CURIOSITA´ - " RUBRICA ETYMOLOGICA VERBORUM SICULORUM " DI GIANLUCA VINDIGNI ( terza parte: la derivazione dal greco )
Non è il solo Latino - va tenuto presente - che ha lasciato nella lingua siciliana numerosi residui lessicali: anche la lingua greca, seppur in misura minore, ha impiantato le sue vestigia, tuttavia più difficili da scovare e talvolta più remote. La dominazione greca in Sicilia, cominciata nell´ottavo secolo a.C. e perdurata fino alla totale conquista romana dell´isola, ha fatto sì che costumi, usanze, modi di vivere, monumenti, nomi di città e svariate radici lessicali restassero percettibili dal popolo fino ai giorni nostri. Bisogna però tenere presente che il novero di termini greci che oggi possiamo rintracciare nel siciliano è di gran lunga inferiore rispetto a quello dei latinismi, se si considera che la lingua latina prese il sopravvento sulla greca a tal punto che numerosi termini greci furono successivamente latinizzati. È il caso, ad esempio, di c r i v u (il setaccio), il quale trae la sua origine più recondita dal verbo greco κρίνειν (pron. krìnein), che vuol dire "separare, discernere", ma che potrebbe essere ricondotto anche al latino ´cribrum, i´, che significa, appunto, "setaccio". La differenza, in questo caso, è di lieve entità giacché il latino ´cribrum´ è di per sé di origine greca, in quanto risulta essere un derivato del già citato verbo κρίνειν.
Passeremo adesso in rassegna alcuni grecismi - sostantivi, aggettivi e verbi - presenti nel siciliano.
SOSTANTIVI E AGGETTIVI DI DERIVAZIONE GRECA
Vi sono diversi sostantivi e aggettivi che nel corso dei secoli hanno subìto lievi mutamenti morfologici, le cui radici e i cui significati ci sono pervenuti quasi identici. Eccone alcuni:
c à n t r u (un´antica sorta di gabinetto) < κάνθαρος, ου (kantharos, ou), "vaso"; nella Sicilia centro-orientale il termine subisce la sìncope (caduta) della vocale -a, ma nella parte occidentale dell´isola si è mantenuto integro nella forma di c à n t a r u;
b ù m m u l u (la brocca) < βομβύλη, ης (bombùle, es), "boccetta"; a Catania, tuttavia, indica anche il bernoccolo;
c a r ù s u (il ragazzo) < dal greco κοῦρος, ου (kouros, ou), "giovane"; questo appellativo è comune e alquanto diffuso nella maggior parte delle province siciliane, tranne nel palermitano, in parte del siracusano e in quasi tutta la provincia di Ragusa (eccetto alcune città come Acate o Chiaramonte Gulfi), dove sono prevalenti rispettivamente le voci p i c c i o t t u o p i c c i u o t t u, a seconda delle leggi metafonetiche. Il ragusano, infatti, è soggetto ad una singolare metafonèsi ricca di dittonghi e trittonghi, come si può evincere da picc-iuo-ttu, fenomeno non comune a tutta l´isola;
n i c u (piccolo) < μικρός, -ά, -όν (mikros, a, on), "piccolo";
l o l l u (sciocco) < λάλος, ον (lalos, on), "ciarliero".
VERBI DI DERIVAZIONE GRECA
Vi sono alcuni verbi che hanno mantenuto una derivazione diretta dalla lingua greca, sebbene molti di questi abbiano subìto delle varianti morfologiche. Va ricordato, tuttavia, che sono davvero pochissimi e talvolta anche di dubbia etimologia, soggetti alle più svariate interpretazioni dei linguisti. Partiamo con tre verbi comunissimi:
a m m u c c i a r i (nascondere) < μύχιος, α, ον (mùchios, a, on), "che è all´interno", con un ad- intensivo iniziale – cfr. ex. gr. avviriri, assentiri, arrispunniri, arrinesciri, accapiri etc. – comune alla maggior parte dell´isola;
t a c c h i a r i (correre) < ταχύς, εῖα, ὺ (tachus, eia, u), "veloce";
b a b b i a r i (scherzare) < βαβάζειν (babàzein), "balbettare".
