LA RUBRICA DI KAIROS - " LA DIPENDENZA DA LAVORO ..." DELLA DOTT/SSA MARIALUISA COLOMBO
La dipendenza da lavoro
Quando il troppo lavoro nuoce gravemente alla salute.
Parlarne sembra impossibile, nel senso che sembra impossibile possa esistere e invece, è una patologia vera e propria che colpisce molti lavoratori, la sindrome da dipendenza da lavoro detta anche workaholism, letteralmente ubriacatura da lavoro. Un comportamento patologico di una persona troppo dedita al lavoro e che pone in secondo piano la sua vita sociale e familiare sino a causare danni a sé stessa, al coniuge, ai figli.
Il termine venne coniato per la prima volta da un medico psicologo americano Oates nel 1971, ma prima di allora, e ancora oggi chi soffre di questo disturbo viene chiamato più frequentemente Stacanovista. La parola stacanovista indica, una persona che per una qualsiasi ragione si sottopone regolarmente a ritmi estenuanti in una certa attività, chi lavora in modo infaticabile e spesso con ulteriori connotazioni negative, come la mancanza di rispetto per la propria persona.
Lo stacanovismo è divenuto, quindi sinonimo di totale, eccessiva, dedizione al lavoro ma in una accezione negativa del termine.
In generale e frequentemente queste persone sono lodate per il loro spiccato senso del lavoro, i lavoratori più colpiti sono quelli che svolgono la libera professione: artigiani, avvocati, commercialisti, manager.
Negli USA ne è affetta circa il 5% della popolazione; mentre in Giappone ne presenta i sintomi il 21% dei manager. In Italia non abbiamo studi che ne attestino una frequenza precisa e non è un fenomeno che può essere messo in relazione all´attuale crisi del lavoro, nel senso che non è perché manca il lavoro questa patologia non esiste, anzi è un fenomeno trasversale poiché rientra a far parte di un disturbo più conosciuto e discusso come il Disturbo Ossessivo - Compulsivo.
Una caratteristica peculiare della dipendenza dal lavoro è che essa si instaura a partire da ricompense secondarie, ossia dal piacere indiretto prodotto dall´azione lavorativa protratta e ripetuta, un fattore che permette di comprendere come mai si riesca a diventare dipendenti da un´attività che raramente produce anche qualche ricompensa primaria o diretta. Il lavoro, infatti, non rappresenta un oggetto di appagamento immediato, ma rappresenta un´attività che richiede l´esecuzione di uno sforzo per ottenere una gratificazione economica o di qualunque un altro tipo. Paradossalmente il workaholic può procurarsi sempre e comunque la sua "sostanza" che non solo è gratis ma lo fa anche guadagnare. Il suo "spacciatore" non rischia nulla, gli offre lavoro: una sostanza legale che la società stima!
Anche nel caso della "work addiction", come in altre dipendenze, esistono indicatori qualitativi, oltre che quantitativi, a cui fare riferimento per riconoscere il problema e differenziarlo da un periodo transitorio, da una fase acuta o una situazione cronica.
La presenza di periodi nella vita in cui è necessario riservare maggiore spazio all´attività lavorativa non deve far pensare ad una dipendenza lavorativa, così come il semplice piacere nell´esercizio del proprio lavoro o l´ambizione al successo non sono da considerare, se presenti da soli, sintomi di questa problematica. Ciò che consente di parlare di dipendenza lavorativa è l´esclusività del lavoro, oltre che nella vita reale, soprattutto in quella mentale di una persona.
Ciò che contraddistingue psicologicamente un workaholic è la mancanza di volontà nel trovare momenti di stacco, la mancanza di segni di sofferenza nel sacrificio al lavoro e la conseguente presenza di un´idea del "vivere per lavorare" che ha sostituito quella del "lavorare per vivere", ovvero fare in modo che il lavoro diventi una condizione che ti permetta di svolgere anche altre attività e di godere della vita.
