DONNAFUGATA RESORT - DA ORAZIO AREZZO DI CELANO, CHE SALVO' A VELLETRI NEL 1744 CARLO III , AL " DONNAFUGATA GOLF RESORT ": STORIA DI UN SOGNO INFRANTO E ALTRA VERGOGNA PER I POLITICI IBLEI.
Mario Barresi, su " La Sicilia " dello scorso 6 maggio, ha puntualmente ricostruito la vicenda dei campi da golf, creati nei primi anni del terzo millennio in c/da Piombo, in territorio di Ragusa, tra Comiso e Santa Croce Camerina: una struttura di lusso, con un albergo a 5 stelle (dotato di 170 camere e 40 suites), una SPA, 2 piscine, 6 campi da tennis, un impianto ippico, una sala banchetti per mille persone. A tutto questo sono stati aggiunti 2 campi da golf a 18 buche, un campo executive a 9 buche e uno di pratica.
Tutto parte dalla cessione di diversi ettari di terreno alla società " Donnafugata resort srl ", che nel 2003 inizia a realizzare la struttura. I terreni vengono in parte affittati e in parte venduti ( 5 ettari) da Orazio Arezzo, marchese di Celano, e dalla sorella Maria Felice, proprietari di ben 250 ettari di terreno nella zona, in cui insistono una torre del '500 e un giardino storico, oltre a un borgo agricolo.
Gli Arezzo provengono da una antica famiglia, un cui antenato nel 1744 salvò a Velletri, nel corso di una famosa battaglia legata alla guerra di successione austriaca, la vita a Carlio III di Borbone: il sovrano ricompensò Orazio Arezzo ( 1709- 1796) con il titolo di marchese di Celano, il cui castello rimase di proprietà della famiglia fino al 1950, anno in cui, per la cifra simbolica di una lira, gli Arezzo lo regalarono allo Stato italiano.
L'attuale Orazio Arezzo ha avuto come trisavolo il marchese (anche lui di nome Orazio) che favorì, con munifica liberalità, le campagne di scavo dell'archeologo roveretano Paolo Orsi, direttore del Museo archeologico di Siracusa. Siamo tra la fine dell' 800 e gli inizi del '900: già nel 1872 il cavaliere Ludovico Landolina Paternò, archeologo, aveva eseguito degli scavi nei terreni di proprietà degli Arezzo di Celano, di cui il Landolina era parente. Nel corso degli scavi, che interessarono varie necropoli legate all'antica colonia greca di Camarina, furono rinvenuti diversi vasi attici a figure rosse, che costituiscono l'ossatura della collezione conservata dagli Arezzo nel loro palazzo di Palermo: la collezione, per disposizione testamentaria, non può essere allontanata dal palazzo nè frammentata, si compone di 120 pezzi fittili, tra crateri e lekytoi e statuette in terracotta, che interessano il V secolo a.C. e la seconda metà del IV secolo, in quanto si va dalla rifondazione geloa di Camarina del 461 a.C. alla distruzione cartaginese della città del 405 a.C.
Orazio Arezzo di Celano (1837-1921), che aveva avuto rapporti con il Landolina, permise a Paolo Orsi ben 8 campagne di scavo, tra il 1896 e il 1909, nei terreni di Passo Marinaro ( dove aveva iniziato a scavare il Landolina) e di Rifriscolaro ( nome dell'antico fiume Oanis, che, insieme al fiume Ippari, delimita l'antica colonia greca): in questa zona sono state individuate le più importanti necropoli di Camarina. La prima campagna di scavo a Passo Marinaro si svolse tra il 2 febbraio e il 9 marzo del 1896, dando ottimi risultati e facendo di Orsi lo scopritore di Camarina: il marchese, dal canto suo, offrì tutta l'ospitalità possibile ai direttori di scavo e agli operai. Le campagne di scavo di Orsi sono state continuate da Paola Pelagatti e da Giovanni Di Stefano, per arrivare ai giorni nostri.
Secondo la legislazione del tempo ai proprietari, cioè al marchese Arezzo, sarebbe dovuta toccare la metà degli oggetti ritrovati: il marchese Orazio, con grande magnanimità, rinunciò a tutto e assegnò quanto gli spettava al Museo di Siracusa, di cui Paolo Orsi era direttore. Orsi non smise mai di ringraziare pubblicamente Orazio Arezzo, che segnalò al Ministero dei BB. CC e al ministro di allora: i ringraziamenti andarono anche al signor Luigi Fiorilla e ai fratelli Pace, proprietari di altri terreni in zona e favorevoli agli scavi.
