LA RUBRICA DI KAIROS - " BEN - ESSERE IN FAMIGLIA: PARTE I " DELLA DOTT/SSA STELLA MORANA
Quotidianamente siamo abituati a sentir parlare di benessere; sono numerosi i programmi in televisione, in radio o le rubriche nei vari settimanali, che dedicano ampio spazio a questo tema. Spesso, però, l´argomento è pressoché legato all´ambito personale: l´individuo che deve star bene con se stesso.
Niente di più vero!
È importante che ogni singola persona ricerchi attivamente il proprio benessere, anzi in realtà è nostro personale dovere farlo ogni giorno.Tuttavia non siamo degli esseri asociali, non viviamo soli con noi stessi. Come scrisse il filosofo greco Aristotele (IV secolo A.C.) nella sua "Politica", l´uomo è un animale sociale in quanto tende ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società. Siamo immersi in un contesto fatto e vissuto da altre persone, altre idee, altre azioni, altre situazioni ed è per questo motivo che è necessario parlare di star bene con... ma soprattutto di star bene in famiglia.
Benessere & Famiglia, due concetti pressoché connessi, interdipendenti. La famiglia potremmo definirla come una sorta di palestra emotiva, dove il bambino cresce, apprende come fare l´adulto, si sperimenta, impara a stare con. Il compito fondamentale di ogni famiglia è, difatti, quello di sostenere e aiutare ogni persona che ne fa parte, a trovare e imboccare quella che è "la propria strada", sviluppando così la propria identità.
Non solo, la famiglia non coincide con il singolo componente , non si identifica con "Giovanni il papà" o solamente con "Maria la mamma" o "Alessandra la figlia", ma con tutti loro insieme come totalità. La famiglia è un gruppo di persone che vivono insieme, che si vogliono bene e che nel bene e nel male si influenzano reciprocamente. In quanto gruppo, la famiglia deve riuscire a integrare al meglio i desideri, le aspettative, i sogni di ogni singolo membro, con i bisogni della famiglia stessa nella sua complessità, nel suo essere un gruppo di persone.
Ma qual è, dunque, una famiglia che sta bene? Come si fa a riconoscerla? Come si fa ad esserlo?
Spesso si incappa nell´errore di pensare che esista una sorta di vadevecum o una ricetta ideale per trasformarsi nella happy family stereotipata di una sitcom o di un manifesto pubblicitario. E in tal senso televisione, radio, romanzi in generale non aiutano molto. Credo quasi tutti ricorderete la pubblicità del Mulino Bianco dove si vedevano mamma, papà e i 2 figli - rigorosamente un maschio e una femmina - super sorridenti, tutti seduti intorno ad una tavola ,apparecchiata ad hoc, per fare colazione e intrattenendo (di mattina!!!) un´amorevole e perfino interessante conversazione, prima di andare a scuola o recarsi sul posto di lavoro. Fortunatamente non è questa la famiglia felice, non esiste una famiglia dove tutto funziona sempre alla perfezione e le persone hanno sempre voglia di sorridere e cucinare manicaretti.
La famiglia non deve cercare modelli idealizzati a cui ispirarsi; è invece fondamentale che si pensi nel suo essere unica. Ogni famiglia è diversa dalle altre, ha la sua personalità, i suoi punti di forza e le sue debolezze.
... E non può essere sempre tutto bello, perfetto, da copertina!
Dunque, detto questo e andando sul concreto, cosa bisogna fare per promuovere il benessere in famiglia?
Certamente aiuta molto educare i figli (ma anche gli adulti) ad "emozionarsi". La felicità non è l´unico sentimento, è essenziale dare spazio anche alle altre emozioni (gioia, rabbia, tristezza, disgusto, la Disney in questo senso ha fatto un capolavoro con Inside out) e ad abituarli a riconoscere e gestire un conflitto. I conflitti non sono negativi a prescindere, anzi in realtà dipende da come vengono affrontati; un disaccordo ben gestito è opportunità di crescita e di cambiamento. Le difficoltà insorgono quando non vengono espressi o o vengono gestiti malamente; in questo caso finiscono per rovinare i rapporti. Alcune famiglie – addirittura - negano di avere dei conflitti creando in questo modo la tipica situazione del fuoco che cova sotto la cenere. E questo fa male alla buona salute delle persone, perché i conflitti ignorati o gestiti male, a lungo andare possono portare a situazioni di sofferenza intollerabili e alla rottura della relazione perché si trasformano in macigni che, con la loro pesantezza, soffocano persone e rapporti.
Chiudersi di fronte alle emozioni da parte degli adulti, per di più, trasmette ai figli un messaggio scorretto: i genitori che non mostrano mai i loro sentimenti, crescono figli analfabeti da un punto di vista affettivo. Ogni bimbo deve imparare a esprimere tutte le emozioni per ciò che sono, senza negarle e comportandosi di conseguenza (se sono triste piango, quando sono arrabbiato faccio il muso, se sono felice sorrido, rido a crepapelle...). Inoltre, è importante esprimere e riconoscere le emozioni di tutti i componenti della famiglia: una mamma stanca - ad esempio - non dovrebbe preoccuparsi di mostrarsi così al figlio perché in questo modo esprime un limite e glielo insegna, mostrandogli che tutti, anche i super genitori, possono permettersi di avere dei limiti.
