" IL DOPOGUERRA A VITTORIA OVVERO « IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI» " DI FRANCESCO EREDDIA


A Roma la mattina del 14 luglio 1948 uno studente universitario catanese, Antonio Pallante, ferisce gravemente a colpi d´arma da fuoco Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano. Pur essendo quell´attentato il gesto isolato di uno squilibrato, tuttavia esso va inquadrato nel clima infuocato e intimidatorio imposto dalla tensione interna e internazionale all´appena nata e dunque gracile democrazia italiana.
La società italiana subisce allora un sussulto potente: la recente sconfitta elettorale del blocco popolare (18 aprile 1948), l´esperienza di lotta armata maturata nella Resistenza, il profondo affetto per quel grande dirigente del movimento operaio e contadino, la frustrante attesa di una rivoluzione sociale data per imminente negli anni precedenti e la rabbia per le persistenti difficili condizioni di vita delle masse operaie e contadine producono un´incontenibile esplosione della collera popolare. A fatica ma con successo il PCI (con una dichiarazione ufficiale dello stesso Togliatti dal letto d´ospedale) e la CGIL riescono a evitare un irrazionale quanto disperato moto insurrezionale.
Di fronte alla paura dell´esistenza di un vero e proprio piano insurrezionale, il Governo, presieduto da Alcide De Gasperi, contrappone una linea di estrema durezza, ricorrendo all´impiego di reparti dell´esercito con compiti di ordine pubblico. Il risultato fu, secondo quanto riferito dal ministro degli interni Mario Scelba al senato il 20 luglio, di sedici morti e duecentoquattro feriti tra i dimostranti e la forza pubblica.
Di fronte a tanto scempio e a quel violento rigurgito di fascismo, Piero Calamandrei, simbolo vivente e incarnazione degli ideali antifascisti e repubblicani e dei valori della Resistenza, nonché uno dei padri fondatori della nostra Costituzione, rievocando a metà degli anni Cinquanta quel periodo "nero", parlerà di tradimento della Costituzione Italiana e di efferato « Stato di polizia ».
Ma andiamo un po´ più indietro nel tempo.
Il fatto è che già all´indomani del 25 aprile 1945, soprattutto per la nostra subalternità economica e politica agli Stati Uniti (dove dilagava un anticomunismo da caccia alle streghe), era stata avviata nel nostro Paese una linea repressiva, antisindacale e anticomunista nelle fabbriche e nelle campagne. Alla Fiat licenziamenti e denunce contro i quadri dirigenti dei lavoratori erano all´ordine del giorno e si rispondeva con durezza poliziesca nelle fabbriche, nelle campagne e nelle piazze a ogni protesta democratica.
A partire dal 1947 si era accentuato in Sicilia l´intervento duro e spietato delle forze dell´ordine contro il movimento contadino e bracciantile: gli agrari reagivano con efferatezza all´occupazione dei feudi incolti, facendo assassinare da sicari della mafia dirigenti di Camere del lavoro e di leghe contadine. Il culmine fu raggiunto, il 1° maggio del ´47, con la strage di Portella della Ginestra ad opera del bandito Giuliano.
Anche a Vittoria in quegli anni il contadinismo diventa il dato caratterizzante del Partito Comunista. A dirigerlo è, nel ´44, Alfonso Omobono, un docente di filosofia, negli anni ´45/´46 Filippo Traina, un avvocato, e nel ´47/´48 Ubaldo Balloni, che ricopre anche la carica di segretario della CGIL. Sono gli anni, anche a Vittoria, dell´occupazione dei feudi incolti e delle lotte per la terra.
Nelle elezioni amministrative siciliane del 1946 i socialisti e i comunisti ebbero la maggioranza assoluta in 37 comuni, costituiti soprattutto da agrotown. A Vittoria, agrotown per eccellenza, dove la terra e i suoi problemi erano da sempre, fin dalla sua fondazione, alla base del suo sviluppo economico, la prevalenza del "blocco popolare" fu netta. Esso conquistò la maggioranza al Consiglio comunale e formò una giunta di sinistra, sindaco Alfonso Omobono, cui subentrerà nel ´47 Filippo Traina.
