CURIOSITA´ - " RUBRICA ETYMOLOGICA VERBORUM SICULORUM " DI GIANLUCA VINDIGNI ( settima parte )
Continuiamo ancora una volta con etimologie di termini appartenenti alla lingua siciliana che possiedono una pura derivazione latina. Elenecherò quest´oggi sostantivi e verbi che nei secoli hanno mantenuto, quantunque con evoluzioni linguistiche, un´inconfutabile derivazione classica.
SOSTANTIVI DI DERIVAZIONE LATINA
Ecco tre sostantivi siciliani dall´inconfutabile sapore classico:
r a c i n a (l´uva) < rcemus, i, “uva”; da questo termine latino deriva anche il nome francese «raisin», con cui si indica appunto l´uva;
t i s t ù n i a (la tartaruga) < testudo, inis, “tartaruga”; termine diffuso nell´alto catanese, come ad esempio ad Acireale, mentre prevale la voce “scuzzària” nel capoluogo di provincia. Il termine s c u z z à r i a è diffuso anche nel ragusano e nel siracusano, e, con lievi varianti linguistiche, risulta presente pure nel nisseno, come per esempio a Gela nella voce s c u r z à n a;
m u s i o n i (la baldoria) < motio, onis, “movimento”; questo termine è diffuso nella Sicilia orientale ed indica la baldora, il fracasso, il movimento creato ad un individuo o da un gruppo di persone. L´espressione «nun fari musioni», infatti, vuol dire “non fare casino, fracasso”.
VERBI DI DERIVAZIONE LATINA
Elencherò adesso tre verbi che possiedono un indiscutibile etimo latino. Mi riferisco a:
d i c i r i (dire) < dico, is, dixi, dictum, ere, “dire”; nel dialetto siciliano, così come nella lingua italiana, è prevalasa la voce sincopata d i r i, sebbene in alcuni dei dialetti centro-meridionali, come nel napoletano, l´infinito si è mantenuto per intero nella forma “riciri”. Tuttavia bisogna dire che nella lingua siciliana l´infinito è stato mantenuto nella sua forma completa solo nelle voci composte b e n i r i c i r i e m a l i r i c i r i, che derivano rispettivamente dai verbi latini «benedicere» e «maledicere»;
n e s c i r i (uscire) < exeo, is, ii, itum, ire, “uscire”; con una «in» iniziale dal valore intensivo, “inexire”, questo verbo subisce una metatesi interna nella consonante doppia «x». La «x» in latino, tra le varie pssibilità, risulta dall´unione delle consonanti «c» ed «s», e, scomponendo la doppia ad interno di parola, si avrà la suddetta metàtesi: inexire > inecsire > inesciri. Il verbo, poi, subisce aferesi iniziale della vocale semiconsonantica «i»: inesciri > nesciri;
a s s u m a r i (aumentare, salire) < assumo, is, sumpsi, sumptum, ere, "aggiungere"; questo verbo è diffuso solo nella parte occidentale del ragusano, nelle città di Vittoria, Acate e Scoglitti, e in altre province della parte occidentale dell´isola, col significato di "salire". A Vittoria, per esempio, la salita è chiamata anche a s s u m a t a. Nel catanese e nel siracusano, invece, è attestato col mirato ed esclusivo significato di "venire a galla", sebbene in alcune zone dell´alto catanese, come ad esempio a Fiumefreddo di Sicilia, la locuzione avverbiale «pa ´ssumata» indica un qualcosa in via di ascesa, in salita.
Spero come sempre di avervi incuriositi e di aver accresciuto il vostro interesse verso la lingua siciliana, nobile e storica conservatrice di numerosissime parole riconducibili alle lingue classiche. Alla prossima!