Continueremo a parlare di benessere in famiglia nel mio prossimo articolo.
Alla prossima!
dott/ssa Stella Morana
Niente di più vero!
È importante che ogni singola persona ricerchi attivamente il proprio benessere, anzi in realtà è nostro personale dovere farlo ogni giorno.Tuttavia non siamo degli esseri asociali, non viviamo soli con noi stessi. Come scrisse il filosofo greco Aristotele (IV secolo A.C.) nella sua "Politica", l´uomo è un animale sociale in quanto tende ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società. Siamo immersi in un contesto fatto e vissuto da altre persone, altre idee, altre azioni, altre situazioni ed è per questo motivo che è necessario parlare di star bene con... ma soprattutto di star bene in famiglia.
Benessere & Famiglia, due concetti pressoché connessi, interdipendenti. La famiglia potremmo definirla come una sorta di palestra emotiva, dove il bambino cresce, apprende come fare l´adulto, si sperimenta, impara a stare con. Il compito fondamentale di ogni famiglia è, difatti, quello di sostenere e aiutare ogni persona che ne fa parte, a trovare e imboccare quella che è "la propria strada", sviluppando così la propria identità.
Non solo, la famiglia non coincide con il singolo componente , non si identifica con "Giovanni il papà" o solamente con "Maria la mamma" o "Alessandra la figlia", ma con tutti loro insieme come totalità. La famiglia è un gruppo di persone che vivono insieme, che si vogliono bene e che nel bene e nel male si influenzano reciprocamente. In quanto gruppo, la famiglia deve riuscire a integrare al meglio i desideri, le aspettative, i sogni di ogni singolo membro, con i bisogni della famiglia stessa nella sua complessità, nel suo essere un gruppo di persone.
Ma qual è, dunque, una famiglia che sta bene? Come si fa a riconoscerla? Come si fa ad esserlo?
Spesso si incappa nell´errore di pensare che esista una sorta di vadevecum o una ricetta ideale per trasformarsi nella happy family stereotipata di una sitcom o di un manifesto pubblicitario. E in tal senso televisione, radio, romanzi in generale non aiutano molto. Credo quasi tutti ricorderete la pubblicità del Mulino Bianco dove si vedevano mamma, papà e i 2 figli - rigorosamente un maschio e una femmina - super sorridenti, tutti seduti intorno ad una tavola ,apparecchiata ad hoc, per fare colazione e intrattenendo (di mattina!!!) un´amorevole e perfino interessante conversazione, prima di andare a scuola o recarsi sul posto di lavoro. Fortunatamente non è questa la famiglia felice, non esiste una famiglia dove tutto funziona sempre alla perfezione e le persone hanno sempre voglia di sorridere e cucinare manicaretti.
La famiglia non deve cercare modelli idealizzati a cui ispirarsi; è invece fondamentale che si pensi nel suo essere unica. Ogni famiglia è diversa dalle altre, ha la sua personalità, i suoi punti di forza e le sue debolezze.
... E non può essere sempre tutto bello, perfetto, da copertina!
Dunque, detto questo e andando sul concreto, cosa bisogna fare per promuovere il benessere in famiglia?
Certamente aiuta molto educare i figli (ma anche gli adulti) ad "emozionarsi". La felicità non è l´unico sentimento, è essenziale dare spazio anche alle altre emozioni (gioia, rabbia, tristezza, disgusto, la Disney in questo senso ha fatto un capolavoro con Inside out) e ad abituarli a riconoscere e gestire un conflitto. I conflitti non sono negativi a prescindere, anzi in realtà dipende da come vengono affrontati; un disaccordo ben gestito è opportunità di crescita e di cambiamento. Le difficoltà insorgono quando non vengono espressi o o vengono gestiti malamente; in questo caso finiscono per rovinare i rapporti. Alcune famiglie – addirittura - negano di avere dei conflitti creando in questo modo la tipica situazione del fuoco che cova sotto la cenere. E questo fa male alla buona salute delle persone, perché i conflitti ignorati o gestiti male, a lungo andare possono portare a situazioni di sofferenza intollerabili e alla rottura della relazione perché si trasformano in macigni che, con la loro pesantezza, soffocano persone e rapporti.
Chiudersi di fronte alle emozioni da parte degli adulti, per di più, trasmette ai figli un messaggio scorretto: i genitori che non mostrano mai i loro sentimenti, crescono figli analfabeti da un punto di vista affettivo. Ogni bimbo deve imparare a esprimere tutte le emozioni per ciò che sono, senza negarle e comportandosi di conseguenza (se sono triste piango, quando sono arrabbiato faccio il muso, se sono felice sorrido, rido a crepapelle...). Inoltre, è importante esprimere e riconoscere le emozioni di tutti i componenti della famiglia: una mamma stanca - ad esempio - non dovrebbe preoccuparsi di mostrarsi così al figlio perché in questo modo esprime un limite e glielo insegna, mostrandogli che tutti, anche i super genitori, possono permettersi di avere dei limiti.
Continueremo a parlare di benessere in famiglia nel mio prossimo articolo.
Alla prossima!
dott/ssa Stella Morana