LA RUBRICA DI KAIROS - " L´ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA: I BAMBINI IMPAURITI " DELLA DOTT/SSA STELLA MORANA
I bambini rappresentano un mondo affascinante e meraviglioso; è difficile non rimanere stupiti di fronte ai loro progressi, alle loro capacità, alla loro spontanea e naturale gioia di vivere. Forse è anche per questo che quando un bambino sta male o presenta un qualche tipo di problema, i genitori si trovano a disagio in questa situazione; per loro diventa difficile riuscire a gestire questo momento con la dovuta lucidità. Non si sa cosa fare, ci si preoccupa, spesso ci si sente colpevoli, a volte si eccede nelle cure dispensate al bambino “facendo troppo”, altre volte invece si pensa che l’indifferenza possa renderlo più forte (“se faccio finta di niente forse il problema gli passerà da solo…”).
Così come succede per gli adulti (nello scorso articolo abbiamo parlato dei pro e contro della paura) anche per i bambini esistono tante paure quante se ne possono inventare! Paura del buio, dei mostri, dell´altezza, dei rumori forti, dei fulmini o ancora la paura della separazione dalla mamma (o dal caregiver), la paura della morte, dei fantasmi, di restare da solo a casa, la paura di andare a scuola……insomma si può avere paura di qualsiasi cosa anche della paura stessa!
Alcune paure sono normali e fisiologiche, e scompaiono con la crescita: è il caso ad esempio delle reazioni di paura del bambino nei primissimi mesi di vita di fronti a rumori forti o improvvisi spostamenti del corpo, oppure dell’angoscia nei confronti dell’estraneo (8-9 mesi), della paura dei grossi animali divoratori (2/3 anni) che si trasforma – qualche anno dopo- nella paura dei piccoli animali come insetti e ragni (4/6 anni) e così via.
Superare quotidianamente queste piccole paure aiuta i bambini a crescere, diventare più sicuri e sentirsi più forti, dunque avere più fiducia in se stessi. Le paure infantili dunque, fanno parte della crescita e non rappresentano qualcosa di patologico fino a quando non cominciano a invalidare la serenità del bambino creando non pochi disagi. Difficoltà nel sonno, sintomi psicosomatici ricorrenti come mal di testa o mal di pancia, rifiuto a uscire o andare a scuola, tendenza all’isolamento scambiata per una generica pigrizia, regressioni, panico, evitamento, disturbi nell’alimentazione, minor controllo della vescica o dell’intestino in una fase della crescita dove ciò non è previsto, sono solo alcune delle problematiche che insorgono quando un bambino sviluppa una fobia.
La paura può essere – dunque - considerata come un meccanismo autoprotetttivo, funzionale alla crescita del bambino, perché riesce ad attivare alcune reazioni che gli consentono di difendersi dai potenziali pericoli che provengono dall’ambiente. Tuttavia quando questa emozione primaria perde la sua “naturale funzione” di messa in guardia, attivandosi senza che vi sia un pericolo reale o quando si manifesta con una intensità eccessiva – decisamente sproporzionata rispetto allo stimolo che l’ha provocata - ecco che si trasforma in fobia.
Le fobie ostacolano le capacità adattive ed evolutive del bambino, che si sente inibito, si percepisce incapace di superare questa situazione, non riesce a trovare nell’ambiente circostante un valido aiuto per affrontarla, intaccando in questo modo la fiducia in sé e nell’aiuto da parte degli adulti di riferimento. Lontano dalla situazione fobica il bambino riconosce che la sua paura è esagerata, ma ciò nonostante non riesce né a eliminarla né a ridurla quando ne è in presenza.
Spesso per aiutare un bambino che ha sviluppato una determinata fobia, genitori, insegnanti, o altri adulti che si prendono cura di lui, per aiutarlo - muniti di buone intenzioni - incappano in alcuni errori che non fanno altro (in alcuni casi) che aumentarne il circolo vizioso.
Molti credono ad esempio che le spiegazioni razionali siano sufficienti per aiutare il bambino a superare la paura. Tuttavia dire a qualcuno di non avere paura e che la sua emozione è assolutamente irrazionale non funziona con gli adulti, figuriamoci con i bambini che invece prediligono un canale comunicativo più creativo e fantasioso. Non bisogna, inoltre, né costringerli con la forza ad affrontare la paura, né acconsentire in modo passivo alle loro richieste “di evitamento” (portarlo nel letto con mamma e papà, non portarlo a scuola, etc..).
La paura va certamente affrontata ma nel modo giusto.
E allora come si fa ad aiutare i bambini a superare una paura?