***
Il 16 luglio 1948 (appena due giorni dopo l´attentato a Togliatti) Ferdinando Colombo «1° Ragioniere della Prefettura di Ragusa», come lui stesso firmando si qualifica, presenta al prefetto una «RELAZIONE SULLA AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI VITTORIA», un circostanziato rapporto su tutti gli uffici e i dipendenti comunali dal sapore ´sinistramente´ (ci scusiamo per il gioco di parole) delatorio.
Ad appena due giorni da quell´attentato, il clima di irrazionale paura del pericolo ´rosso´ che, come abbiamo visto, aveva fatto scattare la repressione poliziesca del ministro degli interni Scelba, evidentemente dovette sembrare a quel funzionario zelante, estensore di quella relazione, il momento più propizio per colpire l´amministrazione comunale di Vittoria e scatenare una cieca e delirante caccia alle streghe.
Aveva ben ragione il pittore spagnolo Francisco Goya, che nel 1797 realizzò un´acquaforte dal titolo «El sueño de la razòn produce monstruos», che il nostro Renato Guttuso riprese nel 1980, all´indomani della strage neofascista alla stazione di Bologna, con un acquerello dal titolo appunto «Il sonno della ragione genera mostri». Quando la ragione ´dorme´, l´irrazionale la fa da padrone ed è capace delle più terribili e sanguinarie efferatezze.
Ma andiamo alla relazione in questione, precisando per rigore storico che essa è consultabile nell´Archivio di Stato di Ragusa, «Fondo Prefettura», b. 2179, categ. IV.
Elencando i 40 consiglieri eletti a Vittoria il 17 novembre 1947, il rag. Ferdinando Colombo precisa che n° 16 sono del Partito Comunista, n° 7 del Partito socialista Nenniano, n° 6 del Partito Democratico Cristiano, n° 3 del Partito Socialista Sagarattiano e n° 8 del Partito Liberale-Qualunquisti, e per di più il Sindaco, avv. Filippo Traina, è comunista.
Quindi conclude: « L´Amministrazione Comunale è pertanto interamente nelle mani dei comunisti ».
Tutta la relazione (ventuno pagine dettagliatissime, in cui aleggiano spesso le parole «spionaggio» e «terrore») appare intrisa di un inquietante e viscerale anticomunismo, che dà corpo ai pettegolezzi e ovunque vede complotti e insurrezioni striscianti. Con una certosina e cavillosa pazienza da 007 di provincia (o, se si preferisce, da nostalgico estimatore dell´OVRA, la polizia segreta fascista), Colombo passa al setaccio tutti gli uffici e i servizi comunali, individuando, per ogni ufficio e ogni servizio, i funzionari e i dipendenti "comunisti". Ripercorre tutti gli uffici, stanza per stanza, diremmo, tavolo per tavolo, arrivando a un totale... Ma lasciamolo dire alla relazione dello stesso Colombo:
« Dall´esame di tale prospetto [l´elenco, cioè, dei funzionari e degli impiegati], si evince facilmente che, a fronte di n. 82 posti in organico, si trovano attualmente in servizio ben 151 dipendenti, dei quali numero 75 sono comunisti e numero 75 sono le nuove assunzioni, fatte dall´Amministrazione Comunale reclutando i più accesi e i più idonei per stabilire una rete di controllo e di collegamento in tutte le branche dell´amministrazione ».
Insomma, fra comunisti ormai tali e altrettanti aspiranti tali, su 151 dipendenti 150 erano comunisti (!): si salvava, per Colombo, solo il Segretario Generale! Se tutto ciò non avesse avuto risvolti concreti e non si fosse trasformato di lì a poco in un´arma micidiale, capace di incidere sul lavoro e sul destino di tanti individui destinati al licenziamento , la prima reazione alle irrazionali, allucinanti e farneticanti affermazioni di Colombo ragionier Ferdinando sarebbe quella di esplodere in una fragorosa risata liberatrice.
