LA RUBRICA DI KAIROS - " I MILLE VOLTI DELLA DIPENDENZA " DELLA DOTT/SSA MARIALUISA COLOMBO
I mille volti della dipendenza.
Dall´uso all´abuso di internet al totale isolamento
Il termine dipendenza deriva dal latino "dependere" che significa "pender da": il soggetto "dipendente" tende a gratificare i propri bisogni – sia fisici che psicologici in maniera disfunzionale. Molti sono i processi che stanno alla base della dipendenza e certamente non agiscono in modo linerare ma in un´ottica complessa; nello scegliere l´oggetto o l´attività da cui dipendere contribuiscono predisposizione genetica, caratteristiche familiari, culturali, sociali, economiche ecc
Un nucleo comune, però, che riguarda tutte le dipendenze, è l´attivazione di strutture nervose, nello specifico il sistema limbico, connesse alle sensazioni piacevoli che queste attivano.
Il concetto di dipendenza molto spesso si associa all´assunzione di sostanze psicotrope, le cosiddette droghe, ma possono anche riguardare alimentazione, relazioni e comportamenti. Tra quest´ultimi troviamo tutta una serie di comportamenti, quali dipendenza da sesso, shopping compulsivo, dipendenza da lavoro e da internet e gioco d´azzardo, che non implicano l´uso di nessuna sostanza chimica ma una attività molto spesso lecita e socialmente accettata, per questo definite "new addictions".
La dipendenza da Internet, meglio conosciuta nella letteratura psichiatrica con il nome originale inglese di Internet addiction disorder (IAD), è in realtà un termine piuttosto vasto che copre un´ampia varietà di comportamenti, ai quali sottostanno da un punto di vista psicologico, problemi nel controllo degli impulsi e difficoltà nel regolare gli stati emotivi dolorosi. Inoltre la dipendenza da Internet e la dipendenza dal computer sono ormai inscindibilmente legate e stanno ad indicare un fenomeno complesso e in piena espansione. Sono stati riconosciuti cinque tipi specifici di dipendenza online: Dipendenza cyber-sessuale, Dipendenza cyber-relazionale, Gioco al computer e Net Gaming, sovraccarico cognitivo e lo Shopping compulsivo online.
Diversi elementi contribuiscono all´insorgere di psicopatologie legate all´uso di Internet, come ad esempio le psicopatologie preesistenti, la dipendenza multipla, le condizioni psicopatologiche come il disturbo depressivo, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo bipolare, la compulsione sessuale, il gioco d´azzardo patologico, o fattori situazionali, come sindrome da burnout, contrasto coniugale o abuso infantile.
Uno dei fattori che promuove l´abuso è rappresentato dalla rapidità di accesso all´oggetto che insieme alla protrazione, cioè il prolungarsi nel tempo, dell´esperienza e al controllo che il soggetto ha rispetto alla vita reale e che portano all´istaurazione di una condotta di tipo compulsivo.
Le potenzialità proprie della rete come anonimato, sentimenti di onnipotenza, la creazione di una nuova identità possono degenerare fino a portare il soggetto a chiudersi nella stanza cercando livelli estremi di isolamento e confinamento fino all´esclusione totale dalla realtà.
Forse, mentre proprio state leggendo questo articolo, qualcuno di voi ricorderà un caso accaduto a Seul in Corea del sud nel 2010. Due coniugi, di 41 e 25 anni, si dimenticarono della loro figlioletta neonata che morì dopo giorni di agonia aspettando che uno di loro si prendesse cura di lei, mentre loro si preoccupavano, paradossalmente, di allevare una figlia virtuale. Non si tratta del primo caso di morti collegate alla dipendenza da videogiochi in Corea del Sud, nel 2005 un ragazzo coreano era morto dopo aver trascorso cinque giorni consecutivi giocando al computer.
C´è un termine che è stato utilizzato per indicare questi livelli di isolamento estremo Hikikomori, in lingua giapponese vuol dire letteralmente "stare in disparte".
Lo stile di vita degli hikikomori è caratterizzato da un ritmo circadiano sonno-veglia completamente invertito, le ore notturne sono spesso dedicate all´uso del pc per la sostituzione dei rapporti sociali diretti con quelli mediati via Internet.
Quest´ultimo aspetto si presenta quasi come una contraddizione: la persona rifiuta i rapporti personali fisici, mentre con la mediazione della rete può addirittura passare la maggior parte del suo tempo intrattenendo relazioni sociali di vario tipo (dalle chat fino ai videogiochi online).
Tuttavia, solamente il 10% degli hikikomori naviga su Internet, mentre il resto impiega il tempo leggendo libri, girovagando all´interno della propria stanza o semplicemente oziando, incapace di cercare lavoro o frequentare la scuola. In ogni caso, la mancanza di contatto sociale e la prolungata solitudine hanno effetti profondi sulla persona che ne è affetta, che gradualmente perde le competenze sociali, i riferimenti comportamentali e le abilità comunicative necessarie per interagire con il mondo reale esterno.
Data la rilevanza sociale del fenomeno, in molti Paesi asiatici si è cercato di porre rimedio al problema attraverso un approccio basato sulla risocializzazione che guarda al fenomeno come a un problema di socializzazione piuttosto che come a una malattia mentale. I ragazzi vengono quindi ospitati in una comunità alloggio in cui sono presenti altre persone con la possibilità di interagire lontano dalla casa di origine.
