" L’ALTRA DIMENSIONE ABITATA DALLA POLITICA " di Antonio Paludi
L’ALTRA DIMENSIONE ABITATA DALLA POLITICA
Poverini i politici italiani, veramente dei martiri dei nostri tempi, costretti, ogni cinque anni, a lasciare i loro palazzi indorati di tutti i privilegi che si sono votati. Forzati, poveretti! A camminare, ma solo per il tempo della campagna elettorale, al fianco di chi guadagna 1000 € al mese, magari d’una casalinga che profuma di carbonara, o, addirittura, a sopportare le lamentele d’un pensionato al minimo che non riesce a pagare le bollette. Veramente dei martiri questi politici, svolgono un lavoro talmente usurante da maturare una pensione dopo appena due anni e qualche mese, rispetto agli altri cittadini che si devono spezzare la schiena per più di 40 anni. Tutte cose che noi cittadini sappiamo, ma che accettiamo con entusiasmo, perché la riteniamo la giusta ricompensa, per questi valenti, del lavoro che svolgono per il nostro Paese. Infatti l’Italia: non ha debiti, ha la piena occupazione, l’economia è florida, non c’è criminalità, i giovani trovano subito un lavoro e non emigrano a Londa, tutto funziona come in Svizzera. Ad una classe politica così bisognerebbe mettere un’aureola sulla testa e ringraziarla, giornalmente, anche nelle omelie che il prete fa durante la messa.
Scusate mi sono lasciato prendere dall’ironia e dalla fantasia! Bene sì! Se uno vuole pensare ad un’Italia che funzioni deve dare corso all’immaginazione e alla fantasia e forse non basterebbero neanche. Fra un po’ si voterà per le regionali, qui in Sicilia, e per le elezioni di camera e senato a livello nazionale. Dalla società civile, che da decenni vede lo scollamento che s’è creato fra il Paese legale e quello reale, si chiede un drastico rinnovamento della politica con l’innesto, in tutte le liste dei candidati, di cittadini onesti e capaci. Da questo orecchio i Partiti non sentono e si continuato a pretendere dagli elettori l’elezione dei soliti “noti”, quelli che hanno già governato in questi anni e sappiamo come l’hanno fatto bene, anzi benissimo. Alle urne va sempre meno gente, arriverà il giorno che rimarranno del tutto vuote, magari con i partiti costretti ad eleggersi da soli i rappresentanti in tutti gli Organi istituzionali. Se prima immaginavo e sognavo, adesso sto fantasticando, consapevole che la realtà, nella sua corsa, supera la fantasia.
Adesso cerco di fare un discorso più serio, spiegando e mettendo sul piatto quella che è l’idea politica di un italiano: il sottoscritto. Idea, la mia, frutto non di politica militante, ma di vita militante: lavoro, famiglia, amici, qualche vacanza, social, spesa al supermercato, cinema, TV, cioè la vita che svolge un connazionale comune nell’arco di: un giorno, una settimana, un anno, una vita. La politica per me è diventata un fastidio, tanto che cambio canale quando m’imbatto in essa in televisione, o m’imbarazzo e cambio strada quando, per caso, incontro un politico, in carne ed ossa, intento a trovare voti col suo bel sorrisetto disegnato sulla bocca e col braccio teso, non so se è un difetto di nascita, lì a stringere mani. Perché mi succede ciò? Non perché ho dei pregiudizi sulla politica, anzi, quella vera, la considero un’arte nobile, ma perché quest’arte nobile è stata asservita e prostituita, in questi ultimi anni, agli interessi: dei pochi, dei potenti, delle lobby, dei raccomandati, dei politici di professione, a tutto quel sottobosco d’interessi, che la gente, ormai informata, vede con i propri occhi e tocca con le proprie mani.
La politica, non più genuina, ha indossato la maschera come l’Arlecchino della commedia dell’Arte, ciò che ci fanno vedere è la forma di una politica stereotipata, costruita, senza una vision, solo per attirare, a destra e a manca, consenso. I problemi della nazione si tramandano, come l’eredità d’un vecchio padre, da governo a governo, senza mai trovare una soluzione, ma anzi peggiorandoli (pensiamo al debito pubblico) e, di questo peggioramento, senza che se ne possa trovare un responsabile col nome e cognome. Tutto è anonimo e figlio del sesso degli angeli, nessuno è responsabile di niente, nonostante gli effetti di tanti errori politici ed economici li paghiamo noi cittadini di tasca nostra. La politica conquistata dalla banda dei bassotti, e ognuno litiga per averne un piccolo pezzo. Chi decide in Italia spesso non ci mette la faccia, trova sempre mille cortigiani pronti a vendersi in cambio della promessa: d’un vitalizia, d’una presidenza, d’un assessorato. Un paese di corrotti, di opportunisti, di ladri capace di far sentire a disagio l’onesto, il laborioso, chi paga le tasse, chi mantiene la parola data, chi vive la propria vita da cristiano/a.