Ma purtroppo quella relazione ebbe un effetto devastante.
Con decreto del 2 marzo 1950 il Presidente della Regione Siciliana, Franco Restivo, a capo di un governo di centrodestra, scioglieva il Consiglio Comunale di Vittoria:
« Art. 1 – Il Consiglio Comunale di Vittoria (Ragusa) è sciolto ».
« Art. 2 - Il Sig. Rag. Ferdinando Colombo. 1° Rag. di Prefettura, è nominato Commissario per la straordinaria amministrazione del Comune fino allo insediamento del nuovo Consiglio Comunale ai sensi di legge. Al medesimo vengono conferiti i poteri spettanti al disciolto Consiglio. Il Prefetto di Ragusa è incaricato della esecuzione del presente decreto ».
***
Per uno strano presentimento l´idea di soffermarmi, dalle pagine di questa rubrica, sulla vicenda del commissariamento del Consiglio Comunale di Vittoria del 1950 mi era venuta alcuni giorni fa. Poi, ad articolo già ultimato è arrivata la ´bomba´ degli avvisi di garanzia.
Che dire? Non vogliamo entrare nel merito della vicenda, ma solo ritornare sulla massima di Francisco Goya e di Renato Guttuso per capirne meglio il significato. La ragione "dormiente", capace di "generare" atti mostruosi, non è quella di uomini come il sig. Ferdinando rag. Colombo. Costoro hanno menti perfide sì, e fanatiche quanto si voglia, ma pur sempre ´sveglie´, ambiziose e vigili a fare il male. Dunque, non agli artefici, ai creatori dei "mostri" può essere riferita quella celebre espressione.
Essa, allora, non può essere riferita che alla "ragione" dei cittadini, del popolo. Se la ´ragione´ della gente, se la coscienza civile ´dorme´, non si pone cioè di fronte alle scelte importanti in maniera consapevole, allora è inevitabile che nascano all´interno di una comunità i "mostri".
Oggi come ieri.
FRANCESCO EREDDIA
La società italiana subisce allora un sussulto potente: la recente sconfitta elettorale del blocco popolare (18 aprile 1948), l´esperienza di lotta armata maturata nella Resistenza, il profondo affetto per quel grande dirigente del movimento operaio e contadino, la frustrante attesa di una rivoluzione sociale data per imminente negli anni precedenti e la rabbia per le persistenti difficili condizioni di vita delle masse operaie e contadine producono un´incontenibile esplosione della collera popolare. A fatica ma con successo il PCI (con una dichiarazione ufficiale dello stesso Togliatti dal letto d´ospedale) e la CGIL riescono a evitare un irrazionale quanto disperato moto insurrezionale.
Di fronte alla paura dell´esistenza di un vero e proprio piano insurrezionale, il Governo, presieduto da Alcide De Gasperi, contrappone una linea di estrema durezza, ricorrendo all´impiego di reparti dell´esercito con compiti di ordine pubblico. Il risultato fu, secondo quanto riferito dal ministro degli interni Mario Scelba al senato il 20 luglio, di sedici morti e duecentoquattro feriti tra i dimostranti e la forza pubblica.
Di fronte a tanto scempio e a quel violento rigurgito di fascismo, Piero Calamandrei, simbolo vivente e incarnazione degli ideali antifascisti e repubblicani e dei valori della Resistenza, nonché uno dei padri fondatori della nostra Costituzione, rievocando a metà degli anni Cinquanta quel periodo "nero", parlerà di tradimento della Costituzione Italiana e di efferato « Stato di polizia ».
Ma andiamo un po´ più indietro nel tempo.
