LA RUBRICA DI KAIROS - " LO STRESS DA LAVORO - CORRELATO..." DELLA DOTT/SSA MARIALUISA COLOMBO
Stress lavoro -correlato: Burnout
Quando si rimane "scottati" dal lavoro
Quante volte parlando con i nostri amici diciamo loro che siamo troppo stanchi, che il nostro lavoro sta diventando pesante, che questa o quella situazione sta diventando insostenibile? In questi casi stiamo parlando di stress. Ma cos´è lo stress?
Nel 2002, Westen diede una spiegazione, a mio parere, completa ed esaustiva: "Reazione interna a stimoli interni ed esterni che producono un´attivazione fisiologica e uno sforzo emotivo, che mettono in moto risposte cognitive o comportamentali"
È d´obbligo fare una distinzione tra stress acuto che può essere la conseguenza all´esposizione o al coinvolgimento in eventi estremi come traumi, catastrofi, incidenti o atti di violenza; e cronico quando lo stimolo stressogeno è di lunga durata come per esempio lo stress subito in alcune situazioni lavorative.
Lo stress è fondamentalmente una stimolazione, è la forza motrice che ci porta all´azione senza la quale saremmo inermi e passivi.
Volendo fare un´accurata analisi è possibile asserire che lo stress è un vero processo, e si articola in tre fasi, e nello specifico:
Allarme: l´organismo viene stimolato e si attivano dunque una serie di processi psicofisiologici (quali potrebbero essere la tachicardia, l´affanno).
Resistenza: l´organismo, percepiti i campanelli d´allarme, tenta di adattarsi e prova a normalizzare i sintomi fisiologici.
Esaurimento: se lo stimolo stressante persiste, nonostante i tentativi di fronteggiarlo, ne viene fuori uno squilibrio psicofisico, e la naturale capacità di adattamento viene a mancare.
Le conseguenze si ripercuotono su un piano emotivo come irritabilità e aggressività; cognitivo, la cosiddetta stanchezza mentale, ma anche fisiologico a livello del sistema nervoso centrale, al sistema immunitario, all´apparato cutaneo, gastrointestinale, cardiovascolare, solo per citarne alcuni.
Nello specifico la Sindrome del burnout, che tradotto vuol dire bruciarsi, colpisce gli operatori e i professionisti che sono impegnati quotidianamente e ripetutamente in attività che implicano le relazioni interpersonali e che entrano continuamente in contatto con persone che vivono stati di disagio o sofferenza, come per esempio medici, psicologi, assistenti sociali, insegnanti, fisioterapeuti, infermieri, agenti delle forze dell´ordine e operatori del volontariato; può accadere che queste persone si facciano un carico eccessivo delle problematiche dei loro assistiti da non distinguere tra la propria vita e la loro.
La sindrome si manifesta generalmente seguendo quattro fasi
La prima, preparatoria, è quella dell´"entusiasmo idealistico" che spinge il soggetto a scegliere un lavoro di tipo assistenziale.
Nella seconda ("stagnazione") il soggetto, sottoposto a carichi di lavoro e di stress eccessivi, inizia a rendersi conto di come le sue aspettative non coincidano con la realtà lavorativa. L´entusiasmo, l´interesse ed il senso di gratificazione legati alla professione iniziano a diminuire.
Nella terza fase ("frustrazione") il soggetto affetto da burnout avverte sentimenti di inutilità, di inadeguatezza, di insoddisfazione, uniti alla percezione di essere sfruttato, oberato di lavoro e poco apprezzato; spesso tende a mettere in atto comportamenti di fuga dall´ambiente lavorativo, ed eventualmente atteggiamenti aggressivi verso gli altri o verso se stesso.
Nel corso della quarta fase ("apatia") l´interesse e la passione per il proprio lavoro si spengono completamente e all´empatia subentra l´indifferenza, fino ad una vera e propria "morte professionale"
Se non opportunamente trattati, questi soggetti cominciano a sviluppare un lento processo di "logoramento" o "decadenza" psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato, mostrando atteggiamenti negativi verso i clienti/utenti, il lavoro, se stessi con conseguente calo della soddisfazione lavorativa e aumento del turnover e dell´assenteismo con un successivo, ma non meno importante calo della qualità del servizio che si offre.
La risoluzione della sindrome del burnout dovrebbe essere affrontata sia a livello individuale che orgnizzativo.
Su un piano delle organizzazioni si può agire a diversi livelli di prevenzione primaria attraverso l´individuazione dei soggetti a rischio e di prevenzione secondaria attraverso corsi di formazione.
