COMISO - " LA SINISTRA CHE NON C'E'... PIU': DA DI VITA A SCHETTINO "
Erano gli inizi del XX secolo, quando il movimento operaio e contadino casmeneo assunse consapevolezza della propria forza e dei propri diritti, organizzandosi anche sul piano politico. Il leader di questa trasformazione popolare fu un avvocato locale, Giuseppe Di Vita, figura importante del socialismo ibleo, vicino agli atteggiamenti filantropici e umanitaristici dei primi socialisti, da Claudio Treves a Camillo Prampolini.
In una Comiso dominata, fino ad allora, dal blocco agrario-nobiliare, di cui espressione massima era il senatore Caruso e la cui roccaforte era rappresentata da quanti si coagulavano attorno al corso Vittorio Emanuele e alla basilica dell' Annunziata, si andava formando uno schieramento alternativo: non a caso la Chiesa Madre, nell'ambito delle rivalità campanilistiche tra parrocchie, esprimeva la fazione dei " Cillicatorii " e le istanze popolari.
Con l'avv. Di Vita operai e contadini si organizzarono e divennero forza di governo della città: più di un secolo fa. Memorabili furono le polemiche e le lotte del PSI contro il potentato locale liberale o contro le prime formazioni politiche cattoliche, come la Democrazia Cristiana di Romolo Murri, che si esaurì con la scomunica del fondatore.
Nel 1900, proprio all'inizio del secolo, l'avv. Di Vita organizzò la " Lega dei Contadini ", con sede in un basso di piazza Fonte Diana, sede poi acquistata direttamente dai soci e aderente, dopo la II guerra mondiale, al PCI (la sede, acquistata con i sacrifici di braccianti e cittadini, è stata poi venduta dagli attuali dirigenti del PD). Non è un caso che, nel collegio uninominale di Comiso, i socialisti proponessero come candidato addirittura Filippo Turati, come era dato leggere, fino a poco tempo fa, sui muri di case del quartiere dell'Immacolata.
Da allora ( è trascorso un secolo ) Comiso, insieme a Vittoria e Scicli, si è caratterizzata per essere amministrata, quasi senza soluzione di continuità e tranne brevi parentesi anche belliche, dalla sinistra, che allora c'era.
Senza volere essere pedanti e noiosi, basti ricordare che il socialista Intorrrella si insediò al Comune su mandato degli Alleati, appena finita per la nostra città la guerra; Salvatore Carnazzo ( socialista ) e Giacomo Cagnes ( comunista ) hanno guidato per decenni Comiso, caratterizzandone lo sviluppo e le direttrici di marcia.
Con Cagnes, inoltre, il PCI ha ottenuto la maggioranza assoluta in Consiglio comunale ( 17 consiglieri su allora 32 ) come anche con Salvo Zago: a Cagnes si devono i grandi interventi urbanistici e i grandi espropri, dall'area della 167 a quella occupata dalla cooperativa " Ardenia " e al mercato ortofrutticolo. Carnazzo diventò ben presto deputato regionale e assessore importante a Palermo.
Gli onorevoli Zago e Digiacomo hanno cercato di continuare la marcia lungo il solco tracciato dai predecessori: purtroppo le invidie, le beghe interne, un egotismo esagerato, la crisi dei partiti specie di sinistra, la mancata mobilitazione ideale e popolare, hanno sbarrato la strada a ogni ulteriore passo nella direzione del mantenimento della tradizione progressista.
In una Comiso tradizionalmente di sinistra dal 1994 ( anno della nuova legge sull'elezione diretta del sindaco ) abbiamo avuto 3 sindaci di sinistra ( Digiacomo I, Digiacomo "II e Spataro) e 3 sindaci di destra ( Puglisi, Alfano e Schembari ): una situazione paritaria, che potrebbe propendere ormai a favore della destra nel caso di una riconferma della prof/ssa Maria Rita Schembari il prossimo 28 maggio.
Nessuno avrebbe potuto prevedere una situazione simile appena qualche anno fa. La sinistra annaspa; la destra amministra, negli ultimi 5 anni, con attenzione per le opere pubbliche, dalle nuove rotatorie all'intervento radicale per la scuola media " Pirandello "; la prof/ssa Schembari, 5 anni fa, sconfisse il sindaco uscente Spataro grazie alle lotte interne al PD, con l'on. Digiacomo a capo di uno schieramento alternativo alla sinistra e causa dell'interruzione di una tradizione progressista comisana.
L' aspetto grave è che, nel momento della sconfitta, l'opposizione è letteralmente scomparsa: il M5S, guidato da un consigliere inesistente, ha perso voce e propositività; il PD è stato indaffarato in " altro " ( dalle vacanze a mare, ad esempio, mentre i ristoratori comisani protestavano contro la crisi, ai progetti " Erasmus " o all'impegno nei vari " club service "); qualche timida posizione si è registrata da parte della Lista Spiga, ben poca cosa, a dir la verità, in una città, che tende a premiare il 28 maggio il sindaco uscente con una maggioranza bulgara, forse il 70%.
E il lato deteriore di questa crisi della sinistra è che è diventato virale il modello " Schettino ": nessuno dei big del campo progressista si è candidato come sindaco, nella certezza della sonora batosta e in una sorta di silenzio accidioso. Tutti hanno declinato l'invito e hanno preferito convergere su Salvo Liuzzo, persona degnissima e di buona volontà, ma priva di " appeal " politico ed esponente di una formazione minoritaria. Il competitor del sindaco uscente, renziano , non è stato manco eletto al Consiglio comunale nelle scorse elezioni. Liuzzo ha provveduto, velleitariamente, a togliere le castagne dal fuoco ai maggiorenti dell' ex campo progressista, che intanto, per altri 5 anni " in attesa di tempi migliori ", potranno abbandonare la nave e gettare la spugna, come il comandante Schettino, per dormire, ancora per un lustro, il sonno dei perdenti.
Girolamo Piparo
6 aprile 2023