Il fatto è che già all´indomani del 25 aprile 1945, soprattutto per la nostra subalternità economica e politica agli Stati Uniti (dove dilagava un anticomunismo da caccia alle streghe), era stata avviata nel nostro Paese una linea repressiva, antisindacale e anticomunista nelle fabbriche e nelle campagne. Alla Fiat licenziamenti e denunce contro i quadri dirigenti dei lavoratori erano all´ordine del giorno e si rispondeva con durezza poliziesca nelle fabbriche, nelle campagne e nelle piazze a ogni protesta democratica.
A partire dal 1947 si era accentuato in Sicilia l´intervento duro e spietato delle forze dell´ordine contro il movimento contadino e bracciantile: gli agrari reagivano con efferatezza all´occupazione dei feudi incolti, facendo assassinare da sicari della mafia dirigenti di Camere del lavoro e di leghe contadine. Il culmine fu raggiunto, il 1° maggio del ´47, con la strage di Portella della Ginestra ad opera del bandito Giuliano.
Anche a Vittoria in quegli anni il contadinismo diventa il dato caratterizzante del Partito Comunista. A dirigerlo è, nel ´44, Alfonso Omobono, un docente di filosofia, negli anni ´45/´46 Filippo Traina, un avvocato, e nel ´47/´48 Ubaldo Balloni, che ricopre anche la carica di segretario della CGIL. Sono gli anni, anche a Vittoria, dell´occupazione dei feudi incolti e delle lotte per la terra.
Nelle elezioni amministrative siciliane del 1946 i socialisti e i comunisti ebbero la maggioranza assoluta in 37 comuni, costituiti soprattutto da agrotown. A Vittoria, agrotown per eccellenza, dove la terra e i suoi problemi erano da sempre, fin dalla sua fondazione, alla base del suo sviluppo economico, la prevalenza del "blocco popolare" fu netta. Esso conquistò la maggioranza al Consiglio comunale e formò una giunta di sinistra, sindaco Alfonso Omobono, cui subentrerà nel ´47 Filippo Traina.
***
Il 16 luglio 1948 (appena due giorni dopo l´attentato a Togliatti) Ferdinando Colombo «1° Ragioniere della Prefettura di Ragusa», come lui stesso firmando si qualifica, presenta al prefetto una «RELAZIONE SULLA AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI VITTORIA», un circostanziato rapporto su tutti gli uffici e i dipendenti comunali dal sapore ´sinistramente´ (ci scusiamo per il gioco di parole) delatorio.
Ad appena due giorni da quell´attentato, il clima di irrazionale paura del pericolo ´rosso´ che, come abbiamo visto, aveva fatto scattare la repressione poliziesca del ministro degli interni Scelba, evidentemente dovette sembrare a quel funzionario zelante, estensore di quella relazione, il momento più propizio per colpire l´amministrazione comunale di Vittoria e scatenare una cieca e delirante caccia alle streghe.
Aveva ben ragione il pittore spagnolo Francisco Goya, che nel 1797 realizzò un´acquaforte dal titolo «El sueño de la razòn produce monstruos», che il nostro Renato Guttuso riprese nel 1980, all´indomani della strage neofascista alla stazione di Bologna, con un acquerello dal titolo appunto «Il sonno della ragione genera mostri». Quando la ragione ´dorme´, l´irrazionale la fa da padrone ed è capace delle più terribili e sanguinarie efferatezze.
Ma andiamo alla relazione in questione, precisando per rigore storico che essa è consultabile nell´Archivio di Stato di Ragusa, «Fondo Prefettura», b. 2179, categ. IV.
Elencando i 40 consiglieri eletti a Vittoria il 17 novembre 1947, il rag. Ferdinando Colombo precisa che n° 16 sono del Partito Comunista, n° 7 del Partito socialista Nenniano, n° 6 del Partito Democratico Cristiano, n° 3 del Partito Socialista Sagarattiano e n° 8 del Partito Liberale-Qualunquisti, e per di più il Sindaco, avv. Filippo Traina, è comunista.
