GERMANO BELLETTI, CERAMISTA E UOMO DI SCUOLA: DA FAENZA A PERUGIA, PASSANDO PER LA DIREZIONE CREATIVA DELL´ISTITUTO D´ARTE DI COMISO.




Germano Belletti nasce a Faenza nel 1914, figlio di Enrico e di Giuseppina Baldrati. Proprio a Faenza, città sinonimo di “ ceramica”, egli respira fin da bambino la polvere del cotto e il fumo dei fuochi. Si forma presso l´Istituto d´Arte per la Ceramica sotto l´insegnamento di Gaetano Ballardini e Anselmo Bucci, ma nello stesso tempo fa anche esperienza di “bottega” lavorando, nel tempo libero, presso gli studi dei ceramisti Gatti e Melandri, famosi per le tecniche del “lustro”: un titolo di nobiltà che egli onora in maniera palpabile nella dignità rinascimentale delle figure, nella purezza dei profili, nel possesso di un mestiere che non consente improvvisazioni o strappi, in una finezza ed intensità formale che solo chi è nato in Italia, a Faenza, può trascrivere in una ceramica.
Per ben 39 anni, dal 1941 al 1979, Belletti operò nel mondo della scuola,prima comne insegnanet ( iniziò con l´insegnamento della " Ceramica " presso l´Istituto d´Arte " Bernardino di Betto " di Perugia per poi dirigere numerosi Istituti d´Arte, tra cui quello di Comiso.
Già prima di iniziare l´attività didattica, Belletti si è fatto notare come rappresentativo ceramista di valore, negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale. Infatti nel 1939 partecipa al primo Concorso Nazionale della Ceramica di Faenza con una coppa con Sirena a smalti policromi e nel 1941, nello stesso Concorso, vince il primo premio riservato ai giovani ceramisti (Premio al merito ceramico “Gaetano Ballardini”) con il trittico a bassorilievo “Annunciazione”.
A Perugia Belletti insegna fino al 1956, allorquando, dopo un trasferimento mai realizzato a Grottaglie, con L.M. n. 10935 del 20 ottobre 1956 viene spostato presso l´Istituto d´Arte di Comiso, dove assume servizio come direttore il 5 novembre 1956.
A partire dal primo di ottobre del 1958 Germano Belletti viene trasferito definitivamente a Comiso, con la qualifica di diretore e con l´obbligo dell´insegnamento della Tecnologia: occorrerà arrivare al 28 novembre 1961, allorquando l´artista faentino viene spedito prima ad Oristano, presso l´appena nato istituo d´ASrte, quindi a Vasto.
Dal 1956 al 1961 sono per Germano Belletti, quindi, gli " anni di Comiso ". Desideroso di dare all´Istituto nuovo impulso e vitalità, l´artista modernizza la vecchia " scuola comisana di arti e mestieri " con nuovi orientamenti artistici, attira presso l´Istituto nella metà degli anni ´50 giovanissimi e valenti scultori che iniziano, in quegli anni di rinnovamento artistico, a farsi strada : da Roma il veneto Luigi Gheno , dall´Umbria Fornello, da Volterra il toscano Ivo Giubbilei, specializzato nelle grandi sculture in ferro e nella modellazione dell´alabastro.
Nello stesso periodo Belletti stringe amicizia con lo scultore Cappello e con il giovane Biagio Frisa , marito della figlia di Bruno Saetti, direttore dell´Accademia di Belle Arti di Venezia.
" Amico di Gesualdo Bufalino, Belletti si reca spesso - come sottolinea Elio Licata, ex alunno, " figlio spirituale dell´artista faentino " - con lo scrittore comisano( che non ha mai guidato l´auto )a Gela, ad assistere a degli spettacoli classici: anche grazie a queste rappresentazioni classiche e alle numerose testimonianze artistiche della Magna Grecia che G. Belletti si abbandona sempre più al fascino della mitologia e del mondo greco sia arcaico che classico.
