IL CORSIVO - " IL MINISTRO M.E. BOSCHI A MODICA - DEMOCRAZIA: DELEGA E RAPPRESENTANZA "
Il successo alle elezioni europee fu interpretato da molti giornalisti come il risultato degli 80 euro. Può anche darsi che abbiano influito sul voto. Ma è certo che quella fiducia ha espresso il sentimento che in quel momento provavano gli italiani: la speranza. La speranza che dopo sette anni di recessione, di tasse, di disoccupazione, di incertezze, di ingiustizie, di soprusi, dopo, soprattutto la macelleria sociale di Monti, giungesse un po´ di luce a rischiarare la grama vita degli italiani.
Ovviamente della maggior parte degli italiani. Perché c´è una minoranza che sta bene, troppo bene, che non ha sentito la recessione e tuttora non ne avverte il morso atroce. Sono i parlamentari, con i loro presidenti, in testa quella signora già addetta alla tutela dei rifugiati, trasferita di colpo da Bersani alla presidenza della Camera, che mai aveva neppure conosciuto, la quale la scorsa settimana ha speso centinaia di migliaia di euro dei contribuenti per fornire nuove varie suppellettili, fra cui un frigorifero, ai deputati. Lei che si preoccupa tanto degli immigrati non si preoccupa minimamente dei cittadini italiani che si svenano per pagare le tasse. E che tasse! Sono i pensionati d´oro, con emolumenti da capogiro: il più quotato è un certo Mauro Sentinelli con 90.000 euro al mese; ma c´è anche un nome molto noto perché ha servito molto lo Stato, e anche se stesso se è vero che guadagna 31mila euro al mese: è Giuliano Amato, che cumula tre pensioni. La lista è lunga. Renzi aveva detto alla Leopolda che si prenderà una sola pensione, col diritto di ciascuno a scegliere per quale optare. Sono i dirigenti pubblici e i manager di Stato con, in testa, i direttori generali delle due Camere. Quello della Camera porta a casa 480 mila euro; del Senato 403 mila. Sono i dipendenti di Camera e Senato con gli incredibili emolumenti e quindici mensilità. Forse i lettori non ci crederanno, ma a un tentativo di ridurre questi stipendi la Magistratura, a cui gli interessati si sono prontamente rivolti, ha dichiarato che non è possibile perché "sono un diritto quesito", ove apprendiamo che anche la più stridente ingiustizia può diventare un diritto purché sia "quesito". Ma quesito da chi? Ma dai loro superiori che poi si quesiscono anche i loro stipendi con l´applauso dei dipendenti già quesiti.
Ma questa non è l´Italia che lavora, che ha prodotto cose che hanno ottenuto il consenso del mondo. Questa è l´Italia delle maschere, di Arlecchino e Pulcinella. Che, purtroppo, continuano a rappresentare gli italiani, anche nelle istituzioni. Sono i presidenti e i consigli regionali: le Regioni sono state l´inizio e sono ancor oggi una delle cause del deficit della finanza statale, assieme alla sciagurata riforma Bassanini con la pletora di dirigenti che ha regalato agli italiani in 8.000 comuni, in province e regioni. Ma vedere che un presidente di una regione guadagni più di Barack Obama lascia veramente perplessi sulla qualità della democrazia italiana. Soprattutto amareggiati. I cittadini si chiedono: ma perché votiamo? Per assicurare una vita di benessere agli eletti? E loro, gli eletti, non mancano di confermare questa sensazione. Ho già raccontato che dopo le elezioni regionali del 1996 un consigliere regionale della Sicilia neo eletto partecipando, in qualità di sindaco di un piccolissimo comune, alla riunione del Consiglio regionale dell´ANCI, alla richiesta del Presidente di una dichiarazione sulla sua nuova funzione, dichiarò: "Appena giunto a Palermo sono andato in Assemblea, in amministrazione, e ho chiesto quanto mi spettava; quindi ho telefonato a mia moglie: "Cara, per cinque anni avremo tanto al mese". E poi l´assegno vitalizio per tutta la vita sua e della moglie! Il concetto è chiaro: la politica come miglioramento