Quindi conclude: « L´Amministrazione Comunale è pertanto interamente nelle mani dei comunisti ».
Tutta la relazione (ventuno pagine dettagliatissime, in cui aleggiano spesso le parole «spionaggio» e «terrore») appare intrisa di un inquietante e viscerale anticomunismo, che dà corpo ai pettegolezzi e ovunque vede complotti e insurrezioni striscianti. Con una certosina e cavillosa pazienza da 007 di provincia (o, se si preferisce, da nostalgico estimatore dell´OVRA, la polizia segreta fascista), Colombo passa al setaccio tutti gli uffici e i servizi comunali, individuando, per ogni ufficio e ogni servizio, i funzionari e i dipendenti "comunisti". Ripercorre tutti gli uffici, stanza per stanza, diremmo, tavolo per tavolo, arrivando a un totale... Ma lasciamolo dire alla relazione dello stesso Colombo:
« Dall´esame di tale prospetto [l´elenco, cioè, dei funzionari e degli impiegati], si evince facilmente che, a fronte di n. 82 posti in organico, si trovano attualmente in servizio ben 151 dipendenti, dei quali numero 75 sono comunisti e numero 75 sono le nuove assunzioni, fatte dall´Amministrazione Comunale reclutando i più accesi e i più idonei per stabilire una rete di controllo e di collegamento in tutte le branche dell´amministrazione ».
Insomma, fra comunisti ormai tali e altrettanti aspiranti tali, su 151 dipendenti 150 erano comunisti (!): si salvava, per Colombo, solo il Segretario Generale! Se tutto ciò non avesse avuto risvolti concreti e non si fosse trasformato di lì a poco in un´arma micidiale, capace di incidere sul lavoro e sul destino di tanti individui destinati al licenziamento , la prima reazione alle irrazionali, allucinanti e farneticanti affermazioni di Colombo ragionier Ferdinando sarebbe quella di esplodere in una fragorosa risata liberatrice.
Ma purtroppo quella relazione ebbe un effetto devastante.
Con decreto del 2 marzo 1950 il Presidente della Regione Siciliana, Franco Restivo, a capo di un governo di centrodestra, scioglieva il Consiglio Comunale di Vittoria:
« Art. 1 – Il Consiglio Comunale di Vittoria (Ragusa) è sciolto ».
« Art. 2 - Il Sig. Rag. Ferdinando Colombo. 1° Rag. di Prefettura, è nominato Commissario per la straordinaria amministrazione del Comune fino allo insediamento del nuovo Consiglio Comunale ai sensi di legge. Al medesimo vengono conferiti i poteri spettanti al disciolto Consiglio. Il Prefetto di Ragusa è incaricato della esecuzione del presente decreto ».
***
Per uno strano presentimento l´idea di soffermarmi, dalle pagine di questa rubrica, sulla vicenda del commissariamento del Consiglio Comunale di Vittoria del 1950 mi era venuta alcuni giorni fa. Poi, ad articolo già ultimato è arrivata la ´bomba´ degli avvisi di garanzia.
Che dire? Non vogliamo entrare nel merito della vicenda, ma solo ritornare sulla massima di Francisco Goya e di Renato Guttuso per capirne meglio il significato. La ragione "dormiente", capace di "generare" atti mostruosi, non è quella di uomini come il sig. Ferdinando rag. Colombo. Costoro hanno menti perfide sì, e fanatiche quanto si voglia, ma pur sempre ´sveglie´, ambiziose e vigili a fare il male. Dunque, non agli artefici, ai creatori dei "mostri" può essere riferita quella celebre espressione.
Essa, allora, non può essere riferita che alla "ragione" dei cittadini, del popolo. Se la ´ragione´ della gente, se la coscienza civile ´dorme´, non si pone cioè di fronte alle scelte importanti in maniera consapevole, allora è inevitabile che nascano all´interno di una comunità i "mostri".
Oggi come ieri.
FRANCESCO EREDDIA