IN MEMORIA DI ALBERTO ASOR ROSA
Che ci trovassimo di fronte a un grande intellettuale lo avevamo percepito già ai tempi degli studi universitari, a Catania, dove alla fine degli anni '60 avevamo avuto occasione di rimanere affascinati da insigni personaggi: basti ricordare Santo Mazzarino, l'indimenticato autore de " Il pensiero storico classico ", titolare di " Storia romana " a Catania, prima di passare alla " Sapienza" di Roma, e Carlo Muscetta, che incantava con i suoi lunghi capelli candidi riversi sulla nuca e con le sue lezioni da " star ", con più aule gremite di studenti, costretti ad ascoltare il " Verbo " muscettiano dagli altoparlanti sistemati nelle aule secondarie.
Anche Muscetta si trasferì a Roma, dove guidò epiche battaglie politiche ad esempio contro la centrale Enel di Montalto di Castro.
Alla " Sapienza " Muscetta, fine conoscitore del Belli, si unì al gotha degli storici e critici della nostra letteratura, vale a dire Natalino Sapegno e Alberto Asor Rosa.
A Catania conoscevamo tutti Alberto Asor Rosa, perché avevamo letto, studiato e ammirato " Scrittori e popolo " del 1965, l'opera che , per la prima volta, cercava di superare la critica desanctisiana e idealista crociana, per analizzare i rapporti tra letteratura e ideologie politiche. " Scrittori e popolo " per molti di noi, nonostante il giudizio non positivo che Asor Rosa dava di Pasolini, era stato una rivelazione, accompagnata dalle osservazioni e dai commenti di alcuni nostri amici, che studiavano " Lettere " alla "Sapienza " e con Asor Rosa avevano sostenuto esami.
Alberto Asor Rosa era vissuto quasi sempre a Roma, dove era nato nel 1933 e nei cui dintorni, ad Artena, nei castelli romani, aveva trascorso per anni le vacanze estive presso una nonna.
Dopo la maturità classica presso il Liceo " Augusto " della capitale, Asor Rosa si era laureato con Natalino Sapegno, l'autore di una delle più famose ( allora ) Storie della letteratura italiana.
Aveva collaborato e diretto diverse riviste della sinistra, come " Quaderni rossi " di Raniero Panzieri e Mario Tronti o "Rinascita ", lui intellettuale marxista, che nel 1956 non esitò a firmare il " Manifesto dei 101 " contro l'invasione sovietica dell'Ungheria. Fu anche deputato del PCI, ma solo per un anno, dal 1979 al 1980.
Docente titolare alla " Sapienza " dal 1972 al 2002 diresse la "Letteratura italiana " di Einaudi dal 1982 al 1991.
Se ne va un grande italiano, un " eretico " come solo sanno essere i grandi pensatori, non inclini a fare parte del " pensiero unico ": ce lo immaginiamo, con i suoi baffoni e con la sua passione per Machiaveli e Ungaretti, mentre nelle stanze accanto alla " Sapienza " Santo Mazzarino si sigilla, trascinandosi appresso fornelli e vettovaglie, isolandosi per giorni e giorni dal resto del mondo, per studiare e farci conoscere il vero senso del discorso imperialista degli Ateniesi agli abitanti di Melo.
Girolamo Piparo
22 XII 2022