delle condizioni di vita dell´eletto, o addirittura come un surrogato del mestiere che non si ha. La democrazia non potrebbe essere più umiliata. Di tutte queste cose il ministro per le riforme, M. E. Boschi, accolta di recente a Modica da un numerosissimo pubblico, non ha parlato. Ha illustrato le riforme costituzionali, la riforma elettorale, e in fine l´azione del governo. Sul primo punto, com´era prevedibile, si è soffermata sulla riforma del Senato. Onestamente è difficile seguirla. Renzi aveva proclamato che il Senato, in qualità di doppione, andava abolito. Invece viene sostituito da un´assemblea assolutamente inutile, mantenendo in piedi la costosissima struttura di supporto che ha costi esorbitanti e stipendi per i dipendenti, come per quelli della Camera, a dir poco scandalosi. Su una spesa attuale di 505 milioni che ci costa il Senato, il risparmio riguarda solo gli stipendi dei senatori, troppo poco! Il grosso della spesa è nella struttura, che aumenta ogni anno: Difatti: nel 2001 il Senato costava agli italiani 350 milioni; dieci anni dopo, nel 2011 è costato 526 milioni. Gli impiegati sono a livelli stratosferici: un consigliere parlamentare giunge fino a 350 mila euro l´anno, mentre un documentarista giunge a 237 mila. Un commesso, come autista, operaio, barbiere etc, giunge a 133 mila euro. Come si vede, è la spesa della struttura che è esorbitante. Per la riforma elettorale la Boschi ha spiegato i punti qualificanti, in particolare i capilista bloccati e il premio di maggioranza al partito piuttosto che alla lista. E´ stato facile ricordare come nel 1998 Bertinotti, di Rifondazione Comunista, alleata dell´Ulivo, mise in crisi quello che fu, forse, il migliore governo dal 1990, il primo governo Prodi. Per i capilista bloccati è più difficile trovare una giustificazione. La preferenza è l´unica ragione della scelta del singolo all´interno di un partito; non è possibile che un cittadino diventi deputato solo perché è gradito al segretario del suo partito. La riforma elettorale che stabilisce i capilista bloccati non è possibile né sul piano logico né su quello giuridico. In democrazia logica impone che i rappresentanti del popolo siano scelti dal popolo Né si può dire: questa è la volontà della maggioranza. Non basta la maggioranza a rendere logico quello che è illogico. E´ anche incostituzionale. In tal senso si è pronunciata la corte Costituzionale annullando il porcellum. Forse il giovane ministro delle riforme non ha capito veramente che cosa è la democrazia. Non è "chi vince le elezioni governa"; questo è il risultato del voto. La democrazia è il fondamento giuridico del governo. Questo è legittimo perché rappresenta il popolo. La democrazia, prima di un sistema istituzionale è una cultura. Essa fa sentire come proprio il Parlamento, e quindi il governo e la sua azione. Questa cultura fa si che il cittadino sia pronto ad adempiere i suoi doveri quotidiani, a pagare le tasse, ad osservare le leggi, persino a rischiare la vita in un campo di battaglia. Sentire come cosa propria il rappresentante al parlamento e al governo, questa è la sostanza della democrazia. E questo non accade se il cittadino non lo vota.
Trattando l´azione di governo la Boschi non ha parlato della riforma scolastica, che sembra frutto di ordinaria follia. Si è fermata sul jobs act. Qui la perdoniamo volentieri perché di economia ha mostrato di non intendersi molto. La ripresa ha detto che è dovuta al jobs act. La ripresa non c´é. I 70 mila nuovi assunti non esistono. Ma ci sarà. Grazie a Draghi. per la grande massa di denaro che sta immettendo nel sistema finanziario europeo; grazie al tasso di interessi, pari quasi a zero, che ci ha fatto registrare sopravvenienze attive, il tesoretto di un miliardo e cinquecento mila euro; e grazie al costo del petrolio, mai così basso dalla guerra del Golfo.
