CURIOSITA´ - " RUBRICA ETYMOLOGICA VERBORUM SICULORUM " DI GIANLUCA VINDIGNI ( decima parte )
Proseguiamo ancora con esempi di sostantivi, aggettivi e verbi che traggono il loro etimo dal latino classico poiché, come ho più volte specificato, i latinismi - seppur con evidenti mutamenti linguistici dovuti al corso dei secoli e all´evoluzione del parlato - sono nel numero di gran lunga superiori a grecismi, francesismi, termini di derivazione araba, catalana e spagnola.
SOSTANTIVI DI DERIVAZIONE LATINA
Elencherò dunque sostantivi e aggettivi, di utilizzo molto comune nel quotidiano, che possiedono un´ indiscutibile etimologia latina. Essi sono:
p a l u m m a (la colomba, il piccione) < palumbus, i, “colomba”; col passaggio dal genere maschile al femminile e con l´assimilazione progressiva del gruppo consonantico «mb» - ex. gr. piombo > c h i u m m u, gamba > i a m m a, strambo > s t r a m m u, etc. - così da avere: palumbus > palumba > palumma. Palumbo, tuttavia, è anche un cognome diffusissimo in Sicilia, che trae la sua origine proprio dal sostantivo latino;
p i t i t t u (l´appetito) < petitus, us, “desiderio, richiesta”; questo è un nomen rei actae derivato dal verbo latino «petĕre» che tra i suoi vari significati annovera anche quello di “bramare”. In italiano è prevalsa la forma composta «appetitus» (ad + petitus), ma nel siciliano si è mantenuto a lungo il sostantivo base «petitus», passando ad indicare dal desiderio qualunque il desiderio di pancia, appunto l´appetito;
r u r ù s u (fastidioso, dispettoso) < rodo, is, rosi, rosum, ere, “parlar male”; presumibilmente dal latino volgare *rodosus, con successivo rotacismo della dentale sonora «d» intervocalica - ex. gr. credere > c r i r i r i, studiare > s t u r i a r i, dire > r i r i, dare > r a r i, cadere > c a r i r i, etc. - da cui: rodosus > rurusu. Diffuso principalmente nel ragusano, questo aggettivo dall´accezione iniziale di "colui che parla male, critica" finì per identificare una persona fastidiosa, provocatoria, petulante, giustappunto per il suo modo di parlare.
VERBI DI DERIVAZIONE LATINA
Elencherò adesso tre verbi che possiedono un indiscutibile etimo latino. Mi riferisco a:
´n c u g n a r i (introdurre) < cuneo, as, avi, atum, are, “inserire come un cuneo”, verbo denominativo derivato dal nome latino «cuneus» (il cuneo). Con una «in» iniziale intensiva comune ad alcuni verbi siciliani, si ha il passaggio del digramma «ne» al gruppo consonantico «gn» - ex. gr. vinea (latino) > vigna, tinea (latino) > tigna, pinea (latino) > pigna, etc. - per cui: incuneare > ´ncuneari > ´ncugnari. Per un processo analogo, ma con un «ex» iniziale che ne nega il senso, si ha il verbo di significato opposto s c u g n a r i, che vuol dire, appunto, "estrarre a forza". Entrambi i verbi sono utilizzati anche, in senso traslato, in ambito sessuale per indicare il rapporto carnale;
s t u t a r i (spegnere) < tuto, as, are, “proteggere”; con una preposizione iniziale intensiva «ex» atta ad indicare il completamento del processo verbale, si ha la voce «ex + tutare (ignem)» col senso di “proteggere il fuoco (coprendolo)”, e dunque per conseguenza “spegnere”. Questo verbo è utilizzato non solo nel significato specifico di spegnere il fuoco ma anche in quello più ampio di spegnere qualsiasi cosa: «stuta ´a luci», ad esempio, vuol dire “spegni la luce”;
s d i v a c a r i (svuotare) < vacuo, as, avi, atum, are, “svuotare”; con la particella intensiva «dis» e successiva metàtesi iniziale: dis + vacuare > disvacari > sdivacari.
