DONNAFUGATA - " ESTETICA, VANITA´ E MUTAMENTO ": LA MODA DELL´OTTOCENTO NELLA GRANDE MOSTRA CURATA DA GIUSEPPE IACONO.




Gli Arezzo, antica famiglia ragusana contrassegnata araldicamente dai ricci ( " a- rizzi " e quindi Arezzo ), si erano legati agli Amari di Palermo ( illustre famiglia di storici e di politici, come Michele o Emerico ) e avevano rapporti di famiglia o di amicizia con il gotha della nobiltà siciliana, i cui stemmi sono raffigurati nell´omonima sala del castello di Donnafugata.
Dopo che con il senatore - barone Corrado Arezzo de Spuches alla splendida dimora di Ibla si era aggiunta la ricostruita dimora di campagna, cioè il castello di Donnafugata, nel corso di un passaggio di eredità venne disposta la procedura per assegnare i vari beni di famiglia. Nelle varie stanze del villino degli Arezzo, allocato di fronte al Distretto militare, erano state sistemate decine di casse contenenti gli oggetti da ereditare. In una stanza erano state riposte le casse con migliaia di indumenti intimi e di abiti da gala, maschili e femminili; in un´altra stanza si trovavano casse con l´argenteria; in un´altra ancora c´erano le casse con tele e con dipinti d´arte e così via dicendo.
Si era proceduto, quindi, al sorteggio, per stanza: a Gabriele Arezzo di Trifiletti erano toccate, con grande disappunto del destinatario, le casse con gli svariati pezzi di abbigliamento di famiglia.
Il sorteggio non era riuscito molto gradito a Gabriele, che, ritenendo di non essre affatto un " pezzaro ", un semplice possessore di " pezze ", se ne era tornato quasi scornato nella sua Palermo, dove un ramo della famiglia si era imparentato con gli Amari.
Gabriele Arezzo di Trifiletti era ignaro di essere entrato in possesso di una delle più importanti collezioni di abiti a livello europeo, con capi di abbigliamento, che coprono quasi cinque secoli di storia del costume, dal 1500 al ventesimo secolo.
Va dato merito al Comune di Ragusa e alla giunta Piccitto l´avere non solo acquistato negli anni ottanta del secolo scorso lo splendido castello di Donnafugata, ma di avere anche preso in possesso, per la somma di 250.000 euro, circa 3.000 pezzi di abbigliamento della collezione " Arezzo ", ritenuti oggi di inestimabile valore: le poliedriche conoscenze e la naturale versatilità dell´architetto Giuseppe Iacono, esperto in storia della moda e in architettura dei giardini, hanno permesso di esporre in visione alcuni dei pezzi più importanti della collezione stessa.
" Estetica, vanità e mutamento " è il titolo che l´architetto Iacono ha voluto assegnare alla mostra, mutuando l´espressione da Paolo Mantegazza: la storia della moda e del costume, nel corso dell´ Ottocento,scivola davanti agli occhi delle migliaia di visitatori. La " donna - colonna ", con l´abito simile a una lunga tunica, come una statua classica o una colonna ionica, apre il secolo XIX: una cinta, a tre quarti circa del corpo,tale da rendere il punto-vita molto elevato e tale da spingere il seno in alto, completa la figura femminile vicina ai canoni del neoclassicismo e alle opere di Antonio Canova.
Si passa, poi, alla " silhouette a clessidra ", tipica del periodo romantico, con gonne tanto grandi da misurare sette metri di circonferenza e sorrette da crinoline o sottovesti rigide, in certi casi anche fino a 8. Si arriva, con l´ultima parte del secolo, alla forma a " S " grazie al cosiddetto " cul de Paris ", ampio rigonfiamento della parte posteriore della veste, mentre il busto viene sempre più ristretto, tanto da causare anche seri problemi di respirazione.
I pezzi esposti sono di grande fattura e di superba bellezza: si va da un abito da passeggio, appartenuto al grande compositore catanese Vincenzo Bellini, alla veste della contessa Miramon, moglie del primo ministro messicano, per arrivare all´abito che ispirò Luchino Visconti per l´Angelica del Gattopardo.
Non è solo la location all´interno del castello, che impreziosisce la mostra e ne decreta il grande successo di pubblico, oltre al ristoro per le casse comunali. L´architetto Iacono accompagna direttamente il visitatore, oltre che con il suo garbo e con la sua discrezione, all´interno delle atmosfere magiche dell´Ottocento con le musiche della " Norma " e con la voce di Maria Callas, per introdurre all´abito di Bellini, o con il grande valzer del film " Il Gattopardo ", per presentare l´abito bianco che ispirò Luchino Visconti.
