" LA LUNETTA DI SANTA MARIA DI BETLEM E LA FAMIGLIA MAZARA DI MODICA " di Carmelo Cataldi
La lunetta di Santa Maria di Betlem e la famiglia Mazara di Modica.
Quando l'araldica e la genealogia fanno la differenza.
La genealogia e l'araldica sono scienze documentarie ed esatte, perchè a fattori esatti il prodotto ottenuto lo è altrettanto.
Le dirette applicazione delle due scienze sono del tutto ovvie, la prima permette di regolamentare le fonti di acquisizione e lo sviluppo di esse nella produzione di un proprio albero genealogico famigliare ma ancora la corretta ricerca dei collegamenti parentali tra diversi soggetti appartenenti allo stesso ceppo, la seconda consente di indicare la propria appartenenza ad una determinata famiglia, con le rappresentazioni della medesima presso le rispettive abitazioni ad esempio o su qualsiasi atto tipico di rappresentanza individuale o famigliare, sia documentale che virtuale.
Di contro, secondo un profilo maieutico ossia di estrazione, l'araldica permette di associare un determinato soggetto, titolare di “un'arme”, o un oggetto, ad una determinata famiglia o ad un rappresentante di essa.
Queste due scienze sono anche ausiliare di altre scienze, ma soprattutto della storia e della storia dell'architettura e sarebbe bene, nei corsi accademici e universitari, che entrambe fossero studiate e sperimentate, perchè di aiuto notevole laddove le stesse fonti diventano lacunose o del tutto assenti, considerazione questa quanto di più emblematicamente applicabile alle vicende che da qualche tempo vedono come oggetto le origini e l'esatta precedente collocazione della così detta “Lunetta di Berlon”, ossia la Lunetta di Santa Maria di Betlem di Modica.
Fino a poco tempo fa in molti si erano accapigliati sulle sconosciute origini e la precedente allocazione della lunetta all'interno della struttura architettonica della Chiesa di Santa Maria di Betlem, soprattutto perchè si trovava fissata e si trova ancora fissata fuori, all'esterno su un muro perimetrale che contiene la navata di sinistra del monumento religioso.
Soltanto quest'anno, grazie al lavoro prezioso di Francesco Pellegrino (alias Uomo Libero), si è risolto quello che era il primario mistero, ossia la data di realizzazione. Secondo i suoi studi il cartiglio sottostante la lunetta, scritto in castigliano del Cinquecento, avrebbe come traslitterazione il seguente testo: “ANNO NATIVITATIS [D/NI]. MCCCCC[XII]. I IND. [SOL]STICIJ. [H]ORA. IID[IEI]. IIIIJ e [OMNI]BUS EXORITUR IN D/NI. DIE ILLO. XII MENSE. MERIDIE”, che con molta probabilità dovrebbe indicare che: “ Nell'anno 1512, al solstizio d'inverno, che si ha alle ore 2 e 5 minuti del giorno (22) del mese di dicembre, essa indicherà per tutti il mezzogiorno.”.
In buona sostanza la lunetta è una meridiana particolare, forse la più antica presente in tutto il territorio della ex Contea di Modica, orientata in modo tale che quel giorno, il 22 dicembre del 1512, in un determinato punto della chiesa, lo gnomone posto sulla lunetta, ovvero il sistema di proiezione della luce solare, avrebbe indicato il mezzogiorno, allo stesso modo di quanto accade con la meridiana di San Giorgio, ove il mezzogiorno è indicato al solstizio d'estate (Giugno).
Questo complica ancora maggiormente le cose, poiché a questo punto, rispetto all'asse di costruzione della Chiesa, già probabilmente assestato in quell'anno allo stesso modo come si trova ora, la sua ipotetica allocazione sarebbe stata angolata e non diretta, eccetto che si trovasse collocata in un'area in cui oggi si ha la navata di sx, dove, come accade per la meridiana di San Giorgio, attraverso un foro sul muro che contiene la navata di destra, si potesse far giungere il raggio di sole che si sarebbe poi direttamente proiettato oltre il foro presente nella lunetta.
Nulla vieta che la stessa possa essere stata posizionata anche lungo l'asse principale della chiesa e che attraverso uno “speculum” si fosse dirottare il raggio di sole all'interno dell'area in cui si indicava il mezzogiorno (meridie), e per cui forse il piccolo foro apicale ancora presente poteva essere l'alloggiamento proprio dello strumento di riflesso del raggio solare.
Ma aldilà di tutto ciò, che ha un senso rispetto a quanto ora si avrà modo di spiegare, una cosa è certa e ce lo dice la stessa meridiana e cioè che la stessa fu fatta realizzare da un membro della famiglia Mazara (probabilmente Antonio Mazara senior, seppellito nella propria Cappella di famiglia detta anche di Sant'Agata), famiglia fortemente presente nella costruzione e mantenimento delle due Collegiate (a quel tempo non ancora) di San Pietro e Santa Maria di Betlem.