Ma in quale direzione sarà questa ripresa? Il governo ha un piano per lo sviluppo? O navighiamo a vista, come pare abbia dimostrato con l´assurda iniziativa di estendere l´IMU sui terreni agricoli! L´IMU ha già depresso il mercato dell´edilizia. Non può deprimere l´agricoltura perché lo è già, ma può seppellirla. La speranza che è diventata fiducia per Renzi alle elezioni europee sorgeva dalle sue promesse. Taglio della spesa pubblica, investimenti, diminuzione delle tasse, semplificazione della burocrazia, questa la via perché la ripresa non sia un esile aumento dello 0,01% del PIL, ma l´inizio di una nuova fase di sviluppo che dia speranza ai giovani e sicurezza agli anziani.
M. E. Boschi ha concluso il suo discorso a Modica con questa dichiarazione: "Abbiamo lavorato sodo assieme al Parlamento. Domani ci si potrà accusare che le nostre riforme non siano le migliori, ma nessuno potrà dire che non ci abbiamo provato". E´ strano che una ragazza laureata in legge, che ha quindi studiato diritto costituzionale, faccia una dichiarazione del genere! Dovrebbe saperlo che le riforme costituzionali devono essere perfette, per quanto riguarda lo spirito della nazione che intende rappresentare. Quella italiana del 1947 è stata perfetta. E non è stata il frutto di una scelta del partito di maggioranza, imposto a tutti gli altri. E´ stato il frutto del più largo compromesso fra i partiti presenti in Parlamento, in particolar modo dei due partiti di massa che da soli rappresentavano il 70% dell´elettorato: Democrazia Cristiana e Partito Comunista; cui va aggiunto il Partito Socialista e il Partito Liberale. Certo: molto fu merito dei grandi che in quel momento straordinario sedevano nell´Assemblea Costituente. Parlo di De Gasperi, Dossetti, Fanfani, Moro, La Pira, Einaudi, Croce, Togliatti, Terracini, Longo, Nenni, La Malfa, per parlare dei più grandi. Il risultato fu una Costituzione giudicata fra le migliori del mondo. Oggi qualcosa si può cambiare, ma col consenso in primis del partito di maggioranza. E non perché si dica: "ci hanno provato", ma perché si dica: "è la migliore modifica, quella che il popolo italiano aspettava".
Ovviamente della maggior parte degli italiani. Perché c´è una minoranza che sta bene, troppo bene, che non ha sentito la recessione e tuttora non ne avverte il morso atroce. Sono i parlamentari, con i loro presidenti, in testa quella signora già addetta alla tutela dei rifugiati, trasferita di colpo da Bersani alla presidenza della Camera, che mai aveva neppure conosciuto, la quale la scorsa settimana ha speso centinaia di migliaia di euro dei contribuenti per fornire nuove varie suppellettili, fra cui un frigorifero, ai deputati. Lei che si preoccupa tanto degli immigrati non si preoccupa minimamente dei cittadini italiani che si svenano per pagare le tasse. E che tasse! Sono i pensionati d´oro, con emolumenti da capogiro: il più quotato è un certo Mauro Sentinelli con 90.000 euro al mese; ma c´è anche un nome molto noto perché ha servito molto lo Stato, e anche se stesso se è vero che guadagna 31mila euro al mese: è Giuliano Amato, che cumula tre pensioni. La lista è lunga. Renzi aveva detto alla Leopolda che si prenderà una sola pensione, col diritto di ciascuno a scegliere per quale optare. Sono i dirigenti pubblici e i manager di Stato con, in testa, i direttori generali delle due Camere. Quello della Camera porta a casa 480 mila euro; del Senato 403 mila. Sono i dipendenti di Camera e Senato con gli incredibili emolumenti e quindici mensilità. Forse i lettori non ci crederanno, ma a un tentativo di ridurre questi stipendi la Magistratura, a cui gli interessati si sono prontamente rivolti, ha dichiarato che non è possibile perché "sono un diritto quesito", ove apprendiamo che anche la più stridente ingiustizia può diventare un diritto purché sia "quesito". Ma quesito da chi? Ma dai loro superiori che poi si quesiscono anche i loro stipendi con l´applauso dei dipendenti già quesiti.
