LA RUBRICA DI " KAIROS " - " COMPITI A CASA: SI O NO ? " DELLA DOTT/SSA SARA SOLARINO
Molte volte è stata posta la questione se sia giusto o no dare i compiti per casa agli studenti da parte di insegnanti, pedagogisti e da tutto il sistema scolastico.
Ancora oggi ci sono insegnanti che pensano che i compiti siano indispensabili ai fini dell´apprendimento, altri invece pensano che questi siano inutili perché tolgono ai bambini tempo per fare altre attività durante il pomeriggio.
La mia personale opinione è che come in ogni cosa la via di mezzo è quella giusta.
Non sono dell´idea che i compiti vadano completamente evitati ma penso che debbano essere dati in maniera intelligente senza caricare troppo lo studente. Nel senso che, è inutile dare venti operazioni a un bambino perché chi è in grado di farle le troverà noiose dopo la quinta operazione e chi non è in grado di farle vedendone tante penserà che sia inutile addirittura provarci e lascerà stare.
Anche perché i compiti sono uguali per tutti, ma non tutti gli studenti sono allo stesso livello e ognuno ha il suo modo di imparare: per qualcuno farli è semplice, altri devono impegnarsi molto di più, altri non riescono. Inoltre sono avvantaggiati gli scolari che possono contare sul sostegno della famiglia.
A mio parere si dovrebbero dare il giusto numero di compiti in modo che uno studente, soprattutto se è alla scuola primaria, non impieghi più di un´ora a svolgerli. Vanno commisurati all´età e alle ore passate in classe. In questo modo gli studenti potrebbero utilizzare il loro tempo libero per altre attività extrascolastiche come fare sport, attività ricreative, attività di potenziamento, per chi ne avesse bisogno, giocare o semplicemente riposarsi. Perché spesso ci dimentichiamo che i bambini hanno bisogno di tempo libero così come ne hanno bisogno gli adulti.
Un lavoratore quando finisce le sue ore di lavoro va a casa a riposare o a fare quello che più gli piace. Uno studente non può. Quando finisce le sue ore a scuola, deve subito pensare ai compiti che a volte impiegano molte ore per fare, impedendogli di pensare ad altro. O ancor peggio quando ci sono i giorni di vacanza che diventano per loro più pesanti degli altri perché spesso si ritrovano con più compiti degli altri giorni e in più vedono i familiari in vacanza, i compiti in questi giorni diventano un peso maggiore. Inoltre il problema dei troppi compiti non è solo del bambino a cui sono assegnati ma dell´intera famiglia perché spesso i genitori sono costretti ad "obbligare" i bambini a farli quando loro non ne hanno molta voglia anche fino a tarda sera.
I compiti dovrebbero essere più mirati ad un approfondimento di ciò che è stato fatto a scuola ed essere un feedback per l´insegnante se ciò che è stato spiegato in classe è stato realmente appreso. Inoltre dovrebbero essere ridotti di numero così che il bambino stesso capirebbe che farli subito non gli costerebbe molta fatica ma anzi gli servono per essere più preparato in classe.
I compiti non devono necessariamente "piacere" però gli studenti devono capire bene a che cosa servono. Per esempio, leggere a casa tutti i giorni in prima elementare serve ad automatizzare il processo di lettura. E così per le tabelline in seconda. Altro "compito dei compiti" è che permettono di fare collegamenti, favoriscono l´apertura mentale, stimolano curiosità e attenzione (per es. con ricerche e approfondimenti), consolidano il metodo di studio e l´autonomia. In generale, i compiti dovrebbero riprendere l´attività svolta in classe con una sfida in più, affinché siano messe in atto più capacità e stimolato l´interesse. Alle medie e alle superiori i ragazzi sono chiamati anche a studiare da soli e memorizzare: questo è un lavoro che ha senso se i docenti hanno insegnato un metodo di studio (l´uso delle mappe, le sottolineature, gli schemi, le linee del tempo...), altrimenti diventa un esercizio di memoria e le nozioni apprese si perdono facilmente. È quello che succede quando si studia solo per la prestazione. Si chiama apprendimento difensivo e avviene quando lo studente punta a rispondere semplicemente alle prestazioni richieste dalla scuola: studia per superare una verifica, ma non impara niente.
Le informazioni ben elaborate, invece, restano, o comunque si riapprendono molto velocemente.
Per fortuna già molti insegnanti si sono adeguati a questo modo di lavorare preferendo lavorare più in classe che lasciare tanti compiti per casa.
Lo stesso discorso vale per i compiti delle vacanze. Se si tratta di vacanze estive, i compiti sono utili ai fini di non dimenticare il lavoro fatto durante l´anno scolastico e iniziare il nuovo anno preparati, ma ovviamente la quantità non deve costringere un bambino a pensare ai compiti tutte le vacanze, appunto perché sono le sue vacanze. Se si tratta di vacanze di pochi giorni, secondo il mio parere, andrebbero evitati per fare in modo che lo studente abbia il tempo per riposarsi e di ricaricare le pile.
dott/ssa Sara Solarino
Ancora oggi ci sono insegnanti che pensano che i compiti siano indispensabili ai fini dell´apprendimento, altri invece pensano che questi siano inutili perché tolgono ai bambini tempo per fare altre attività durante il pomeriggio.
