LA RUBRICA DI " KAIROS " - " TU CHIAMALE SE VUOI... FORME DI AUTOSABOTAGGIO EMOTIVO " DELLA DOTT.SSA STELLA MORANA
TU CHIAMALE SE VUOI... FORME DI AUTOSABOTAGGIO EMOTIVO.
Mille e un modo per tirarsi la zappa sui piedi!
"Non ce la farò mai", "non sono capace", "adesso non è il momento giusto, ci proverò la prossima volta": vi è mai capitato di caricarvi di pensieri negativi poco prima di mettervi in gioco o raggiungere un obiettivo? Si tratta di autosabotaggio emotivo, una strategia cognitiva inconscia che - per dirla in modo semplice e diretto - "ci mette nella condizione di buttarci sistematicamente la zappa sui piedi".
Prima di addentrarmi nell´argomento, vorrei però riportarvi una storiella letta su internet – la storiella del topolino chiaccherone - che mi sembra sia esplicativa, nella sua immediatezza e nella sua semplicità, di cosa sia questo autosabotaggio emotivo.
Durante un´inondazione, uno scoiattolo, una lepre e un topolino chiacchierone si ritrovano disperatamente aggrappati ad un tronco d´albero, che viene trascinato con violenza dal fiume in piena.Un cigno coraggioso, vedendo i tre animali in difficoltà, decide di aiutarli; ma può soccorrerne solo uno alla volta e le sue zampe palmate non gli permettono di afferrarli. Rivolgendosi allora allo scoiattolo gli chiede di aggrapparsi con la bocca alla sua zampa destra. Dopo averlo tratto in salvo, dà le stesse istruzioni anche alla lepre. Infine, esausto e dolorante, il cigno torna dal topolino chiacchierone: "mi raccomando topolino, so che ami parlare, ma se vuoi sopravvivere, stringi forte la mia zampa con la bocca e prometto di salvarti.""Lo farò" rispose il topolino e insieme lasciano il tronco ormai quasi completamente sommerso dai flutti implacabili.I due animali volano verso la salvezza, ma a pochi metri dalla riva, il topolino chiacchierone però non riesce a trattenersi e rivolgendosi al suo salvatore gli dice "vorrei atterrare nel...". Senza finire la frase, il topolino precipita nel fiume in piena e scompare in pochi istanti, inghiottito dalle acque tumultuose
A questo punto la prima cosa che viene da pensare è "ma quanto è stato sciocco sto´ topolino, poteva stare zitto qualche altro secondo e così avrebbe avuta salva la vita!"
Però a pensarci bene, quanti conosciamo nella nostra vita di tutti i giorni?
Spesso sappiamo esattamente cosa dobbiamo fare (e non fare) per raggiungere i nostri obiettivi, per "stare bene", eppure non perdiamo occasione per sabotare i nostri piani, per metterci – appunto – i bastoni fra le ruote . E dunque, siamo sicuri di essere così diversi dal protagonista della storia?
Perché molte persone tendono a mettersi i bastoni fra le ruote?!
Ecco, diciamo che la mente umana non gradisce particolarmente i cambiamenti, né tutte le potenziali novità (belle o brutte che siano) che portano con sé; il cambiamento è rinnovamento e il rinnovamento comporta ciò che non si conosce e l´ignoto, è visto come potenzialmente pericoloso. Le cause possono essere molteplici. La prima che mi viene in mente potrebbe essere riassumibile nel detto "chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa cosa lascia ma non sa cosa trova!"; vale a dire, meglio avere a che fare con una situazione che conosco, anche se non mi piace, piuttosto che imbarcarmi in qualcosa di nuovo ed ignoto che non conosco. A ciò si ricollega un altro motivo che può portare una persona ad autosabotarsi: il controllo. Anche impegnandoci al massimo, nessuno può essere sicuro di raggiungere l´obiettivo così come lo ha pensato e desiderato. Esisterà sempre una piccola percentuale di imprevedibilità che ci rimarrà sconosciuta. E l´ignoto, si sa, piace a pochi. Al contrario, se sabotiamo il nostro obiettivo, possiamo essere certi di quello che sarà l´esito proprio perché lo conosciamo. Per quanto paradossale possa sembrare, il nostro bisogno di controllo ci porta a rimanere sempre nella stessa situazione, sgradevole ma familiare. Altre volte invece ci autosabotiamo perché in fondo – ma proprio in fondo – pensiamo di non meritarci né la felicità né il successo.
Quando parliamo di autosabotaggio non dobbiamo pensare a chissà quali obiettivi o standard da raggiungere; è nella nostra semplice e confortante quotidianità che si manifestano le forme più comuni di autosabotaggio. Alcuni esempi di quotidiano autosabotaggio possono essere: avere paura del fallimento, essere incapaci di dire "no", preoccuparsi o lamentarsi continuamente, ricercare la perfezione in tutto quello che si fa e dunque procrastinare, giudicare e criticare continuamente noi stessi e gli altri o ancora paragonare costantemente la propria vita a quella altrui.
Leggendo questi esempi di vita quotidiana, probabilmente riconoscerete qualche vostra abitudine. Benissimo! Francis Bacon una volta disse: "scientia potentia est", ovvero "il sapere è potere". Il primo passo per smettere di autosabotarsi è anzitutto capire che lo si sta facendo. Questo vi permetterà di comprenderne le cause e lavorare per voi stessi, per il vostro benessere e per la vostra crescita personale.
dott/ssa Stella Morana
Mille e un modo per tirarsi la zappa sui piedi!