Ma questa non è l´Italia che lavora, che ha prodotto cose che hanno ottenuto il consenso del mondo. Questa è l´Italia delle maschere, di Arlecchino e Pulcinella. Che, purtroppo, continuano a rappresentare gli italiani, anche nelle istituzioni. Sono i presidenti e i consigli regionali: le Regioni sono state l´inizio e sono ancor oggi una delle cause del deficit della finanza statale, assieme alla sciagurata riforma Bassanini con la pletora di dirigenti che ha regalato agli italiani in 8.000 comuni, in province e regioni. Ma vedere che un presidente di una regione guadagni più di Barack Obama lascia veramente perplessi sulla qualità della democrazia italiana. Soprattutto amareggiati. I cittadini si chiedono: ma perché votiamo? Per assicurare una vita di benessere agli eletti? E loro, gli eletti, non mancano di confermare questa sensazione. Ho già raccontato che dopo le elezioni regionali del 1996 un consigliere regionale della Sicilia neo eletto partecipando, in qualità di sindaco di un piccolissimo comune, alla riunione del Consiglio regionale dell´ANCI, alla richiesta del Presidente di una dichiarazione sulla sua nuova funzione, dichiarò: "Appena giunto a Palermo sono andato in Assemblea, in amministrazione, e ho chiesto quanto mi spettava; quindi ho telefonato a mia moglie: "Cara, per cinque anni avremo tanto al mese". E poi l´assegno vitalizio per tutta la vita sua e della moglie! Il concetto è chiaro: la politica come miglioramento delle condizioni di vita dell´eletto, o addirittura come un surrogato del mestiere che non si ha. La democrazia non potrebbe essere più umiliata. Di tutte queste cose il ministro per le riforme, M. E. Boschi, accolta di recente a Modica da un numerosissimo pubblico, non ha parlato. Ha illustrato le riforme costituzionali, la riforma elettorale, e in fine l´azione del governo. Sul primo punto, com´era prevedibile, si è soffermata sulla riforma del Senato. Onestamente è difficile seguirla. Renzi aveva proclamato che il Senato, in qualità di doppione, andava abolito. Invece viene sostituito da un´assemblea assolutamente inutile, mantenendo in piedi la costosissima struttura di supporto che ha costi esorbitanti e stipendi per i dipendenti, come per quelli della Camera, a dir poco scandalosi. Su una spesa attuale di 505 milioni che ci costa il Senato, il risparmio riguarda solo gli stipendi dei senatori, troppo poco! Il grosso della spesa è nella struttura, che aumenta ogni anno: Difatti: nel 2001 il Senato costava agli italiani 350 milioni; dieci anni dopo, nel 2011 è costato 526 milioni. Gli impiegati sono a livelli stratosferici: un consigliere parlamentare giunge fino a 350 mila euro l´anno, mentre un documentarista giunge a 237 mila. Un commesso, come autista, operaio, barbiere etc, giunge a 133 mila euro. Come si vede, è la spesa della struttura che è esorbitante. Per la riforma elettorale la Boschi ha spiegato i punti qualificanti, in particolare i capilista bloccati e il premio di maggioranza al partito piuttosto che alla lista. E´ stato facile ricordare come nel 1998 Bertinotti, di Rifondazione Comunista, alleata dell´Ulivo, mise in crisi quello che fu, forse, il migliore governo dal 1990, il primo governo Prodi. Per i capilista bloccati è più difficile trovare una giustificazione. La preferenza è l´unica ragione della scelta del singolo all´interno di un partito; non è possibile che un cittadino diventi deputato solo perché è gradito al segretario del suo partito. La riforma elettorale che stabilisce i capilista bloccati non è possibile né sul piano logico né su quello giuridico. In democrazia logica impone che i rappresentanti del popolo siano scelti dal popolo Né si può dire: questa è la volontà della maggioranza. Non basta la maggioranza a rendere logico quello che è illogico. E´ anche incostituzionale. In tal senso si è pronunciata la corte Costituzionale annullando il porcellum. Forse il giovane ministro delle riforme non ha capito veramente che cosa è la democrazia. Non è "chi vince le elezioni governa"; questo è il risultato del voto. La democrazia è il fondamento giuridico del governo. Questo è legittimo perché rappresenta il popolo. La democrazia, prima di un sistema istituzionale è una cultura. Essa fa sentire come proprio il Parlamento, e quindi il governo e la sua azione. Questa cultura fa si che il cittadino sia pronto ad adempiere i suoi doveri quotidiani, a pagare le tasse, ad osservare le leggi, persino a rischiare la vita in un campo di battaglia. Sentire come cosa propria il rappresentante al parlamento e al governo, questa è la sostanza della democrazia. E questo non accade se il cittadino non lo vota.
