L´ANGOLO DELLA MEMORIA N. 6 - MODICA SPARITA: L´ANTICA CHIESA DI SAN BENEDETTO

Nel centro storico della Modica millenaria, lungo la via principale anticamente appellata "Strada Salone", si ergeva un tempo, come una tessera perfettamente incastrata nel mosaico di antichi palazzi nobiliari ed edifici religiosi, l´antichissima Chiesa di S. Benedetto. L´immagine sopra riprodotta, soggetto di un´antica cartolina illustrata d´inizio novecento, ne è la testimonianza visiva, e ci mostra nella sua interezza il vetusto monumento oggi non più esistente. Questo, ubicato quasi di fronte alla Chiesa di S. Pietro, faceva parte del vasto complesso architettonico dell´attuale Palazzo della Cultura, fino a qualche anno fa sede del Tribunale, un tempo monastero delle benedettine intitolato a Santa Scolastica. Notizie archivistiche, fanno risalire la fondazione di quest´ultimo agli inizi del 1500, ma è dal XVII secolo che il luogo sacro, con la consacrazione della chiesa al Santo di Norcia, farà sentire maggiormente la sua presenza nella comunità cristiana locale. Numerose monache, spesso appartenenti ad alto censo modicano, nella quotidianità della vita monastica fatta di orazione e accoglienza, di silenzio e operosità, d´immolazione e obbedienza, incarneranno pienamente la regola benedettina non tralasciando di distinguersi anche per l´eloquenza. Basterà ricordare, tra tutte, la nobile poetessa Regina Iurato, professa nel monastero, che, con i suoi scritti, occuperà un posto di rilievo nel parnaso letterario femminile modicano insieme a Girolama Lorefice Grimaldi. L´antica chiesa mostrava nella facciata un portale centrale sormontato da un timpano ad arco spezzato e nel secondo ordine, tre finestre, coronate da un frontone triangolare e da un piccolo campanile. Ai lati due enormi paraste a bugne lisce, unici elementi architettonici tuttora esistenti, delimitavano l´edificio. L´interno, come descritto nei documenti dell´epoca, era ad unica navata con cinque altari di cui l´absidale dedicato a S. Benedetto, e si presentava ricco di stucchi dorati, di pregevoli dipinti e di affreschi. Antiche fonti manoscritte annotano molteplici rimaneggiamenti subiti nel corso dei secoli dall´edificio, soprattutto a seguito del terremoto del 1693; a tal proposito, dalla loro consultazione emerge che, in epoca settecentesca, il celebre architetto Rosario Gagliardi, artefice indiscusso della ricostruzione barocca di Noto, abbia diretto "i lavori di fabbrica" per la ristrutturazione del monastero e della facciata della chiesa, approntando, inoltre, i disegni, per i decori interni, eseguiti dal maestro Pietro Antonio Aversa e per le sculture dei piedistalli delle colonne del coretto, opera di Michelangelo Alessi. Con il trascorrere degli anni la vita nel monastero si arricchì di un´innumerevole schiera di sorelle al seguito dello Sposo divino che in qualità di educande, novizie o professe abbracciarono la disciplina monastica. Queste, spinte da un´ardente passione per il Regno Celeste, offrirono la loro vita per la crescita umana e spirituale del popolo di Dio, divulgando, quotidianamente, la conoscenza del fondatore del proprio ordine, tra l´altro, anche tramite la produzione artigianale d´immagini devozionali d´impareggiabile bellezza, che, intagliate su carta o pergamena (canivèt) in dimensioni ridotte, davano origine a veri e propri pizzi merlettati di grande effetto, spesso esemplari unici. La serenità del monastero fu turbata, tuttavia, a seguito delle vicende storico-politiche-religiose esitate, nel 1866, nella soppressione delle corporazioni religiose e l´acquisizione dei loro beni da parte dello Stato e nella conseguente dismissione con accorpamento di conventi e ordini. Anche alle monache di San Benedetto fu riservata questa triste sorte; apostole di fede e di carità, presenza carismatica cittadina, esse furono costrette a restringersi nella parte di casa loro assegnata dalla legge, divenendo "ospiti tollerate" nella loro stessa dimora, della quale saranno definitivamente private nel 1879 con decreto reale di sgombero. Le religiose, anche se cacciate dal loro amato monastero, sotto la guida dalla coraggiosa abbadessa Madre Aloisa Adamo, non persero, tuttavia, la speranza di vedere la ripresa della vita benedettina in città e con il consenso e sostegno del Vescovo Mons. Blandini misero in pratica il pensiero di costruire un nuovo maestoso monastero che tra il 1892 e il 1912 vide la luce sulla collina dell´Itria. In esso s´insediò una nuova e fiorente comunità religiosa che, nell´adorazione permanente del SS. Sacramento, espresse, ed esprime ancor´oggi, la sua massima spiritualità. La chiesa dell´antico convento, sempre più in stato di abbandono , venne danneggiata anche dalle acque delle tremenda alluvione del 1902. Questa trascinò all´interno detriti e fango, lo stesso che, miracolosamente conservato , è giunto nelle nostre mani e ai nostri occhi, perché depositatosi, come annotato dal mittente, sul retro della cartolina spunto di questa memoria. La particolarità dell´insieme rappresenta una testimonianza unica, tangibile, a distanza di centodieci anni dal tragico evento che colpì Modica. Il luogo sacro venne chiuso definitivamente al culto nel 1911 e demolito per costruire l´ala estrema dell´attuale palazzo, che in epoca mussoliniana, ospiterà la "Casa del Fascio" sede locale del Partito Nazionale Fascista.
(Testo e Collezione F.lli A & G. Di Raimondo)
(Testo e Collezione F.lli A & G. Di Raimondo)