L'archeologo di Rovereto dei dieci crateri rinvenuti ne asssegnò, a mo' di ricordo, uno alla collezione Arezzo, ripsettando i " desiderata" del figlio di Orazio, Francesco ( morto a Palermo nel 2013 all'età di 81 anni), padre dell'attuale proprietario dei terreni del " Donnafugata resort ", Orazio. Il cratere, che presentiamo in foto accanto a una panoramica del resort e al ritratto di Orazio Arezzo protagonista della battaglia di Velletri, appartiene al genere " a colonnette ": fu rinvenuto in c/da Randello nel 1899 e trafugato dallo scopritore. Riportato nelle mani del marchese Arezzo, rappresenta delle figure femminili e un giovane a cavallo con petaso e doppia lancia: si tratta di un giovane che va o torna dalla guerra, forse Teseo.
E veniamo alla ricostruzione del giornalista Mario Barresi.
La società " Donnafugata Resort srl" realizza l' intera struttura da golf ( grazie ai due noti architetti di campi da golf, il sudafricano ex giocatore Gary Player, a cui si deve il " parkland ", e l'archistar Franco Piras, a cui si deve il " links"): i fratelli Arezzo stipulano nel 2004 un contratto d'affitto, modificato ben 2 volte nel 2008, contratto che prevedeva degli interventi, realizzati in effetti dagli Arezzo e non dalla società " Donnafugata resort spa", di cui il legale rappresentante era Bruno Petruzzo, per un totale di 30 milioni di euro.
Dietro o accanto alla società " Donnafugata resort srl " c'è la spagnola " Nh hotels" , una catena di alberghi, che ha incassato da Invitalia ( agenzia nazionale del Ministero dell'Economia incaricata di sviluppo d'impresa) quais 20 milioni di soldi pubblici ( esattamente 19,4 milioni di euro) per gli interventi. Oltre a " Nh hotels " spuntano la " Proger " dell'immobiliarista di " Sviluppo Italia " Massimo Caputi e l'editore Paolo Panerai.
Siccome siamo in Italia e in Europa, dove più che una classe seria di imprenditori abbiamo semplicemente dei volgari " prenditori ", appoggiati da politici da due soldi, ecco che la "Nh hotels " fugge lasciando sul campo 23 milioni di euro di debiti con le banche: vende la struttura alla società inglese " Armonia limited srl". Nel 2018 la " Donnafugata resort srl " fallisce, tra lo stupore dei dipendenti e degli stessi Arezzo: vengono sospesi ben 45 dipendenti, di cui 8 a tempo pieno e 37 a tempo parziale verticale, che non godono di ammortizzatori sociali proprio perché sospesi. In totale i lavoratori interessati sono ben 200, tenendo conto dell'indotto.
Il fallimento, di cui il curatore è Giovanni Gurrieri, è ritenuto "strano ", visto che il curatore trova nei conti correnti circa un milione e mezzo di euro di liquidità e considerato il fatto che, a detta dei dipendenti, la stagione successiva registra un pienone con prenotazioni per l'ammontare di un milione e seicentomila euro. Dai curatori viene stabilito il costo di un contratto d'affitto biennale per 32.000 euro al mese con una fidejussione bancaria di 5 milioni.
Nell'aprile 2020 i fondi speculativi " Aetos e " Sc Lowy " acquistano per circa 20 milioni di euro la struttura. ma non i campi da golf, che fanno parte dei 240 ettari degli Arezzo.
Intanto parte la battaglia legale contro il fallimento e per i sospetti interventi abusivi, denunciati dagli Arezzo, con discariche di residui e interramento di sepolcreti: anche l'allora soprintendente Calogero Rizzuto, morto recentemente a Siracusa per Covid, aveva a suo tempo lanciato un grido d'allarme.
La realtà è che ben 200 lavoratori hanno perso la loro occupazione, il territorio ha perso un'occasione d'oro per lo sviluppo di un turismo di eccellenza: e i politici, a parte il solito balletto di scarico di responsabilità, cosa hanno fatto? Non sono riusciti a risolvere un bel nulla. Si avvicinano le elezioni regionali e avranno la faccia tosta, come al solito, di chiedere il voto, dopo avere contribuito a distruggere una delle più belle regioni al mondo, lasciata senza infrastrutture, senza ponte sullo stretto e senza golf in provincia di Ragusa.
Girolamo Piparo