IN RICORDO DI SALVATORE CARNEVALE: " "LE LACRIME NON SONO PIÙ LACRIME, MA PAROLE, E LE PAROLE SONO PIETRE " DI ANTONIO PALUDI


Oggi chi si ricorda più del contadino Salvatore Carnevale di Sciara, ucciso dalla mafia il 16 maggio del 1955, all´età di 32 anni, mentre andava un mattino di maggio a lavorare presso una cava che forniva materiali inerti per il raddoppio della tratta ferroviaria di Termini. Il grano era ormai biondo e molto alto, tanto da nascondere gli assassini che in quel luogo aspettavano dall´alba e che scaricarono addosso al giovane sei colpi di lupara che lo straziarono. La madre Francesca Serio lo riconobbe dai calzini bianchi che il giovane indossava e che la donna gli aveva lavato la sera prima. Salvatore un siciliano coraggioso, come tanti, ucciso perché non si era voluto piegare ai ricatti dei proprietari terrieri, e non si era fatto irretire dalle lusinghe della criminalità mafiosa. Salvatore a Sciara aveva fondato la sezione del Partito socialista e la prima Camera di lavoro, si era battuto per reclamare quei diritti garantiti dalla Costituzione entrata in vigore il 1° gennaio del 1948 e non ancora arrivati nella profonda Sicilia degli anni cinquanta. Con azioni organizzate e di resistenza aveva difeso i braccianti e tutti i lavoratori sfruttati della sua zona e per questo, varie volte, era finito in galera. Aveva organizzato l´occupazione delle terre del feudo dei Notabartolo per la riforma agraria, lottato per la giornata lavorativa di otto ore a fronte delle undici che i padroni pretendevano, si era battuto per un salario dignitoso, e per patti agrari moderni e giusti, insomma aveva dato fastidio ai potenti e ai loro alleati mafiosi. Per annullarlo e metterlo fuori gioco, i poteri forti e la mafia, avevano tentato di tutto, persino di corromperlo, comprarlo con offerte molto allettanti. Non riuscendoci con le buone, optarono per la maniere forte e lo uccisero una mattina di maggio poco prima della mietitura, mentre il giovane andava a lavoro. Quando gli spararono era nel pieno della giovinezza, alto, bruno, scuro di pelle, nero di occhi e di capelli, un buon oratore che arrivava al cuore dei tanti cafoni che lui amava e difendeva. Sapeva da tempo di essere in pericolo perché minacciato varie volte, ma testardo continuava nella sua battaglia per la libertà e per i diritti dei più poveri, e per gli ultimi della storia. Salvatore può essere considerato un martire del lavoro, un martire che si è immolato per riscattare Sciare, la Sicilia, l´Italia intera. Perché parlare di Salvatore Carnevale, in un´epoca in cui i diritti, in teoria, si sono affermati per tutti? Sì è vero!
Molti lavoratori si sono emancipati grazie alle lotte fatte da uomini e sindacalisti come Salvatore. Bisogna anche dire che oggi questi diritti si cerca di comprimerli, bypassarli, toglierli del tutto, a volte con la complicità dello Stato che attraverso atti legislativi e con la scusa di modernizzare il mercato del lavoro, esempio jobs act, nella sostanza taglie diritti acquisiti, abbassa le garanzie, riduce i salari reali a chi lavora. Nella sostanza una lotta di classe al contrario, che cerca, a discapito dei prestatori d´opera, di garantire al capitale guadagni leciti e illeciti a tutti i costi. La riscossa del capitale contro il lavoro è iniziata qualche anno fa, con la globalizzazione voluta dagli USA e dall´Inghilterra, una forma di pseudo-integrazione che ha consentito, abbattendo le frontiere economiche, la creazione di un unico mercato mondiale e mettendo in feroce concorrenza sistemi economici e sociali diversi, con l´illusione che i benefici positivi di questo mercato integrato sarebbero ricaduti a pioggia su tutti. Così non è stato, perché si è verificato quello che segretamente i creatori di questo sistema, Margaret Thatcher e Ronald Wilson Reagan, hanno immaginato, fin dall´origine, vantaggi solo per i capitali che come prostitute e senza nessuna etica e