I partiti si sono trasformati in piccole oligarchie impermeabili e poco democratiche, v’impera il pensiero unico, spento s’è ogni forma di ragionamento critico, chi contraddice il capo è fuori. Il rapporto con l’elettorato è quasi sempre assente, se non nei periodi della chiamata alle urne. Questo è il momento in cui vengono preparati, senza nessuna discussione, i programmi politici, riempiti di tutto il possibile, come la gallina nella festa di san Giovanni a Ragusa. Programmi destinati a rimanere sulla carta nella stragrande maggioranza dei punti. Il confronto politico, spesso monologhi e senza contraddittorio, s’intende solo fra avversari, confronto che avviene attraverso dibattiti televisivi che vede l’elettore completamente assente o, se presente, costretto al silenzio, al mutismo. Lo sport di molti partiti, in tempo di elezioni, è quello di distrarre gli elettori, allontanarlo dai problemi reali e catapultarlo in un gioco ideologico o di “curtijiu” per screditare l’avversario: “loro sono i peggiori, noi siamo i migliori”. Mi chiedo se esista ancora la democrazia in Italia? o, come succede alla mela, un vermetto, fatto un buchino l’abbia svuotata. Ognuno avrà la sua risposta, ma se la democrazia esiste, il Paese, nonostante la Costituzione percorre la strada opposta.
Sta a noi cittadini richiamare tutti all’ordine democratico, se i partiti non trovano negli elettori argini robusti per incanalarsi secondo la volontà di tutti, allora, a briglie sciolte, si comporteranno come la piena impetuosa d’una vecchia fiumara, l’acqua va a casaccio dove vuole e farà danni. È una metafora di machiavelliana memoria, gli argini, diceva l’autore del Principe non si costruiscono in corso d’opera, ma prima, quando il cielo non minaccia tempesta.
Antonio Paludi
Poverini i politici italiani, veramente dei martiri dei nostri tempi, costretti, ogni cinque anni, a lasciare i loro palazzi indorati di tutti i privilegi che si sono votati. Forzati, poveretti! A camminare, ma solo per il tempo della campagna elettorale, al fianco di chi guadagna 1000 € al mese, magari d’una casalinga che profuma di carbonara, o, addirittura, a sopportare le lamentele d’un pensionato al minimo che non riesce a pagare le bollette. Veramente dei martiri questi politici, svolgono un lavoro talmente usurante da maturare una pensione dopo appena due anni e qualche mese, rispetto agli altri cittadini che si devono spezzare la schiena per più di 40 anni. Tutte cose che noi cittadini sappiamo, ma che accettiamo con entusiasmo, perché la riteniamo la giusta ricompensa, per questi valenti, del lavoro che svolgono per il nostro Paese. Infatti l’Italia: non ha debiti, ha la piena occupazione, l’economia è florida, non c’è criminalità, i giovani trovano subito un lavoro e non emigrano a Londa, tutto funziona come in Svizzera. Ad una classe politica così bisognerebbe mettere un’aureola sulla testa e ringraziarla, giornalmente, anche nelle omelie che il prete fa durante la messa.
Scusate mi sono lasciato prendere dall’ironia e dalla fantasia! Bene sì! Se uno vuole pensare ad un’Italia che funzioni deve dare corso all’immaginazione e alla fantasia e forse non basterebbero neanche. Fra un po’ si voterà per le regionali, qui in Sicilia, e per le elezioni di camera e senato a livello nazionale. Dalla società civile, che da decenni vede lo scollamento che s’è creato fra il Paese legale e quello reale, si chiede un drastico rinnovamento della politica con l’innesto, in tutte le liste dei candidati, di cittadini onesti e capaci. Da questo orecchio i Partiti non sentono e si continuato a pretendere dagli elettori l’elezione dei soliti “noti”, quelli che hanno già governato in questi anni e sappiamo come l’hanno fatto bene, anzi benissimo. Alle urne va sempre meno gente, arriverà il giorno che rimarranno del tutto vuote, magari con i partiti costretti ad eleggersi da soli i rappresentanti in tutti gli Organi istituzionali. Se prima immaginavo e sognavo, adesso sto fantasticando, consapevole che la realtà, nella sua corsa, supera la fantasia.
