I COLORI DEL MEDITERRANEO DALLE MAIOLICHE SICULO-NAPOLETANE ALLE TELE DI MIMMO PALMIZI







Tutto è cominciato con le visite a mo´ di incursioni nel baglio dell´antica villa di campagna dei Woodhouse, a Marsala. Nella dimora di una delle famiglie inglesi, che hanno decretato la fortuna del vino " marsala " e dei marsalesi, il ragazzo Mimmo Palmizi incominciò a fare incetta di mattonelle e di frammenti di quella ceramica, che pavimentava le antiche stanze, ormai abbandonate.
E´ nato così, con un profondo legame al proprio territorio, il percorso artistico di Palmizi, architetto, che incontra i motivi floreali o faunistici, fortemente stilizzati, di una ceramica che risente, nella sua mediterraneità,dei colori e degli stilemi del nostro passato e dell´oriente islamico, che punta ai fiori e mai all´immagine umana.
Mimmo Palmizi fa tesoro di queste esperienze: si sposta per lavoro in varie parti d´ Italia, ma non trascura certo i suoi primi passi, il legame con quel mare che è elemento di unione più che di divisione. Attraverso questo mare,una sorta di porta simbolica,sono passate e continuano a passare migliaia e migliaia di persone, che si incontrano, si contaminano, condividono insieme paure e speranze proprio attraverso un mare che era " nostro " per i Romani e che è pur sempre, ancora oggi, elemento comune per decine di stati che vi si affacciano.
La porta che Mimmo Palmizi erige a Petrosino, nei pressi di Marsala, con la scritta " Mediterraneo- Mare nostrum " sui due frontali, proprio di fronte allo sguardo di chi parte o di chi arriva, vuole sintetizzare questo messaggio di un mare inteso come " koiné ", come luogo comune, come " melting-pot " di culture e di linguaggi.
L´originalità piena di Palmizi è, comunque e sempre, la ricerca cromatica e riproduttiva dei motivi impressi, con antica sapienza, nelle mattonelle di ceramica: l´orizzonte si amplia, con il passare del tempo e con la scoperta, dopo le ceramiche siciliane, di quelle napoletane e, successivamente, di quelle nordafricane, tunisine.
E´ proprio in Tunisia che Palmizi, rientrato in Sicilia come docente di Liceo artistico a Palermo,avvia i suoi contatti e scopre un mondo artistico fatto di idealità e di modi di sentire mediterranei. Nel quartiere tunisino di Marsa ( " porto " in arabo, proprio come l´etimo " porto " presente in " Marsala " ), espone i propri lavori e conosce la famiglia Chemla, che da secoli opera nel mondo della ceramica, con importanti presenze in diverse parti, compresi gli USA. Mancano le ceramiche persiane, quelle di Isfahan, ad esempio, o quelle di Samarcanda suggerite da Timur lo Zoppo per completare il quadro: ma chi lo sa se Palmizi non stia pensando anche a questo!
Una domanda, a questo punto, sorge spontanea: Mimmo Palmizi è un ceramista? Lui, che adora e va alla ricerca di pavimenti e di mattonelle, è un artista che si cimenta con l´argilla e con i colori a tempera per creare maioliche e formelle?
Palmizi è un pittore. Il suo merito e la sua abilità consistono nell´avere trasferito su tela motivi e stilemi presenti nei pavimenti maiolicati. La sua perizia consiste, principalmente, nell´avere sostituito il piano orizzonatale con quello verticale: il fiore o il pavone, prima osservati a terra sulle mattonelle, ora li puoi ammirare su una parete, proprio su tela, o addirittura li puoi osservare mentre coprono, in una sorta di " urban art ", il prospetto di un palazzo, con una composizione di tanta grandezza, che la ceramica non avrebbe mai permesso.
Non solo: succede anche che, quasi applicando alle mattonelle di ceramica una specie di ottica da zoom, l´immagine si dilata, i colori si vivificano, il particolare abbraccia l´intera campitura, tanto che la creazione di Palmizi assume i connotati di un´opera astratta.
Andiamolo a gustare questo cromatismo mediterraneo di Mimmo Palmizi, i suoi gialli,i blu delle varie gradazioni, fino alla terza, gli ocra, il tutto abbellito dai caratteri cufici, presenti nella tradizione siciliana dal tempo dei re normanni e di Federico II, lo " stupor mundi ". Nella fashion- house di Andrea Occhipinti, presso " Shikkeria ", lungo la SS 115 tra Comiso e Vittoria, le opere di Palmizi saranno in mostra per ingentilire l´animo del visitatore: a partire da venerdì 20 maggio.
