LA RUBRICA DI " KAIROS " - " DEMENZA DI ALZHEIMER " CON 520.000 MALATI IN ITALIA: NE PARLA LA DOTT/SSA MARIA LUISA COLOMBO
Assistiamo chi assiste
Come aiutare chi si prende cura dei malati cronici
Nel mondo 25 milioni di persone soffrono di demenza, con 4,6 milioni di nuovi casi l’anno, una nuova diagnosi ogni 7 secondi.
La Demenza di Alzheimer è una malattia cronica degenerativa a forte impatto assistenziale.
Solo in Italia sono presenti circa 520.000 malati di Alzheimer e circa l’80% di questi sono assistiti dai familiari. La famiglia ha un ruolo fondamentale nel trattamento della malattia e nel sostegno indispensabile del malato, tuttavia essa deve essere assistita e “educata” da un’equipe di esperti altrimenti rischia di frantumarsi.
I familiari che assistono i malati di Alzheimer (caregiver) sono una risorsa preziosissima per i propri cari.
Tuttavia, lo stress cronico, associato al fornire assistenza a un proprio caro con demenza (molto spesso un genitore), può avere un impatto negativo sulla salute fisica e psicologica, sulle relazioni sociali e sulla vita lavorativa del caregiver.
Il caregiver subisce la fatica, l’isolamento sociale, la riduzione della qualità della vita e la compromissione delle relazioni familiari.
L’attività del caregiving è associata ad un aumentato rischio di depressione, di ansia, attacchi di panico, insonnia, difficoltà di concentrazione sul lavoro e ad un più alto rischio di ospedalizzazione. Inoltre, i caregiver usano più farmaci rispetto a quelli prescritti e usano una maggior quota di psicofarmaci rispetto alla popolazione generale.
Lo stress correlato alla malattia del familiare incide sullo stile di vita di ciascun membro della famiglia, nessuno escluso; proprio a causa di questo molte volte si è costretti a delegare ad altri l’oneroso compito di prendersi cura del malato con pesanti sensi di colpa.
Chi si prende cura di un malato di Alzheimer sia esso un familiare, un operatore, una badante o un volontario, per poter essere un efficace “curante”, deve conoscere la malattia e le conseguenze che essa ha sul malato, sia a livello biologico, comportamentale, che psichico.
È necessario che acquisisca conoscenza e competenza per essere in grado di affrontare tutti gli ostacoli che la vita quotidiana con il malato presenta.
“Fare il caregiver” è sicuramente un lavoro, che occupa molto più del lavoro a tempo pieno, soprattutto nel caso che il caregiver sia un familiare. Ecco allora che diventa fondamentale conoscere le normative a riguardo e i propri diritti, per tutelare se stessi e il malato di cui si è responsabili.
È necessario che questi aspetti vengano precocemente attenzionati sia dai clinici che dal nucleo familiare, in modo che si possa programmare un intervento bio-psico-sociale tempestivo e mirato.
Maria Luisa Colombo
Come aiutare chi si prende cura dei malati cronici
Nel mondo 25 milioni di persone soffrono di demenza, con 4,6 milioni di nuovi casi l’anno, una nuova diagnosi ogni 7 secondi.
La Demenza di Alzheimer è una malattia cronica degenerativa a forte impatto assistenziale.
Solo in Italia sono presenti circa 520.000 malati di Alzheimer e circa l’80% di questi sono assistiti dai familiari. La famiglia ha un ruolo fondamentale nel trattamento della malattia e nel sostegno indispensabile del malato, tuttavia essa deve essere assistita e “educata” da un’equipe di esperti altrimenti rischia di frantumarsi.
I familiari che assistono i malati di Alzheimer (caregiver) sono una risorsa preziosissima per i propri cari.
Tuttavia, lo stress cronico, associato al fornire assistenza a un proprio caro con demenza (molto spesso un genitore), può avere un impatto negativo sulla salute fisica e psicologica, sulle relazioni sociali e sulla vita lavorativa del caregiver.
Il caregiver subisce la fatica, l’isolamento sociale, la riduzione della qualità della vita e la compromissione delle relazioni familiari.
L’attività del caregiving è associata ad un aumentato rischio di depressione, di ansia, attacchi di panico, insonnia, difficoltà di concentrazione sul lavoro e ad un più alto rischio di ospedalizzazione. Inoltre, i caregiver usano più farmaci rispetto a quelli prescritti e usano una maggior quota di psicofarmaci rispetto alla popolazione generale.
Lo stress correlato alla malattia del familiare incide sullo stile di vita di ciascun membro della famiglia, nessuno escluso; proprio a causa di questo molte volte si è costretti a delegare ad altri l’oneroso compito di prendersi cura del malato con pesanti sensi di colpa.
Chi si prende cura di un malato di Alzheimer sia esso un familiare, un operatore, una badante o un volontario, per poter essere un efficace “curante”, deve conoscere la malattia e le conseguenze che essa ha sul malato, sia a livello biologico, comportamentale, che psichico.
È necessario che acquisisca conoscenza e competenza per essere in grado di affrontare tutti gli ostacoli che la vita quotidiana con il malato presenta.
“Fare il caregiver” è sicuramente un lavoro, che occupa molto più del lavoro a tempo pieno, soprattutto nel caso che il caregiver sia un familiare. Ecco allora che diventa fondamentale conoscere le normative a riguardo e i propri diritti, per tutelare se stessi e il malato di cui si è responsabili.
È necessario che questi aspetti vengano precocemente attenzionati sia dai clinici che dal nucleo familiare, in modo che si possa programmare un intervento bio-psico-sociale tempestivo e mirato.
Maria Luisa Colombo