L´aiuto più efficace su un piano individuale è l´intervento con un professionista che possa fornire
strumenti, delle chiavi di lettura e di comprensione del fenomeno. Purtroppo, però, ancora oggi si preferisce pensare di avere un problema organico piuttosto che accettare di averne uno psicologico causato da fattori esterni.
dott/ssa Maria Luisa Colombo
Quando si rimane "scottati" dal lavoro
Quante volte parlando con i nostri amici diciamo loro che siamo troppo stanchi, che il nostro lavoro sta diventando pesante, che questa o quella situazione sta diventando insostenibile? In questi casi stiamo parlando di stress. Ma cos´è lo stress?
Nel 2002, Westen diede una spiegazione, a mio parere, completa ed esaustiva: "Reazione interna a stimoli interni ed esterni che producono un´attivazione fisiologica e uno sforzo emotivo, che mettono in moto risposte cognitive o comportamentali"
È d´obbligo fare una distinzione tra stress acuto che può essere la conseguenza all´esposizione o al coinvolgimento in eventi estremi come traumi, catastrofi, incidenti o atti di violenza; e cronico quando lo stimolo stressogeno è di lunga durata come per esempio lo stress subito in alcune situazioni lavorative.
Lo stress è fondamentalmente una stimolazione, è la forza motrice che ci porta all´azione senza la quale saremmo inermi e passivi.
Volendo fare un´accurata analisi è possibile asserire che lo stress è un vero processo, e si articola in tre fasi, e nello specifico:
Allarme: l´organismo viene stimolato e si attivano dunque una serie di processi psicofisiologici (quali potrebbero essere la tachicardia, l´affanno).
Resistenza: l´organismo, percepiti i campanelli d´allarme, tenta di adattarsi e prova a normalizzare i sintomi fisiologici.
Esaurimento: se lo stimolo stressante persiste, nonostante i tentativi di fronteggiarlo, ne viene fuori uno squilibrio psicofisico, e la naturale capacità di adattamento viene a mancare.
Le conseguenze si ripercuotono su un piano emotivo come irritabilità e aggressività; cognitivo, la cosiddetta stanchezza mentale, ma anche fisiologico a livello del sistema nervoso centrale, al sistema immunitario, all´apparato cutaneo, gastrointestinale, cardiovascolare, solo per citarne alcuni.
Nello specifico la Sindrome del burnout, che tradotto vuol dire bruciarsi, colpisce gli operatori e i professionisti che sono impegnati quotidianamente e ripetutamente in attività che implicano le relazioni interpersonali e che entrano continuamente in contatto con persone che vivono stati di disagio o sofferenza, come per esempio medici, psicologi, assistenti sociali, insegnanti, fisioterapeuti, infermieri, agenti delle forze dell´ordine e operatori del volontariato; può accadere che queste persone si facciano un carico eccessivo delle problematiche dei loro assistiti da non distinguere tra la propria vita e la loro.
La sindrome si manifesta generalmente seguendo quattro fasi
La prima, preparatoria, è quella dell´"entusiasmo idealistico" che spinge il soggetto a scegliere un lavoro di tipo assistenziale.
Nella seconda ("stagnazione") il soggetto, sottoposto a carichi di lavoro e di stress eccessivi, inizia a rendersi conto di come le sue aspettative non coincidano con la realtà lavorativa. L´entusiasmo, l´interesse ed il senso di gratificazione legati alla professione iniziano a diminuire.
Nella terza fase ("frustrazione") il soggetto affetto da burnout avverte sentimenti di inutilità, di inadeguatezza, di insoddisfazione, uniti alla percezione di essere sfruttato, oberato di lavoro e poco apprezzato; spesso tende a mettere in atto comportamenti di fuga dall´ambiente lavorativo, ed eventualmente atteggiamenti aggressivi verso gli altri o verso se stesso.
Nel corso della quarta fase ("apatia") l´interesse e la passione per il proprio lavoro si spengono completamente e all´empatia subentra l´indifferenza, fino ad una vera e propria "morte professionale"
Se non opportunamente trattati, questi soggetti cominciano a sviluppare un lento processo di "logoramento" o "decadenza" psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato, mostrando atteggiamenti negativi verso i clienti/utenti, il lavoro, se stessi con conseguente calo della soddisfazione lavorativa e aumento del turnover e dell´assenteismo con un successivo, ma non meno importante calo della qualità del servizio che si offre.
La risoluzione della sindrome del burnout dovrebbe essere affrontata sia a livello individuale che orgnizzativo.
Su un piano delle organizzazioni si può agire a diversi livelli di prevenzione primaria attraverso l´individuazione dei soggetti a rischio e di prevenzione secondaria attraverso corsi di formazione.
L´aiuto più efficace su un piano individuale è l´intervento con un professionista che possa fornire
strumenti, delle chiavi di lettura e di comprensione del fenomeno. Purtroppo, però, ancora oggi si preferisce pensare di avere un problema organico piuttosto che accettare di averne uno psicologico causato da fattori esterni.
dott/ssa Maria Luisa Colombo