COMISO - VERSO UNA FELICE CONCLUSIONE LA VICENDA DELLE 30 OPERE, CHE IL GRANDE CERAMISTA NINO CARUSO VORREBBE DONARE ALLA CITTA´.



Che Comiso sia stata e sia una città d´arte di tutto rispetto, con figure di intellettuali di grandissimo calibro, è fuori dubbio: Gesualdo Bufalino, la gloria letteraria locale, fu spinto a definire la città casmenea una sorta di " granducato intellettuale ". E non ci riferiamo solamente a uomini di lettere, come Bufalino o Paolo Nicosia, o a insigni studiosi del mondo antico, come la prof/ssa Margherita Margani o l´archeologo Biagio Pace, ma a tutto quel mondo dell´arte, che con Comiso e con la sua " Regia Scuola d´Arte " ha avuto a che fare e da dove è partito alla conquista del mondo. Pippo Rizzo, futurista, Luigi Gheno, scultore, Germano Belletti, ceramista, Salvatore Fiume, pittore, Salvatore Meli, ceramista, Nino Virduzzo, scultore, Biagio Frisa, ceramista, Piero Guccione, pittore, sono esempi lampanti di una fervida produzione artistica di grande livello,snodatasi negli anni e che arriva fino ai nostri giorni, con il Collettivo BAI ( di cui il prossimo primo luglio si inaugura la mostra del Decennale ), con Giovanni La Cognata, con Salvo Barone e con tanti altri.
Nino Caruso, uno dei più grandi ceramisti a livello internazionale, nato a Tripoli da genitori comisani nel 1928, ha manifestato la volontà di fare dono di ben 30 sue opere alla città di Comiso: sono partite le trattative con gli amministratori, trattative che hanno corso il serio rischio di arenarsi.
Ve lo immaginate ( e lo chiedo ai concittadini più gradicelli di me ) cosa sarebbe successo se alla guida della città ci fosse stato quel Giacomo Cagnes, scomparso recentemente, grande amante dell´arte e amministratore dell´Istituto d´Arte " Fiume "? Cagnes, che, nonostante la ristrettezza dei tempi, aveva istituito Biennali d´Arte a Comiso e consegnato a partire dal 1954 il premio nazionale " Città di Comiso " ad artisti come Gentilini, non si sarebbe fatta sfuggire la ghiotta occasione. Con ben 30 opere ( tante sono quelle che il maestro Nino Caruso vorrebbe donare alla città ) si potrebbe creare un museo intero, dedicato all´esponente in Italia della ceramica " Raku ". Per chi non lo ricordasse, il maestro Nino Caruso, che lavorò nel 1951 presso la romana bottega d´arte di Salvatore Meli a Villa Massimo e che vide le sue prime mostre personali organizzate dagli amici Renato Guttuso e Marino Mazzacurati, ha creato ceramiche e sculture usate in tutto il mondo come arredo urbano, da Parigi a Coimbra e a Shigara.
Ebbene dopo più di un anno di trattative ( così ci ha spiegato il maestro Nino Caruso, raggiunto telefonicamente ) il tutto si è arenato per disguidi e lungaggini burocratiche, per non parlare della sede di esposizione, che il maestro Caruso vorrebbe presso la Fondazione Bufalino.
Eppure ieri pomeriggio, quando tutto sembrava tramontato, la buona volontà del sindaco Filippo Spataro e del presidente del consiglio comunale, Gigi Bellassai, hanno riportato sul tavolo la questione: entro la prossima settimana dovrebbero partire le procedure per l´allestimento dei locali dell´ex mercato ittico, destinati a ospitare le 30 opere donate da Nino Caruso, le cui immagini sono esposte nel corridoio del consiglio comunale. Occorre dire che, per l´allestimento, c´ è già un progetto predisposto dallo stesso Caruso e dal compianto critico d´arte Luciano Marziano.
Il maestro Caruso ci ha dichiarato che, non appena saranno allestiti i locali da lui indicati, predisporrà l´immediato invio delle opere.
Ci auguriamo che si ponga così fine a una " querelle ", che rischia di esacerbare l´animo dell´intera intellettualità comisana.
Girolamo Piparo
Nino Caruso, uno dei più grandi ceramisti a livello internazionale, nato a Tripoli da genitori comisani nel 1928, ha manifestato la volontà di fare dono di ben 30 sue opere alla città di Comiso: sono partite le trattative con gli amministratori, trattative che hanno corso il serio rischio di arenarsi.
Ve lo immaginate ( e lo chiedo ai concittadini più gradicelli di me ) cosa sarebbe successo se alla guida della città ci fosse stato quel Giacomo Cagnes, scomparso recentemente, grande amante dell´arte e amministratore dell´Istituto d´Arte " Fiume "? Cagnes, che, nonostante la ristrettezza dei tempi, aveva istituito Biennali d´Arte a Comiso e consegnato a partire dal 1954 il premio nazionale " Città di Comiso " ad artisti come Gentilini, non si sarebbe fatta sfuggire la ghiotta occasione. Con ben 30 opere ( tante sono quelle che il maestro Nino Caruso vorrebbe donare alla città ) si potrebbe creare un museo intero, dedicato all´esponente in Italia della ceramica " Raku ". Per chi non lo ricordasse, il maestro Nino Caruso, che lavorò nel 1951 presso la romana bottega d´arte di Salvatore Meli a Villa Massimo e che vide le sue prime mostre personali organizzate dagli amici Renato Guttuso e Marino Mazzacurati, ha creato ceramiche e sculture usate in tutto il mondo come arredo urbano, da Parigi a Coimbra e a Shigara.
Ebbene dopo più di un anno di trattative ( così ci ha spiegato il maestro Nino Caruso, raggiunto telefonicamente ) il tutto si è arenato per disguidi e lungaggini burocratiche, per non parlare della sede di esposizione, che il maestro Caruso vorrebbe presso la Fondazione Bufalino.
Eppure ieri pomeriggio, quando tutto sembrava tramontato, la buona volontà del sindaco Filippo Spataro e del presidente del consiglio comunale, Gigi Bellassai, hanno riportato sul tavolo la questione: entro la prossima settimana dovrebbero partire le procedure per l´allestimento dei locali dell´ex mercato ittico, destinati a ospitare le 30 opere donate da Nino Caruso, le cui immagini sono esposte nel corridoio del consiglio comunale. Occorre dire che, per l´allestimento, c´ è già un progetto predisposto dallo stesso Caruso e dal compianto critico d´arte Luciano Marziano.
Il maestro Caruso ci ha dichiarato che, non appena saranno allestiti i locali da lui indicati, predisporrà l´immediato invio delle opere.
Ci auguriamo che si ponga così fine a una " querelle ", che rischia di esacerbare l´animo dell´intera intellettualità comisana.
Girolamo Piparo