugiarda e più stupida, al contrario, il malaffare paga perché quando viene perpetrato le conseguenze sono talmente “un’acqua di rosa” che chi l’ha commesso è incoraggiato, visto il risvolto lieve, a ripeterlo di nuovo certo dell’impunità.
Lo Stato si dovrebbe porre, di fronte a qualsiasi crimine, con la forza della sua severità e determinazione, ciò si trasformerebbe in un deterrente per scoraggiare chi non rispetti della legge. Le forze dell’ordine spogliate del loro tradizionale ruolo di contrasto duro al crimine, spesso sono messe con le spalle al muro e lasciate sole a lottare con armi improprie contro chi meriterebbe vedere la faccia dura dello Stato. Il poliziotto non è un “don Matteo”, così come il criminale non è un “santo” pronto a convertirsi con le belle parole del prete interpretato da Terence Hill. I tutori dell’ordine sono la garanzia della legalità, del rispetto della legge, per portare avanti questo compito le Istituzioni devono mettere a loro disposizione tutti gli strumenti per porre in essere il loro compito. Mi sento profondamente offeso vedere, in certi filmati che girano sui social, poliziotti, carabinieri, presi in giro, maltrattati, vessati da delinquenti da strapazzo, costretti all’inazione a rischio anche della loro vita.
Abolire o annacquare “il senso di autorità” in chi l’autorità la deve detenere, la deve esercitare, vuol dire aprire, col tempo, la porta all’anarchia, alla deresponsabilizzazione, all’idea che nella società si può fare tutto, alla convinzione che la legge si può aggirare, tanto non succede niente. La Stato, al contrario, deve garantire la legalità in ogni luogo e in ogni modo, mi capita come cittadino, di vederlo, invece, più vicino al delinquente, a cui garantisce ogni sorta di diritto: indulti, amnistia, diminuzione di pena, permessi vari, persino la casetta dell’amore, a fronte una totale disattenzione per le vittime o i parenti delle vittime, che devono sopportare, dopo aver subito il danno del reo, l’umiliazione di vedere chi ha rotto il patto sociale: premiato, agevolato, perdonato.
Per ritornare al fatto col quale ho iniziato questa riflessione, fatto che mi ha lasciato senza parole, che mia ha indotto a meditare sulla cattiveria che c’è nel nostro mondo, che mi ha confermato ancora nel mio convincimento della diversa sensibilità che ognuno si porta dietro, dell’angelo e del demone che convivono spalla a spalla, e non è sempre l’angelo a prevalere. Qualcuno imprecherà contro il Sindaco che non garantisce la sicurezza all’interno del comune, ma cosa può fare un Sindaco per prevenire un fatto delittuoso nato in modo così imprevedibile? Al Meridione c’è un detto che recita che: “il pesce puzza dalla testa”, questo detto mi serve per sostenere il mio convincimento che chi ha governato in questi anni l’Italia non ha governato con l’intelligenza del buon padre di famiglia, non ha mai avuto una vision del futuro del nostro Paese, ha arrancato con la barra rivolta al mantenimento del potere, alla conservazione della poltrona (Destra – Centro – Sinistra).
L’insegnante 75 enne, aggredito a Comiso, guarirà certamente dei suoi traumi fisici, quelli psicologici se li porterà per sempre, nessuno lo ripagherà per aver subito oltre alla violenza il calpestio dei suoi diritti sanciti dalla costituzione. Il colpevole di questo fatto criminoso, spero sia, accertati i fatti, punito severamente, se non dovesse avvenire sarebbe l’ennesimo smacco fatto alla giustizia e allora sì che passerebbe, ancor di più, il convincimento che ogni cittadino non è più sicuro a casa sua, nel proprio paese, nella propria nazione.
Antonio Paludi
Ennesimo atto di violenza a Comiso! Per futili motivi un cittadino inerme è stato aggredito da un tunisino e poi dal suo cane, il malcapitato si trova ora ricoverato all’ospedale Cannizzaro di Catania per i gravi traumi subiti. Che ci sia un certo allarmismo, per la sicurezza, nella comunità comisana è sotto gli occhi di tutti, già da tempo: atti di vandalismo che deturpano il territorio, violenza persino nel salotto della città rappresentato dalla piazza Fonte Diana, immondizia abbandonata lungo le strade più defilate. È una situazione intollerabile per la maggioranza dei cittadini onesti della nostra piccola comunità che si sente presa in giro da una sparuta minoranza di incivili e violenti.