Qui ci viene in aiuto proprio come detto prima l'araldica, infatti, nessuno, forse fino ad oggi, ha interpretato correttamente, o forse scorto, quel simbolo scolpito all'interno, a metà, del cartiglio, ossia l'arme (blasone) della famiglia Mazara di Modica.
L'arme dei Mazara, grammaticalmente declinabile come: “Diviso d'azzurro e d'oro, con un grembo di nero nel secondo”, risulta, più o meno correttamente (alcune volte è rappresentata al posto del grembo una campana), presente in più punti sia in San Pietro che in Santa Maria.
A San Pietro nella cappella detta appunto dei Mazara dove è sepolta donna Petra Mazara e alcuni dei suoi diretti parenti e affini, e poi in altri altari presenti sia nella navata di destra che di sinistra ed a Santa Maria soprastante l'arco della Cappella del Santissimo Sacramento nella navata di sinistra.
Quella che oggi è indicata come la Cappella del Santissimo Sacramento è stata fin dai primi anni del 1500 la Cappella della Famiglia Mazara, dedicata prima che al Santissimo Sacramento a Sant'Agata, santa a cui la famiglia era particolarmente devota.
Pertanto, dalla evidente committenza della lunetta, indicata araldicamente nella stessa e la posizione, seppur asimmetrica rispetto a quella del sole a mezzogiorno, della ex cappella Mazara, se ne deduce che la stessa stava a completare l'arco di ingresso della cappella di Sant'Agata, e le proprie dimensioni inducono concordemente verso questa direzione.
Probabilmente dopo il terremoto del 1542, che ebbe sicuramente ad interessare anche l'area di pertinenza della cappella Mazara e, come afferma lo stesso Francesco Pellegrino, danneggiò anche la stessa lunetta, a seguito della successiva ricostruzione sia muraria perimetrale che interna, si preferì spostarla all'esterno, dove smise di svolgere quella sua funzione di meridiana particolare della Cappella di Sant'Agata dei Mazara, ma anche per tutti i frequentatori della Chiesa per cui indicava: “OMNI]BUS EXORITUR” il mezzogiorno.
Quando l'araldica e la genealogia fanno la differenza.
La genealogia e l'araldica sono scienze documentarie ed esatte, perchè a fattori esatti il prodotto ottenuto lo è altrettanto.
Le dirette applicazione delle due scienze sono del tutto ovvie, la prima permette di regolamentare le fonti di acquisizione e lo sviluppo di esse nella produzione di un proprio albero genealogico famigliare ma ancora la corretta ricerca dei collegamenti parentali tra diversi soggetti appartenenti allo stesso ceppo, la seconda consente di indicare la propria appartenenza ad una determinata famiglia, con le rappresentazioni della medesima presso le rispettive abitazioni ad esempio o su qualsiasi atto tipico di rappresentanza individuale o famigliare, sia documentale che virtuale.
Di contro, secondo un profilo maieutico ossia di estrazione, l'araldica permette di associare un determinato soggetto, titolare di “un'arme”, o un oggetto, ad una determinata famiglia o ad un rappresentante di essa.
Queste due scienze sono anche ausiliare di altre scienze, ma soprattutto della storia e della storia dell'architettura e sarebbe bene, nei corsi accademici e universitari, che entrambe fossero studiate e sperimentate, perchè di aiuto notevole laddove le stesse fonti diventano lacunose o del tutto assenti, considerazione questa quanto di più emblematicamente applicabile alle vicende che da qualche tempo vedono come oggetto le origini e l'esatta precedente collocazione della così detta “Lunetta di Berlon”, ossia la Lunetta di Santa Maria di Betlem di Modica.
Fino a poco tempo fa in molti si erano accapigliati sulle sconosciute origini e la precedente allocazione della lunetta all'interno della struttura architettonica della Chiesa di Santa Maria di Betlem, soprattutto perchè si trovava fissata e si trova ancora fissata fuori, all'esterno su un muro perimetrale che contiene la navata di sinistra del monumento religioso.
Soltanto quest'anno, grazie al lavoro prezioso di Francesco Pellegrino (alias Uomo Libero), si è risolto quello che era il primario mistero, ossia la data di realizzazione. Secondo i suoi studi il cartiglio sottostante la lunetta, scritto in castigliano del Cinquecento, avrebbe come traslitterazione il seguente testo: “ANNO NATIVITATIS [D/NI]. MCCCCC[XII]. I IND. [SOL]STICIJ. [H]ORA. IID[IEI]. IIIIJ e [OMNI]BUS EXORITUR IN D/NI. DIE ILLO. XII MENSE. MERIDIE”, che con molta probabilità dovrebbe indicare che: “ Nell'anno 1512, al solstizio d'inverno, che si ha alle ore 2 e 5 minuti del giorno (22) del mese di dicembre, essa indicherà per tutti il mezzogiorno.”.