Dall´uso all´abuso di internet al totale isolamento
Il termine dipendenza deriva dal latino "dependere" che significa "pender da": il soggetto "dipendente" tende a gratificare i propri bisogni – sia fisici che psicologici in maniera disfunzionale. Molti sono i processi che stanno alla base della dipendenza e certamente non agiscono in modo linerare ma in un´ottica complessa; nello scegliere l´oggetto o l´attività da cui dipendere contribuiscono predisposizione genetica, caratteristiche familiari, culturali, sociali, economiche ecc
Un nucleo comune, però, che riguarda tutte le dipendenze, è l´attivazione di strutture nervose, nello specifico il sistema limbico, connesse alle sensazioni piacevoli che queste attivano.
Il concetto di dipendenza molto spesso si associa all´assunzione di sostanze psicotrope, le cosiddette droghe, ma possono anche riguardare alimentazione, relazioni e comportamenti. Tra quest´ultimi troviamo tutta una serie di comportamenti, quali dipendenza da sesso, shopping compulsivo, dipendenza da lavoro e da internet e gioco d´azzardo, che non implicano l´uso di nessuna sostanza chimica ma una attività molto spesso lecita e socialmente accettata, per questo definite "new addictions".
La dipendenza da Internet, meglio conosciuta nella letteratura psichiatrica con il nome originale inglese di Internet addiction disorder (IAD), è in realtà un termine piuttosto vasto che copre un´ampia varietà di comportamenti, ai quali sottostanno da un punto di vista psicologico, problemi nel controllo degli impulsi e difficoltà nel regolare gli stati emotivi dolorosi. Inoltre la dipendenza da Internet e la dipendenza dal computer sono ormai inscindibilmente legate e stanno ad indicare un fenomeno complesso e in piena espansione. Sono stati riconosciuti cinque tipi specifici di dipendenza online: Dipendenza cyber-sessuale, Dipendenza cyber-relazionale, Gioco al computer e Net Gaming, sovraccarico cognitivo e lo Shopping compulsivo online.
Diversi elementi contribuiscono all´insorgere di psicopatologie legate all´uso di Internet, come ad esempio le psicopatologie preesistenti, la dipendenza multipla, le condizioni psicopatologiche come il disturbo depressivo, il disturbo ossessivo-compulsivo, il disturbo bipolare, la compulsione sessuale, il gioco d´azzardo patologico, o fattori situazionali, come sindrome da burnout, contrasto coniugale o abuso infantile.
Uno dei fattori che promuove l´abuso è rappresentato dalla rapidità di accesso all´oggetto che insieme alla protrazione, cioè il prolungarsi nel tempo, dell´esperienza e al controllo che il soggetto ha rispetto alla vita reale e che portano all´istaurazione di una condotta di tipo compulsivo.
Le potenzialità proprie della rete come anonimato, sentimenti di onnipotenza, la creazione di una nuova identità possono degenerare fino a portare il soggetto a chiudersi nella stanza cercando livelli estremi di isolamento e confinamento fino all´esclusione totale dalla realtà.
Forse, mentre proprio state leggendo questo articolo, qualcuno di voi ricorderà un caso accaduto a Seul in Corea del sud nel 2010. Due coniugi, di 41 e 25 anni, si dimenticarono della loro figlioletta neonata che morì dopo giorni di agonia aspettando che uno di loro si prendesse cura di lei, mentre loro si preoccupavano, paradossalmente, di allevare una figlia virtuale. Non si tratta del primo caso di morti collegate alla dipendenza da videogiochi in Corea del Sud, nel 2005 un ragazzo coreano era morto dopo aver trascorso cinque giorni consecutivi giocando al computer.
C´è un termine che è stato utilizzato per indicare questi livelli di isolamento estremo Hikikomori, in lingua giapponese vuol dire letteralmente "stare in disparte".
Lo stile di vita degli hikikomori è caratterizzato da un ritmo circadiano sonno-veglia completamente invertito, le ore notturne sono spesso dedicate all´uso del pc per la sostituzione dei rapporti sociali diretti con quelli mediati via Internet.
Quest´ultimo aspetto si presenta quasi come una contraddizione: la persona rifiuta i rapporti personali fisici, mentre con la mediazione della rete può addirittura passare la maggior parte del suo tempo intrattenendo relazioni sociali di vario tipo (dalle chat fino ai videogiochi online).
Tuttavia, solamente il 10% degli hikikomori naviga su Internet, mentre il resto impiega il tempo leggendo libri, girovagando all´interno della propria stanza o semplicemente oziando, incapace di cercare lavoro o frequentare la scuola. In ogni caso, la mancanza di contatto sociale e la prolungata solitudine hanno effetti profondi sulla persona che ne è affetta, che gradualmente perde le competenze sociali, i riferimenti comportamentali e le abilità comunicative necessarie per interagire con il mondo reale esterno.
Data la rilevanza sociale del fenomeno, in molti Paesi asiatici si è cercato di porre rimedio al problema attraverso un approccio basato sulla risocializzazione che guarda al fenomeno come a un problema di socializzazione piuttosto che come a una malattia mentale. I ragazzi vengono quindi ospitati in una comunità alloggio in cui sono presenti altre persone con la possibilità di interagire lontano dalla casa di origine.