LA RUBRICA DI KAIROS - " IL GIOCO D´AZZARDO: DA ATTIVITA´ RICREATIVA A " GIOCO" PERICOLOSO..." DELLA DOTT/SSA MARIALUISA COLOMBO
Il gioco d´azzardo.
Da attività ricreativa a "gioco" pericoloso a lavoro vero e proprio.
Il sottile confine tra normalità e patologia
Quando parliamo di gioco, intendiamo un´attività di intrattenimento volontaria e intrinsecamente motivata, svolta da bambini e da adulti, a scopo ricreativo, competitivo, caratterizzata da obiettivi e regole precise.
Certo è che il gioco esiste da quando esiste l´essere umano e si è evoluto con lui coinvolgendo fattori fisici, psichici e intellettuali. Ma come ogni attività umana si sviluppa lungo un continuum che va dal normale al patologico, fino a sfociare in una vera e propria malattia, ahimè a noi molto conosciuta, che è il gioco d´azzardo patologico, noto agli addetti ai lavori come Gambling.
Possiamo delineare un identikit del giocatore d´azzardo.
Si tratterebbe di un soggetto di sesso prevalentemente maschile, che vive nelle regioni del centro-sud, in possesso di un titolo di scuola media superiore, spesso forte bevitore e tabagista. I ricercatori hanno inoltre rintracciato la presenza di una dipendenza da gioco d´azzardo nei giovani tra i 15 e i 24 anni e nella popolazione adulta tra i 25 e i 64 anni. Se includiamo anche la percentuale dei soggetti con dipendenza lieve, possiamo facilmente arrivare a dire che un italiano su dieci ha qualche problema legato al gioco. Ma anche le donne non ne sono esenti! Esse sono sempre più attratte da giochi come il Bingo, Lotto e Gratta e vinci. La differenza nei due sessi sta nella motivazione alla dipendenza: mentre gli uomini tendono a giocare per l´eccitazione prodotta dal gioco stesso, le donne nella maggior parte dei casi lo fanno per sfuggire a situazioni spiacevoli.
C´è differenza tra il gioco d´azzardo e il gioco d´azzardo patologico, anche se la linea di demarcazione è labile e difficile da individuare, come già disse Custer nel 1984, ma possiamo distinguere: il gioco d´azzardo informale e ricreativo che è un comportamento fisiologico che necessita di una consapevolezza dei suoi potenziali rischi. Normalmente vi è una fruizione saltuaria; la motivazione prevalente al gioco sono la socializzazione o la competizione e i costi per il soggetto sono contenuti; il gioco d´azzardo problematico che è da considerare un "comportamento volontario a rischio per la salute" dell´individuo (mentale, fisica e sociale), con necessità di diagnosi precoce e di intervento. Normalmente si ha un aumento della frequenza di gioco o della periodicità della ricerca dello stimolo. Il soggetto aumenta la quantità di "lavoro" che è disposto a fare per fruire dello stimolo e aumentano anche il tempo di gioco e il denaro ad esso dedicato; e il gioco d´azzardo patologico che è una dipendenza patologica a tutti gli effetti e quindi una malattia neuropsicobiologica con conseguenze sanitarie e sociali che necessita di diagnosi, cura e riabilitazione. La fruizione del gioco diventa quotidiana o intensiva, con conseguenze negative per l´individuo sia dal punto di vista sanitario che sociale. Si manifesta il craving, cioè la brama di volerne sempre di più, ed è frequente la recidiva. L´andamento della malattia è spesso cronico, caratterizzato da alti costi, non solo economici e anche con debiti.
Una categoria a parte è rappresentata dai giocatori d´azzardo professionisti.
Mentre per il giocatore amatoriale che si affida alla fortuna e alle sue doti intuitive e sa quando smettere, che percepisce il gioco come passatempo ed un eventuale guadagno è la gratificazione che si aggiunge al divertimento prodotto dal gioco in sé; il giocatore compulsivo, molte volte non conosce bene le regole dei giochi con cui si cimenta e crede che la vittoria o la sconfitta siano dovuti al caso o alla fortuna e non alle doti dei giocatori che ha difronte e pensa che avrà sempre un´altra chance per rifarsi; il giocatore professionista è specializzato in un gioco specifico, fa di questa attività una fonte di reddito e possiede numerose abilità mentali che rendono questa attività più logica di quanto si pensi.
I giocatori professionisti, quando giocano, mettono in atto tutta una serie di abilità mentali, emotive e neuropsicologiche quali attenzione, apprendimento, memoria, pianificazione strategica, riconoscimento della mimica facciale e della prossemica, il linguaggio del corpo svolge un ruolo rilevante. La gestione delle emozioni proprie e analisi di quelle degli avversari è fondamentale per poter capire le loro carte e quindi le loro intenzioni; tutte queste attività sono contornate da abilità cognitive e metacognitive non indifferenti poiché il giocatore deve costruire una teoria della mente di molti giocatori per comprendere le loro intenzioni e poter prevedere le loro mosse.
Le strategie di intervento rispetto a tale fenomeno sono molteplici e si dipanano lungo un continuum che va dalla prevenzione, alla promozione di una cultura di gioco responsabile al trattamento terapeutico (individuale, di gruppo, familiare, ambientale) ma tutte con uno scopo comune quello di riportare il gioco ai normali canoni dell´aspetto ludico, del divertimento e della socializzazione. Insomma per citare una massima molto conosciuta Il gioco è bello quando dura poco!
dott/ssa Marialuisa Colombo