"Non ce la farò mai", "non sono capace", "adesso non è il momento giusto, ci proverò la prossima volta": vi è mai capitato di caricarvi di pensieri negativi poco prima di mettervi in gioco o raggiungere un obiettivo? Si tratta di autosabotaggio emotivo, una strategia cognitiva inconscia che - per dirla in modo semplice e diretto - "ci mette nella condizione di buttarci sistematicamente la zappa sui piedi".
Prima di addentrarmi nell´argomento, vorrei però riportarvi una storiella letta su internet – la storiella del topolino chiaccherone - che mi sembra sia esplicativa, nella sua immediatezza e nella sua semplicità, di cosa sia questo autosabotaggio emotivo.
Durante un´inondazione, uno scoiattolo, una lepre e un topolino chiacchierone si ritrovano disperatamente aggrappati ad un tronco d´albero, che viene trascinato con violenza dal fiume in piena.Un cigno coraggioso, vedendo i tre animali in difficoltà, decide di aiutarli; ma può soccorrerne solo uno alla volta e le sue zampe palmate non gli permettono di afferrarli. Rivolgendosi allora allo scoiattolo gli chiede di aggrapparsi con la bocca alla sua zampa destra. Dopo averlo tratto in salvo, dà le stesse istruzioni anche alla lepre. Infine, esausto e dolorante, il cigno torna dal topolino chiacchierone: "mi raccomando topolino, so che ami parlare, ma se vuoi sopravvivere, stringi forte la mia zampa con la bocca e prometto di salvarti.""Lo farò" rispose il topolino e insieme lasciano il tronco ormai quasi completamente sommerso dai flutti implacabili.I due animali volano verso la salvezza, ma a pochi metri dalla riva, il topolino chiacchierone però non riesce a trattenersi e rivolgendosi al suo salvatore gli dice "vorrei atterrare nel...". Senza finire la frase, il topolino precipita nel fiume in piena e scompare in pochi istanti, inghiottito dalle acque tumultuose
A questo punto la prima cosa che viene da pensare è "ma quanto è stato sciocco sto´ topolino, poteva stare zitto qualche altro secondo e così avrebbe avuta salva la vita!"
Però a pensarci bene, quanti
Spesso sappiamo esattamente cosa dobbiamo fare (e non fare) per raggiungere i nostri obiettivi, per "stare bene", eppure non perdiamo occasione per sabotare i nostri piani, per metterci – appunto – i bastoni fra le ruote . E dunque, siamo sicuri di essere così diversi dal protagonista della storia?
Perché molte persone tendono a mettersi i bastoni fra le ruote?!
Ecco, diciamo che la mente umana non gradisce particolarmente i cambiamenti, né tutte le potenziali novità (belle o brutte che siano) che portano con sé; il cambiamento è rinnovamento e il rinnovamento comporta ciò che non si conosce e l´ignoto, è visto come potenzialmente pericoloso. Le cause possono essere molteplici. La prima che mi viene in mente potrebbe essere riassumibile nel detto "chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa cosa lascia ma non sa cosa trova!"; vale a dire, meglio avere a che fare con una situazione che conosco, anche se non mi piace, piuttosto che imbarcarmi in qualcosa di nuovo ed ignoto che non conosco. A ciò si ricollega un altro motivo che può portare una persona ad autosabotarsi: il controllo. Anche impegnandoci al massimo, nessuno può essere sicuro di raggiungere l´obiettivo così come lo ha pensato e desiderato. Esisterà sempre una piccola percentuale di imprevedibilità che ci rimarrà sconosciuta. E l´ignoto, si sa, piace a pochi. Al contrario, se sabotiamo il nostro obiettivo, possiamo essere certi di quello che sarà l´esito proprio perché lo conosciamo. Per quanto paradossale possa sembrare, il nostro bisogno di controllo ci porta a rimanere sempre nella stessa situazione, sgradevole ma familiare. Altre volte invece ci autosabotiamo perché in fondo – ma proprio in fondo – pensiamo di non meritarci né la felicità né il successo.
Quando parliamo di autosabotaggio non dobbiamo pensare a chissà quali obiettivi o standard da raggiungere; è nella nostra semplice e confortante quotidianità che si manifestano le forme più comuni di autosabotaggio. Alcuni esempi di quotidiano autosabotaggio possono essere: avere paura del fallimento, essere incapaci di dire "no", preoccuparsi o lamentarsi continuamente, ricercare la perfezione in tutto quello che si fa e dunque procrastinare, giudicare e criticare continuamente noi stessi e gli altri o ancora paragonare costantemente la propria vita a quella altrui.
Leggendo questi esempi di vita quotidiana, probabilmente riconoscerete qualche vostra abitudine. Benissimo! Francis Bacon una volta disse: "scientia potentia est", ovvero "il sapere è potere". Il primo passo per smettere di autosabotarsi è anzitutto capire che lo si sta facendo. Questo vi permetterà di comprenderne le cause e lavorare per voi stessi, per il vostro benessere e per la vostra crescita personale.
dott/ssa Stella Morana