LA RUBRICA DI KAIROS - " L´AUTOLESIONISMO. QUANDO IL DOLORE DELL´ANIMA SUPERA QUELLO DEL CORPO " DELLA DOTT/SSA MARIA LUISA COLOMBO
L´autolesionismo.
Quando il dolore dell´anima supera quello del corpo.
"Nessuno può farti più male di quello che tu fai tu a te stesso."
(Mahatma Gandhi)
Si celebra ogni 1° di marzo, ed è la giornata mondiale del "Self-injury Awareness Day" (SIAD) letteralmente giornata mondiale sull´auto lesionismo.
In passato, ma ancora oggi è una pratica molto diffusa tra le religioni principali, l´autolesionismo è conosciuto per esser stato un rituale ripetitivo praticato da culture come quella dell´antica civiltà Maya nella quale i sacerdoti praticavano auto-sacrifici tagliando e perforando i loro corpi in modo tale da prelevare sangue; nella Bibbia ebraica si trova un riferimento ai sacerdoti di Baal "si tagliavano con lame fino a che il sangue non scorreva", era anche praticato dai sadhu e dagli asceti indù, nel cattolicesimo, infine, era usato come mortificazione della carne, il tutto per avvicinarsi il più possibile a Dio.
In psicologia l´autolesionismo è un atto che implica il procurare, consapevolmente o meno, danni rivolti alla propria persona, sia in senso fisico che in senso astratto. L´atto più comune con cui si presenta è il taglio superficiale alla pelle ma esso comprende anche il bruciarsi, infliggersi graffi, colpire una o più parti del corpo, mordersi, tirarsi i capelli.
Nel 70% dei casi è una pratica che si manifesta con tagli alla pelle attraverso un oggetto appuntito (lamette, chiodi, forbici o coltelli). Tuttavia i modi con cui può essere effettuato sono limitati solo dall´inventiva dell´individuo e dalla reale intenzione e volontà di danneggiare il proprio corpo.
Di solito i tagli si presentano su aree del corpo che possono essere facilmente nascoste, non visibili dagli altri: braccia, cosce, addome.
L´autolesionismo non è un comportamento tipicamente collegato al suicidio anche se alcune volte il danneggiamento del corpo può portare alla morte.
L´obiettivo non è uccidersi, ma trovare sollievo da una sofferenza emotiva, diventa spesso una risposta al lancinante dolore emotivo che non può essere risolto in altri modi.
Le ragioni per cui si pratica sono varie, in quanto esso serve per soddisfare funzioni diverse. Talvolta fornisce, a chi lo pratica, temporaneo sollievo da stress, ansia, depressione, senso di fallimento e disgusto per se stessi. L´autolesionismo diventa, soprattutto nei soggetti vittime di abusi, un modo per controllare il dolore in contrasto con il dolore che si è provato in precedenza; diventa un modo per "scappare" o dissociarsi da una realtà troppo dolorosa, separando il corpo dalla mente e dai sentimenti d´angoscia che provano. Ciò accade facendo credere alla mente che la sofferenza attuale che si percepisce è causata dalle lesioni fisiche e non dai problemi reali, preesistenti: il dolore fisico diventa quindi un modo per distrarsi da quello emotivo.
Tagli, bruciature e pratiche affini hanno lo scopo di coprire emozioni negative troppo intense da sopportare, soprattutto la rabbia, la tristezza, la solitudine, o pensieri negativi riguardo se stessi. Così, il dolore fisico del corpo prende il posto della rabbia verso una persona che si ama e a cui non si riesce a dire quello che si vorrebbe o del disprezzo verso se stessi perché la reazione dinanzi a una certa situazione è stata inadeguata.
Per completare si può dire che dietro l´autolesionismo c´è il bisogno di "fermare" il dolore emotivo, una sensazione d´inquietudine o un´agitazione mentale.
L´autolesionismo può presentarsi durante l´infanzia anche se è piuttosto raro ed è associato ad alcune patologie specifiche, come in casi molto gravi di autismo.
È una pratica più comune e diffusa durante l´adolescenza, di solito appare tra i 12 e 24 anni, soprattutto tra le ragazze che hanno difficoltà a riconoscere le proprie emozioni, con problemi depressivi e/o ossessivi, che hanno avuto, ma non necessariamente, alle spalle problemi di abusi fisico, psicologico o sessuale.
Chi si taglia o si brucia è raro lo faccia davanti ad altre persone e il più delle volte cerca di tenere nascosto questo comportamento, perché se ne vergogna e teme di essere considerato pazzo o stupido o di suscitare disgusto. È una solitaria ricerca di sollievo non ha come scopo quello di suscitare l´attenzione degli altri.
Questo disturbo si può verificare anche ad età avanzata, in soggetti anziani, in questo caso però l´autolesionismo è collegato a patologie gravi come le demenze ed è molto più pericoloso.
Cosa fare? Come per ogni problema il primo passo da compiere è ammettere di avere un problema, un´ammissione da fare prima di tutto a se stessi, cercare un sostegno specializzato e insieme individuare delle strategie da mettere in atto per tenere sotto controllo i comportamenti autolesivi, e modificare le convinzioni, le idee che stanno dietro il sintomo.
dott/ssa Maria Luisa Colombo
Quando il dolore dell´anima supera quello del corpo.