Adesso cerco di fare un discorso più serio, spiegando e mettendo sul piatto quella che è l’idea politica di un italiano: il sottoscritto. Idea, la mia, frutto non di politica militante, ma di vita militante: lavoro, famiglia, amici, qualche vacanza, social, spesa al supermercato, cinema, TV, cioè la vita che svolge un connazionale comune nell’arco di: un giorno, una settimana, un anno, una vita. La politica per me è diventata un fastidio, tanto che cambio canale quando m’imbatto in essa in televisione, o m’imbarazzo e cambio strada quando, per caso, incontro un politico, in carne ed ossa, intento a trovare voti col suo bel sorrisetto disegnato sulla bocca e col braccio teso, non so se è un difetto di nascita, lì a stringere mani. Perché mi succede ciò? Non perché ho dei pregiudizi sulla politica, anzi, quella vera, la considero un’arte nobile, ma perché quest’arte nobile è stata asservita e prostituita, in questi ultimi anni, agli interessi: dei pochi, dei potenti, delle lobby, dei raccomandati, dei politici di professione, a tutto quel sottobosco d’interessi, che la gente, ormai informata, vede con i propri occhi e tocca con le proprie mani.
La politica, non più genuina, ha indossato la maschera come l’Arlecchino della commedia dell’Arte, ciò che ci fanno vedere è la forma di una politica stereotipata, costruita, senza una vision, solo per attirare, a destra e a manca, consenso. I problemi della nazione si tramandano, come l’eredità d’un vecchio padre, da governo a governo, senza mai trovare una soluzione, ma anzi peggiorandoli (pensiamo al debito pubblico) e, di questo peggioramento, senza che se ne possa trovare un responsabile col nome e cognome. Tutto è anonimo e figlio del sesso degli angeli, nessuno è responsabile di niente, nonostante gli effetti di tanti errori politici ed economici li paghiamo noi cittadini di tasca nostra. La politica conquistata dalla banda dei bassotti, e ognuno litiga per averne un piccolo pezzo. Chi decide in Italia spesso non ci mette la faccia, trova sempre mille cortigiani pronti a vendersi in cambio della promessa: d’un vitalizia, d’una presidenza, d’un assessorato. Un paese di corrotti, di opportunisti, di ladri capace di far sentire a disagio l’onesto, il laborioso, chi paga le tasse, chi mantiene la parola data, chi vive la propria vita da cristiano/a.
I partiti si sono trasformati in piccole oligarchie impermeabili e poco democratiche, v’impera il pensiero unico, spento s’è ogni forma di ragionamento critico, chi contraddice il capo è fuori. Il rapporto con l’elettorato è quasi sempre assente, se non nei periodi della chiamata alle urne. Questo è il momento in cui vengono preparati, senza nessuna discussione, i programmi politici, riempiti di tutto il possibile, come la gallina nella festa di san Giovanni a Ragusa. Programmi destinati a rimanere sulla carta nella stragrande maggioranza dei punti. Il confronto politico, spesso monologhi e senza contraddittorio, s’intende solo fra avversari, confronto che avviene attraverso dibattiti televisivi che vede l’elettore completamente assente o, se presente, costretto al silenzio, al mutismo. Lo sport di molti partiti, in tempo di elezioni, è quello di distrarre gli elettori, allontanarlo dai problemi reali e catapultarlo in un gioco ideologico o di “curtijiu” per screditare l’avversario: “loro sono i peggiori, noi siamo i migliori”. Mi chiedo se esista ancora la democrazia in Italia? o, come succede alla mela, un vermetto, fatto un buchino l’abbia svuotata. Ognuno avrà la sua risposta, ma se la democrazia esiste, il Paese, nonostante la Costituzione percorre la strada opposta.
Sta a noi cittadini richiamare tutti all’ordine democratico, se i partiti non trovano negli elettori argini robusti per incanalarsi secondo la volontà di tutti, allora, a briglie sciolte, si comporteranno come la piena impetuosa d’una vecchia fiumara, l’acqua va a casaccio dove vuole e farà danni. È una metafora di machiavelliana memoria, gli argini, diceva l’autore del Principe non si costruiscono in corso d’opera, ma prima, quando il cielo non minaccia tempesta.
Antonio Paludi