Un appunto riguardo a b a b b i a r i. Bisogna sottolineare che tale verbo potrebbe essere ricondotto all´aggettivo latino ´balbus, a, um´ (balbuziente), da cui deriva anche l´aggettivo b a b b u. Di fatti, così come b a b b u è colui che non sapendo parlare bene - poiché balbuziente - appare sciocco agli occhi del popolo, b a b b i a r i potrebbe essere ricondotto ad una tarda ma non attestata forma verbale latina quale *balbiare, che potrebbe valere "balbettare", e dunque in senso traslato "scherzare".
In questo articolo vi ho voluto palesare alcuni grecismi che tutt´oggi utilizziamo inconsapevolmente nel quotidiano, ignorando la ricchezza e la nobiltà linguistica che conferiscono al nostro dialetto; porterò avanti l´argomento nella prossima puntata. Spero intanto di avervi incuriosito e di avervi ancora una volta dimostrato che la lingua siciliana non ha minore dignità dell´italiano. Alla prossima!
Gianluca Vindigni
Passeremo adesso in rassegna alcuni grecismi - sostantivi, aggettivi e verbi - presenti nel siciliano.
SOSTANTIVI E AGGETTIVI DI DERIVAZIONE GRECA
Vi sono diversi sostantivi e aggettivi che nel corso dei secoli hanno subìto lievi mutamenti morfologici, le cui radici e i cui significati ci sono pervenuti quasi identici. Eccone alcuni:
c à n t r u (un´antica sorta di gabinetto) < κάνθαρος, ου (kantharos, ou), "vaso"; nella Sicilia centro-orientale il termine subisce la sìncope (caduta) della vocale -a, ma nella parte occidentale dell´isola si è mantenuto integro nella forma di c à n t a r u;
b ù m m u l u (la brocca) < βομβύλη, ης (bombùle, es), "boccetta"; a Catania, tuttavia, indica anche il bernoccolo;
c a r ù s u (il ragazzo) < dal greco κοῦρος, ου (kouros, ou), "giovane"; questo appellativo è comune e alquanto diffuso nella maggior parte delle province siciliane, tranne nel palermitano, in parte del siracusano e in quasi tutta la provincia di Ragusa (eccetto alcune città come Acate o Chiaramonte Gulfi), dove sono prevalenti rispettivamente le voci p i c c i o t t u o p i c c i u o t t u, a seconda delle leggi metafonetiche. Il ragusano, infatti, è soggetto ad una singolare metafonèsi ricca di dittonghi e trittonghi, come si può evincere da picc-iuo-ttu, fenomeno non comune a tutta l´isola;
n i c u (piccolo) < μικρός, -ά, -όν (mikros, a, on), "piccolo";
l o l l u (sciocco) < λάλος, ον (lalos, on), "ciarliero".
VERBI DI DERIVAZIONE GRECA
Vi sono alcuni verbi che hanno mantenuto una derivazione diretta dalla lingua greca, sebbene molti di questi abbiano subìto delle varianti morfologiche. Va ricordato, tuttavia, che sono davvero pochissimi e talvolta anche di dubbia etimologia, soggetti alle più svariate interpretazioni dei linguisti. Partiamo con tre verbi comunissimi:
a m m u c c i a r i (nascondere) < μύχιος, α, ον (mùchios, a, on), "che è all´interno", con un ad- intensivo iniziale – cfr. ex. gr. avviriri, assentiri, arrispunniri, arrinesciri, accapiri etc. – comune alla maggior parte dell´isola;
t a c c h i a r i (correre) < ταχύς, εῖα, ὺ (tachus, eia, u), "veloce";
b a b b i a r i (scherzare) < βαβάζειν (babàzein), "balbettare".
Un appunto riguardo a b a b b i a r i. Bisogna sottolineare che tale verbo potrebbe essere ricondotto all´aggettivo latino ´balbus, a, um´ (balbuziente), da cui deriva anche l´aggettivo b a b b u. Di fatti, così come b a b b u è colui che non sapendo parlare bene - poiché balbuziente - appare sciocco agli occhi del popolo, b a b b i a r i potrebbe essere ricondotto ad una tarda ma non attestata forma verbale latina quale *balbiare, che potrebbe valere "balbettare", e dunque in senso traslato "scherzare".
In questo articolo vi ho voluto palesare alcuni grecismi che tutt´oggi utilizziamo inconsapevolmente nel quotidiano, ignorando la ricchezza e la nobiltà linguistica che conferiscono al nostro dialetto; porterò avanti l´argomento nella prossima puntata. Spero intanto di avervi incuriosito e di avervi ancora una volta dimostrato che la lingua siciliana non ha minore dignità dell´italiano. Alla prossima!
Gianluca Vindigni