Girolamo Piparo
E´ nato così, con un profondo legame al proprio territorio, il percorso artistico di Palmizi, architetto, che incontra i motivi floreali o faunistici, fortemente stilizzati, di una ceramica che risente, nella sua mediterraneità,dei colori e degli stilemi del nostro passato e dell´oriente islamico, che punta ai fiori e mai all´immagine umana.
Mimmo Palmizi fa tesoro di queste esperienze: si sposta per lavoro in varie parti d´ Italia, ma non trascura certo i suoi primi passi, il legame con quel mare che è elemento di unione più che di divisione. Attraverso questo mare,una sorta di porta simbolica,sono passate e continuano a passare migliaia e migliaia di persone, che si incontrano, si contaminano, condividono insieme paure e speranze proprio attraverso un mare che era " nostro " per i Romani e che è pur sempre, ancora oggi, elemento comune per decine di stati che vi si affacciano.
La porta che Mimmo Palmizi erige a Petrosino, nei pressi di Marsala, con la scritta " Mediterraneo- Mare nostrum " sui due frontali, proprio di fronte allo sguardo di chi parte o di chi arriva, vuole sintetizzare questo messaggio di un mare inteso come " koiné ", come luogo comune, come " melting-pot " di culture e di linguaggi.
L´originalità piena di Palmizi è, comunque e sempre, la ricerca cromatica e riproduttiva dei motivi impressi, con antica sapienza, nelle mattonelle di ceramica: l´orizzonte si amplia, con il passare del tempo e con la scoperta, dopo le ceramiche siciliane, di quelle napoletane e, successivamente, di quelle nordafricane, tunisine.
E´ proprio in Tunisia che Palmizi, rientrato in Sicilia come docente di Liceo artistico a Palermo,avvia i suoi contatti e scopre un mondo artistico fatto di idealità e di modi di sentire mediterranei. Nel quartiere tunisino di Marsa ( " porto " in arabo, proprio come l´etimo " porto " presente in " Marsala " ), espone i propri lavori e conosce la famiglia Chemla, che da secoli opera nel mondo della ceramica, con importanti presenze in diverse parti, compresi gli USA. Mancano le ceramiche persiane, quelle di Isfahan, ad esempio, o quelle di Samarcanda suggerite da Timur lo Zoppo per completare il quadro: ma chi lo sa se Palmizi non stia pensando anche a questo!
Una domanda, a questo punto, sorge spontanea: Mimmo Palmizi è un ceramista? Lui, che adora e va alla ricerca di pavimenti e di mattonelle, è un artista che si cimenta con l´argilla e con i colori a tempera per creare maioliche e formelle?
Palmizi è un pittore. Il suo merito e la sua abilità consistono nell´avere trasferito su tela motivi e stilemi presenti nei pavimenti maiolicati. La sua perizia consiste, principalmente, nell´avere sostituito il piano orizzonatale con quello verticale: il fiore o il pavone, prima osservati a terra sulle mattonelle, ora li puoi ammirare su una parete, proprio su tela, o addirittura li puoi osservare mentre coprono, in una sorta di " urban art ", il prospetto di un palazzo, con una composizione di tanta grandezza, che la ceramica non avrebbe mai permesso.
Non solo: succede anche che, quasi applicando alle mattonelle di ceramica una specie di ottica da zoom, l´immagine si dilata, i colori si vivificano, il particolare abbraccia l´intera campitura, tanto che la creazione di Palmizi assume i connotati di un´opera astratta.
Andiamolo a gustare questo cromatismo mediterraneo di Mimmo Palmizi, i suoi gialli,i blu delle varie gradazioni, fino alla terza, gli ocra, il tutto abbellito dai caratteri cufici, presenti nella tradizione siciliana dal tempo dei re normanni e di Federico II, lo " stupor mundi ". Nella fashion- house di Andrea Occhipinti, presso " Shikkeria ", lungo la SS 115 tra Comiso e Vittoria, le opere di Palmizi saranno in mostra per ingentilire l´animo del visitatore: a partire da venerdì 20 maggio.
Girolamo Piparo