COMISO - INAUGURATA IL 19 MAGGIO L' ANTOLOGICA " SENSO " DI FRANCO FLACCAVENTO
Senso
Il termine senso ha parecchie accezioni ed è difficile escluderne qualcuna se si fa riferimento alle opere del Maestro Franco Flaccavento, esposte in un’interessante antologica dal titolo “Senso” nelle stanze di Palazzo Labisi a Comiso, dove è possibile ammirarle fino al 30 maggio.
La parola senso in filosofia ha una lunga storia che parte dalla αίσθησις di Aristotele, la facoltà di “sentire”, di percepire l'azione di oggetti interni o esterni al corpo umano. Nel caso delle opere di Flaccavento la percezione è duplice. Da una parte quella del Maestro che sente la materia, la plasma, la controlla fino ad ottenere il risultato prefissato, dall’altra la sensazione che l’opera dà al suo fruitore che avverte, sente i propri stati d’animo e immagina quelli di chi l’ha creato.
In un mondo che sembra aver smarrito la direzione diventa importante chiedersi in che senso sia andato l’uomo, le scelte che ha compiuto, soprattutto gli errori che ha commesso. Ma il senso è anche il significato, la strada da percorrere perché da esso si trae consapevolezza.
Nelle opere del Maestro si colgono appieno questi interrogativi e le relative risposte. Le sue creazioni sono opere eleganti, in perfetto equilibrio, spaziano dalla meraviglia per la perfezione concepita dalla natura al caos creato dall’uomo.
La ricerca dei materiali è emblematica e capace di dare risultati inattesi dal fruitore. Nulla è scontato, ma viene da una accurata ricerca in cui non è mai la materia a dominare: essa viene sempre forgiata e piegata alla volontà dell’artista. Le superfici sono ricercate, materiche, allusive.
In “Balkans” non si può non cogliere la distruzione causata dalle guerre, di ieri e di oggi. In queste piccole finestre su un mondo in brandelli si intravedono macerie, palazzi annientati, bruciati dalle bombe.
Osservando l’installazione “C’era una volta un re” l’osservatore viene trasportato nell’Egitto dei faraoni. Ogni singolo elemento che la compone contribuisce al risultato d’insieme. In “Rosso barocco” si scorgono le architetture della terra siciliana arsa dalla canicola estiva, mentre in “Trame” la materia ha ricreato sulla tela un gioco intrecci. Ne “Il palcoscenico della vita” l’uomo cerca la propria visibilità, il proprio io, il senso della sua esistenza. Straordinario l’effetto di “Gomme”, una serie di creazioni realizzate con camere d’aria dismesse, che creano solchi, linee, squarci che si aprono su una superficie nera con un effetto plastico che non lascia indifferenti. Il blu si mischia ai toni del marrone e dell’oro in “Dopo l’erranza” e la tela diventa ancora una volta materia capace di ricordare tanto il mare e la terra che il continuo errare di ogni Ulisse alla ricerca della propria Itaca. Le opere sono spesso segnate da linee che definiscono gradevoli e intriganti geometrie, solchi appena visibili o ben marcati, che armonizzano la composizione.
Per Comiso la mostra del Maestro Flaccavento è un’opportunità per poter ammirare opere che meriterebbero di fare il giro del mondo per la bellezza e il messaggio che vogliono tramandare.
Marta Galofaro
Il termine senso ha parecchie accezioni ed è difficile escluderne qualcuna se si fa riferimento alle opere del Maestro Franco Flaccavento, esposte in un’interessante antologica dal titolo “Senso” nelle stanze di Palazzo Labisi a Comiso, dove è possibile ammirarle fino al 30 maggio.
La parola senso in filosofia ha una lunga storia che parte dalla αίσθησις di Aristotele, la facoltà di “sentire”, di percepire l'azione di oggetti interni o esterni al corpo umano. Nel caso delle opere di Flaccavento la percezione è duplice. Da una parte quella del Maestro che sente la materia, la plasma, la controlla fino ad ottenere il risultato prefissato, dall’altra la sensazione che l’opera dà al suo fruitore che avverte, sente i propri stati d’animo e immagina quelli di chi l’ha creato.
In un mondo che sembra aver smarrito la direzione diventa importante chiedersi in che senso sia andato l’uomo, le scelte che ha compiuto, soprattutto gli errori che ha commesso. Ma il senso è anche il significato, la strada da percorrere perché da esso si trae consapevolezza.
Nelle opere del Maestro si colgono appieno questi interrogativi e le relative risposte. Le sue creazioni sono opere eleganti, in perfetto equilibrio, spaziano dalla meraviglia per la perfezione concepita dalla natura al caos creato dall’uomo.
La ricerca dei materiali è emblematica e capace di dare risultati inattesi dal fruitore. Nulla è scontato, ma viene da una accurata ricerca in cui non è mai la materia a dominare: essa viene sempre forgiata e piegata alla volontà dell’artista. Le superfici sono ricercate, materiche, allusive.
In “Balkans” non si può non cogliere la distruzione causata dalle guerre, di ieri e di oggi. In queste piccole finestre su un mondo in brandelli si intravedono macerie, palazzi annientati, bruciati dalle bombe.
Osservando l’installazione “C’era una volta un re” l’osservatore viene trasportato nell’Egitto dei faraoni. Ogni singolo elemento che la compone contribuisce al risultato d’insieme. In “Rosso barocco” si scorgono le architetture della terra siciliana arsa dalla canicola estiva, mentre in “Trame” la materia ha ricreato sulla tela un gioco intrecci. Ne “Il palcoscenico della vita” l’uomo cerca la propria visibilità, il proprio io, il senso della sua esistenza. Straordinario l’effetto di “Gomme”, una serie di creazioni realizzate con camere d’aria dismesse, che creano solchi, linee, squarci che si aprono su una superficie nera con un effetto plastico che non lascia indifferenti. Il blu si mischia ai toni del marrone e dell’oro in “Dopo l’erranza” e la tela diventa ancora una volta materia capace di ricordare tanto il mare e la terra che il continuo errare di ogni Ulisse alla ricerca della propria Itaca. Le opere sono spesso segnate da linee che definiscono gradevoli e intriganti geometrie, solchi appena visibili o ben marcati, che armonizzano la composizione.
Per Comiso la mostra del Maestro Flaccavento è un’opportunità per poter ammirare opere che meriterebbero di fare il giro del mondo per la bellezza e il messaggio che vogliono tramandare.
Marta Galofaro