morale, si sono spostati dove era garantito il massimo guadagno, incuranti di lasciare in mezzo alla strada milioni di lavoratori in ogni parte del mondo. Il moderno capitale insegue, nel mondo, i salari più bassi, va alla ricerca del sistema sociale più debole, mette radici lì dove non è richiesto nessun norma di sicurezza, con la conseguenza che un prodotto di un qualsiasi marchio è progettato in un luogo, prodotto in un altro, assemblato in un altro ancora. Con il paradosso che gli stessi lavoratori che hanno lavorato su quel prodotto hanno ricevuto un salario diverso, garanzie diverse, tutele diverse ancora, in un gioco al ribasso che francamente non so dove andrà a finire. Allora Salvatore è morto per che cosa? È solo una delle tante vittime a cui lo Stato ha dedicato una lapide con un bella epigrafe e sotto cui ogni anno alcuni insigni dignitari, quelli contro cui lui lottava, vanno a portare un mazzo di fiori e fare qualche discorso senza senso? Se fosse così bisognerebbe dire che il sindacalista di Sciara ha sacrificato la sua vita invano. Ma purtroppo il mondo è cosi, ci sono periodi di evoluzione e cambiamenti e Salvatore ne è un esempio, una stella splendente, e periodi d´involuzione, come ai nostri giorni, con la gente chiusa nella propria privacy, nel proprio guscio, sorda e immobile, con i molti recinti delle regole sociali, costruiti in questi anni, abbattuti da disonesti e corrotti. A questo punto viene naturale chiedersi del ruolo dei sindacati in tutto questo sfacelo. Il giovane Carnevale rappresentava un sindacalismo attivi, vicino alla gente, era la gente, un sindacalismo che vestiva i panni del contadino, del bracciante, dell´operaio, della casalinga, che non percepiva una lira, che aveva tutto da perdere e nessuna pensione da guadagnare, com´è avvenuto in questi ultimi tempi con alcuni. Oggi i sindacalisti vestono i panni degli screditati borghesucci, sono scollati dal lavoro perché non lavorano, sono dei distaccati che non capiscono più le esigenze dei lavoratori, comunicano con le assemblee sindacali e indicono scioperi a cui nessuno aderisce. Si sono burocratizzati e vivono di burocrazia, sono talmente deboli che il governo ha fatto approvare tutte le riforme del lavoro senza trovare in loro una sponda di opposizione, se non debole. Vivono di tessere e gioiscono o si disperano quando le tessere degli iscritti aumentano o diminuiscono. Con un sindacalismo così Salvatore Carnevale sarebbe ancora vivo. Un esempio della miopia o poca attenzione dei sindacati di oggi è la sanità, è vero che nei luoghi di lavoro sono presenti le RSU, ma sappiamo quanto poco incisivi sono e le difficoltà che hanno nell´operare con riferimenti istituzionali deboli e poco forti. Nella sanità, in particolare nel mondo ospedaliere, forse per il blocco delle assunzioni, il personale medico e paramedico è sovraccaricato di lavoro e costretto ad operare con i pazienti in uno stato di profonda ansia, anche per i turni massacranti, fuori da ogni logica, a cui sono sottoposti dottori e ed infermieri. Immagino lo stress di questi lavoratori che svolgono un lavoro molto delicato che come prerequisito richiede che l´esercizio medico avvenga nella serenità e con la dovuta lucidità. Il Sindacato in questa problematica, chissà poi se ne è al corrente, ci si dovrebbe buttare a capofitto, parlare con tutti gli operatori sanitari, con la dirigenza, controllare con i propri tesserati, insomma intervenire, denunciare, portare alla luce tutte le magagne, se ci sono, portare i responsabile davanti al giudice, in presenza di fatti gravi. Uscire finalmente dalle sagrestie dei patronati, ritornare in mezzo ai lavoratori, nei cantieri, fra la gente comune. Far sentire un lavoratore di essere orgoglioso di condividere un´ideale sindacale. Solo a queste condizioni Salvatore Carnevale non sarà morto invano e la sua anima e quella della madre Francesca potranno finalmente riposare in pace.