Un´ultima curiosità: esistono abiti di colore blu notte. Ebbene non esiste una sola gradazione di blu notte: gli abiti presentati sono caratterizzati dalla terza gradazione, quella che precede una notte senza stelle, in cui, parafrasando Hegel, tutte le miserie del mondo diventano nere.
Girolamo Piparo
Dopo che con il senatore - barone Corrado Arezzo de Spuches alla splendida dimora di Ibla si era aggiunta la ricostruita dimora di campagna, cioè il castello di Donnafugata, nel corso di un passaggio di eredità venne disposta la procedura per assegnare i vari beni di famiglia. Nelle varie stanze del villino degli Arezzo, allocato di fronte al Distretto militare, erano state sistemate decine di casse contenenti gli oggetti da ereditare. In una stanza erano state riposte le casse con migliaia di indumenti intimi e di abiti da gala, maschili e femminili; in un´altra stanza si trovavano casse con l´argenteria; in un´altra ancora c´erano le casse con tele e con dipinti d´arte e così via dicendo.
Si era proceduto, quindi, al sorteggio, per stanza: a Gabriele Arezzo di Trifiletti erano toccate, con grande disappunto del destinatario, le casse con gli svariati pezzi di abbigliamento di famiglia.
Il sorteggio non era riuscito molto gradito a Gabriele, che, ritenendo di non essre affatto un " pezzaro ", un semplice possessore di " pezze ", se ne era tornato quasi scornato nella sua Palermo, dove un ramo della famiglia si era imparentato con gli Amari.
Gabriele Arezzo di Trifiletti era ignaro di essere entrato in possesso di una delle più importanti collezioni di abiti a livello europeo, con capi di abbigliamento, che coprono quasi cinque secoli di storia del costume, dal 1500 al ventesimo secolo.
Va dato merito al Comune di Ragusa e alla giunta Piccitto l´avere non solo acquistato negli anni ottanta del secolo scorso lo splendido castello di Donnafugata, ma di avere anche preso in possesso, per la somma di 250.000 euro, circa 3.000 pezzi di abbigliamento della collezione " Arezzo ", ritenuti oggi di inestimabile valore: le poliedriche conoscenze e la naturale versatilità dell´architetto Giuseppe Iacono, esperto in storia della moda e in architettura dei giardini, hanno permesso di esporre in visione alcuni dei pezzi più importanti della collezione stessa.
" Estetica, vanità e mutamento " è il titolo che l´architetto Iacono ha voluto assegnare alla mostra, mutuando l´espressione da Paolo Mantegazza: la storia della moda e del costume, nel corso dell´ Ottocento,scivola davanti agli occhi delle migliaia di visitatori. La " donna - colonna ", con l´abito simile a una lunga tunica, come una statua classica o una colonna ionica, apre il secolo XIX: una cinta, a tre quarti circa del corpo,tale da rendere il punto-vita molto elevato e tale da spingere il seno in alto, completa la figura femminile vicina ai canoni del neoclassicismo e alle opere di Antonio Canova.
Si passa, poi, alla " silhouette a clessidra ", tipica del periodo romantico, con gonne tanto grandi da misurare sette metri di circonferenza e sorrette da crinoline o sottovesti rigide, in certi casi anche fino a 8. Si arriva, con l´ultima parte del secolo, alla forma a " S " grazie al cosiddetto " cul de Paris ", ampio rigonfiamento della parte posteriore della veste, mentre il busto viene sempre più ristretto, tanto da causare anche seri problemi di respirazione.
I pezzi esposti sono di grande fattura e di superba bellezza: si va da un abito da passeggio, appartenuto al grande compositore catanese Vincenzo Bellini, alla veste della contessa Miramon, moglie del primo ministro messicano, per arrivare all´abito che ispirò Luchino Visconti per l´Angelica del Gattopardo.
Non è solo la location all´interno del castello, che impreziosisce la mostra e ne decreta il grande successo di pubblico, oltre al ristoro per le casse comunali. L´architetto Iacono accompagna direttamente il visitatore, oltre che con il suo garbo e con la sua discrezione, all´interno delle atmosfere magiche dell´Ottocento con le musiche della " Norma " e con la voce di Maria Callas, per introdurre all´abito di Bellini, o con il grande valzer del film " Il Gattopardo ", per presentare l´abito bianco che ispirò Luchino Visconti.
Un´ultima curiosità: esistono abiti di colore blu notte. Ebbene non esiste una sola gradazione di blu notte: gli abiti presentati sono caratterizzati dalla terza gradazione, quella che precede una notte senza stelle, in cui, parafrasando Hegel, tutte le miserie del mondo diventano nere.
Girolamo Piparo