Quando una dipendenza dal lavoro si cronicizza è, inoltre, possibile osservare anche dei problemi correlati che si sviluppano in fasi avanzate come accentuata compulsione lavorativa, con "crisi di lavoro notturno o ininterrotto per giorni", problemi relazionali cronici con colleghi, superiori o dipendenti, polidipendenza, che può essere caratterizzata dall´uso di sostanze stimolanti, come eccessive dosi di caffè per ridurre le ore di sonno, al fine di destinarne un maggior numero al lavoro o ancora dall´uso di alcool o altre sostanze anche illegali; Sindrome da Stress Lavorativo che può degenerare in disturbi psicologici e fisici più gravi (depressione, ansia, alcoolismo, disturbi cardiaci), Burnout o Sindrome dell´Esaurimento Emotivo, e in fine ma non meno importanti problemi familiari, e ad isolamento sociale.
Infatti, chi soffre di questo disturbo tende a comportarsi in modo autoritario in famiglia e percepisce il coniuge come un estraneo, un accessorio, ne consegue un serio deterioramento della sfera affettiva che induce aridità, apatia, cinismo e indifferenza tra i coniugi che possono condurre a relazioni extra coniugali, separazioni e divorzi; anche la relazione con i figli è compromessa, per esempio si tende a dimenticare, ignorare o minimizzare importanti ricorrenze familiari come i compleanni dei figli; mentre il coniuge però ha la possibilità di separarsi o divorziare, i figli sono costretti a vivere fino alla maggiore età in quest´ambiente, subendone le conseguenze e le deprivazioni soprattutto di tipo emotivo.
La dipendenza dal lavoro è ancora un fenomeno sottovalutato e poco riconosciuto, da ciò ne deriva che essa viene diagnosticata solo quando è associata ad altre problematiche psichiche o fisiche, questo significa che possiamo fare una diagnosi solo in fasi avanzate della malattia.
Per affrontare questo tipo di problema bisognerebbe ridimensionare i tempi e gli spazi da dedicare alla vita lavorativa in modo graduale e sostituirli con altre attività, spesso meno remunerative, ma soprattutto altrettanto appaganti, mediante le quali è possibile cominciare a prendersi nuove soddisfazioni e gratificazioni al fine di progettare nuovi obiettivi con altrettanta creatività.
dott/ssa Maria Luisa Colombo
Quando il troppo lavoro nuoce gravemente alla salute.
Parlarne sembra impossibile, nel senso che sembra impossibile possa esistere e invece, è una patologia vera e propria che colpisce molti lavoratori, la sindrome da dipendenza da lavoro detta anche workaholism, letteralmente ubriacatura da lavoro. Un comportamento patologico di una persona troppo dedita al lavoro e che pone in secondo piano la sua vita sociale e familiare sino a causare danni a sé stessa, al coniuge, ai figli.
Il termine venne coniato per la prima volta da un medico psicologo americano Oates nel 1971, ma prima di allora, e ancora oggi chi soffre di questo disturbo viene chiamato più frequentemente Stacanovista. La parola stacanovista indica, una persona che per una qualsiasi ragione si sottopone regolarmente a ritmi estenuanti in una certa attività, chi lavora in modo infaticabile e spesso con ulteriori connotazioni negative, come la mancanza di rispetto per la propria persona.
Lo stacanovismo è divenuto, quindi sinonimo di totale, eccessiva, dedizione al lavoro ma in una accezione negativa del termine.
In generale e frequentemente queste persone sono lodate per il loro spiccato senso del lavoro, i lavoratori più colpiti sono quelli che svolgono la libera professione: artigiani, avvocati, commercialisti, manager.
Negli USA ne è affetta circa il 5% della popolazione; mentre in Giappone ne presenta i sintomi il 21% dei manager. In Italia non abbiamo studi che ne attestino una frequenza precisa e non è un fenomeno che può essere messo in relazione all´attuale crisi del lavoro, nel senso che non è perché manca il lavoro questa patologia non esiste, anzi è un fenomeno trasversale poiché rientra a far parte di un disturbo più conosciuto e discusso come il Disturbo Ossessivo - Compulsivo.