In una Sicilia, in cui ancora risuona la siringa del dio Pan, si respira viva la presenza degli Dei e di quei mitici eroi, che aveva più volte sognato e descritto nelle sue ceramiche popolate di ninfe, centauri, guerrieri, minotauri. Qui il mito greco vive ancora e respira fra gli eucalipti delle sponde del fiume dei cavalli, l´Ippari , cantando con voce di gazza fra i carrubi del pietroso e assolato Cozzo d´Apollo.
La mitologia - continua Licata - fa giocare la fantasia dell´Artista amplificandola ed aiutandola a svilupparsi senza limiti, esprimendosi a 360 gradi, mentre la capacità di modellare forme classiche, coniugata con la fantasia, crea forme bellissime, libere, con stupefacenti risultati artistici”.
Sono anni di intenso lavoro e di partecipazione a concorsi nazionali di tutto rilievo; ma sono anche anni, durante i quali non disdegna di operare per privati o di affrontare nuove esperoienze, avvalendosi anche della collaborazione di studenti. A Punta Secca, sulla costa mediterranea, nei pressi dei luoghi del commissario Montalbano, procede alla decorazione di un pilastro presso la villa dell´ing. Euro Musso. Musso, singolare figura di imprenditore e di mecenate comisano, fu per molti anni presidente del CdA dell´Istituto d´Arte: a lui è intitolato un muiseo di arte contemporanea, l´unico in provincia di Ragusa, sorto proprio all´interno dell´Istituto d´Arte, su iniziativa di alcuni docenti e del dirigente scolastico " pro tempore " Girolamo Piparo. Presso Villa Musso è possibile ammirare, come rileva Elio Licata, " pannelli con motivi antropomorfi e faunistici, con toni prevalentemente caldi e vivi sul rosso e l´arancio."
Accanto alle creazioni in ceramica, che sopaziano dal naturalismo mitologico a forme di astrattismo, Belletti" continua nella meticolosa ricerca di preziosità tecniche, affinandole, poiché attraverso la tecnica ogni facoltà creativa ha miglior veicolo di espressione.
Incomincia ad interessarsi alla lavorazione dei metalli ed è nella scuola d´arte di Comiso che, negli anni scolastici 1959-60 e 1960-61 G.B. concepisce il gruppo scultoreo “i Sette contro Tebe” , sette statue in ferro saldato alte 2 metri. Propone ad alcuni dei suoi studenti di collaborare alla realizzazione di queste statue, fuori dall´orario scolastico e con retribuzione : gli studenti ( tra cui Luigi Galofaro, Elio Licata e Giuseppe Bonifacio ) accettano con entusiasmo. Oggi sei di quelle statue sono state poste al centro della rotonda che si trova a Faenza tra via Galvani e via Risorgimento. Germano Belletti, pur essendo direttore, è anche docente di disegno dal vero ed ha molto seguito presso i suoi giovani studenti, che del resto sono per lui motivo di grandi soddisfazioni : alcuni di questi studenti più tardi costituiranno a Comiso il “Collettivo B.A.I.” (Botteghe d´Arte Ippari ), laboratori per giovani artisti." ( Elio Licata)
Dopo il 1961 finiscono gli annni trascorsi da Germano Belletti a Comiso: l´artista tornerà a Perugia, in quella città nella cui via dei Priori aveva aperto il primo studio, partecipando sempre a concorsi e premi, dopo avere svolto anche funzioni ispettive per la Direzione Generale dell´ Istruzione Artistica: proprio a Perugia si spegnerà nel 1992.
Comiso e gli alunni dell´Istituto d´Arte non dimenticano il magistero di Germano Belletti: aleggiano ancora le leggende sulle lezioni " dal vero " impartite ai suoi alunni,oggi affermati artisti , e la necessità di disegnare quanto osservato dalla finestra dell´aula, un fiore, un ramo, un vaso.
Ancora si parla degli anni di Germano Belletti, gli anni della sprovincializzazione dell´Istituto, con l´arrivo di artisti dal continente, din Gheno, di Fornello, di Giubbilei, di Rosario Tesauro, di Wanda Poletti.