Tanta illegalità è incoraggiata dall’eccessivo buonismo e garantismo del nostro sistema giudiziario che non sanziona con la dovuta severità chi commette una illegalità. Quello che è accaduto, l’altro ieri, all’insegnante in pensione (tutti abbiamo letto la cronaca di questo fatto su questo giornale) è emblematico di una situazione che potrebbe capitare ad ognuno di noi. Nel rapporto legalità / illegalità, nel nostro Paese, la bilancia pende tutta a favore del secondo termine (illegalità). Una volta si diceva che il “malaffare non paga”, mai affermazione più bugiarda e più stupida, al contrario, il malaffare paga perché quando viene perpetrato le conseguenze sono talmente “un’acqua di rosa” che chi l’ha commesso è incoraggiato, visto il risvolto lieve, a ripeterlo di nuovo certo dell’impunità.
Lo Stato si dovrebbe porre, di fronte a qualsiasi crimine, con la forza della sua severità e determinazione, ciò si trasformerebbe in un deterrente per scoraggiare chi non rispetti della legge. Le forze dell’ordine spogliate del loro tradizionale ruolo di contrasto duro al crimine, spesso sono messe con le spalle al muro e lasciate sole a lottare con armi improprie contro chi meriterebbe vedere la faccia dura dello Stato. Il poliziotto non è un “don Matteo”, così come il criminale non è un “santo” pronto a convertirsi con le belle parole del prete interpretato da Terence Hill. I tutori dell’ordine sono la garanzia della legalità, del rispetto della legge, per portare avanti questo compito le Istituzioni devono mettere a loro disposizione tutti gli strumenti per porre in essere il loro compito. Mi sento profondamente offeso vedere, in certi filmati che girano sui social, poliziotti, carabinieri, presi in giro, maltrattati, vessati da delinquenti da strapazzo, costretti all’inazione a rischio anche della loro vita.
Abolire o annacquare “il senso di autorità” in chi l’autorità la deve detenere, la deve esercitare, vuol dire aprire, col tempo, la porta all’anarchia, alla deresponsabilizzazione, all’idea che nella società si può fare tutto, alla convinzione che la legge si può aggirare, tanto non succede niente. La Stato, al contrario, deve garantire la legalità in ogni luogo e in ogni modo, mi capita come cittadino, di vederlo, invece, più vicino al delinquente, a cui garantisce ogni sorta di diritto: indulti, amnistia, diminuzione di pena, permessi vari, persino la casetta dell’amore, a fronte una totale disattenzione per le vittime o i parenti delle vittime, che devono sopportare, dopo aver subito il danno del reo, l’umiliazione di vedere chi ha rotto il patto sociale: premiato, agevolato, perdonato.
Per ritornare al fatto col quale ho iniziato questa riflessione, fatto che mi ha lasciato senza parole, che mia ha indotto a meditare sulla cattiveria che c’è nel nostro mondo, che mi ha confermato ancora nel mio convincimento della diversa sensibilità che ognuno si porta dietro, dell’angelo e del demone che convivono spalla a spalla, e non è sempre l’angelo a prevalere. Qualcuno imprecherà contro il Sindaco che non garantisce la sicurezza all’interno del comune, ma cosa può fare un Sindaco per prevenire un fatto delittuoso nato in modo così imprevedibile? Al Meridione c’è un detto che recita che: “il pesce puzza dalla testa”, questo detto mi serve per sostenere il mio convincimento che chi ha governato in questi anni l’Italia non ha governato con l’intelligenza del buon padre di famiglia, non ha mai avuto una vision del futuro del nostro Paese, ha arrancato con la barra rivolta al mantenimento del potere, alla conservazione della poltrona (Destra – Centro – Sinistra).
L’insegnante 75 enne, aggredito a Comiso, guarirà certamente dei suoi traumi fisici, quelli psicologici se li porterà per sempre, nessuno lo ripagherà per aver subito oltre alla violenza il calpestio dei suoi diritti sanciti dalla costituzione. Il colpevole di questo fatto criminoso, spero sia, accertati i fatti, punito severamente, se non dovesse avvenire sarebbe l’ennesimo smacco fatto alla giustizia e allora sì che passerebbe, ancor di più, il convincimento che ogni cittadino non è più sicuro a casa sua, nel proprio paese, nella propria nazione.
Antonio Paludi