CURIOSITA´ - " RUBRICA ETYMOLOGICA VERBORUM SICULORUM " DI GIANLUCA VINDIGNI ( quinta parte )
RUBRICA ETYMOLOGICA VERBORUM SICULORUM
Dopo essermi occupato, nei precedenti articoli, di etimi classici derivanti dal greco antico presenti nella lingua siciliana, quest´oggi torno ad occuparmi di latinismi. Ribadiamo ancora una volta che gli etimi latini presenti nel siciliano sono di gran lunga più numerosi dei grecismi poiché, dopo la totale conquista dell´isola da parte dei Romani, molti termini greci furono interamente assorbiti e fatti propri dalla lingua latina. L´influenza della lingua latina nel siciliano fu talmente marcata che, nonostante il trascorrere dei secoli, i latinismi ravvisabili ancora oggi nel lessico superano di gran lunga non solo i grecismi, ma anche francesismi, termini arabi, termini spagnoli o catalani, o addirittura alcuni anglicismi, seppure alcuni di questi popoli (come i greci stessi) abbiano dominato ed influito per molti secoli sulla cultura dell´isola e conseguentemente anche sulla lingua. Passiamo dunque in rassegna alcuni sostantivi e alcuni verbi che possiedono un´equivocabile derivazione latina.
SOSTANTIVI DI DERIVAZIONE LATINA
Vi sono diversi sostantivi che nel corso dei secoli hanno subìto lievi mutamenti morfologici nel passaggio dalla lingua latina a quella siciliana. È ad esempio il caso di:
n a p p a (la tazza) < dal latino tardo nappa, ae, “tazza”; occorre dire, tuttavia, che in gran parte dell´isola questa stessa voce indica “la toppa”, come può emergere da Peppe Nappa, una delle maschere più note della commedia dell´arte siciliana, la cui etimologia è riconducibile proprio al significato di toppa;
c a t u (il secchio) < cadus, i, “barile”; talvolta anche nella variante q u a t u, come accade nel catanese;
c i c i r u (il cece) < cicer, eris, “cece”;
i m m u (la gobba) < gibbus, i, “gobba”;
s p o n z a (la spugna) < spongia, ae, “spugna”; etimologia che è possibile rinvenire anche nella lingua inglese nella voce «sponge», che appunto indica la spugna. Mentre si perviene alla voce italiana «spugna» tramite metàtesi del gruppo «ng»: spongia > spognia > spogna > spugna.
VERBI DI DERIVAZIONE LATINA
Vi sono verbi che hanno mantenuto una pura derivazione dalla lingua latina, sebbene molti di questi abbiano subito delle varianti morfologiche:
´m p i c a r i (appiccicare) < pico, as, avi, atum, are, “impeciare”, con una «in» iniziale intensiva comune a numerosi verbi;
a m m à t t i r i (sbattere) < macto, as, avi, atum, are, “colpire”; con una «ad» intensiva comune a molti verbi siciliani, questo verbo ha in alcune parti della Sicilia anche il senso di “affievolirsi”;
s u c a r i (succhiare) < sugo, is, suxi, suctum, ere, “succhiare”; oltre al passaggio dalla velare sonora «g» alla sorda «c», in questo verbo è presente anche il passaggio dalla terza coniugazione latina «-ere» alla prima italiana in «-are», cosa comune a molti altri verbi, come si può evincere da: tremĕre > tremare, studēre > studiare, etc. Per cui: sugĕre > sucere > sucari. La forma italiana «succhiare», invece, deriva da una tarda voce intensiva del latino volgare quale "suculare".
Un appunto circa questo ultimo verbo: da esso deriva anche il termine siciliano s u c a, ossia il tubo di gomma utilizzato per irrigare i campi, in quanto "succhia" l´acqua dal rubinetto a cui esso viene attaccato; nell´agrigentino, invece, è prevalente la voce s u c a l ò r a, mentre nel catanese e nell´alto siracusano, seppur presente ma con minore frequenza la voce s u c a, si preferisce usare c u d d ì n a.
Spero come sempre di avervi incuriositi e di aver stuzzicato il vostro interesse. La lingua latina è la madre della nostra lingua, dell´italiano, e di tutte le lingue romanze, ed è per questo che bisogna conoscerla. Ignorarla del tutto significherebbe cancellare millenni di storia, nonché le nostre stesse origini. Alla prossima!