Una caratteristica peculiare della dipendenza dal lavoro è che essa si instaura a partire da ricompense secondarie, ossia dal piacere indiretto prodotto dall´azione lavorativa protratta e ripetuta, un fattore che permette di comprendere come mai si riesca a diventare dipendenti da un´attività che raramente produce anche qualche ricompensa primaria o diretta. Il lavoro, infatti, non rappresenta un oggetto di appagamento immediato, ma rappresenta un´attività che richiede l´esecuzione di uno sforzo per ottenere una gratificazione economica o di qualunque un altro tipo. Paradossalmente il workaholic può procurarsi sempre e comunque la sua "sostanza" che non solo è gratis ma lo fa anche guadagnare. Il suo "spacciatore" non rischia nulla, gli offre lavoro: una sostanza legale che la società stima!
Anche nel caso della "work addiction", come in altre dipendenze, esistono indicatori qualitativi, oltre che quantitativi, a cui fare riferimento per riconoscere il problema e differenziarlo da un periodo transitorio, da una fase acuta o una situazione cronica.
La presenza di periodi nella vita in cui è necessario riservare maggiore spazio all´attività lavorativa non deve far pensare ad una dipendenza lavorativa, così come il semplice piacere nell´esercizio del proprio lavoro o l´ambizione al successo non sono da considerare, se presenti da soli, sintomi di questa problematica. Ciò che consente di parlare di dipendenza lavorativa è l´esclusività del lavoro, oltre che nella vita reale, soprattutto in quella mentale di una persona.
Ciò che contraddistingue psicologicamente un workaholic è la mancanza di volontà nel trovare momenti di stacco, la mancanza di segni di sofferenza nel sacrificio al lavoro e la conseguente presenza di un´idea del "vivere per lavorare" che ha sostituito quella del "lavorare per vivere", ovvero fare in modo che il lavoro diventi una condizione che ti permetta di svolgere anche altre attività e di godere della vita.
Quando una dipendenza dal lavoro si cronicizza è, inoltre, possibile osservare anche dei problemi correlati che si sviluppano in fasi avanzate come accentuata compulsione lavorativa, con "crisi di lavoro notturno o ininterrotto per giorni", problemi relazionali cronici con colleghi, superiori o dipendenti, polidipendenza, che può essere caratterizzata dall´uso di sostanze stimolanti, come eccessive dosi di caffè per ridurre le ore di sonno, al fine di destinarne un maggior numero al lavoro o ancora dall´uso di alcool o altre sostanze anche illegali; Sindrome da Stress Lavorativo che può degenerare in disturbi psicologici e fisici più gravi (depressione, ansia, alcoolismo, disturbi cardiaci), Burnout o Sindrome dell´Esaurimento Emotivo, e in fine ma non meno importanti problemi familiari, e ad isolamento sociale.
Infatti, chi soffre di questo disturbo tende a comportarsi in modo autoritario in famiglia e percepisce il coniuge come un estraneo, un accessorio, ne consegue un serio deterioramento della sfera affettiva che induce aridità, apatia, cinismo e indifferenza tra i coniugi che possono condurre a relazioni extra coniugali, separazioni e divorzi; anche la relazione con i figli è compromessa, per esempio si tende a dimenticare, ignorare o minimizzare importanti ricorrenze familiari come i compleanni dei figli; mentre il coniuge però ha la possibilità di separarsi o divorziare, i figli sono costretti a vivere fino alla maggiore età in quest´ambiente, subendone le conseguenze e le deprivazioni soprattutto di tipo emotivo.
La dipendenza dal lavoro è ancora un fenomeno sottovalutato e poco riconosciuto, da ciò ne deriva che essa viene diagnosticata solo quando è associata ad altre problematiche psichiche o fisiche, questo significa che possiamo fare una diagnosi solo in fasi avanzate della malattia.
Per affrontare questo tipo di problema bisognerebbe ridimensionare i tempi e gli spazi da dedicare alla vita lavorativa in modo graduale e sostituirli con altre attività, spesso meno remunerative, ma soprattutto altrettanto appaganti, mediante le quali è possibile cominciare a prendersi nuove soddisfazioni e gratificazioni al fine di progettare nuovi obiettivi con altrettanta creatività.
dott/ssa Maria Luisa Colombo