Molti lavoratori si sono emancipati grazie alle lotte fatte da uomini e sindacalisti come Salvatore. Bisogna anche dire che oggi questi diritti si cerca di comprimerli, bypassarli, toglierli del tutto, a volte con la complicità dello Stato che attraverso atti legislativi e con la scusa di modernizzare il mercato del lavoro, esempio jobs act, nella sostanza taglie diritti acquisiti, abbassa le garanzie, riduce i salari reali a chi lavora. Nella sostanza una lotta di classe al contrario, che cerca, a discapito dei prestatori d´opera, di garantire al capitale guadagni leciti e illeciti a tutti i costi. La riscossa del capitale contro il lavoro è iniziata qualche anno fa, con la globalizzazione voluta dagli USA e dall´Inghilterra, una forma di pseudo-integrazione che ha consentito, abbattendo le frontiere economiche, la creazione di un unico mercato mondiale e mettendo in feroce concorrenza sistemi economici e sociali diversi, con l´illusione che i benefici positivi di questo mercato integrato sarebbero ricaduti a pioggia su tutti. Così non è stato, perché si è verificato quello che segretamente i creatori di questo sistema, Margaret Thatcher e Ronald Wilson Reagan, hanno immaginato, fin dall´origine, vantaggi solo per i capitali che come prostitute e senza nessuna etica e morale, si sono spostati dove era garantito il massimo guadagno, incuranti di lasciare in mezzo alla strada milioni di lavoratori in ogni parte del mondo. Il moderno capitale insegue, nel mondo, i salari più bassi, va alla ricerca del sistema sociale più debole, mette radici lì dove non è richiesto nessun norma di sicurezza, con la conseguenza che un prodotto di un qualsiasi marchio è progettato in un luogo, prodotto in un altro, assemblato in un altro ancora. Con il paradosso che gli stessi lavoratori che hanno lavorato su quel prodotto hanno ricevuto un salario diverso, garanzie diverse, tutele diverse ancora, in un gioco al ribasso che francamente non so dove andrà a finire. Allora Salvatore è morto per che cosa? È solo una delle tante vittime a cui lo Stato ha dedicato una lapide con un bella epigrafe e sotto cui ogni anno alcuni insigni dignitari, quelli contro cui lui lottava, vanno a portare un mazzo di fiori e fare qualche discorso senza senso? Se fosse così bisognerebbe dire che il sindacalista di Sciara ha sacrificato la sua vita invano. Ma purtroppo il mondo è cosi, ci sono periodi di evoluzione e cambiamenti e Salvatore ne è un esempio, una stella splendente, e periodi d´involuzione, come ai nostri giorni, con la gente chiusa nella propria privacy, nel proprio guscio, sorda e immobile, con i molti recinti delle regole sociali, costruiti in questi anni, abbattuti da disonesti e corrotti. A questo punto viene naturale chiedersi del ruolo dei sindacati in tutto questo sfacelo. Il giovane Carnevale rappresentava un sindacalismo attivi, vicino alla gente, era la gente, un sindacalismo che vestiva i panni del contadino, del bracciante, dell´operaio, della casalinga, che non percepiva una lira, che aveva tutto da perdere e nessuna pensione da guadagnare, com´è avvenuto in questi ultimi tempi con alcuni. Oggi i sindacalisti vestono i panni degli screditati borghesucci, sono scollati dal lavoro perché non lavorano, sono dei distaccati che non capiscono più le esigenze dei lavoratori, comunicano con le assemblee sindacali e indicono scioperi a cui nessuno aderisce. Si sono burocratizzati e vivono di burocrazia, sono talmente deboli che il governo ha fatto approvare tutte le riforme del lavoro senza trovare in loro una sponda di opposizione, se non debole. Vivono di tessere e gioiscono o si disperano quando le tessere degli iscritti aumentano o diminuiscono. Con un sindacalismo così Salvatore Carnevale sarebbe ancora vivo. Un esempio della miopia o poca attenzione dei sindacati di oggi è la sanità, è vero che nei luoghi di lavoro sono presenti le RSU, ma sappiamo quanto poco incisivi sono e le difficoltà che hanno nell´operare con riferimenti istituzionali deboli e poco forti. Nella sanità, in particolare nel mondo ospedaliere, forse per il blocco delle assunzioni, il personale medico e paramedico è sovraccaricato di lavoro e costretto ad operare con i pazienti in uno stato di profonda ansia, anche per i turni massacranti, fuori da ogni logica, a cui sono sottoposti dottori e ed infermieri. Immagino lo stress di questi lavoratori che svolgono un lavoro molto delicato che come prerequisito richiede che l´esercizio medico avvenga nella serenità e con la dovuta lucidità. Il Sindacato in questa problematica, chissà poi se ne è al corrente, ci si dovrebbe buttare a capofitto, parlare con tutti gli operatori sanitari, con la dirigenza, controllare con i propri tesserati, insomma intervenire, denunciare, portare alla luce tutte le magagne, se ci sono, portare i responsabile davanti al giudice, in presenza di fatti gravi. Uscire finalmente dalle sagrestie dei patronati, ritornare in mezzo ai lavoratori, nei cantieri, fra la gente comune. Far sentire un lavoratore di essere orgoglioso di condividere un´ideale sindacale. Solo a queste condizioni Salvatore Carnevale non sarà morto invano e la sua anima e quella della madre Francesca potranno finalmente riposare in pace.