Gianluca Vindigni
Dopo essermi occupato, nei precedenti articoli, di etimi classici derivanti dal greco antico presenti nella lingua siciliana, quest´oggi torno ad occuparmi di latinismi. Ribadiamo ancora una volta che gli etimi latini presenti nel siciliano sono di gran lunga più numerosi dei grecismi poiché, dopo la totale conquista dell´isola da parte dei Romani, molti termini greci furono interamente assorbiti e fatti propri dalla lingua latina. L´influenza della lingua latina nel siciliano fu talmente marcata che, nonostante il trascorrere dei secoli, i latinismi ravvisabili ancora oggi nel lessico superano di gran lunga non solo i grecismi, ma anche francesismi, termini arabi, termini spagnoli o catalani, o addirittura alcuni anglicismi, seppure alcuni di questi popoli (come i greci stessi) abbiano dominato ed influito per molti secoli sulla cultura dell´isola e conseguentemente anche sulla lingua. Passiamo dunque in rassegna alcuni sostantivi e alcuni verbi che possiedono un´equivocabile derivazione latina.
SOSTANTIVI DI DERIVAZIONE LATINA
Vi sono diversi sostantivi che nel corso dei secoli hanno subìto lievi mutamenti morfologici nel passaggio dalla lingua latina a quella siciliana. È ad esempio il caso di:
n a p p a (la tazza) < dal latino tardo nappa, ae, “tazza”; occorre dire, tuttavia, che in gran parte dell´isola questa stessa voce indica “la toppa”, come può emergere da Peppe Nappa, una delle maschere più note della commedia dell´arte siciliana, la cui etimologia è riconducibile proprio al significato di toppa;
c a t u (il secchio) < cadus, i, “barile”; talvolta anche nella variante q u a t u, come accade nel catanese;
c i c i r u (il cece) < cicer, eris, “cece”;
i m m u (la gobba) < gibbus, i, “gobba”;
s p o n z a (la spugna) < spongia, ae, “spugna”; etimologia che è possibile rinvenire anche nella lingua inglese nella voce «sponge», che appunto indica la spugna. Mentre si perviene alla voce italiana «spugna» tramite metàtesi del gruppo «ng»: spongia > spognia > spogna > spugna.
VERBI DI DERIVAZIONE LATINA
Vi sono verbi che hanno mantenuto una pura derivazione dalla lingua latina, sebbene molti di questi abbiano subito delle varianti morfologiche:
´m p i c a r i (appiccicare) < pico, as, avi, atum, are, “impeciare”, con una «in» iniziale intensiva comune a numerosi verbi;
a m m à t t i r i (sbattere) < macto, as, avi, atum, are, “colpire”; con una «ad» intensiva comune a molti verbi siciliani, questo verbo ha in alcune parti della Sicilia anche il senso di “affievolirsi”;
s u c a r i (succhiare) < sugo, is, suxi, suctum, ere, “succhiare”; oltre al passaggio dalla velare sonora «g» alla sorda «c», in questo verbo è presente anche il passaggio dalla terza coniugazione latina «-ere» alla prima italiana in «-are», cosa comune a molti altri verbi, come si può evincere da: tremĕre > tremare, studēre > studiare, etc. Per cui: sugĕre > sucere > sucari. La forma italiana «succhiare», invece, deriva da una tarda voce intensiva del latino volgare quale "suculare".
Un appunto circa questo ultimo verbo: da esso deriva anche il termine siciliano s u c a, ossia il tubo di gomma utilizzato per irrigare i campi, in quanto "succhia" l´acqua dal rubinetto a cui esso viene attaccato; nell´agrigentino, invece, è prevalente la voce s u c a l ò r a, mentre nel catanese e nell´alto siracusano, seppur presente ma con minore frequenza la voce s u c a, si preferisce usare c u d d ì n a.
Spero come sempre di avervi incuriositi e di aver stuzzicato il vostro interesse. La lingua latina è la madre della nostra lingua, dell´italiano, e di tutte le lingue romanze, ed è per questo che bisogna conoscerla. Ignorarla del tutto significherebbe cancellare millenni di storia, nonché le nostre stesse origini. Alla prossima!
Gianluca Vindigni