"Nessuno può farti più male di quello che tu fai tu a te stesso."
(Mahatma Gandhi)
Si celebra ogni 1° di marzo, ed è la giornata mondiale del "Self-injury Awareness Day" (SIAD) letteralmente giornata mondiale sull´auto lesionismo.
In passato, ma ancora oggi è una pratica molto diffusa tra le religioni principali, l´autolesionismo è conosciuto per esser stato un rituale ripetitivo praticato da culture come quella dell´antica civiltà Maya nella quale i sacerdoti praticavano auto-sacrifici tagliando e perforando i loro corpi in modo tale da prelevare sangue; nella Bibbia ebraica si trova un riferimento ai sacerdoti di Baal "si tagliavano con lame fino a che il sangue non scorreva", era anche praticato dai sadhu e dagli asceti indù, nel cattolicesimo, infine, era usato come mortificazione della carne, il tutto per avvicinarsi il più possibile a Dio.
In psicologia l´autolesionismo è un atto che implica il procurare, consapevolmente o meno, danni rivolti alla propria persona, sia in senso fisico che in senso astratto. L´atto più comune con cui si presenta è il taglio superficiale alla pelle ma esso comprende anche il bruciarsi, infliggersi graffi, colpire una o più parti del corpo, mordersi, tirarsi i capelli.
Nel 70% dei casi è una pratica che si manifesta con tagli alla pelle attraverso un oggetto appuntito (lamette, chiodi, forbici o coltelli). Tuttavia i modi con cui può essere effettuato sono limitati solo dall´inventiva dell´individuo e dalla reale intenzione e volontà di danneggiare il proprio corpo.
Di solito i tagli si presentano su aree del corpo che possono essere facilmente nascoste, non visibili dagli altri: braccia, cosce, addome.
L´autolesionismo non è un comportamento tipicamente collegato al suicidio anche se alcune volte il danneggiamento del corpo può portare alla morte.
L´obiettivo non è uccidersi, ma trovare sollievo da una sofferenza emotiva, diventa spesso una risposta al lancinante dolore emotivo che non può essere risolto in altri modi.
Le ragioni per cui si pratica sono varie, in quanto esso serve per soddisfare funzioni diverse. Talvolta fornisce, a chi lo pratica, temporaneo sollievo da stress, ansia, depressione, senso di fallimento e disgusto per se stessi. L´autolesionismo diventa, soprattutto nei soggetti vittime di abusi, un modo per controllare il dolore in contrasto con il dolore che si è provato in precedenza; diventa un modo per "scappare" o dissociarsi da una realtà troppo dolorosa, separando il corpo dalla mente e dai sentimenti d´angoscia che provano. Ciò accade facendo credere alla mente che la sofferenza attuale che si percepisce è causata dalle lesioni fisiche e non dai problemi reali, preesistenti: il dolore fisico diventa quindi un modo per distrarsi da quello emotivo.
Tagli, bruciature e pratiche affini hanno lo scopo di coprire emozioni negative troppo intense da sopportare, soprattutto la rabbia, la tristezza, la solitudine, o pensieri negativi riguardo se stessi. Così, il dolore fisico del corpo prende il posto della rabbia verso una persona che si ama e a cui non si riesce a dire quello che si vorrebbe o del disprezzo verso se stessi perché la reazione dinanzi a una certa situazione è stata inadeguata.
Per completare si può dire che dietro l´autolesionismo c´è il bisogno di "fermare" il dolore emotivo, una sensazione d´inquietudine o un´agitazione mentale.
L´autolesionismo può presentarsi durante l´infanzia anche se è piuttosto raro ed è associato ad alcune patologie specifiche, come in casi molto gravi di autismo.
È una pratica più comune e diffusa durante l´adolescenza, di solito appare tra i 12 e 24 anni, soprattutto tra le ragazze che hanno difficoltà a riconoscere le proprie emozioni, con problemi depressivi e/o ossessivi, che hanno avuto, ma non necessariamente, alle spalle problemi di abusi fisico, psicologico o sessuale.
Chi si taglia o si brucia è raro lo faccia davanti ad altre persone e il più delle volte cerca di tenere nascosto questo comportamento, perché se ne vergogna e teme di essere considerato pazzo o stupido o di suscitare disgusto. È una solitaria ricerca di sollievo non ha come scopo quello di suscitare l´attenzione degli altri.
Questo disturbo si può verificare anche ad età avanzata, in soggetti anziani, in questo caso però l´autolesionismo è collegato a patologie gravi come le demenze ed è molto più pericoloso.
Cosa fare? Come per ogni problema il primo passo da compiere è ammettere di avere un problema, un´ammissione da fare prima di tutto a se stessi, cercare un sostegno specializzato e insieme individuare delle strategie da mettere in atto per tenere sotto controllo i comportamenti autolesivi, e modificare le convinzioni, le idee che stanno dietro il sintomo.
dott/ssa Maria Luisa Colombo