E´ importante rivolgersi ad uno psicologo in caso di dubbi o nel caso in cui le paure del bambino siano intense o durature, perché esse possono ostacolare o interferire in modo negativo nel processo evolutivo, sia cognitivo che affettivo-relazionale.
Se non si interviene precocemente i comportamenti fobici possono fissarsi nelll´adolescenza e cronicizzarsi, assumendo così una forma patologica.
dott/ ssa Stella Morana
Così come succede per gli adulti (nello scorso articolo abbiamo parlato dei pro e contro della paura) anche per i bambini esistono tante paure quante se ne possono inventare! Paura del buio, dei mostri, dell´altezza, dei rumori forti, dei fulmini o ancora la paura della separazione dalla mamma (o dal caregiver), la paura della morte, dei fantasmi, di restare da solo a casa, la paura di andare a scuola……insomma si può avere paura di qualsiasi cosa anche della paura stessa!
Alcune paure sono normali e fisiologiche, e scompaiono con la crescita: è il caso ad esempio delle reazioni di paura del bambino nei primissimi mesi di vita di fronti a rumori forti o improvvisi spostamenti del corpo, oppure dell’angoscia nei confronti dell’estraneo (8-9 mesi), della paura dei grossi animali divoratori (2/3 anni) che si trasforma – qualche anno dopo- nella paura dei piccoli animali come insetti e ragni (4/6 anni) e così via.
Superare quotidianamente queste piccole paure aiuta i bambini a crescere, diventare più sicuri e sentirsi più forti, dunque avere più fiducia in se stessi. Le paure infantili dunque, fanno parte della crescita e non rappresentano qualcosa di patologico fino a quando non cominciano a invalidare la serenità del bambino creando non pochi disagi. Difficoltà nel sonno, sintomi psicosomatici ricorrenti come mal di testa o mal di pancia, rifiuto a uscire o andare a scuola, tendenza all’isolamento scambiata per una generica pigrizia, regressioni, panico, evitamento, disturbi nell’alimentazione, minor controllo della vescica o dell’intestino in una fase della crescita dove ciò non è previsto, sono solo alcune delle problematiche che insorgono quando un bambino sviluppa una fobia.
La paura può essere – dunque - considerata come un meccanismo autoprotetttivo, funzionale alla crescita del bambino, perché riesce ad attivare alcune reazioni che gli consentono di difendersi dai potenziali pericoli che provengono dall’ambiente. Tuttavia quando questa emozione primaria perde la sua “naturale funzione” di messa in guardia, attivandosi senza che vi sia un pericolo reale o quando si manifesta con una intensità eccessiva – decisamente sproporzionata rispetto allo stimolo che l’ha provocata - ecco che si trasforma in fobia.
Le fobie ostacolano le capacità adattive ed evolutive del bambino, che si sente inibito, si percepisce incapace di superare questa situazione, non riesce a trovare nell’ambiente circostante un valido aiuto per affrontarla, intaccando in questo modo la fiducia in sé e nell’aiuto da parte degli adulti di riferimento. Lontano dalla situazione fobica il bambino riconosce che la sua paura è esagerata, ma ciò nonostante non riesce né a eliminarla né a ridurla quando ne è in presenza.
Spesso per aiutare un bambino che ha sviluppato una determinata fobia, genitori, insegnanti, o altri adulti che si prendono cura di lui, per aiutarlo - muniti di buone intenzioni - incappano in alcuni errori che non fanno altro (in alcuni casi) che aumentarne il circolo vizioso.
Molti credono ad esempio che le spiegazioni razionali siano sufficienti per aiutare il bambino a superare la paura. Tuttavia dire a qualcuno di non avere paura e che la sua emozione è assolutamente irrazionale non funziona con gli adulti, figuriamoci con i bambini che invece prediligono un canale comunicativo più creativo e fantasioso. Non bisogna, inoltre, né costringerli con la forza ad affrontare la paura, né acconsentire in modo passivo alle loro richieste “di evitamento” (portarlo nel letto con mamma e papà, non portarlo a scuola, etc..).
La paura va certamente affrontata ma nel modo giusto.
E allora come si fa ad aiutare i bambini a superare una paura?
E´ importante rivolgersi ad uno psicologo in caso di dubbi o nel caso in cui le paure del bambino siano intense o durature, perché esse possono ostacolare o interferire in modo negativo nel processo evolutivo, sia cognitivo che affettivo-relazionale.
Se non si interviene precocemente i comportamenti fobici possono fissarsi nelll´adolescenza e cronicizzarsi, assumendo così una forma patologica.
dott/ ssa Stella Morana