In buona sostanza la lunetta è una meridiana particolare, forse la più antica presente in tutto il territorio della ex Contea di Modica, orientata in modo tale che quel giorno, il 22 dicembre del 1512, in un determinato punto della chiesa, lo gnomone posto sulla lunetta, ovvero il sistema di proiezione della luce solare, avrebbe indicato il mezzogiorno, allo stesso modo di quanto accade con la meridiana di San Giorgio, ove il mezzogiorno è indicato al solstizio d'estate (Giugno).
Questo complica ancora maggiormente le cose, poiché a questo punto, rispetto all'asse di costruzione della Chiesa, già probabilmente assestato in quell'anno allo stesso modo come si trova ora, la sua ipotetica allocazione sarebbe stata angolata e non diretta, eccetto che si trovasse collocata in un'area in cui oggi si ha la navata di sx, dove, come accade per la meridiana di San Giorgio, attraverso un foro sul muro che contiene la navata di destra, si potesse far giungere il raggio di sole che si sarebbe poi direttamente proiettato oltre il foro presente nella lunetta.
Nulla vieta che la stessa possa essere stata posizionata anche lungo l'asse principale della chiesa e che attraverso uno “speculum” si fosse dirottare il raggio di sole all'interno dell'area in cui si indicava il mezzogiorno (meridie), e per cui forse il piccolo foro apicale ancora presente poteva essere l'alloggiamento proprio dello strumento di riflesso del raggio solare.
Ma aldilà di tutto ciò, che ha un senso rispetto a quanto ora si avrà modo di spiegare, una cosa è certa e ce lo dice la stessa meridiana e cioè che la stessa fu fatta realizzare da un membro della famiglia Mazara (probabilmente Antonio Mazara senior, seppellito nella propria Cappella di famiglia detta anche di Sant'Agata), famiglia fortemente presente nella costruzione e mantenimento delle due Collegiate (a quel tempo non ancora) di San Pietro e Santa Maria di Betlem.
Qui ci viene in aiuto proprio come detto prima l'araldica, infatti, nessuno, forse fino ad oggi, ha interpretato correttamente, o forse scorto, quel simbolo scolpito all'interno, a metà, del cartiglio, ossia l'arme (blasone) della famiglia Mazara di Modica.
L'arme dei Mazara, grammaticalmente declinabile come: “Diviso d'azzurro e d'oro, con un grembo di nero nel secondo”, risulta, più o meno correttamente (alcune volte è rappresentata al posto del grembo una campana), presente in più punti sia in San Pietro che in Santa Maria.
A San Pietro nella cappella detta appunto dei Mazara dove è sepolta donna Petra Mazara e alcuni dei suoi diretti parenti e affini, e poi in altri altari presenti sia nella navata di destra che di sinistra ed a Santa Maria soprastante l'arco della Cappella del Santissimo Sacramento nella navata di sinistra.
Quella che oggi è indicata come la Cappella del Santissimo Sacramento è stata fin dai primi anni del 1500 la Cappella della Famiglia Mazara, dedicata prima che al Santissimo Sacramento a Sant'Agata, santa a cui la famiglia era particolarmente devota.
Pertanto, dalla evidente committenza della lunetta, indicata araldicamente nella stessa e la posizione, seppur asimmetrica rispetto a quella del sole a mezzogiorno, della ex cappella Mazara, se ne deduce che la stessa stava a completare l'arco di ingresso della cappella di Sant'Agata, e le proprie dimensioni inducono concordemente verso questa direzione.
Probabilmente dopo il terremoto del 1542, che ebbe sicuramente ad interessare anche l'area di pertinenza della cappella Mazara e, come afferma lo stesso Francesco Pellegrino, danneggiò anche la stessa lunetta, a seguito della successiva ricostruzione sia muraria perimetrale che interna, si preferì spostarla all'esterno, dove smise di svolgere quella sua funzione di meridiana particolare della Cappella di Sant'Agata dei Mazara, ma anche per tutti i frequentatori della Chiesa per cui indicava: “OMNI]BUS EXORITUR” il mezzogiorno.
Questo è dunque un esempio pratico di come l'araldica possa aiutare altre scienze, laddove faticano a documentare fatti, eventi o trovare ulteriori fonti, nel proseguire le rispettive ricerche e raggiungere tesi forse inimmaginabili e irraggiungibili senza questo sprint alternativo e in questo caso determinante.
Carmelo Cataldi