Soprattutto ancora si ricordano i versi da Belletti composti nel 1957 versi che ricordati nella sala dei docenti permettono allo spirito dell´artista faentino di aggirarsi tra i corridoi e i laboratori dell´Istituto Statale d´Arte " Salvatore Fiume ":
" Molte grandi cose ebbero umili origini.
Il soffio di Dio dall´argilla creò l´uomo.
Era il soffio dell´amore.
Così se tu amerai
l´argilla, il rame, il legno, il ferro
essi ti si riveleranno vivi e meravigliosi ".
Girolamo Piparo
Per ben 39 anni, dal 1941 al 1979, Belletti operò nel mondo della scuola,prima comne insegnanet ( iniziò con l´insegnamento della " Ceramica " presso l´Istituto d´Arte " Bernardino di Betto " di Perugia per poi dirigere numerosi Istituti d´Arte, tra cui quello di Comiso.
Già prima di iniziare l´attività didattica, Belletti si è fatto notare come rappresentativo ceramista di valore, negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale. Infatti nel 1939 partecipa al primo Concorso Nazionale della Ceramica di Faenza con una coppa con Sirena a smalti policromi e nel 1941, nello stesso Concorso, vince il primo premio riservato ai giovani ceramisti (Premio al merito ceramico “Gaetano Ballardini”) con il trittico a bassorilievo “Annunciazione”.
A Perugia Belletti insegna fino al 1956, allorquando, dopo un trasferimento mai realizzato a Grottaglie, con L.M. n. 10935 del 20 ottobre 1956 viene spostato presso l´Istituto d´Arte di Comiso, dove assume servizio come direttore il 5 novembre 1956.
A partire dal primo di ottobre del 1958 Germano Belletti viene trasferito definitivamente a Comiso, con la qualifica di diretore e con l´obbligo dell´insegnamento della Tecnologia: occorrerà arrivare al 28 novembre 1961, allorquando l´artista faentino viene spedito prima ad Oristano, presso l´appena nato istituo d´ASrte, quindi a Vasto.
Dal 1956 al 1961 sono per Germano Belletti, quindi, gli " anni di Comiso ". Desideroso di dare all´Istituto nuovo impulso e vitalità, l´artista modernizza la vecchia " scuola comisana di arti e mestieri " con nuovi orientamenti artistici, attira presso l´Istituto nella metà degli anni ´50 giovanissimi e valenti scultori che iniziano, in quegli anni di rinnovamento artistico, a farsi strada : da Roma il veneto Luigi Gheno , dall´Umbria Fornello, da Volterra il toscano Ivo Giubbilei, specializzato nelle grandi sculture in ferro e nella modellazione dell´alabastro.
Nello stesso periodo Belletti stringe amicizia con lo scultore Cappello e con il giovane Biagio Frisa , marito della figlia di Bruno Saetti, direttore dell´Accademia di Belle Arti di Venezia.
" Amico di Gesualdo Bufalino, Belletti si reca spesso - come sottolinea Elio Licata, ex alunno, " figlio spirituale dell´artista faentino " - con lo scrittore comisano( che non ha mai guidato l´auto )a Gela, ad assistere a degli spettacoli classici: anche grazie a queste rappresentazioni classiche e alle numerose testimonianze artistiche della Magna Grecia che G. Belletti si abbandona sempre più al fascino della mitologia e del mondo greco sia arcaico che classico.
In una Sicilia, in cui ancora risuona la siringa del dio Pan, si respira viva la presenza degli Dei e di quei mitici eroi, che aveva più volte sognato e descritto nelle sue ceramiche popolate di ninfe, centauri, guerrieri, minotauri. Qui il mito greco vive ancora e respira fra gli eucalipti delle sponde del fiume dei cavalli, l´Ippari , cantando con voce di gazza fra i carrubi del pietroso e assolato Cozzo d´Apollo.
La mitologia - continua Licata - fa giocare la fantasia dell´Artista amplificandola ed aiutandola a svilupparsi senza limiti, esprimendosi a 360 gradi, mentre la capacità di modellare forme classiche, coniugata con la fantasia, crea forme bellissime, libere, con stupefacenti risultati artistici”.