Nella speranza di continuare ad incuriosire i lettori e di avvicinarli alla conservazione e allo studio della lingua siciliana, quest´oggi ho proseguito ancora una volta con una piacevole rassegna di termini di etimo latino. Mi auguro come sempre di aver stimolato il vostro interesse e di esser riuscito a sottolineare la nobiltà linguistica posseduta da noi siciliani anche nel parlato quotidiano. Alla prossima!
Gianluca Vindigni
SOSTANTIVI DI DERIVAZIONE LATINA
Elencherò dunque sostantivi e aggettivi, di utilizzo molto comune nel quotidiano, che possiedono un´ indiscutibile etimologia latina. Essi sono:
p a l u m m a (la colomba, il piccione) < palumbus, i, “colomba”; col passaggio dal genere maschile al femminile e con l´assimilazione progressiva del gruppo consonantico «mb» - ex. gr. piombo > c h i u m m u, gamba > i a m m a, strambo > s t r a m m u, etc. - così da avere: palumbus > palumba > palumma. Palumbo, tuttavia, è anche un cognome diffusissimo in Sicilia, che trae la sua origine proprio dal sostantivo latino;
p i t i t t u (l´appetito) < petitus, us, “desiderio, richiesta”; questo è un nomen rei actae derivato dal verbo latino «petĕre» che tra i suoi vari significati annovera anche quello di “bramare”. In italiano è prevalsa la forma composta «appetitus» (ad + petitus), ma nel siciliano si è mantenuto a lungo il sostantivo base «petitus», passando ad indicare dal desiderio qualunque il desiderio di pancia, appunto l´appetito;
r u r ù s u (fastidioso, dispettoso) < rodo, is, rosi, rosum, ere, “parlar male”; presumibilmente dal latino volgare *rodosus, con successivo rotacismo della dentale sonora «d» intervocalica - ex. gr. credere > c r i r i r i, studiare > s t u r i a r i, dire > r i r i, dare > r a r i, cadere > c a r i r i, etc. - da cui: rodosus > rurusu. Diffuso principalmente nel ragusano, questo aggettivo dall´accezione iniziale di "colui che parla male, critica" finì per identificare una persona fastidiosa, provocatoria, petulante, giustappunto per il suo modo di parlare.
VERBI DI DERIVAZIONE LATINA
Elencherò adesso tre verbi che possiedono un indiscutibile etimo latino. Mi riferisco a:
´n c u g n a r i (introdurre) < cuneo, as, avi, atum, are, “inserire come un cuneo”, verbo denominativo derivato dal nome latino «cuneus» (il cuneo). Con una «in» iniziale intensiva comune ad alcuni verbi siciliani, si ha il passaggio del digramma «ne» al gruppo consonantico «gn» - ex. gr. vinea (latino) > vigna, tinea (latino) > tigna, pinea (latino) > pigna, etc. - per cui: incuneare > ´ncuneari > ´ncugnari. Per un processo analogo, ma con un «ex» iniziale che ne nega il senso, si ha il verbo di significato opposto s c u g n a r i, che vuol dire, appunto, "estrarre a forza". Entrambi i verbi sono utilizzati anche, in senso traslato, in ambito sessuale per indicare il rapporto carnale;
s t u t a r i (spegnere) < tuto, as, are, “proteggere”; con una preposizione iniziale intensiva «ex» atta ad indicare il completamento del processo verbale, si ha la voce «ex + tutare (ignem)» col senso di “proteggere il fuoco (coprendolo)”, e dunque per conseguenza “spegnere”. Questo verbo è utilizzato non solo nel significato specifico di spegnere il fuoco ma anche in quello più ampio di spegnere qualsiasi cosa: «stuta ´a luci», ad esempio, vuol dire “spegni la luce”;
s d i v a c a r i (svuotare) < vacuo, as, avi, atum, are, “svuotare”; con la particella intensiva «dis» e successiva metàtesi iniziale: dis + vacuare > disvacari > sdivacari.
Nella speranza di continuare ad incuriosire i lettori e di avvicinarli alla conservazione e allo studio della lingua siciliana, quest´oggi ho proseguito ancora una volta con una piacevole rassegna di termini di etimo latino. Mi auguro come sempre di aver stimolato il vostro interesse e di esser riuscito a sottolineare la nobiltà linguistica posseduta da noi siciliani anche nel parlato quotidiano. Alla prossima!
Gianluca Vindigni