Trattando l´azione di governo la Boschi non ha parlato della riforma scolastica, che sembra frutto di ordinaria follia. Si è fermata sul jobs act. Qui la perdoniamo volentieri perché di economia ha mostrato di non intendersi molto. La ripresa ha detto che è dovuta al jobs act. La ripresa non c´é. I 70 mila nuovi assunti non esistono. Ma ci sarà. Grazie a Draghi. per la grande massa di denaro che sta immettendo nel sistema finanziario europeo; grazie al tasso di interessi, pari quasi a zero, che ci ha fatto registrare sopravvenienze attive, il tesoretto di un miliardo e cinquecento mila euro; e grazie al costo del petrolio, mai così basso dalla guerra del Golfo.
Ma in quale direzione sarà questa ripresa? Il governo ha un piano per lo sviluppo? O navighiamo a vista, come pare abbia dimostrato con l´assurda iniziativa di estendere l´IMU sui terreni agricoli! L´IMU ha già depresso il mercato dell´edilizia. Non può deprimere l´agricoltura perché lo è già, ma può seppellirla. La speranza che è diventata fiducia per Renzi alle elezioni europee sorgeva dalle sue promesse. Taglio della spesa pubblica, investimenti, diminuzione delle tasse, semplificazione della burocrazia, questa la via perché la ripresa non sia un esile aumento dello 0,01% del PIL, ma l´inizio di una nuova fase di sviluppo che dia speranza ai giovani e sicurezza agli anziani.
M. E. Boschi ha concluso il suo discorso a Modica con questa dichiarazione: "Abbiamo lavorato sodo assieme al Parlamento. Domani ci si potrà accusare che le nostre riforme non siano le migliori, ma nessuno potrà dire che non ci abbiamo provato". E´ strano che una ragazza laureata in legge, che ha quindi studiato diritto costituzionale, faccia una dichiarazione del genere! Dovrebbe saperlo che le riforme costituzionali devono essere perfette, per quanto riguarda lo spirito della nazione che intende rappresentare. Quella italiana del 1947 è stata perfetta. E non è stata il frutto di una scelta del partito di maggioranza, imposto a tutti gli altri. E´ stato il frutto del più largo compromesso fra i partiti presenti in Parlamento, in particolar modo dei due partiti di massa che da soli rappresentavano il 70% dell´elettorato: Democrazia Cristiana e Partito Comunista; cui va aggiunto il Partito Socialista e il Partito Liberale. Certo: molto fu merito dei grandi che in quel momento straordinario sedevano nell´Assemblea Costituente. Parlo di De Gasperi, Dossetti, Fanfani, Moro, La Pira, Einaudi, Croce, Togliatti, Terracini, Longo, Nenni, La Malfa, per parlare dei più grandi. Il risultato fu una Costituzione giudicata fra le migliori del mondo. Oggi qualcosa si può cambiare, ma col consenso in primis del partito di maggioranza. E non perché si dica: "ci hanno provato", ma perché si dica: "è la migliore modifica, quella che il popolo italiano aspettava".