Sono anni di intenso lavoro e di partecipazione a concorsi nazionali di tutto rilievo; ma sono anche anni, durante i quali non disdegna di operare per privati o di affrontare nuove esperoienze, avvalendosi anche della collaborazione di studenti. A Punta Secca, sulla costa mediterranea, nei pressi dei luoghi del commissario Montalbano, procede alla decorazione di un pilastro presso la villa dell´ing. Euro Musso. Musso, singolare figura di imprenditore e di mecenate comisano, fu per molti anni presidente del CdA dell´Istituto d´Arte: a lui è intitolato un muiseo di arte contemporanea, l´unico in provincia di Ragusa, sorto proprio all´interno dell´Istituto d´Arte, su iniziativa di alcuni docenti e del dirigente scolastico " pro tempore " Girolamo Piparo. Presso Villa Musso è possibile ammirare, come rileva Elio Licata, " pannelli con motivi antropomorfi e faunistici, con toni prevalentemente caldi e vivi sul rosso e l´arancio."
Accanto alle creazioni in ceramica, che sopaziano dal naturalismo mitologico a forme di astrattismo, Belletti" continua nella meticolosa ricerca di preziosità tecniche, affinandole, poiché attraverso la tecnica ogni facoltà creativa ha miglior veicolo di espressione.
Incomincia ad interessarsi alla lavorazione dei metalli ed è nella scuola d´arte di Comiso che, negli anni scolastici 1959-60 e 1960-61 G.B. concepisce il gruppo scultoreo “i Sette contro Tebe” , sette statue in ferro saldato alte 2 metri. Propone ad alcuni dei suoi studenti di collaborare alla realizzazione di queste statue, fuori dall´orario scolastico e con retribuzione : gli studenti ( tra cui Luigi Galofaro, Elio Licata e Giuseppe Bonifacio ) accettano con entusiasmo. Oggi sei di quelle statue sono state poste al centro della rotonda che si trova a Faenza tra via Galvani e via Risorgimento. Germano Belletti, pur essendo direttore, è anche docente di disegno dal vero ed ha molto seguito presso i suoi giovani studenti, che del resto sono per lui motivo di grandi soddisfazioni : alcuni di questi studenti più tardi costituiranno a Comiso il “Collettivo B.A.I.” (Botteghe d´Arte Ippari ), laboratori per giovani artisti." ( Elio Licata)
Dopo il 1961 finiscono gli annni trascorsi da Germano Belletti a Comiso: l´artista tornerà a Perugia, in quella città nella cui via dei Priori aveva aperto il primo studio, partecipando sempre a concorsi e premi, dopo avere svolto anche funzioni ispettive per la Direzione Generale dell´ Istruzione Artistica: proprio a Perugia si spegnerà nel 1992.
Comiso e gli alunni dell´Istituto d´Arte non dimenticano il magistero di Germano Belletti: aleggiano ancora le leggende sulle lezioni " dal vero " impartite ai suoi alunni,oggi affermati artisti , e la necessità di disegnare quanto osservato dalla finestra dell´aula, un fiore, un ramo, un vaso.
Ancora si parla degli anni di Germano Belletti, gli anni della sprovincializzazione dell´Istituto, con l´arrivo di artisti dal continente, din Gheno, di Fornello, di Giubbilei, di Rosario Tesauro, di Wanda Poletti.
Soprattutto ancora si ricordano i versi da Belletti composti nel 1957 versi che ricordati nella sala dei docenti permettono allo spirito dell´artista faentino di aggirarsi tra i corridoi e i laboratori dell´Istituto Statale d´Arte " Salvatore Fiume ":
" Molte grandi cose ebbero umili origini.
Il soffio di Dio dall´argilla creò l´uomo.
Era il soffio dell´amore.
Così se tu amerai
l´argilla, il rame, il legno, il ferro
essi ti si riveleranno vivi e meravigliosi ".
Girolamo Piparo