La mia personale opinione è che come in ogni cosa la via di mezzo è quella giusta.
Non sono dell´idea che i compiti vadano completamente evitati ma penso che debbano essere dati in maniera intelligente senza caricare troppo lo studente. Nel senso che, è inutile dare venti operazioni a un bambino perché chi è in grado di farle le troverà noiose dopo la quinta operazione e chi non è in grado di farle vedendone tante penserà che sia inutile addirittura provarci e lascerà stare.
Anche perché i compiti sono uguali per tutti, ma non tutti gli studenti sono allo stesso livello e ognuno ha il suo modo di imparare: per qualcuno farli è semplice, altri devono impegnarsi molto di più, altri non riescono. Inoltre sono avvantaggiati gli scolari che possono contare sul sostegno della famiglia.
A mio parere si dovrebbero dare il giusto numero di compiti in modo che uno studente, soprattutto se è alla scuola primaria, non impieghi più di un´ora a svolgerli. Vanno commisurati all´età e alle ore passate in classe. In questo modo gli studenti potrebbero utilizzare il loro tempo libero per altre attività extrascolastiche come fare sport, attività ricreative, attività di potenziamento, per chi ne avesse bisogno, giocare o semplicemente riposarsi. Perché spesso ci dimentichiamo che i bambini hanno bisogno di tempo libero così come ne hanno bisogno gli adulti.
Un lavoratore quando finisce le sue ore di lavoro va a casa a riposare o a fare quello che più gli piace. Uno studente non può. Quando finisce le sue ore a scuola, deve subito pensare ai compiti che a volte impiegano molte ore per fare, impedendogli di pensare ad altro. O ancor peggio quando ci sono i giorni di vacanza che diventano per loro più pesanti degli altri perché spesso si ritrovano con più compiti degli altri giorni e in più vedono i familiari in vacanza, i compiti in questi giorni diventano un peso maggiore. Inoltre il problema dei troppi compiti non è solo del bambino a cui sono assegnati ma dell´intera famiglia perché spesso i genitori sono costretti ad "obbligare" i bambini a farli quando loro non ne hanno molta voglia anche fino a tarda sera.
I compiti dovrebbero essere più mirati ad un approfondimento di ciò che è stato fatto a scuola ed essere un feedback per l´insegnante se ciò che è stato spiegato in classe è stato realmente appreso. Inoltre dovrebbero essere ridotti di numero così che il bambino stesso capirebbe che farli subito non gli costerebbe molta fatica ma anzi gli servono per essere più preparato in classe.
I compiti non devono necessariamente "piacere" però gli studenti devono capire bene a che cosa servono. Per esempio, leggere a casa tutti i giorni in prima elementare serve ad automatizzare il processo di lettura. E così per le tabelline in seconda. Altro "compito dei compiti" è che permettono di fare collegamenti, favoriscono l´apertura mentale, stimolano curiosità e attenzione (per es. con ricerche e approfondimenti), consolidano il metodo di studio e l´autonomia. In generale, i compiti dovrebbero riprendere l´attività svolta in classe con una sfida in più, affinché siano messe in atto più capacità e stimolato l´interesse. Alle medie e alle superiori i ragazzi sono chiamati anche a studiare da soli e memorizzare: questo è un lavoro che ha senso se i docenti hanno insegnato un metodo di studio (l´uso delle mappe, le sottolineature, gli schemi, le linee del tempo...), altrimenti diventa un esercizio di memoria e le nozioni apprese si perdono facilmente. È quello che succede quando si studia solo per la prestazione. Si chiama apprendimento difensivo e avviene quando lo studente punta a rispondere semplicemente alle prestazioni richieste dalla scuola: studia per superare una verifica, ma non impara niente.
Le informazioni ben elaborate, invece, restano, o comunque si riapprendono molto velocemente.
Per fortuna già molti insegnanti si sono adeguati a questo modo di lavorare preferendo lavorare più in classe che lasciare tanti compiti per casa.
Lo stesso discorso vale per i compiti delle vacanze. Se si tratta di vacanze estive, i compiti sono utili ai fini di non dimenticare il lavoro fatto durante l´anno scolastico e iniziare il nuovo anno preparati, ma ovviamente la quantità non deve costringere un bambino a pensare ai compiti tutte le vacanze, appunto perché sono le sue vacanze. Se si tratta di vacanze di pochi giorni, secondo il mio parere, andrebbero evitati per fare in modo che lo studente abbia il tempo per riposarsi e di ricaricare le pile.
dott/ssa Sara Solarino